Deprecated: Function strftime() is deprecated in /var/www/vhosts/ilnuovorinascimento.org/wp-dev.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/themes/nuovo-rinascimento/functions.php on line 220
Facciamo sorgere una nuova alba di speranza - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 11:57

691

Stampa

Facciamo sorgere una nuova alba di speranza

In questo recente saggio il maestro Ikeda ci incoraggia a credere che «l’inverno si trasforma sempre in primavera». Proprio quando la società perde la speranza e sprofonda nell’oscurità, la saggezza del Buddismo ha il potere di spazzare via la rassegnazione indicando la strada verso un futuro luminoso per tutta l’umanità

Dimensione del testo AA

In questo saggio il maestro Ikeda ci incoraggia a credere che «l’inverno si trasforma sempre in primavera». Proprio quando la società perde la speranza e sprofonda nell’oscurità, la saggezza del Buddismo ha il potere di spazzare via la rassegnazione indicando la strada verso un futuro luminoso per tutta l’umanità

Avanziamo indomiti con la convinzione che «l’inverno si trasforma sempre in primavera»

Dall’inizio dell’anno continuano intense nevicate in molte regioni del paese, soprattutto quelle che si affacciano sul Mare del Giappone. Esprimo la mia più sincera vicinanza a tutte le persone che vivono nelle zone colpite; ogni giorno recito con forza Daimoku pregando per l’incolumità, la pace e la sicurezza dei nostri nobili amici.
Nell’ultima decade della sua vita, Nichiren Daishonin portò avanti con risolutezza la sua lotta per kosen-rufu e per l’eterna prosperità della Legge mistica mentre sopportava con tenacia inverni caratterizzati da forti nevicate, sia durante il suo esilio sull’isola di Sado (nell’attuale prefettura di Niigata), sia quando si trasferì ai piedi del Monte Minobu, nella provincia di Kai (l’attuale prefettura di Yamanashi).
Uno di questi inverni fu eccezionalmente rigido, al punto che il Daishonin afferma: «Quando chiediamo ai residenti più anziani […] dicono tutti di non aver mai visto un inverno così freddo» (Un rigido inverno fra le montagne, RSND, 2, 757). Il Daishonin scrive che «La neve si accumula alta fino a cinque, dieci, venti piedi, anche nei punti meno profondi» (Ibidem).
In un’altra lettera rivolse le seguenti parole di lode e apprezzamento a un suo discepolo che aveva inviato delle offerte nonostante la neve alta: «Preoccupato per le mie condizioni di vita in queste montagne hai inviato il tuo messaggero che si è faticosamente aperto un varco nella neve per venire a visitarmi. Senza dubbio il Sutra del Loto e le dieci fanciulle demoni avranno riconosciuto la tua sincerità» (Non c’è salvezza nel triplice mondo, RSND, 1, 791).
Sono assolutamente convinto che Nichiren Daishonin sia consapevole degli sforzi di tutti i compagni di fede che si dedicano con sincerità e saggezza a kosen-rufu e alla società – a cominciare dai “re e regine senza corona” che distribuiscono quotidianamente il Seikyo Shimbun di casa in casa – senza lasciarsi sconfiggere nemmeno dalla neve e dai venti gelidi del nord.

Verso una primavera di canti di vittoria di maestro e discepolo

Rivolgendosi a una discepola [la monaca laica Myoichi] che non aveva mai indietreggiato di fronte alle avversità e alle sofferenze della vita, Nichiren Daishonin scrive: «Quelli che credono nel Sutra del Loto sono come l’inverno» (L’inverno si trasforma sempre in primavera, RSND, 1, 477).
La fede nel Sutra del Loto, in altri termini, è la “fede per affrontare le avversità dell’inverno”. È la fede per credere fermamente nella legge della vita per cui «l’inverno si trasforma sempre in primavera» (Ibidem), per sfidare con risolutezza e perseveranza gli inverni delle avversità e aprire assolutamente la strada a una “primavera di buona fortuna e gioia”.
Nel gennaio del 1951, durante un rigido inverno in cui gli affari del maestro Toda versavano in condizione disperate, scrissi nel mio diario: «Quando arriva l’inverno, la primavera non può essere tanto lontana. Anche se siamo nel bel mezzo dell’inverno, nel mio cuore c’è il pensiero di una primavera molto vicina. Qualunque sia la difficoltà da affrontare, non devo mai abbandonare la speranza» (Diario giovanile, Esperia, 127).
Furono giorni in cui lottai fino in fondo, con l’unico intento di proteggere e sostenere il mio maestro. In questo modo riuscii ad aprire un varco in quella difficile situazione e il 3 maggio di quello stesso anno, finalmente, il maestro Toda divenne secondo presidente della Soka Gakkai: era arrivata la “primavera dei canti di vittoria di maestro e discepolo”, splendente di speranza.
Nel mese successivo, il 10 giugno, il maestro Toda fondò il Gruppo donne e per l’occasione dedicò loro una poesia: «Un nobile raduno / di amiche dal cuore puro: / bianchi gigli profumati» (NRU, 7, 248).
Nell’antica Roma il giglio era considerato simbolo di speranza. In questo periodo in cui il mondo intero è avvolto dalle tenebre dell’ansia e dell’insicurezza, coloro che diffondono la più calda e splendente “luce del sole della speranza” sono le nostre compagne di fede del Gruppo donne, soli della Soka Gakkai, che quest’anno celebrano il settantesimo anniversario della loro fondazione. Dichiariamolo a piena voce!
Anche le nostre preziose amiche della “Generazione dei giovani gigli bianchi[ref]La “Generazione dei giovani gigli bianchi” comprende tutte le donne fino a cinquant’anni d’età, n.d.t.[/ref]”, che stanno diffondendo in tutto il Giappone e nel mondo intero la gioia di creare valore per la felicità per sé e per gli altri, sono fiori di speranza della nuova era.

