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Europa: un nome, un programma - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 11:11

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    Europa: un nome, un programma

    Conoscersi, accogliere e sostenere ogni persona che si affaccia alle sue riunioni. Il gruppo Europa racconta com’è nato e come sta crescendo rapidamente e, soprattutto, con gioia

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    Conoscersi, accogliere e sostenere ogni persona che si affaccia alle sue riunioni. Il gruppo Europa racconta com’è nato e come sta crescendo rapidamente e, soprattutto, con gioia

    Il gruppo Europa nasce tre anni fa dall’unione di due gruppi: uno diviso perché cresciuto in maniera esponenziale, l’altro perché la maggior parte dei partecipanti o si era trasferita in altre città o semplicemente non frequentava più le riunioni di discussione. Due realtà dalle storie molto diverse che non si erano mai incontrate prima, sei persone estranee le une alle altre. «I primi tempi sono stati necessari per conoscerci e quando ci riunivamo per preparare la riunione di discussione e recitare Daimoku, spesso e volentieri si parlava anche di noi», dice Franca.
    Nel giro di pochi mesi il gruppo Europa divenne sempre più coeso. Antonella racconta: «Noi tre responsabili, sebbene molto diversi nel carattere, siamo diventati una squadra e proprio le nostre diversità ci hanno arricchito e permesso di accogliere persone nuove, come una vera famiglia». Come l’Europa, il Vecchio Continente, è costituito da popolazioni completamente diverse per culture e tradizioni, così anche il gruppo stava costruendo la sua propria identità sulla base della peculiarità di ciascuno.
    Il racconto delle esperienze alle riu­nioni non è mai mancato. La gioia e la leggerezza, così come la condivisione di difficoltà o benefici senza la paura di essere giudicati o criticati, davano vigore all’unità.
    «L’ultima riunione di dicembre 2013 ricorda Franca fu però povera di presenze: eravamo solo quattro a raccontarci le realizzazioni dell’anno. Facemmo un bilancio degli obiettivi personali e del gruppo e ci avrebbe fatto piacere festeggiare tutti insieme le nostre vittorie. Eravamo dispiaciuti ma non avviliti: i membri erano cresciuti e avevano affrontato grandi lotte e sapevamo quanto si erano impegnati. Ci mettemmo uno scopo chiaro: ogni mese, per tutto l’anno, il nostro gruppo sarebbe cresciuto di una presenza.
    «Il 5 gennaio telefonai a un’amica con cui avevo iniziato a praticare trent’anni prima, per farle gli auguri per i suoi cinquant’anni. Lei mi rispose che per festeggiare degnamente l’unica idea che le veniva in mente era andare a ringraziare il presidente Ikeda in Giappone. Nonostante fosse una proposta totalmente inaspettata, ad aprile siamo partite. Anche da così lontano il gruppo era sempre nel mio cuore, i momenti più intensi erano condivisi tramite fotografie che inviavo loro ogni giorno. Quando poi sono dovuta tornare in Sardegna per la morte di mio padre, ho sentito la mancanza dei momenti gioiosi che il gruppo mi ha sempre regalato. In questo periodo altri Bodhisattva della Terra si sono uniti a noi e i miei corresponsabili hanno rivoluzionato le loro vite e le loro case visto che la mia non era più disponibile, spostando addirittura il Gohonzon in spazi più ampi per poter accogliere i membri».
    Massimo, per esempio, ha sempre avuto il desiderio di far crescere il gruppo, ma essendo timido e riservato non sempre riusciva a incoraggiare con le parole: «Per me l’esperienza della responsabilità era del tutto nuova, e per il mio carattere era davvero una grande sfida! Nei primi tempi ho imparato molto dalle mie corresponsabili. Il mio Gohonzon all’epoca si trovava all’ingresso della cucina, abbastanza appartato. Invece l’attività e la mia preghiera quotidiana per la crescita del gruppo mi hanno portato a posizionarlo proprio al centro della casa. Ora posso accogliere più persone e metterle a loro agio».
    Il gruppo, da dicembre a oggi, ha continuato a crescere. Una, due, tre, quattro persone, sono arrivate da tutte le parti, chi da paesi limitrofi, chi conosciute in palestra. Anche la Divisione futuro ha fatto capolino in questa… Europa!
    «Qualcuno ci ha chiesto quali sono i nostri punti di forza e noi pensiamo siano l’accoglienza, l’aria di libertà che si respira durante i nostri incontri settimanali, lo sguardo attento alla natura delle persone. Alcune desiderano sentirsi accolte, altre hanno bisogno di vicinanza e calore. Il risultato è che, chi si avvicina nel gruppo, sceglie di rimanere, di portare persone nuove, di non smettere di praticare e di ricevere il Gohonzon». Andrea ed Elisa, che hanno ricevuto da poco il Gohonzon, con entusiasmo dicono: «Il nostro è il gruppo migliore del mondo. Siamo orgogliosi di farne parte!». A oggi “l’Europa” conta una ventina di presenze e proprio a ottobre due giovani hanno ricevuto il Gohonzon e altri tre sono in “coda”. E l’anno non è ancora finito…

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