“Ormai” nel Buddismo non esiste, ogni momento è quello buono per ricominciare, e chiunque può prendere in mano la sua vita e, se non c’è speranza, crearla
Michaela, giornalista per passione, finita non per caso a lavorare alla televisione pubblica. Nata in Abruzzo, ha vissuto tra Bologna e Firenze. Ora è a Campobasso, dove ha scoperto che il Molise esiste eccome (!) e che qui vuole fare la sua personale rivoluzione. Ama i gatti e i suoi sogni, ai quali, praticando, ha capito di non voler mai più rinunciare
Ho iniziato a praticare nel marzo del 1987, a Bologna, spinta dalla curiosità e dalla voglia di migliorare la mia vita. In questi anni di esperienze ne ho fatte tantissime, in tutti i campi.
Le più recenti sul lavoro, e continuo a farne ogni giorno.
Il mio problema, fin dai tempi dell’università, è quello di una scarsa, scarsissima autostima. Ero così convinta che gli altri fossero migliori di me che evitavo come la peste ogni opportunità, salvo poi finire a volare così basso che in pratica ero poco al di sopra dello strisciare.
Per fortuna, tra le tante cose, il Buddismo mi ha insegnato ad apprezzarmi. Dai e dai, ho lavorato, e sto ancora lavorando, per sentire il valore della mia vita, e di quella degli altri.
Mi è sempre piaciuto scrivere, ma è una passione che ho coltivato un po’ tra me e me. Ho cominciato a scrivere sulle riviste dell’Istituto buddista, come volontaria, in fondo in fondo sperando che quello di giornalista diventasse un lavoro, ma senza nemmeno avere il coraggio di confessarlo a me stessa. Però, come un albero cresce, anello dopo anello, anch’io sono cresciuta, e cambiata. Recitare Nam-myoho-renge-kyo, tirare fuori la mia natura di Budda, farlo assieme agli altri, seguire il mio maestro nell’incoraggiare le altre persone a prendere in mano la loro vita e diventare felici.
Tutto questo allenamento ad aprire la vita mi ha portato a decidere di realizzare davvero i miei sogni, anche se non capivo neanche bene quali fossero. Sfruttando quei grandi benefici della pratica buddista che sono coraggio, saggezza e buona fortuna. «Usa la strategia del Sutra del Loto prima di ogni altra» scrive del resto Nichiren Daishonin, e io ho deciso di usarla.
Nel 2003 mi sono dimessa dal lavoro che avevo a tempo indeterminato per fare un master in giornalismo.
Da qui una lunga corsa, con tanta buona fortuna, che mi ha portato in soli cinque anni a diventare a più di quarant’anni, giornalista professionista in una televisione privata toscana. Non solo, ma a riuscire a superare una crisi aziendale, con tanto di cassa integrazione, trovando di nuovo lavoro in un’altra televisione. A dispetto della sfiducia in me stessa.
Ma come tutte le cose, se non si cresce, si ristagna. E soprattutto, dentro di me il grande insegnamento del mio maestro Daisaku Ikeda, secondo cui le rivoluzioni partono da dentro di noi, e su noi stessi, per primi, si vince.
Così, per sperimentare sulla mia pelle l’invito di Ikeda a non arrendersi mai, ho deciso di sfidare i miei limiti e le mie paure, per poi poter raccontare a tutti che non è mai troppo tardi, e in particolare a tutte quelle donne che pensano che “ormai…”. “Ormai” nel Buddismo non esiste, ogni momento è quello buono per ricominciare, e chiunque può prendere in mano la sua vita e, se non c’è speranza, crearla.
E così, a quasi cinquant’anni, mi sfido e decido di tentare il concorso che la Rai dopo tanti anni ha indetto, senza limiti di età. Cinquemila partecipanti in tutta Italia, per cento posti. Ci provo, spinta solo da quella voglia di sperimentare la vittoria su me stessa e poter incoraggiare altre persone a vincere. Prendere in mano la mia vita, per dimostrare che ognuno di noi può farlo. E così, tra mille ostacoli, tra cui una prova scritta in piene ferie, poco tempo per prepararmi, la sfiducia totale nelle mie capacità, mi butto… Usando solo la strategia del Sutra del Loto. Tanto, tantissimo Daimoku, gli amici che mi incoraggiavano ad andare avanti, la mia famiglia che faceva il tifo per me… e alla fine ho vinto! Infatti ora lavoro nella sede Rai di Campobasso.
Nuova sfida, una vita da costruire di nuovo, da capo. Ma le sfide, si sa, mantengono giovani.
E ogni giorno, visto che sono un “giovane” virgulto, continuo a combattere e a vincere, nelle piccole e nelle grandi cose, assieme alle persone con cui pratico, qui in Molise. Cercando di mettere in pratica un incoraggiamento di Daisaku Ikeda che dice: «Proprio quando le cose vanno male è il momento di incoraggiare chi vi sta intorno con un sorriso splendente. Se la situazione è senza speranza, create voi la speranza» (BS, 172, 25).
Così, grazie al mio maestro e alle tante persone che mi hanno sostenuto e non hanno permesso che cedessi a quella vocina che mi diceva: “Non ce la puoi fare, non ce la farai mai…”, ora sono qui, a raccontarvi che su se stessi, con la pratica buddista si vince, e si diventa felici.
E quello che più conta, si diventa felici insieme a un sacco di persone.
Praticamente, felici moltiplicato infinito.