I giovani hanno il potere di aprire nuove strade
La gioventù è il periodo delle grandi gioie e sofferenze ed è caratterizzata da problemi e preoccupazioni di tutti i tipi. Inoltre, se si guarda agli eventi che il mondo sta attraversando, i conflitti in corso, la crisi climatica, l’instabilità economica e la violazione dei diritti umani, è facile cadere nello sconforto rispetto alla possibilità di migliorare la nostra vita e l’ambiente in cui viviamo. Tuttavia, come afferma il maestro Ikeda:
«I giovani hanno il potere di aprire nuove strade in ogni campo in cui viene data loro la possibilità di impegnarsi attivamente. […]
Quando i giovani determinano di illuminare l’angolo di mondo in cui abitano adesso, creano uno spazio di sicurezza in cui le persone possono riacquistare la speranza e la forza di vivere» (Proposta di pace, 2017)
Nella storia dell’umanità, tutti i cambiamenti significativi a livello sociale sono sempre stati guidati dai giovani. Anche negli ultimi anni abbiamo visto come essi si sentono più protagonisti e sono scesi in piazza per manifestare la loro volontà di migliorare, non solo la loro vita, ma anche quella delle persone lontane. Per i diritti di tutte e tutti.
In una recente ricerca svolta in seguito alla Pandemia, è stato chiesto a un campione di 30 mila studenti in che misura l’emergenza sanitaria ha influito sul loro senso di preoccupazione per il futuro.
Nel complesso la solitudine è l’elemento su cui è più aumentato il senso di preoccupazione, tendenza questa segnalata da più della metà degli studenti intercettati. Seguono in termini di aumento della preoccupazione, vissuto da circa quattro studenti su dieci, i temi relativi al proprio futuro scolastico/universitario (46,2%), alla propria futura condizione lavorativa (43,9%), alla possibilità di fare quello che piace (41,4%) e alla possibilità di essere indipendente/autonomo dal punto di vista economico (41,3%).
Oggi quanti giovani pensano di poter realizzare i propri sogni e quanti di loro si sentono davvero felici?
Guardando a questi dati molti sono alle prese con l’incognita del lavoro o del futuro scolastico, e ciò può far sprofondare in una spirale di paure e dubbi dove ogni sforzo sembra vanificato…
Riscrivere la sceneggiatura della nostra vita
Un sentimento sempre più diffuso in gioventù è l’ansia, accompagnata anche dalla rassegnazione. I giovani devono lottare per vedere il proprio splendore perché spesso sentono che manca loro qualcosa, prima di tutto la libertà di sognare in grande e di credere che c’è un percorso che porta alla realizzazione personale.
Ne La nuova rivoluzione umana si legge:
«Ogni giovane ha un sogno. Avere sogni e ideali è un privilegio della gioventù. Tuttavia, sono pochissimi coloro che riescono a concretizzarli. Quando i venti contrari delle difficoltà cominciano a soffiare, molti colano a picco con la stessa rapidità di una barca che fa acqua. Solo continuando a perseguire un sogno fino alla fine, anche di fronte alle difficoltà, quel sogno potrà realizzarsi»
(NRU, 8, 41)
Ogni volta che decidiamo di realizzare qualcosa di importante per noi, è inevitabile che emergano degli ostacoli. Quando si presentano dei problemi dovremmo essere consapevoli che sono emersi proprio perché abbiamo deciso di intraprendere quel percorso e l’emergere del problema è la prova del fatto che stiamo avanzando sulla strada giusta.
Per tale ragione, è solo affrontando ciò che abbiamo davanti che saremo in grado di valutare se quel percorso è quello giusto per noi. Se non facciamo alcuno sforzo, i nostri sogni non si realizzeranno: l’impegno è il collegamento tra i nostri sogni e la realtà.
Incontrare la pratica in giovane età significa utilizzare la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo per abbattere la nostra debolezza e la sfiducia in noi stessi che ci porta ad abbassare la testa pensando “è impossibile per me realizzare”. Il maestro Ikeda afferma a riguardo:
«La preghiera è il mezzo per distruggere la paura. È il modo per bandire la tristezza e accendere la speranza. È una rivoluzione che riscrive la sceneggiatura del nostro destino» (NR, 619)
Il punto chiave è proprio questo, essere consapevoli che la vita in ogni istante ha il potenziale per manifestare una felicità senza limiti, che non dipende dalle circostanze esterne. Questa consapevolezza è ciò che ci rende forti e ci permette di trasformare le svariate difficoltà che incontriamo lungo la strada per la realizzazione dei nostri sogni, in un futuro pieno di speranza. In questo modo, l’incognita del domani che tanto ci fa paura può assumere forme e colori che più ci piacciono se la consideriamo parte integrante del percorso stesso.
