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Fede significa migliorarsi - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:12

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Fede significa migliorarsi

L’intervento di Tamotsu Nakajima ha aperto il Corso nazionale parlando dell’unità e di come questa nasca prima di tutto da uno sguardo rivolto verso se stessi, con la consapevolezza che quando cambiamo noi, tutto cambia

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L’intervento di Tamotsu Nakajima ha aperto il Corso nazionale parlando dell’unità e di come questa nasca prima di tutto da uno sguardo rivolto verso se stessi, con la consapevolezza che quando cambiamo noi, tutto cambia

Innanzitutto vorrei ringraziare tutti voi per questo corso bellissimo, in particolare coloro che si sono sforzati in questi mesi per prepararlo. Come sapete il presidente Ikeda ha affermato che il 2015, il 2016 e il 2017 sono tre “anni d’oro” che segneranno un nuovo inizio del nostro movimento; ma per partire bene bisogna vedere cosa c’è da aggiustare all’interno della nostra organizzazione.
In questo corso sono stati coinvolti anche i responsabili di hombu. Tante attività vengono portate avanti dai livelli di gruppo, settore e capitolo. Ogni livello di responsabilità ha la sua funzione precisa, perciò è importante chiarire qual è il compito di ognuno. Ogni persona è importantissima. La Legge non si propaga da sola, la persona che la propaga è importante quanto la Legge stessa.
Ciò che conta è cosa stiamo facendo ogni giorno per realizzare kosen-rufu, con quale decisione.
Per favore, ognuno rifletta su come creare unità con il maestro, su come creare unità con tutti i praticanti. Cambiando il proprio karma, facendo la propria rivoluzione umana ognuno sta cambiando il mondo. Siamo tutti qui per realizzare kosen-rufu. È fondamentale l’unità. Invece spesso litighiamo tra noi e ci sono cose che non ci piacciono. Quando ho cominciato a praticare non ho scelto il mio responsabile, l’ho trovato così. Non è facile, ma è necessario creare un legame anche con la persona che non ci piace. In questi tre “anni d’oro” vorrei che ragionassimo daccapo, per ripartire di nuovo.
Ci sono tante cose di cui vorrei parlare, ma per ora dirò questo: bisogna creare unità. È un dovere, non è questione di “mi va” o “non mi va”. Se troviamo qualcuno che non ci piace, è l’occasione per farla diventare una persona che ci piace. Con il Daimoku, e con la decisione. Non pensiamo più “non mi piace”. Quello che fanno gli altri non è un problema, il punto è cosa facciamo noi.
Conosciamo il Gosho Le quattordici offese, eppure ogni giorno le commettiamo tutte.
Scrive Nichiren Daishonin: «Nella tua lettera chiedi: “[…] c’è una differenza fra i benefici del Daimoku recitato da un santo e i benefici del Daimoku che recitiamo noi?”. Per risponderti, nessuno dei due è in alcun modo superiore o inferiore all’altro […]. Tuttavia c’è una differenza se si recita il Daimoku e allo stesso tempo si va contro l’intento di questo sutra […].
«Le cattive cause sono quattordici: 1) arroganza; 2) negligenza; 3) opinioni personali errate; 4) comprensione superficiale; 5) attaccamento alle illusioni e ai desideri; 6) non [voler] comprendere; 7) non credere; 8) mostrare ripugnanza aggrottando le sopracciglia; 9) covare dubbi; 10) offendere la Legge; 11) disprezzare; 12) odiare; 13) invidiare; 14) serbare rancore»
(Le quattordici offese, RSND, 1, 670).
Le prime dieci offese dipendono dal nostro atteggiamento, e sono quelle nei confronti della Legge, come ad esempio l’arroganza o la negligenza. Anche le ultime quattro dipendono dal nostro atteggiamento, ma sono quelle che commettiamo nei confronti degli altri praticanti: disprezzare, odiare, invidiare e serbare rancore. Nichiren afferma che commettere anche solo una di queste offese è una causa negativa enorme. Noi non riusciamo a creare unità. Pensiamo sempre che la colpa sia di qualcun altro, invece di vedere la causa dentro di noi. Ma quello che fanno gli altri non è un nostro problema, il punto è cosa facciamo noi. Bisogna avere fiducia nelle persone. Fiducia totale. Se poi qualcuno tradisce questa fiducia e si comporta male, il problema è suo, non siamo noi che abbiamo sbagliato.
Stiamo praticando per diventare felici. Possiamo utilizzare ogni situazione come un’occasione per cambiare il nostro karma, non quello di qualcun altro.
Nichiren Daishonin scrive: «Nel quarto volume del Sutra del Loto si legge: “La colpa di pronunciare una sola parola sprezzante contro chi abbraccia e predica il Sutra del Loto, che sia un monaco o un laico, è più grave della colpa di insultare direttamente il Budda Shakyamuni per un intero kalpa”. Afferma anche: “[Se qualcuno vedrà una persona che accetta e sostiene questo sutra e cercherà di rivelare le sue colpe o i suoi errori,] sia che dica il vero sia che dica il falso, [nell’esistenza presente si ammalerà di lebbra bianca]”. Perciò tieni a mente queste parole e non dimenticare che coloro che abbracciano il Sutra del Loto non dovrebbero, per nessun motivo al mondo, insultarsi l’un l’altro, perché chi ha fede nel Sutra del Loto diventerà sicuramente un Budda e chi offende un Budda commette una grave colpa» (ibidem).
Quindi la prima cosa è decidere: “Io non penso più male di nessun praticante. Penso solo bene”. Se decidiamo riusciamo a cambiare, se non decidiamo continueremo tutta la vita a guardare fuori di noi pensando che la colpa è dell’altro. Chi si comporta così non sta praticando il Buddismo del Daishonin; «sembra che stia lodando il sutra, ma in realtà uccide il cuore del sutra» (Lettera a Niiike, RSND, 1, 910). E se uccidere un Budda è grave, figurarsi quanto è grave uccidere il cuore del Sutra del Loto che è la causa dell’Illuminazione, l’origine di tutti i Budda! Non lo dico per spaventarvi, ma per correggere ciò che non va. Ognuno rifletta bene su se stesso, perché la vita presto se ne va. Osserviamo bene, momento per momento, come stiamo pensando e cosa stiamo facendo.
Fede corretta significa sforzarsi di migliorare. Io come agisco per creare unità? L’unico modo per comprendersi l’un l’altro è dialogare rispettando le differenze; bisogna rispettare la persona, non la responsabilità. Essere un responsabile non vuol dire essere perfetto. Tutto dipende da come si sta sforzando, con quale decisione. La Legge è invisibile agli occhi, ciò che si vede è il comportamento di una persona, la sua vita. Perciò è importante comportarsi bene, lucidare il proprio carattere e diventare, come dice sensei, una persona con un cuore grande, «che piace a tutti. La propagazione inizia da qui».

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