Rappresentanti da tutta Italia si sono dati appuntamento nell’accogliente Centro di Cecina dal 27 al 29 gennaio. Obiettivo: per confrontarsi e decidere insieme come affrontare questi due anni significativi per il movimento di kosen-rufu indicati dal presidente Ikeda
Entro la fine del 2013 si concluderanno i lavori per la realizzazione della nuova sede della Soka Gakkai a Tokyo. «Questi due anni saranno un periodo cruciale per la realizzazione di kosen-rufu. Se riusciremo a superare tutte le sfide che ci ritroveremo dinanzi, potremo espandere ancora di più il movimento di kosen-rufu. Io farò tutto il possibile. Non sarà facile, ma c’è un profondo significato in ciò che sto dicendo». Citando queste parole del presidente Ikeda, la responsabile europea delle donne e giovani donne di fresca nomina Suzanne Pritchard ha aperto i lavori del corso di Cecina a cui hanno partecipato duecento fra responsabili nazionali e rappresentanti delle varie regioni italiane. Alla fine del 2013 saranno trascorsi circa cento anni dall’inizio della Prima guerra mondiale, ha ricordato Pritchard e, così come il primo decennio del secolo scorso ha dato avvio a un’epoca di guerre e conflitti, così la prima decade del ventunesimo secolo sarà decisiva per determinare la realizzazione di un secolo di umanesimo. Per la riunione del cinquantesimo anniversario tenutasi a Berlino l’8 ottobre 2011 sensei inviò un messaggio in cui cita le parole del conte Coudenhove-Kalergi, promotore dell’unificazione europea, che fu la prima persona con la quale egli realizzò un dialogo in Europa: «L’Europa unita che stiamo cercando di creare non dovrebbe essere un’entità unificata soltanto dal punto di vista politico ed economico; dovrebbe unire gli spiriti umani». E nello stesso messaggio egli affida la missione di realizzare un’Europa unita, anche spiritualmente, ai compagni di fede europei legati dall’unità di “diversi corpi, stessa mente”. È con questa consapevolezza, ha concluso Pritchard, che dobbiamo fare il massimo in questi due anni, nella nostra rivoluzione umana individuale e nell’attività buddista, con la profonda convinzione che «ogni nostra battaglia è condotta per diventare dei Budda e ogni nostro sforzo cambierà il nostro karma e il karma di tutta l’Europa».
La nuova partenza di questi due anni determinanti è già avvenuta. È stata la grande riunione europea di Roma del 22 ottobre scorso. Il responsabile europeo Hideaki Takahashi (nella foto), ringraziando gli italiani per gli sforzi che hanno permesso di superare i 60.000 membri in Italia nel 2011, ha voluto ricordare le parole che sensei ci ha trasmesso durante la riunione di Roma del 22 ottobre: «Vi prego di assicurarvi che l’Europa diventi incrollabile. Non abbiate fretta; consolidate le fondamenta. Andate avanti tenendo sempre a mente questo punto». In occasione della mia visita in Giappone, ha detto Takahashi, ho chiesto dettagli al presidente Harada su come consolidare il nostro movimento per fare un ulteriore passo avanti. E la risposta è stata: ritornare alle basi della pratica e in particolare concentrare il nostro impegno nei due obiettivi del 2012, studio e shakubuku.
A proposito dello studio, Takahashi ha suggerito in particolare di studiare a fondo il primo capitolo del volume 25 della Nuova rivoluzione umana, dal titolo “Luce di felicità” [vedi pagg. 17-19]. In questo capitolo, già disponibile sulla rivista online Il Volo Continuo, Ikeda descrive la sua attività buddista a partire dagli anni Cinquanta con i membri del Tohoku e in particolare della zona di Fukushima, l’area colpita dal terremoto e dallo tsunami del marzo 2011 che ha causato la parziale fusione del nucleo della centrale atomica e la conseguente grave emissione di radiazioni.
Sono pagine zeppe di preziose indicazioni concrete per l’attività, di insegnamenti diretti su come incoraggiare ciascuno, su cosa significhi assumersi in prima persona la responsabilità di kosen-rufu facendo proprio il cuore di Daisaku Ikeda. E sulla lettura di questo capitolo e lo sforzo di farne il proprio atteggiamento di vita si è concentrata gran parte del corso.
