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È una questione di atteggiamento - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 14:45

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È una questione di atteggiamento

Imparare a proteggere le sedi in cui si svolgono le attività significa comprendere prima di tutto lo spirito che sta dietro ogni gesto. Anche un semplice giro di ricognizione può esprimere la massima cura che si ha nei confronti degli altri

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Imparare a proteggere le sedi in cui si svolgono le attività significa comprendere prima di tutto lo spirito che sta dietro ogni gesto. Anche un semplice giro di ricognizione può esprimere la massima cura che si ha nei confronti degli altri

Il Nuovo Rinascimento presenta alcuni estratti dal volume 24, che viene pubblicato quotidianamente sulle pagine del Seikyo Shimbun. Il testo integrale è disponibile su www.ilvolocontinuo.it

Era il 1976, una sera d’autunno. Dopo aver finito di lavorare alla sede della Soka Gakkai a Shinanomachi, a Tokyo, Shin’ichi Yamamoto (pseudonimo di Daisaku Ikeda, n.d.r.) uscì fuori. L’inverno si stava avvicinando e l’aria era diventata fredda. In Giappone, scoppiano spesso gli incendi in inverno. Shin’ichi pensò di andare a controllare i vari edifici della Gakkai prima di fare ritorno a casa.
C’era appena stato un grande incendio a Sakata, nella prefettura di Yamagata, il 29 ottobre, un incendio disastroso durato quasi dodici ore che aveva distrutto oltre millesettecento edifici in un’area di 22,5 ettari, ucciso una persona e ferito più di mille. Era divampato il giorno in cui Shin’ichi si trovava al Training Center di Tohoku nella prefettura di Aomori. Quando venne a sapere dell’incidente, organizzò le attività di soccorso e fece tutto il possibile per far fronte all’emergenza.
L’incendio era scoppiato in un cinema. In un primo momento si pensò che si fosse surriscaldata una caldaia, ma in seguito invece fu ipotizzato un guasto all’impianto elettrico. Le indagini non riuscirono mai a chiarire del tutto le cause, rimaneva il fatto che se gli impianti fossero stati controllati regolarmente, con ogni probabilità si sarebbe potuto evitare il disastro.
Alcune persone tendono a dare le cose per scontate. Non solo. Credono che tutto andrà avanti come è sempre stato e dato che finora non è successo niente di pericoloso, non si preoccupano nemmeno di quello che potrebbe accadere. Dimenticano persino di considerare possibili rischi o pericoli e smettono di prestare attenzione ai segnali che arrivano loro, diventando così indifferenti.
Superare questa mentalità è il primo passo per evitare gli incidenti. Nichiren Daishonin scrive: «Un saggio prevede il pericolo anche se vive nella sicurezza» (Il problema da meditare notte e giorno, RSND, 1, 553). Chi è vigile sarà sempre preparato a una emergenza, anche quando la situazione sembra non dare adito a pericoli di sorta.
Con l’avvicinarsi del mese di dicembre, un mese in cui aumentano gli incendi e gli incidenti in Giappone, Shin’ichi aveva deciso di controllare gli edifici della sede della Gakkai.
Quando Shin’ichi arrivò al palazzo accanto alla sede, due giovani stavano camminando proprio lì nei paraggi. Sul loro cartellino si leggeva una “G”. Erano membri del Gajokai, il gruppo creato per allenare i giovani per la protezione della sede centrale, ma anche degli altri edifici della Gakkai sparsi in tutto il paese.