Andrà tutto bene!

Poiché nel Gosho si legge: «Rafforzate la vostra fede giorno dopo giorno e mese dopo mese» (Le persecuzioni che colpiscono il santo, RSND, 1, 885), da giovane ho sempre determinato di iniziare ogni nuovo anno con azioni dinamiche e coraggiose.
Era il 13 gennaio del 1957 quando mi recai per la prima volta a Yubari, nell’isola di Hokkaido, definita “il paese delle nevi”. Fu l’anno in cui, insieme ai membri, affrontai e vinsi nella questione del cosiddetto “incidente del sindacato dei minatori di Yubari”, in cui era stata violata la libertà di religione di alcuni valorosi compagni di fede. Non dimenticherò mai la storia di lotte condivise che creammo insieme.
Ho saputo che, durante quest’inverno, nell’area di Yubari sta cadendo il doppio della neve rispetto alla media degli altri anni. Immagino che sarà molto dura per tutti coloro che vivono in quella zona.
I compagni di fede di Yubari e di tutto l’Hokkaido hanno finora affrontato e superato con coraggio innumerevoli avversità, tra cui incidenti nelle miniere, disastri naturali, difficoltà economiche e la malattia propria o dei propri cari!
Una compagna di fede del Gruppo donne ha raccontato che, approfondendo la storia dell’incidente del sindacato dei minatori di Yubari, ha inciso nella sua vita l’indignazione per la violazione dei diritti umani, nonché l’entusiasmo di vincere nella lotta per la verità e la giustizia. Grazie a questo, è riuscita a incoraggiare i suoi compagni di fede con poche e semplici parole, illuminate dal suo sorriso: «Qualsiasi cosa accada, andrà tutto bene!».
Mentre combatteva lei stessa contro un tumore, quelle sue parole – “Andrà tutto bene!” – non erano semplice espressione della speranza passiva che in qualche modo le cose si sistemassero, né tantomeno una forma di consolazione.
Piuttosto, erano l’espressione della sua incrollabile convinzione che non esiste alcun problema che non si possa risolvere attraverso una preghiera pervasa dal voto di kosen-rufu.
Nel Gosho si legge: «Quanto più grandi saranno le difficoltà che incontrerà [il devoto del Sutra del Loto], tanto più grande la gioia che egli proverà grazie alla sua forte fede» (Una nave per attraversare il mare della sofferenza, RSND, 1, 29).
Le ammirevoli compagne di fede del Gruppo donne di Yubari hanno messo solide radici nel luogo della loro missione e hanno pregato con la forte determinazione di far penetrare il loro Daimoku nella terra, raggiungendo anche le gallerie più profonde delle miniere. Hanno dedicato le loro vite alla realizzazione di kosen-rufu e dell’ideale del Daishonin di “adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese”. Tutto ciò è per loro fonte di immenso orgoglio.
Grazie ai loro sforzi, dalla loro amata città natale continuano a emergere meravigliosi tesori sotto forma di buona fortuna e successori capaci. Oggi, in tempi così difficili, questa rete di Bodhisattva della Terra sta diffondendo illimitato coraggio – che equivale alla speranza – nella propria comunità, con la ferma convinzione che “andrà tutto bene!”.

