Alcuni giovanissimi cagliaritani raccontano la loro esperienza vissuta al meeting europeo del 22 ottobre scorso. Introdotti dalle voci dei ragazzi più grandi che li hanno sostenuti – e ai quali hanno regalato tanta energia vitale – nel percorso verso il cinquantesimo anniversario della visita di Ikeda in Europa
Giada (responsabile GD, Centro Sardegna sud-ovest): Il 2 novembre 2009 si è tenuta a Cagliari la prima riunione che ha dato il via all’attività ufficiale dei ragazzi compresi tra gli otto e i diciassette anni, grazie all’idea di due giovanissimi, Lorenzo e Federica. Io mi sono trovata lì “per caso”, ma fin dalla prima volta ho capito che questa attività era speciale per me e che me ne sarei voluta occupare. È stata l’attività più bella che ho svolto nella Soka Gakkai, quella che mi ha arricchita di più ed è stata anche la più difficile, perché eravamo tutti inesperti. Da subito ho avuto profondi benefici connessi con ogni aspetto della mia vita. Due anni in cui siamo cresciuti insieme.
Seby (responsabile GU, Regione Sardegna): Mi sono avvicinato a questo gruppo in punta di piedi, col timore di non sapermi relazionare a questi piccoli grandi esseri umani, ma già dalla prima riunione è nata dentro di me una forte passione perché ho potuto constatare la franchezza e la sincerità che contraddistingue la loro età e l’interesse e la spontaneità con la quale affrontano le questioni inerenti la fede. Recentemente, a una riunione in Sardegna, Tamotsu Nakajima ha detto: «I giovani della Divisione Futuro vivono le stesse dinamiche degli adulti, ma con una sensibilità da bambini». Da allora ho compreso che con loro non avrei dovuto né fingere né trattarli “da bambini”, ma essere assolutamente me stesso e affrontare qualsiasi tipo di discorso in maniera seria e completa.
Giada: Quando abbiamo detto loro che avrebbero potuto partecipare alla riunione europea di Roma dello scorso 22 ottobre, con nostra grande sorpresa tutti hanno da subito mostrato un grande entusiasmo.
Seby: È stata un’occasione formidabile per compattare questo gruppo che solo a Cagliari conta una dozzina di partecipanti. Si sono divertiti tanto, ma ciò che mi ha stupito è che in ciascuno di loro è nata spontaneamente la consapevolezza di avere un maestro nella vita.
Giada: Dieci giorni dopo la riunione di Roma ci siamo rivisti. Non volevamo che passasse troppo tempo, desideravamo fermare, come in un’istantanea nel nostro cuore, l’emozione di quella giornata memorabile. In tale occasione sono emerse le loro esperienze.
Federico (13 anni): La cosa che mi è piaciuta di più è stata, oltre a recitare Daimoku tutti insieme, vedere i video e ascoltare le persone che raccontavano le loro esperienze. Anche io, come loro, adesso mi sono accorto che pregare mi fa stare meglio con me stesso e con gli altri, perché acquisisco serenità e tranquillità verso i miei amici, mentre prima – diciamo – ero un po’ più teso.
Alessio (10 anni): Mi sono divertito tanto! È stato bello quando facevano le interviste, soprattutto quando quel bambino ha detto: “Io gioco a calcio e per vincere faccio Daimoku”, mi ha fatto ridere!
Gianmarco (17 anni): Mi ha sorpreso l’energia che c’è stata e mi ha colpito il modo in cui ci hanno accolto le byakuren e i soka-han. Ho sentito un forte legame quando abbiamo incominciato a fare Daimoku e Gongyo tutti assieme. Per non parlare dei video, che mi hanno fatto venire la pelle d’oca! Devo dire che ero davvero emozionato e ora, ricordando quella bellissima giornata, mi vengono ancora i brividi.
Amedeo (14 anni): La cosa che mi ha colpito di più, sono state le voci di quattromila persone provenienti da tutta Europa che ripetevano “One Europe with Sensei!”. Tutto ciò ha rafforzato ancora di più la mia fede. Grazie a questa riunione ho potuto rafforzare più che mai la consapevolezza che sensei ha affidato il futuro a noi giovani e che noi porteremo a termine il compito che ci ha affidato!
Margherita (13 anni ): Quando mi hanno comunicato che sarei potuta partire, a malapena ho trattenuto le lacrime. Non sono mai stata una persona che mostra apertamente le proprie emozioni, quindi, chi parlava con me, magari non si rendeva conto che quella sarebbe stata un’esperienza che avrebbe segnato profondamente la mia esistenza, che racconterò ai miei figli, ai figli dei miei figli e a qualsiasi persona mi chiederà di parlargliene. Ero davvero felice, infatti ho fatto il possibile per riuscire a partire. Nonostante i problemi economici della mia famiglia, mia nonna è riuscita a trovare i soldi per farmi partecipare. Mi sono sentita la portavoce di tutta la mia famiglia. Ero decisa a fare tutto ciò perché è grazie a loro che ora sono come sono. La mia vita da quel giorno è radicalmente cambiata.
Elsa (17 anni): Alla riunione, per la prima volta nella mia vita, non ho recitato pensando solo alla mia personale realizzazione, ma ero orientata verso le piccole cause che posso mettere per cambiare la società e il mondo. In quel momento ho sperimentato il principio di itai doshin. Non ho pensato neppure per un attimo di non riuscire, perché sentivo profondamente il sostegno di tutti quei compagni di fede (conosciuti e sconosciuti) che erano lì con la mia stessa missione. Pur avendo sempre sentito parlare di “legame col maestro”, non mi ci ero mai soffermata e avevo sempre pensato a Daisaku Ikeda più come a un dispensatore di frasi ispiranti che come a una persona reale. Durante quella giornata, però, ho sentito un’immensa gratitudine per quell’uomo, anche se non ci ho mai parlato e non conosco nemmeno il suono della sua voce. E ho pensato «Cavoli! È il mio maestro!».
Federica (18 anni): Ricordo la riunione con grande forza e grande emozione. È stato un susseguirsi di sensazioni. Sono riuscita a sentire il profondo legame con ogni persona che era venuta lì.