Per quanto riguarda shakubuku, il secondo obiettivo di quest’anno, ha detto Takahashi, ci concentreremo nel far crescere e nell’allenare attraverso la pratica di shakubuku i membri della Divisione giovani e i membri più giovani nella fede. A febbraio sono trascorsi sessant’anni dalla “campagna di Kamata”, guidata dal ventiquattrenne Ikeda, in cui il capitolo Kamata di Tokyo realizzò un’impresa senza precedenti: la conversione di duecentouno famiglie in un solo mese, mentre i capitoli più forti riuscivano a convertirne al massimo cento.
Della “campagna di Kamata” ha parlato Anna Conti, vice direttore dell’Istituto, analizzando come fece concretamente il giovane Daisaku a trasformare l’impossibile in possibile per realizzare il desiderio del suo maestro Toda di accelerare il ritmo di kosen-rufu in Giappone. Indicazioni concrete a cui fa riferimento anche Kaneko Ikeda nel suo messaggio per il nuovo anno, che potremmo riassumere in una serie di punti: cominciare con una preghiera forte e profonda animata dal desiderio di ripagare il proprio debito di gratitudine verso il maestro; incoraggiare singolarmente ogni persona; fare insieme; non rimproverare mai e ascoltare sempre le opinioni degli altri; non dare mai ordini dall’alto e impegnarsi per primi nello shakubuku.
«Ho sentito – ha detto Anna – che quella di Kamata è la “mia” campagna, per superare i miei limiti, per andare oltre a ciò che ho realizzato finora». Superare i propri limiti e usare appieno le proprie capacità è un tema sul quale si è soffermata anche Asa Nakajima, responsabile nazionale della Divisione donne. E ha sintetizzato: «Avere lo stesso cuore del presidente Ikeda significa desiderare che ogni persona diventi felice». Condividere l’insegnamento buddista con chi ci sta intorno e la massima cura per ogni persona ne sono le conseguenze naturali. Asa ha ricordato che «c’è unità fra le persone là dove c’è unità di maestro e discepolo».
“Realizzare unità fra noi è indispensabile, anche se siamo diversi, anche se la pensiamo diversamente”: un tema sul quale ha sentito il bisogno di tornare anche Suzanne Pritchard nel suo intervento conclusivo. Quando iniziamo a praticare il Buddismo, a volte pensiamo che l’unità sia un effetto del continuare a praticare, ma in realtà ognuno di noi è diverso e anzi, proprio in virtù del fatto che praticando siamo più vitali e con maggiore energia, spesso anche le nostre differenze e il desiderio di affermare le nostre idee si accentuano. L’unico modo per armonizzare le nostre differenze invece di trasformarle in divergenze è basarsi sulla non dualità di maestro e discepolo. Ogni qualvolta un movimento si divide, si indebolisce. E finora non c’è stato un movimento abbastanza forte da cambiare il mondo. Una volta, ha raccontato Suzanne, chiesi un consiglio in Giappone su quale fosse “il segreto per la vittoria e l’unità”. Mi fu risposto che risiede nel seguente processo: 1) determinare con forza di basarsi sul punto fondamentale della non dualità di maestro e discepolo; 2) poiché siamo esseri umani la nostra determinazione si affievolisce; 3) rideterminare con forza di basarci sulla non dualità di maestro e discepolo; 4) perdiamo nuovamente la determinazione; 5) rideterminiamo… e così via. E ha concluso sorridendo: «Il segreto della vittoria è sempre terminare con un numero dispari!».
Per fortuna, c’è sempre la possibilità di ripartire ogni giorno decidendo di riuscire a percepire con più forza il desiderio del maestro, che è poi il desiderio profondo di ogni persona: quello della felicità propria e degli altri. Facile a dirsi, ma un po’ più difficile da mantenere continuamente alla base delle nostre azioni in ogni istante della giornata, come ha sottolineato più volte nei suoi interventi, di cui pubblichiamo una sintesi in queste pagine, anche il direttore generale dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, Tamotsu Nakajima.
Concludendo il corso, Takahashi ha detto con un sorriso: «In questi giorni sembra veramente che sensei sia fra noi!». Poi ha espresso la sua determinazione personale, ricordando cosa fece Ikeda subito dopo che fu costretto a dare le dimissioni da presidente della Soka Gakkai nel 1979. Si dedicò unicamente agli incoraggiamenti da persona a persona, riuscendo a realizzare seicento visite a casa in due anni. «Così anch’io – ha detto – determino quest’anno di fare del mio meglio per visitare il maggior numero possibile di membri. Vorrei che tutti prendessimo questa decisione».
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Possiamo migliorare ancora?
L’intervento di Tamotsu Nakajima
Dopo aver ringraziato tutti per l’attività portata avanti l’anno scorso, Nakajima ha sottolineato quanto sia difficile vivere nel momento attuale, e che proprio per questo dobbiamo praticare nel modo più corretto.
«Stiamo facendo grandissimi sforzi – ha detto – e possiamo avere un risultato ancora maggiore. Da due anni abbiamo lanciato lo scopo di due nuovi membri per ogni gruppo, e nel 2011 sono entrati a far parte dell’Istituto 4182 nuovi fedeli. È una grande realizzazione, ma bisogna migliorare alcune cose. Possiamo riflettere sul perché con tutte queste buone cause non otteniamo l’effetto voluto? Come responsabili dobbiamo far sì che ogni persona diventi felice, mantenendo nel cuore tutti i 61.000 membri dell’Istituto, anche quelli di cui non abbiamo più notizie da tempo. Cerchiamo di contattarli per incoraggiarli a ricominciare a praticare. Inoltre dovremmo essere consapevoli che tutti gli aspetti della pratica sono necessari: recitare Gongyo e Daimoku, fare shakubuku, partecipare alle riunioni, studiare e quindi abbonarsi alle riviste, partecipare all’offerta. Se vogliamo che i nuovi membri siano felici, spieghiamo gentilmente tutti gli aspetti di una pratica corretta fin dall’inizio. Molti responsabili hanno paura di parlare dello spirito dell’offerta, perché può sembrare che si stiano chiedendo soldi. Ma in realtà la Soka Gakkai è l’unico gruppo al mondo che sta realizzando il desiderio del Daishonin di costruire la felicità di tutte le persone. Quindi è importantissimo sostenere la Soka Gakkai, e dare a tutti questa occasione.
Siamo tutti convinti di fare del nostro meglio, ma troppo spesso organizziamo attività basandoci solo sulle nostre opinioni. Ad esempio, per quanto riguarda lo studio mensile, nel 2008 abbiamo deciso che non c’è bisogno che qualcuno “insegni” agli altri ciò che spiega il presidente Ikeda, ma attraverso lo studio in piccoli gruppi si può approfondire insieme il Gosho del mese con la spiegazione di sensei. Eppure non avviene così dappertutto. Con il ritmo attuale di crescita, se non procediamo tutti insieme tra poco sarà molto difficile portare avanti la nostra organizzazione.
Cerchiamo di non guardare gli altri, ma cambiamo noi per primi. Per comprendere meglio l’insegnamento è necessario scambiare le nostre idee con gli altri, ma non inventare un altro Buddismo. I nostri riferimenti sono il Gosho e gli scritti dei nostri maestri. Sulla base di questi, chiediamoci come farebbe sensei in quella determinata situazione, organizziamo la nostra attività come farebbe lui. Quando preghiamo, quanto è grande il nostro desiderio di far star bene gli altri? Non dobbiamo escludere nessuno da questo nostro desiderio, perciò è importante la statistica, per avere tutti i membri nel nostro cuore e preoccuparsi di ciascuno di loro. Vorrei che fossimo sempre gentili, che non dicessimo parolacce e non ci lamentassimo. Cerchiamo di rispettare tutti, di lodare tutte le persone. Non è facile, ma alleniamoci e preghiamo il Gohonzon per farlo, poi verrà naturale. L’obiettivo di questo corso è che ognuno di noi decida di migliorare. Vi propongo di inviare a sensei la nostra determinazione».
E duecentosei persone hanno firmato la promessa: «Facendo mio il cuore del maestro, mi impegnerò con tutte le mie forze nell’incoraggiare ogni singolo membro affinché possa essere felice dedicandosi a kosen-rufu».