«Vedo che siete membri del Gajokai. Grazie per il vostro impegno». I due erano membri della Divisione giovani uomini del quartiere di Suginami, Tokyo, e stavano facendo la ronda nella parte della sede centrale.
«Andiamo insieme a fare un giro di controllo», esclamò Shin’ichi, guardandoli dritto negli occhi. Mentre camminavano, domandò loro del lavoro, della famiglia e dell’attività. Erano ragazzi in gamba che dopo una giornata di lavoro si erano precipitati lì per fare attività Gajokai. Shin’ichi sottolineò: «Vi state impegnando al massimo nonostante le difficoltà che state attraversando. Vi sono molto grato per questo. Ricordate che tutti gli sforzi che fate per kosen-rufu e per sostenere i membri vi torneranno indietro sotto forma di buona fortuna. Come buddisti, ci muoviamo sempre nella società con questa convinzione. E queste azioni porteranno sicuramente alla vostra vittoria».
Sembrava che non ci fosse nessuna riunione quella sera alla sede centrale e non c’erano nemmeno molte persone in strada.
Mentre Shin’ichi controllava che le finestre degli edifici non fossero state lasciate aperte o che strani oggetti non fossero rimasti sul marciapiede, disse ai giovani: «Il gruppo Gajokai ha la missione di proteggere la sede della Soka Gakkai, i Centri culturali e i membri. È la stessa missione che ho io. Ed è necessario essere sempre pronti in ogni momento, prestare attenzione a ogni dettaglio e non dimenticare mai nulla, anche se si può trattare di una cosa senza importanza. La capacità di prestare attenzione deve essere sostenuta dalla preghiera con senso di responsabilità e con la determinazione di non trascurare niente che potrebbe causare un incidente. Con la preghiera si attiveranno le funzioni positive dell’universo che aumenteranno la vostra saggezza e concentrazione».
Dirigendosi verso l’edificio del Seikyo Shimbun, Shin’ichi spiegò loro le nozioni di base della ronda.
«Una delle regole principali è quella di assicurarsi che non venga dimenticato nulla lungo il perimetro degli edifici, in particolare tutto ciò che può incendiarsi con facilità, come i giornali o i pacchi di riviste. Se dovessero prendere fuoco, si potrebbero avere delle gravi conseguenze».
Quando entrarono dentro a un edificio a due piani della Gakkai, Shin’ichi ispezionò il ripostiglio all’interno. «Bisogna fare attenzione ai posti che vengono aperti di rado, come questo. Bisogna controllare se è chiuso a chiave o meno, se dentro c’è qualcosa di insolito o se la ventola è stata lasciata in funzione. È anche di vitale importanza mantenere in ordine questi posti, in modo che chiunque possa trovare con una certa facilità un oggetto che non deve stare qui. Se in un ripostiglio le cose sono sparpagliate o ci sono scatole di cartone prive di etichetta con l’indicazione del contenuto, in realtà può risultare pericoloso perché in questo modo sarà difficile rendersi conto se qualcuno ci ha lasciato degli oggetti sospetti. Osservando la pulizia e l’ordine di uno spazio si può dire se le persone che lo utilizzano siano responsabili o meno».
Shin’ichi fece un controllo minuzioso, anche sui fornelli in cucina, le luci e gli apparecchi elettrici nelle stanze. Fuori direzionò invece la luce con una torcia elettrica verso la base delle piante e dei fiori che stavano di fronte agli edifici per assicurarsi che non fossero stati lasciati materiali inopportuni.
