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Epilogo - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:05

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Epilogo

L’8 settembre 2018 il maestro Ikeda ha terminato la pubblicazione sul giornale Seikyo del romanzo La nuova rivoluzione umana. In quell’occasione ha scritto l’epilogo dell’opera

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L’8 settembre 2018 il maestro Ikeda ha terminato la pubblicazione sul giornale Seikyo del romanzo La nuova rivoluzione umana. In quell’occasione ha scritto l’epilogo dell’opera

È stata aperta la porta di una nuova storia. Il sole del Buddismo di Nichiren Daishonin è sorto e splende nel vasto cielo del ventunesimo secolo, mentre la bandiera dell’umanesimo Soka sventola in 192 paesi e territori del mondo.
La Soka Gakkai ha trasformato in realtà le parole del Daishonin: «La grande pura Legge del Sutra del Loto si diffonderà ampiamente in Giappone e in tutti gli altri paesi di Jambudvipa» (RSND, 1, 491), aprendo la strada al fiume eterno del movimento di kosen-rufu mondiale che rischiara l’epoca dell’Ultimo giorno della Legge. I dodici volumi de La rivoluzione umana e il suo seguito, La nuova rivoluzione umana (in trenta volumi), che raccontano il cammino verso la realizzazione del voto di kosen-rufu e la costruzione della pace, si concludono con la pubblicazione di quest’ultimo volume.
Sono trascorsi cinquantaquattro anni dal 2 dicembre 1964, giorno in cui iniziai la stesura del romanzo La rivoluzione umana, e venticinque anni da quando iniziai a scrivere La nuova rivoluzione umana. Sono convinto che il mio maestro Josei Toda stia annuendo sorridente in segno di approvazione vedendo questo «diario, giorno per giorno» (RSND, 2, 793) del movimento di kosen-rufu della Soka Gakkai, scritto dal suo discepolo che vi ha infuso anima e corpo.
La rivoluzione umana ha inizio con la scena della scarcerazione di Toda – il 3 luglio 1945 – che era stato imprigionato a causa delle persecuzioni perpetrate dal governo militarista giapponese, poco prima della sconfitta nella guerra del Pacifico. Ereditando le volontà del primo presidente Tsunesaburo Makiguchi, morto in carcere lottando contro le persecuzioni del governo militarista, Josei Toda mise mano alla ricostruzione della Gakkai che era ormai distrutta e si alzò prendendo l’iniziativa come secondo presidente.
Il romanzo prosegue raccontando di come Toda, insieme al suo discepolo Shin’ichi Yamamoto, realizzò la grande opera della sua vita: la conversione di 750.000 famiglie, costruendo così le fondamenta di kosen-rufu in Giappone prima della sua morte, avvenuta il 2 aprile 1958.
Il romanzo si conclude con la nomina del suo discepolo Shin’ichi a terzo presidente.

Decisi di scrivere La rivoluzione umana come romanzo biografico del maestro Toda per chiarire la verità riguardo agli equivoci e alle diffamazioni da lui subiti, e per trasmettere al mondo intero la sua vita e le sue realizzazioni. Volevo anche lasciare ai posteri l’autentica storia dello spirito Soka e la strada di una fede corretta.
La serie La rivoluzione umana, la cui prima puntata venne pubblicata sul Seikyo Shimbun del primo gennaio 1965, si concluse l’11 febbraio 1993, e da quel momento mi giunsero numerose richieste di continuare a scriverne il seguito.
La grandezza del maestro viene provata dal modo di vivere e dalle realizzazioni dei discepoli che gli succedono. Inoltre, per trasmettere lo spirito del mio maestro alle generazioni future, per l’eternità, era necessario lasciare qualcosa di scritto riguardo alla strada dei discepoli. Anche il quotidiano Seikyo mi rivolse una precisa richiesta e così accettai, decidendo in cuor mio di fare della stesura di questo romanzo la missione della mia vita.

