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È come essere innamorati della vita - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:32

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    È come essere innamorati della vita

    Non esiste una formula unica per parlare agli altri del Buddismo. Le parole del presidente Toda offrono però un valido consiglio: «È importante insegnare la nostra fede con affettuosa premura. È quasi come essere innamorati»

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    Non esiste una formula unica per parlare agli altri del Buddismo. Le parole del presidente Toda offrono però un valido consiglio: «È importante insegnare la nostra fede con affettuosa premura. È quasi come essere innamorati»

    Grazie alla campagna promossa dalla Divisione giovani italiana e in occasione della mostra ­Senzatomica che si tiene a Roma dal 6 marzo al 25 aprile presso lo Spazio Factory – La Pelanda, a gennaio ho iniziato a recitare Daimoku con il desiderio di sostenere e accompagnare io per prima una persona a ricevere il Gohonzon. Senza sapere come fare, ho iniziato condividendo lo spirito di questa campagna con i membri e i principianti giovani del mio settore. Il mio cambiamento è iniziato grazie a una riunione giovani di gennaio. Quella sera avevo mille dubbi su cosa avrebbero potuto pensare le persone che avevano cominciato da poco a praticare sentendo parlare per la prima volta di una campagna di shakubuku. Tutti limiti della mia mente svaniti nel momento in cui ho iniziato a chiedermi il motivo profondo per cui volevo aderire a questo progetto. Compresi che non dovevo convincere nessuno, ma essere convinta io ed essere semplicemente me stessa. Alla fine, mentre parlavo, ho visto i loro volti sorridenti e dai loro occhi ho capito d’esser riuscita ad arrivare alla loro vita con semplicità e naturalezza. In quell’occasione abbiamo lanciato la proposta di parlare di Buddismo almeno a uno dei nostri amici e di incontrarci nuovamente a casa di una principiante per studiare insieme Gongyo.
    Quando il sabato successivo ci siamo incontrati erano presenti sette giovani donne principianti. Ero veramente stupita! Alcune di loro non avevano mai sentito parlare di Buddismo ed era la prima volta che vedevano il Gohonzon. Abbiamo recitato Daimoku, studiato Gongyo, parlato della Soka Gakkai, del Gohonzon, del nostro maestro, di rivoluzione umana e abbiamo raccontato le nostre esperienze. Con tutti si è creato un legame bellissimo. La ragazza che ci ha ospitato quella sera ha ricevuto il Gohonzon a febbraio! Tutti i ragazzi e le ragazze hanno cominciato a praticare e a frequentare le riunioni continuando a invitare i loro amici alle riunioni di discussione.
    Come risultato di questa grande esperienza, qualche tempo dopo mi ha contattato una mia cara amica chiedendomi di recitare Daimoku insieme perché stava attraversando un periodo difficile. Le avevo parlato di Buddismo tre anni prima e per tutto questo tempo ho sempre cercato di mantenere un legame, di essere presente in qualche modo.
    In quei giorni mi ha profondamente stupito il suo atteggiamento così determinato, tutte le mattine prendeva l’autobus e percorreva venticinque chilometri per recitare Daimoku con me. Una domenica siamo andate al Centro culturale e quello stesso giorno lei ha deciso di ricevere il Gohonzon! Ero emozionatissima, fiera e orgogliosa di lei. All’inizio però ho pensato: «Ma riceve il Gohonzon così velocemente? Non sa neanche recitare bene Gongyo». Poi invece ho pensato al suo coraggio, quel coraggio di chi decide in un istante di prendersi la responsabilità della propria vita e ho capito che avrei dovuto unicamente sostenerla, starle accanto per vincere insieme.
    In questi mesi, un passo di Ikeda mi ha incoraggiato: «Shakubuku non significa ingaggiare una lotta, è un atto di amorevole compassione. Josei Toda ci diceva: “Fate shakubuku più che potete, con gentilezza e convinzione. Non dovete provare ostilità, non dovete litigare. Tutto ciò che dovete fare è parlare con le persone in modo sincero e gentile. La cosa importante è mantenere questo spirito nel trasmettere il Buddismo. […] È importante insegnare la nostra fede con affettuosa premura. È quasi come essere innamorati”. Il presidente Toda aveva un modo originale di esprimersi. Quando ci innamoriamo, siamo completamente presi dalla passione, usiamo fogli su fogli di fine carta da lettere per scrivere messaggi d’amore, stiamo svegli tutta la notte cercando le parole per invitare la persona amata a uscire con noi e, se tutto va bene, arriviamo al matrimonio. Ma possiamo anche pentircene, mentre non ci pentiremo mai di aver fatto shakubuku. […] Il punto chiave è recitare Daimoku affinché l’interlocutore percepisca la nostra sincerità. Dalla preghiera sorgono la saggezza, la fiducia e la gioia. […] Toda era solito dire: “Shakubuku non deve essere fonte di angoscia. Al contrario, deve essere realizzato con gioia» (Saggezza, 1, 402-405).
    Realizzare i nostri obiettivi è veramente importante perché ci fa crescere, ci aiuta a credere che tutto è possibile perché dipende da noi e vincere rafforza la nostra fede.

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