Se teniamo a mente che «In gioventù non esistono errori irrimediabili» (Sfide e visioni per il futuro, prefazione) la paura lascia spazio alla tenacia e alla speranza.
Siamo consapevoli che noi giovani determiniamo il futuro?
Quando i giovani si alzano con la consapevolezza che il futuro dipende da loro, le cose iniziano a cambiare. Nell’ultima riunione di centro in Giappone il presidente della Soka Gakkai Minoru Harada ha affermato:
«Per rispondere in modo tempestivo all’epoca turbolenta che l’umanità si trova ad affrontare, è indispensabile la guida forte e salda di giovani che manifestino a pieno la loro forza e la loro passione, e facciano avanzare concretamente kosen-rufu nel corso della loro generazione […] così come fece il giovane Daisaku Ikeda settant’anni fa, quando assunse la guida del nostro movimento di kosen-rufu come responsabile di staff del Gruppo giovani» (NR, 836)
L’espressione “il futuro è in mano ai giovani” non significa che rimandiamo al futuro la nostra felicità.
Come sto vivendo adesso? Nel costruire il futuro che desideriamo, tutto ha inizio nel presente.
Avere speranza non vuol dire attendere passivamente che le cose miglioreranno da sole e con il tempo, piuttosto è la decisione di vivere ogni giorno creando valore e non indietreggiare di fronte alle sfide. Il periodo della gioventù è il momento in cui gettare i semi di vittoria e piantare salde radici, certi del fatto che sbocceranno meravigliosi fiori nelle nostre vite, se continuiamo ad annaffiarli e averne cura.
Inoltre, il fatto che tutto dipende da noi giovani non deve farci sentire il peso di questa responsabilità come un fardello insopportabile e troppo grande, piuttosto come un’occasione unica e preziosa per riscrivere la nostra vita e creare un ambiente dove ogni persona può dirsi felice!
La chiave per fare questo è rendere nostro il desiderio del maestro di realizzare assolutamente kosen-rufu.
Sicuramente tendiamo a scoraggiarci quando le cose non vanno come speriamo. Tendiamo a non avere più forza di volontà. Ma la vita è una lotta infinita con se stessi, una battaglia tra l’avanzare e il retrocedere, tra la felicità e la tristezza. Superando le proprie debolezze si avanza di un passo alla volta.
Recitiamo Nam-myoho-renge-kyo ogni giorno perché grazie a questa azione ripetuta sviluppiamo ritmo e forte volontà: da qui la capacità di fronteggiare qualsiasi problema con serietà e determinazione di vincere.
La cosa importante è non rinunciare quando ci sentiamo demotivati, è normale che la nostra decisione possa vacillare di tanto in tanto, ma ciò che conta è non demoralizzarsi né gettare mai la spugna.
Il presidente Ikeda, citando Dante, sottolinea l’importanza di non perdere mai la forza di volontà:
«Siamo protagonisti delle nostre vite, questa è la conclusione cui giunse Dante durante l’amaro esilio dalla sua città, tanto che scrisse: «Ché volontà, se non vuol, non s’ammorza, / ma fa come natura face in foco, / se mille volte vïolenza il torza» (Paradiso, IV, 76-78) [la volontà non si spegne se non lo vuole: se resiste è invincibile, come la fiamma che, piegata mille volte, si rivolge sempre verso l’alto, n.d.r.]
[…] noi soli e nessun altro determiniamo la vittoria o la sconfitta. [..] Trionfare su difficoltà e persecuzioni è fondamentale: se si incontra un ostacolo, si dovrebbe lottare dieci volte più forte, se ne incontrano dieci, cento volte più forte. Un sentiero infinito si snoda davanti a chi trasforma un pesante destino nella propria missione, affrontando con coraggio le sfide che si presentano di volta in volta» (NR, 277)