Una rete solidale che mira a realizzare la pace

A gennaio dello stesso anno (1957), visitai per la prima volta Hiroshima, eterna città della pace.
Dopo essermi impegnato al massimo a incoraggiare i giovani del Kansai e a dare guide per la campagna di Yamaguchi, partecipai alla riunione generale di partenza del settore Hiroshima, che all’epoca faceva parte del capitolo Okayama. Era il 26 gennaio.
Una volta rientrato a Tokyo, raccontai al maestro Toda della campagna di Yamaguchi e della dedizione dei compagni di fede pieni di entusiasmo di Hiroshima, Okayama e di tutta la regione del Chugoku: ne fu molto felice e sorrise pieno di soddisfazione. Otto mesi dopo (8 settembre 1957) avrebbe pronunciato la sua storica dichiarazione per l’abolizione delle armi nucleari.
Inoltre, per una mistica coincidenza, la Soka Gakkai Internazionale (SGI) fu fondata, con il desiderio di realizzare la pace nel mondo, proprio il 26 gennaio, nel 1975, esattamente diciotto anni dopo quella nuova partenza intrapresa insieme ai compagni di fede di Hiroshima.
Il 22 gennaio di quest’anno (2021), poco prima del Giorno della SGI, entra finalmente in vigore il Trattato per la proibizione delle armi nucleari (Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons – TPNW). È un trattato di portata storica la cui forza trainante è stato il costante appello da parte degli hibakusha (i sopravvissuti ai bombardamenti atomici, n.d.t.) di Hiroshima e Nagasaki per far sì che la tragedia delle armi nucleari non si ripeta mai più.
Rafforziamo ulteriormente la rete solidale della società civile che desidera porre fine alle guerre, a cominciare da Hiroshima e Nagasaki – luoghi da cui ha origine la pace – e promettiamo insieme di impegnarci ancora di più per realizzare la grande speranza dell’umanità: un “mondo senza armi nucleari”.

La forza più grande

Qual è la forza più potente al mondo?
In risposta a questa domanda, il giornalista e medico americano Norman Cousins (1915-1990), definito “la coscienza d’America” per essersi dedicato con tutto se stesso alla ricostruzione – considerata miracolosa – di Hiroshima nel dopoguerra, affermò durante un nostro dialogo: «È la capacità della vita di rigenerarsi. L’essere umano possiede la capacità innata di superare qualsiasi tipo di prova e sofferenza e di guarire dalle malattie, sia dal punto di vista fisico che mentale».
Tuttavia Cousins affermò che esiste qualcosa di ancora più straordinario: “il potere della speranza”.
«La speranza è la mia arma segreta»: questa era la fonte della sua forza.
Nichiren Daishonin afferma: «Non ci può essere alcun dubbio che tramite questo atto la medicina davvero eccellente della Legge meravigliosa viene usata allo scopo di curare la grave malattia dell’oscurità che affligge tutti gli esseri viventi» (La raccolta degli insegnamenti orali, BS, 110).
Proprio quando la società perde la speranza e sprofonda nell’oscurità della sofferenza, la saggezza del Buddismo risplende luminosa e ha il potere di spazzare via l’apatia e la rassegnazione, grandi malattie causate dall’oscurità fondamentale, indicando la strada verso un futuro luminoso per tutta l’umanità.
Per coloro che combattono contro la malattia, il Buddismo del Daishonin insegna che «Le persone malate […] raggiungono la Buddità» e che «la malattia stimola lo spirito di ricerca della via» (La buona medicina per tutti i mali, RSND, 1, 833).
È un insegnamento che, nella prospettiva dell’eternità della vita, trasmette suprema speranza e ci consente di rivitalizzare le nostre esistenze.

“Con le nostre mani”

A gennaio di sessant’anni fa (1961), partii per il mio viaggio di pace in vari paesi dell’Asia.
Uno degli ultimi desideri del maestro Toda era di riportare il Buddismo in occidente e trasmettere la grande luce colma di speranza del Buddismo del sole del Daishonin alle persone che soffrono, in Asia e nel mondo intero. In quanto suo discepolo, facendo mio il suo spirito, formulai il voto di realizzare il suo sogno e mi misi coraggiosamente all’opera per riuscirvi.
Alcuni giorni prima della partenza mi recai a Kokura (l’attuale città di Kita Kyushu), nella provincia di Fukuoka, per partecipare all’inaugurazione congiunta dei tre nuovi capitoli del Kyushu (8 gennaio). Già prima dell’inizio della riunione, nella sala risuonava L’inno di kosen-rufu in Asia, una canzone nata nel Kyushu: «[…] ci leviamo risoluti a costruire / con le nostre stesse mani / kosen-rufu in Asia» (NRU, 3, 15). Da quel giorno in cui promisero di tracciare nuovi sentieri per kosen-rufu attraverso i loro sforzi, i compagni di fede del Kyushu hanno continuato ad aprire la strada in quanto pionieri.
Anche in questo 2021, Anno della speranza e della vittoria, continuano a impegnarsi in prima linea per espandere i dialoghi, mentre si prendono cura dei giovani che saranno i leader del nostro movimento quando celebreremo il centenario della fondazione della Soka Gakkai nel 2030. Le loro azioni coraggiose e basate sull’unità mi ricordano l’energia dinamica dei Bodhisattva della Terra, che espressi in una calligrafia dedicata ai membri del Kyushu[ref]La calligrafia fu originariamente composta nell’estate del 1982 e poi donata ai membri del Kyushu la primavera successiva.[/ref] in cui si legge “Persone che danzano sul palcoscenico del ventesimo secolo”.