«Magari pensate che stia esagerando, ma se dovesse accadere un incidente, perché vi è sfuggito qualcosa sarebbe troppo tardi. Gli occhi che notano anche le più piccole cose possono prevenire le disgrazie. Per evitare gli incidenti, tutti dovrebbero considerare la ronda con attenzione, avere un elenco delle cose essenziali che devono essere controllate, e poi seguire la lista punto per punto. Ad esempio, i controllori sui treni giapponesi effettuano sempre una serie di ispezioni prima della partenza. E così facendo, ripetendo tutte le volte con scrupolo la medesima procedura proteggono la sicurezza dei passeggeri. Una volta che si stabilisce una prassi, si deve applicare puntualmente, senza saltarne o ignorarne una o più parti. Se ci permettiamo di farla diventare una mera formalità e ci distraiamo, incorreremo nell’incuria. Questa è la cosa più rischiosa».
Come disse il poeta e drammaturgo tedesco Bertolt Brecht (1898-1956): «L’abitudine può risultare pericolosa».
Mentre continuava a controllare gli edifici nella parte vicino alla sede centrale, Shin’ichi parlò ai due giovani delle conseguenze dell’essere incoscienti.
«Nel periodo che va da ora alla fine dell’anno, non solo scoppiano molti incendi, ma aumenta anche il numero dei reati come truffe o furti. Ciononostante, alcuni sono soliti credere che questo genere di cose accada solo agli altri, senza pensare invece che loro stessi potrebbero essere le prime vittime. Questo è una chiara manifestazione dell’incoscienza ed è un modo di pensare che ci rende vulnerabili. Anche se alle riunioni ricordiamo ai membri di stare attenti a non avere incidenti stradali, ci sono molti casi in cui la gente dice tra sé e sé: “Sì, lo so”, e così facendo però, in realtà non prestano attenzione. Quello che si dovrebbe fare in quel momento è ricordare a se stessi di essere ancora più attenti, e dire la stessa cosa a chi ci sta intorno. Anche chi va in bicicletta deve fare suo questo consiglio, controllando le luci e i freni. Nichiren Daishonin scrisse a Shijo Kingo: “Adotta ogni possibile precauzione” (Raccomandare questo insegnamento al tuo signore, RSND, 1, 408). E anche: “Devi essere milioni di volte più prudente di prima” (L’eroe del mondo, RSND, 1, 746). Nichiren lo aveva avvertito di fare attenzione anche ai minimi dettagli e di essere estremamente accorto. Essere prudenti è fondamentale se si vuole proteggere se stessi ed essere vittoriosi in questo mondo così difficile».
Shin’ichi s’incamminò verso casa, che si trovava nelle vicinanze, con i due membri del Gajokai, passando accanto all’edificio del Seikyo Shimbun. Sua moglie Mineko lo aspettava sulla porta per salutarlo.
Come si separarono, Shin’ichi disse ai giovani: «Grazie per avermi accompagnato stasera. Per favore, puntate alla sicurezza e alla protezione assoluta. Anch’io pregherò sinceramente ogni giorno per lo stesso obiettivo. Non posso venire con voi a ogni ronda, ma nel mio cuore sarò sempre con voi. Noi condividiamo la stessa missione. Vi prego di proteggere la nostra sede. Proteggete i Centri culturali. Proteggete i membri. Rivediamoci presto».
Quella sera Shin’ichi e Mineko pregarono per i membri del Gajokai affinché stessero in salute, portassero avanti ognuno la propria missione e realizzassero il loro massimo potenziale.

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Nel 1976, per commemorare il primo settembre, primo anniversario del Gajokai, venne organizzato un meeting presso il liceo dell’Università Soka, a Tokyo. Nel corso della riunione furono presentate le nuove divise marroni del Gajokai. Quel giorno cadeva anche il cinquantaseiesimo compleanno di Hatsune Miyasaka, un membro della Divisione donne di Nagasaki, nel Kyushu, che stava pregando sinceramente per la crescita di tutti i membri del Gajokai. Nel maggio dello stesso anno aveva perso il figlio maggiore, Katsumi, che era stato un valoroso membro del Gajokai. Fino alla sua scomparsa prematura, la fede del ragazzo era rimasta pura.
Mentre faceva attività come responsabile di settore giovani uomini, Katsumi si dava anche un gran da fare nel Gajokai. Aveva anche iniziato a prendersi la responsabilità di proteggere il nuovo Centro culturale di Nagasaki, che era stato aperto nel novembre del 1975. Ripeteva spesso: «Abbiamo avuto questo meraviglioso Centro culturale, costruito apposta per noi. Dobbiamo proteggerlo come facciamo con i nostri compagni di fede».
Rispondeva alle telefonate che arrivavano al centro con allegria e cortesia. La prima voce che si sente quando si chiama un centro della Soka Gakkai contribuisce all’impressione che ci si fa dell’organizzazione nel suo complesso. Rispondeva sempre al telefono con tono piacevole, gentile e sincero. Spesso diceva agli altri membri Gajokai intorno a lui: «Quando la gente visita i nostri Centri, la prima persona che incontrano è un membro Gajokai. Noi siamo il volto della Gakkai. Bisogna salutare i visitatori con un bel sorriso».
Trattava tutti coloro che venivano al Centro con calore e rispetto. Se qualcuno telefonava dicendo di avere dimenticato qualcosa nell’edificio, andava a cercare dappertutto e qualche volta capitava anche che spedisse l’oggetto all’interessato. Era più attento di chiunque altro durante la ronda. Era motivato dal desiderio di proteggere la Soka Gakkai, consapevole che non accorgersi di oggetti sospetti nei pressi dell’edificio avrebbe potuto causare un incidente.
Le lezioni imparate nel Gajokai erano diventate la sua filosofia. Ecco come si trasmette lo spirito! Senza questo atteggiamento, anche dopo un duro allenamento non resterà molto.
Katsumi iniziò a non stare bene, e a gennaio del 1976 andò in ospedale per fare degli accertamenti. Gli fu diagnosticato un cancro al retto, già in fase terminale. Fu sottoposto a un intervento chirurgico, ma la metastasi non poteva essere rimossa. I medici gli dissero che gli rimaneva solo un mese di vita. Malgrado ciò disse ai suoi familiari: «Darò una grande prova concreta di questo Buddismo. Anche se non mi resta ancora molto, continuerò a vivere fino al 3 maggio, il sedicesimo anniversario dell’insediamento del presidente Yamamoto».
Alla fine lasciò l’ospedale e venne curato a casa. Ogni volta che i membri andavano a fargli visita, era lui che li incoraggiava. «La vita è davvero stupefacente quando la dedichiamo a kosen-rufu, il sentiero che apre la strada della felicità per tutta la gente. Siamo nati in questo mondo e abbiamo incontrato il Buddismo, abbiamo la missione di continuare a impegnarci fino alla fine per parlare alle persone delle meraviglie di questa filosofia».
In un’occasione, aveva detto a un giovane uomo: «Io non avrò ancora molto da vivere, ma la vita è eterna. Quello che desidero più di ogni altra cosa è rinascere nella prossima vita in una famiglia che abbia il Gohonzon. Ma anche se avrò il Gohonzon, io non riuscirei ad avere una forte fede e non potrei lottare con gioia senza incontrare la Soka Gakkai e un maestro come il presidente Yamamoto. È per questo che voglio rinascere insieme al presidente Yamamoto e alla Soka Gakkai. E possibilmente vorrei essere sano. Voglio gli occhi per vedere il Gohonzon, una bocca per recitare Daimoku e condividere questo Buddismo con gli altri e gambe forti per fare attività nella Soka Gakkai. Questo è il mio desiderio più grande per la prossima vita. Se mi fermo a riflettere mi rendo conto di avere realizzati tutti gli obiettivi che avevo. Provo tanta gratitudine. Per me è esattamente come afferma il Sutra del Loto: “Questo cumulo di gioielli inestimabili / è venuto a noi senza bisogno di cercarlo” (SDL, 112)».
Nonostante la sentenza dei medici, Katsumi Miyasaka era ancora vivo dopo diversi mesi. Finalmente arrivò il 3 maggio 1976, il sedicesimo anniversario dell’insediamento di Shin’ichi Yamamoto a terzo presidente della Soka Gakkai. «Sono vivo – esclamò Katsumi -. Ho continuato a vivere fino al 3 maggio». Da quel giorno però iniziò a peggiorare anche se di spirito rimaneva allegro e ottimista.
«Voglio partecipare a un altro turno Gajokai al Centro culturale di Nagasaki. Voglio vedere i membri quando arrivano. Ho voglia di mangiare ancora una volta il ramen (piatto tipico giapponese a base di tagliatelle, brodo e carne o pesce, n.d.t.) che viene offerto come spuntino a tarda notte ai Gajokai che fanno attività».
Il 24 maggio, sentendo che le condizioni di Katsumi si erano aggravate, il fratello minore, Takeshi e le due sorelle, che si erano sposate, vennero a stare da lui.
La mattina seguente, Katsumi chiese a Takeshi di occuparsi dei loro genitori quando lui non ci sarebbe stato più. Poi aggiunse: «Mi piacerebbe fare Gongyo tutti insieme, con la mia famiglia».
Portarono Katsumi nella stanza dove c’era il butsudan (l’altare buddista) e lo aiutarono a stare seduto mentre recitava il sutra e faceva Daimoku. Quando finì Gongyo, si sdraiò. Takeshi aprì un piccolo libretto che conteneva la poesia del presidente Yamamoto, Canzone della gioventù, che si trovava per caso su un tavolino. A Katsumi piaceva questa poesia e Takeshi gliela volle leggere:

Anche se il cielo è cosparso da nuvole
e il vento soffia
il sole oggi sorge ancora…

Quando Takeshi iniziò a leggere, Katsumi sorrise e chiuse gli occhi. La voce del fratello risuonava per tutta la sala.

Io ho la mia missione che è solo mia.
Anche tu
hai una missione alla quale tu solo puoi adempiere

Circa a metà della poesia, con un sorriso sereno sul volto, Katsumi esalò l’ultimo respiro, mentre era appisolato. Dopo aver dedicato la gioventù al Gajokai, la sua vita di soli ventisette anni era arrivata alla fine. Il valore di una vita non si giudica necessariamente dalla sua durata. È dedicandosi al nobile scopo di kosen-rufu che la nostra vita inizia a risplendere.

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«Perché la fede e la pratica buddista della Soka Gakkai creano fortuna e grandi benefici nella vita di una persona? Ci sono tre ragioni», illustrò il presidente Yamamoto con voce vibrante nel butsuma principale della sede centrale. Le sue parole risuonavano con la convinzione di un fiero leone. Stava parlando alla riunione di Capodanno del 1977, intitolato “Anno dello studio”.
«La prima ragione – spiegò Shin’ichi – è che la Soka Gakkai è l’unica organizzazione che pratica e avanza in completo accordo con gli scritti di Nichiren Daishonin. La Soka Gakkai ha combattuto contro l’oppressione delle autorità militari giapponesi durante la Seconda guerra mondiale con lo spirito di dedicare la propria vita a proteggere e sostenere la corretta filosofia del Buddismo del Daishonin. Ha continuato a lottare nel corso degli anni, secondo l’insegnamento del Daishonin di “adottare l’insegnamento corretto per la pace del paese”. Inoltre, ha piantato i semi del Buddismo in tutto il mondo per realizzare kosen-rufu. I suoi membri hanno praticato in accordo con gli insegnamenti del Budda. Non sarebbe esagerato dire che se la Soka Gakkai non fosse apparsa in questo mondo, le parole del Sutra del Loto e del Daishonin sarebbero state false.
«Tuttavia, la storia della Soka Gakkai è piena di persecuzioni, dure lotte condotte tra le critiche e gli insulti. Alla luce delle parole del Daishonin: “Se così non fosse [se i demoni non sorgessero], non ci sarebbe modo di sapere che questo è il vero insegnamento” (Lettera ai fratelli, RSND, 446), questo è di per sé una prova ulteriore della correttezza del sentiero della Soka Gakkai.
«Coloro che dedicano la vita alla fede e alla pratica della Soka Gakkai sono certi di conseguire la Buddità. Non potranno non ricevere immensi benefici!».
Le parole di Shin’ichi erano piene di convinzione. I membri percepivano nettamente la sua indomabile volontà e l’enorme fiducia in se stesso: fermo come una roccia possente in mezzo al mare, era pronto a resistere a qualunque ondata lo avesse assalito. Molti pensavano anche tra sé e sé: «Chiaramente il presidente Yamamoto coltiva nel cuore un grande disegno. Anch’io devo fare del mio meglio!». Mossi dall’entusiasmo, erano tutti ansiosi di sapere cosa avrebbe detto dopo.
Shin’ichi spiegò il secondo motivo per cui la fede e la pratica della Soka Gakkai portano grandi benefici: «Ma non solo, dal punto di vista dell’”offerta del tesoro” la Soka Gakkai, per proteggere il Buddismo, si è sempre impegnata per ripagare il debito di gratitudine attraverso i contributi finanziari.
«La Soka Gakkai una volta veniva derisa e criticata dalla gente come “un gruppo di malati e poveracci”, ciononostante siamo sempre andati avanti con un impegno ammirevole per diffondere kosen-rufu.
«Attraverso le nostre donazioni, abbiamo permesso la costruzione di numerose strutture al tempio principale, compreso lo Sho-Hondo, che è il Santuario dell’insegnamento essenziale desiderato dal Daishonin; il Dai­kyakuden (la grande sala dei ricevimenti); il Daikodo (la grande aula magna); il Daikejo (il grande castello per gli ospiti) e i So-bo (i templi per gli alloggi). Abbiamo anche sostenuto il clero realizzando molteplici templi, creando così le basi solide di cui godono oggi.
«Un’offerta di questa portata, basata solo sul nostro desiderio di realizzare kosen-rufu, è assolutamente senza precedenti nella storia del Buddismo di Nichiren.
«Quindi, se gli insegnamenti del Buddismo sono veri, allora i membri della Soka Gakkai che hanno fatto queste donazioni saranno certi di ricevere benefici incommensurabili, che si riverseranno su di loro come un sole abbagliante. Boccioli ricolmi di fortuna fioriranno sicuramente nella loro vita».
I membri annuirono e si chinarono un po’ in avanti per non perdere nemmeno una parola di quello che Shin’ichi avrebbe continuato a dire.
«La terza ragione è che i membri della Soka Gakkai non si sono risparmiati per servire la Legge, vale a dire, nell’attività di propagazione del Buddismo di Nichiren Daishonin, che alla luce degli insegnamenti è una delle azioni più importanti.
«Durante la Seconda guerra mondiale il Giappone era amministrato dal governo militarista, poi seguì la disfatta del paese; da allora fino a oggi abbiamo cercato con coraggio di condividere questo Buddismo con le altre persone, nonostante le continue persecuzioni e gli insulti, avanzando verso la realizzazione di kosen-rufu. Come risultato, solo in Giappone ci sono milioni di famiglie che stanno praticando questo Buddismo».
Riflettendo sugli enormi progressi della Soka Gakkai, malgrado le difficoltà e tribolazioni subite negli anni, i membri presenti ascoltavano con attenzione il presidente Yamamoto. «Oggi innumerevoli Bodhisattva della Terra stanno emergendo non solo in Giappone ma in tutto il mondo e sono state gettate le basi per kosen-rufu nel mondo.
«Numerosi sono i pionieri della Legge che si sono recati all’estero, ognuno con lingua, cultura, costumi e tradizioni diverse da imparare. Tutti loro stanno lavorando instancabilmente per trasmettere la nostra filosofia di pace e felicità nei luoghi dove sono andati. Pensatori di spicco e leader di tutto il mondo esprimono vivo interesse per la SGI e sta aumentando il numero di coloro che apprezzano e simpatizzano con gli ideali buddisti.
«Solo sulla base di questi fattori, possiamo dire che il contributo dato dalla Soka Gakkai per la propagazione della Legge è straordinario».
Più Shin’ichi rifletteva su quanto la SGI avesse fatto per kosen-rufu, più era convinto che anche i membri ne avrebbero condiviso gli immensi benefici e la buona fortuna.
«Il fatto che il Buddismo di Nichiren sia stato ampiamente propagato in Giappone e in tutto il mondo grazie agli sforzi della SGI e stia diventando come una marea crescente della nuova era, è la prova inconfutabile che i membri stanno portando avanti la fede e la pratica in accordo con lo spirito del Daishonin.
«Oggi è un giorno importante, è il primo dell’anno, e proprio qui, davanti al Joju Gohonzon, che reca la scritta: “per la realizzazione del grande desiderio di kosen-rufu attraverso la propagazione della Legge”, vorrei dirvi che la fede e la pratica buddista della Soka Gakkai sono la fonte dei benefici più grandi in tutto l’universo.
«Inoltre, voglio che sappiate che vi siete creati le basi per ricevere migliaia e decine di migliaia di benefici, maggiori di quanto abbiate sperimentato finora. Vi auguro di continuare ad avanzare al mio fianco con sempre maggiore coraggio, mentre ci impegniamo per il bene della società e la prosperità delle nostre famiglie». L’incrollabile convinzione di Shin’ichi risvegliò nei presenti una determinazione simile alla sua.

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