Ripresi la penna per iniziare a scrivere il seguito del romanzo, con il titolo La nuova rivoluzione umana, il 6 agosto 1993, mentre mi trovavo presso il Training center di Nagano.
Il Training center si trova a Karuizawa, località in cui avevo trascorso l’ultima estate insieme al mio maestro Toda, nell’agosto del 1957, ed è anche il luogo in cui avevo preso la profonda decisione di scrivere la sua biografia.
Inoltre, il 6 agosto 1993 segnava quarantotto anni da quando era stata sganciata la prima bomba atomica su Hiroshima.
Decisi perciò che avrei iniziato a scrivere La nuova rivoluzione umana in quel luogo e in quel giorno. Avevo iniziato a scrivere La rivoluzione umana il 2 dicembre 1964 a Okinawa, il luogo che aveva visto la terrificante guerra nell’Oceano Pacifico, con queste parole: «Nulla è più barbaro della guerra. Nulla è più crudele» (RU, 1, 1).
La nuova rivoluzione umana, invece, inizia con queste parole: «Niente è più prezioso della pace. Niente porta maggiore felicità. La pace è il punto di partenza per il progresso dell’umanità» (NRU, 1, 1).
L’obiettivo di kosen-rufu nel mondo è la realizzazione della felicità e della pace di tutto il genere umano. Nelle prime righe di questi due romanzi ho voluto incidere per l’eternità il voto del discepolo che ha ereditato dai primi due presidenti lo spirito e l’ideale di cambiare il corso della storia, da un’epoca di guerra a un’epoca di pace.
Ho iniziato a scrivere La nuova rivoluzione umana a sessantacinque anni; avevo previsto che si sarebbe conclusa in trenta volumi. Sapevo che sarebbe stato un duro lavoro, mentre correvo in lungo e in largo non solo in Giappone, ma in tutto il mondo. Ho scritto con la consapevolezza che sarebbe stata una «sfida estrema portarla a termine nel tempo che mi rimaneva da vivere» (NRU, Prefazione, VII).
La pubblicazione a puntate sul Seikyo Shimbun iniziò il 18 novembre 1993.
Ogni singolo giorno è stata un’ardua lotta tra la vittoria e la sconfitta a cui ho dedicato tutto me stesso. Richiamando alla mente i preziosi compagni di fede che si stavano impegnando valorosamente nella pratica buddista in tutte le parti del mondo, ho ricercato con cura le parole nelle profondità della mia esistenza, come se stessi scrivendo una lettera di incoraggiamento a ognuno di loro. Allo stesso tempo, mentre scrivevo dialogavo nel cuore con il mio maestro. Nella mia mente risuonavano le sue parole: «Trasmetti lo spirito Soka! Porta a termine la tua missione in questa esistenza!».
Così la stanchezza ogni volta volava via, ed emergeva il coraggio.
Ho concluso l’ultimo capitolo del volume 30, “Il voto”, il 6 agosto 2018, esattamente venticinque anni dopo. Anche il luogo è lo stesso in cui iniziai la stesura, il Training center di Nagano.
Nel momento in cui iniziai a scrivere il capitolo conclusivo avevo già deciso che l’ultima puntata sarebbe stata pubblicata sul Seikyo Shimbun l’8 settembre, giorno della Dichiarazione contro le armi nucleari pronunciata dal mio maestro Toda nel 1957, poiché questo giorno segna il punto di origine delle attività per la pace promosse dalla Soka Gakkai.
Per realizzare il testamento di pace affidatomi dal mio maestro, ho viaggiato in tutto il mondo e ho dato vita insieme ai miei compagni di fede alla corrente dell’umanesimo Soka. Ho pensato che non potesse esserci giorno migliore per concludere la pubblicazione delle puntate del romanzo, le cui pagine narrano la storia scritta dai discepoli.

La nuova rivoluzione umana inizia con la scena in cui Shin’ichi Yamamoto parte per il suo primo viaggio all’estero, il 2 ottobre 1960, cinque mesi dopo essere stato nominato terzo presidente (3 maggio 1960).
Il romanzo descrive i suoi sforzi nel costruire un castello dorato di kosen-rufu, che rappresenta il trionfo delle persone comuni, e i suoi viaggi in cinquantaquattro paesi e territori, piantando i semi della pace della Legge mistica e costruendo numerosi ponti di scambi educativi e culturali. Il racconto arriva fino alla tappa verso cui la Gakkai ha sempre puntato: il mese di novembre 2001, che ha segnato l’inizio di un nuovo secolo.
Nel frattempo si concludeva la Guerra Fredda che aveva diviso il mondo in due parti.
Cadeva inoltre il regime dell’Unione Sovietica, che fino a quel momento era stato uno dei protagonisti della spaccatura tra Est e Ovest.
Durante la Guerra Fredda, con il desiderio di approfondire la strada per l’unificazione del genere umano, Shin’ichi si impegnò a dialogare con numerose figure a livello internazionale, a partire dal professor Arnold Toynbee. Durante i conflitti tra la Cina e l’ex Unione Sovietica visitò varie volte entrambe le nazioni, incontrando il primo ministro Aleksej Kosygin e il premier Zhou Enlai. Durante il suo viaggio in America ebbe un incontro con il segretario di Stato Henry Kissinger, e inoltre dialogò più volte con l’ex presidente Michail Gorbaciov, coltivando legami di amicizia.
Il Buddismo di Nichiren Daishonin insegna che tutti possiedono la natura di Budda.
È un profondo insegnamento che afferma la dignità della vita e la fondamentale eguaglianza di tutti gli esseri umani. La compassione buddista è il modello dell’umanesimo.
Il Buddismo è una grande filosofia che permette di trasformare la sfiducia in fiducia e l’odio in amicizia; è in grado di sradicare qualsiasi guerra e assicura una pace eterna.
I viaggi di Shin’ichi per la pace rappresentano il suo impegno instancabile per fare dei princìpi umanistici e degli ideali del Buddismo lo spirito dell’epoca e la sfida per unire il mondo.

Un forte acceleratore per la crescita dinamica della Soka Gakkai, che stava avanzando con coraggio per lo sviluppo di kosen-rufu mondiale, fu la conquista dell’”indipendenza spirituale”, ovvero la separazione dal clero della Nichiren Shoshu, che aveva perso completamente lo spirito originario del Buddismo di Nichiren Daishonin.
La Soka Gakkai ha sempre sostenuto il clero con sincerità, seguendo la volontà del Daishonin, e per questo ha sopportato il trattamento disumano dei preti che disprezzavano i credenti laici. Lo ha fatto per il bene di kosen-rufu, perché desiderava mantenere una relazione armoniosa tra preti e laici. Tuttavia il clero della Nichiren Shoshu diveniva sempre più dogmatico ed esercitava la sua autorità utilizzando il “potere della tonaca”. Arrivò perfino a negare il grande patrimonio dell’umanità rappresentato dalla cultura e dall’arte, affermando che esse costituivano un’offesa alla Legge solo perché ispirate da altre fedi religiose. Inoltre, a partire dal patriarca che era al vertice del potere, i preti cercavano di dominare i credenti laici e portavano avanti la loro irragionevole discriminazione, tradendo lo spirito del Daishonin e calpestando la dignità della vita e l’eguaglianza di tutte le persone, ovvero l’insegnamento buddista.
Se simili comportamenti fossero continuati, avrebbero causato la distorsione dei princìpi fondamentali del Buddismo del Daishonin, allontanandolo sempre di più dalla sua vera natura di insegnamento per la realizzazione della felicità del genere umano e per la pace nel mondo.
La Soka Gakkai si alzò per la riforma religiosa e ammonì il clero affinché ritornasse allo spirito originario del Daishonin. A quel punto il clero spinse allo scioglimento la Gakkai, l’organizzazione che portava avanti kosen-rufu concretizzando il desiderio e il mandato del Budda, notificando subito dopo la scomunica. Il 28 novembre 1991, il giorno in cui il clero inviò tale documento, divenne un giorno memorabile per la Soka Gakkai, che riuscì a liberarsi dalle catene del clero.
Fu il giorno dell’”indipendenza spirituale”. Le nuvole nere che ostacolavano il progresso della Gakkai furono spazzate via e all’improvviso si aprì la grande strada verso kosen-rufu mondiale. Fu l’alba di un nuovo giorno in cui la Soka Gakkai, come religione mondiale, poté finalmente spiccare il volo verso il ventunesimo secolo.

Entrambi i romanzi, La rivoluzione umana e La nuova rivoluzione umana, hanno lo stesso tema principale: «La rivoluziona umana di un singolo individuo contribuirà al cambiamento nel destino di una nazione e condurrà infine a un cambiamento del destino di tutta l’umanità» (RU, Prefazione, VI).
Come possiamo quindi cambiare il nostro destino, o karma?
L’Illuminazione che il maestro Toda ottenne in prigione racchiude la risposta a questa domanda. Mentre si trovava in prigione, con il desiderio di comprendere la verità del Sutra del Loto egli si impegnò in un’approfondita lettura del sutra e nella recitazione assidua di Nam-myoho-renge-kyo. Così si risvegliò al fatto di aver preso parte egli stesso, insieme al Daishonin, alla Cerimonia nell’aria descritta nel Sutra del Loto, durante la quale gli venne affidato il compito di realizzare kosen-rufu nell’Ultimo giorno della Legge, in quanto Bodhisattva della Terra.
Colmo di una gioia inesprimibile, Toda fece il voto di dedicare la sua vita a kosen-rufu.
Come afferma il Daishonin: «Se hai la stessa mente di Nichiren, devi essere un Bodhisattva della Terra» (RSND 1, 341); per il semplice fatto che dedichiamo la nostra vita a kosen-rufu seguendo la volontà del Daishonin, siamo senza dubbio Bodhisattva della Terra.
Ma allora per quale motivo noi, nobili bodhisattva che portiamo avanti il solenne mandato di kosen-rufu, siamo nati in questo mondo con un karma che ci causa vari tipi di sofferenza?
Nel capitolo “Il Maestro della Legge” del Sutra del Loto troviamo il seguente brano: «Re della Medicina, sappi che queste persone hanno rinunciato volontariamente alla ricompensa che hanno meritato per le loro azioni pure e, nell’epoca successiva alla mia estinzione, mosse da compassione per gli esseri viventi, sono nate in questo mondo malvagio per poter propagare ampiamente questo sutra» (SDL, 232).
Il Sutra del Loto afferma che le persone che hanno accumulato un buon karma dovrebbero nascere in circostanze favorevoli ma, mosse da compassione per gli esseri viventi, dopo l’estinzione del Budda nascono volontariamente in un mondo malvagio con un cattivo karma, e grazie a ciò possono propagare la Legge. Il Gran Maestro Miao-lo ha interpretato questo passo del Sutra del Loto come il principio di “assumersi volontariamente il karma appropriato”.
Secondo questo principio, in accordo al nostro voto di bodhisattva di salvare le persone sofferenti e di aiutarle a conseguire l’Illuminazione, abbiamo scelto di nascere nell’epoca malvagia dell’Ultimo giorno della Legge assumendoci ogni sorta di karma, ad esempio la malattia, un problema economico, la discordia familiare, la solitudine, il complesso d’inferiorità e tanti altri. Tuttavia, se recitiamo Nam-myoho-renge-kyo e ci impegniamo nella pratica per sé e per gli altri dedicando la nostra vita a kosen-rufu, emerge in noi la forza vitale vibrante dei Bodhisattva della Terra, ossia l’immensa condizione vitale del Budda. La nostra vita trabocca di saggezza, coraggio, forza, speranza e gioia, per poter affrontare e superare qualsiasi difficoltà o sofferenza.
Infine, grazie al fatto di aver trionfato con coraggio sulle tempeste del karma, possiamo dimostrare la correttezza del Buddismo e il suo grande potere benefico e far avanzare il movimento di kosen-rufu. È proprio a tale scopo che ci siamo fatti carico di buon grado di varie difficoltà e sofferenze.
In altre parole, karma e missione sono le due facce di una stessa medaglia e il karma di una persona, così com’è, diventa la sua missione, unica e preziosa. Perciò, quando ci dedichiamo a kosen-rufu senza risparmiare la nostra vita, non esiste nel modo più assoluto un karma che non si possa trasformare.
Siamo tutti Bodhisattva della Terra e abbiamo tutti il diritto di essere felici. Siamo tutti attori protagonisti che stanno recitando sul palcoscenico della vita un magnifico dramma in cui trasformiamo i gelidi venti dell’inverno nei caldi raggi del sole primaverile, ovvero trasformiamo la sofferenza in gioia.
Nel romanzo La nuova rivoluzione umana ho sviluppato la storia basandomi su questo tema: il karma equivale alla missione. La quintessenza degli insegnamenti buddisti non consiste in una visione fissa o statica dei fenomeni, ma chiarisce piuttosto il dinamismo della vita, per cui ogni cosa cambia continuamente. Tutto ciò viene espresso da princìpi quali “le illusioni e i desideri sono Illuminazione”, “le sofferenze di nascita e morte sono nirvana” e “trasformare il veleno in medicina”.
Inoltre, il Buddismo riconosce il potenziale della Buddità nelle profondità della vita di ogni persona e ci indica la strada per risvegliare e manifestare tale condizione vitale, che può essere descritta come il supremo potenziale positivo, la creatività e l’indipendenza degli esseri umani.
Ci riferiamo a questo processo di cambiamento delle nostre vite, di trasformazione interiore, con il termine “rivoluzione umana”.
Gli esseri umani sono i costruttori delle società, degli Stati e del mondo in cui vivono. Odio e fiducia, disprezzo e rispetto, guerra e pace, tutto nasce da un singolo elemento della mente (ichinen) degli esseri umani. Perciò, senza la rivoluzione umana non possono esistere né la felicità individuale né la prosperità della società, e neanche la pace nel mondo. Senza questo elemento fondamentale, qualsiasi sforzo svanisce come un castello di sabbia. La filosofia della rivoluzione umana, che ha le sue radici nel Buddismo di Nichiren Daishonin, senza dubbio diverrà una nuova guida per l’umanità che è appena entrata nel terzo millennio.
Lo scrittore Lev Tolstoj affermò: «Un’anima immortale necessita di azioni allo stesso modo immortali». Desidero dal profondo del cuore che i compagni della Soka Gakkai, facendo del completamento del romanzo La nuova rivoluzione umana una nuova partenza, si alzino come Shin’ichi Yamamoto e scrivano la brillante storia della propria rivoluzione umana, continuando a correre senza posa per la felicità degli altri, con perseveranza.
Finché esiste l’infelicità in questo mondo, bisogna continuare a tessere con coraggio e creatività lo splendido broccato chiamato kosen-rufu, che rappresenta la grande vittoria dell’umanità. Perciò, il nostro viaggio di maestro e discepolo per realizzare il voto di kosen-rufu proseguirà per sempre.
Per concludere, desidero esprimere la mia gratitudine al defunto Higashiyama Kaii che ha curato le copertine dei trenta volumi de La nuova rivoluzione umana; a Kenichi Uchida, che ha curato le illustrazioni delle puntate per il lungo periodo di venticinque anni; alla redazione del Seikyo Shimbun; a tutte le persone interessate a questo progetto, e in particolare a tutti voi lettori.

Daisaku Ikeda
8 settembre 2018

Giorno della pubblicazione dell’ultima puntata della serie La nuova rivoluzione umana sul quotidiano Seikyo, presso la sede generale della Soka Gakkai a Shinanomachi, Tokyo.

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