Ora è il momento di espandere il nostro stato vitale

Il prossimo 16 febbraio celebriamo l’ottocentesimo anniversario[ref]Nichiren Daishonin nacque il 16 febbraio 1222. Secondo il conteggio tradizionale degli anni in Giappone, una persona alla sua nascita ha già un anno. Nel 2021 viene quindi celebrato l’ottocentesimo anniversario della nascita del Daishonin, n.d.t.[/ref] della nascita di Nichiren Daishonin nella provincia di Awa, nell’odierna prefettura di Chiba.
Quest’anno, inoltre, saranno trascorsi esattamente settecentocinquant’anni da quando il Daishonin “abbandonò il transitorio e rivelò l’originale”[ref]Hosshaku kempon: indica l’abbandonare la propria condizione transitoria e rivelare la vera identità di Budda.[/ref] (hosshaku kempon), dopo essere sopravvissuto alla persecuzione di Tatsunokuchi, nell’attuale prefettura di Kanagawa (12 settembre 1271). All’epoca aveva cinquant’anni[ref]Secondo il conteggio tradizionale degli anni in Giappone, n.d.t.[/ref], l’età di molti membri dell’attuale Gruppo uomini.
Giunti nel luogo dell’esecuzione, il suo discepolo Shijo Kingo scoppiò in lacrime: «Questi sono i tuoi ultimi momenti».
Ma il Daishonin replicò con calma, incoraggiandolo: «Tu non capisci! Quale gioia potrebbe essere maggiore?» (Le azioni del devoto del Sutra del Loto, RSND, 1, 682). Proprio nei momenti più difficili, possiamo espandere al massimo il nostro stato vitale: questa è l’essenza del Buddismo di Nichiren Daishonin.
Non esistono vicoli ciechi che non possiamo superare grazie alla fede nella Legge mistica.
Non dobbiamo rassegnarci e abbassare la testa di fronte alle difficoltà. Piuttosto, spazziamole via con una risata, a testa alta! Facciamo ardere in noi l’invincibile spirito Soka di non lasciarsi mai sconfiggere.
Risvegliamo i grandi poteri della fede e della pratica, recitando Nam-myoho-renge-kyo e agendo concretamente. È proprio sfidando noi stessi in questo processo di rivoluzione umana che possiamo “abbandonare il transitorio e rivelare l’originale” nelle nostre vite.
Possiamo affermare che ora, mentre l’intera umanità si trova in un periodo di svolta, è giunto nuovamente per la Soka Gakkai il momento di “abbandonare il transitorio e rivelare l’originale”.
Non si tratta affatto di qualcosa di lontano dalle nostre vite. Non dimentichiamo mai che tutto ciò è reso possibile grazie agli instancabili sforzi portati avanti da ciascuno di noi, con tenacia, a testa alta, e con una determinazione tale da affermare: “Io sono la Soka Gakkai!”, “Guardate cosa realizzo!”.

Credere sempre nei giovani

Il maestro Toda ha sempre creduto nella forza dei giovani Bodhisattva della Terra, in grado di aprire una strada verso il futuro.
Pertanto, dichiarò che la forza e la resilienza dei giovani Soka rivitalizzerà i giovani di tutto il mondo.
Sono trascorsi ventisei anni dal devastante terremoto di Kobe (17 gennaio 1995). Quest’anno, inoltre, cadrà il decimo anniversario del grande terremoto e maremoto del Tohoku (11 marzo 2011).
In questi anni i giovani hanno superato innumerevoli inverni di avversità, uscendone sempre più forti e temprati. Oggi, nonostante la pandemia di Covid-19, i giovani di tutto il mondo che incarnano il principio: «dall’indaco, un blu ancora più blu» (RSND, 1, 404), stanno diffondendo questo spirito indomito in tutta la società.
È meraviglioso vedere lo sviluppo e la crescita dei nostri ragazzi e ragazze del Gruppo futuro!
A breve in Giappone si terrà la prima riunione dei responsabili di centro del Gruppo giovani [che sarà registrata a fine gennaio e trasmessa a livello nazionale a febbraio], che farà sorgere una nuova alba di speranza per la costruzione di una società globale veramente umanistica.
Concentrando le nostre preghiere sulla crescita e la vittoria dei giovani in ogni parte del mondo, continuiamo ad avanzare tutti insieme con uno spirito sempre giovane!

©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata