Ho molta stima dei miei genitori e ho sempre sentito il loro amore, nei confronti miei e di mia sorella. Tuttavia, nonostante i loro sforzi per proteggerci, una serie di difficoltà hanno iniziato presto ad abbattersi sulla nostra famiglia.
Durante la mia adolescenza mia madre e mio padre si sono separati e io ho iniziato a far uso di sostanze stupefacenti, il che mi ha provocato problemi con la legge e molti pregiudizi da parte degli abitanti del paese. Così, dopo varie bocciature, ho abbandonato le scuole superiori.
Nel 2000 mio padre ha incontrato il Buddismo per la seconda volta e ha ricevuto il Gohonzon, mentre io ho iniziato a praticare qualche anno più tardi e ho subito percepito che grazie al Buddismo potevo contribuire a migliorare il mondo. Il giorno stesso in cui ho ricevuto il Gohonzon mia madre è diventata membro, ispirata dal mio cambiamento.
Mi sono allenata tanto nell’attività byakuren, recandomi al Centro culturale di Firenze in treno e in pullman. Prendermi cura delle persone mi ha aiutata ad approfondire la relazione con il presidente Ikeda, a sentire il suo cuore che recita ininterrottamente per la felicità di ognuno, ed è grazie a questa relazione che ho iniziato a credere in me stessa e negli altri. Ricordo che un giorno, tornando a casa da un turno di attività, ho percepito chiaramente per la prima volta la Buddità di mia sorella, il suo valore e la dignità della sua vita, al di là delle circostanze dolorose che stava vivendo.
Ho deciso di scrivere al mio maestro promettendogli di diventare felice, e lui mi ha risposto che stava pregando per le mie vittorie future!
Ho cominciato a frequentare le scuole serali e in tre anni mi sono diplomata, continuando a sfidarmi anche nel lavoro e nell’attività buddista.
Intanto, dal 2009 mi è stata offerta l’occasione di sostenere a livello nazionale i giovanissimi che frequentano le attività della Gakkai. È stata una sfida difficile e molto importante per me che ho difficoltà a fare progetti e a coltivare grandi sogni, e per incoraggiare questi tesori preziosi mi sono sempre ispirata alla visione che ha sensei per loro, ampliando la mia percezione del futuro.
Grazie a questa attività ho deciso di sfidarmi anche all’università per diventare maestra, convinta che il mio contributo più importante per la pace sia dedicarmi a far crescere futuri leader di valore. Per potermi iscrivere ho ottenuto una borsa di studio che comportava di stare sempre in pari con gli esami, in un percorso di cinque anni.
Alla fine del quarto anno mi sono resa conto che stavo studiando più che altro per senso del dovere e ho iniziato a recitare Daimoku per diventare assolutamente felice, anche a costo di mandare tutto all’aria e abbandonare i miei studi. Invece, grazie al Daimoku la qualità del mio studio è migliorata e sono riuscita a superare in meno di un anno ventuno esami.
Mentre determinavo di trovare un lavoro per continuare a mantenere i miei studi sono stata incoraggiata a recitare Daimoku per adempiere alla mia missione come discepola di sensei e per kosen-rufu, con la convinzione che la mia vita è unica e preziosa. Così ho “disegnato” mentalmente il lavoro che desideravo, pensando alle mie passioni e a ciò che mi fa star bene: oggi lavoro con finanziamenti comunali come Educatrice di strada, per promuovere tra gli adolescenti stili di vita sani, incoraggiandoli a credere nei loro sogni, per ridurre il consumo di sostanze stupefacenti e gli episodi di delinquenza.
A luglio la mia ultima sessione di esami coincideva con il terzo corso nazionale della Divisione futuro. Temevo di non essere in grado di conciliare lavoro, studio e attività, ma ho superato la paura decidendo di non lesinare i miei sforzi. Sono riuscita a finire tutti gli esami prima di qualsiasi altro studente “a tempo pieno”, e sono certa che questo è il beneficio per non aver mai considerato l’attività buddista come qualcosa che mi toglie tempo.
Grazie a quest’esperienza sento che la vita ha potenzialità incredibili e il nostro Daimoku le fa emergere oltre ogni previsione. Dopo questa esperienza ho partecipato per la prima volta al corso mondiale della Divisione giovani in Giappone, dove ho promesso al maestro di coltivare la mia fede per tutta la vita, senza farmi mai sconfiggere.
Il presidente Ikeda scrive: «Ascoltare con attenzione i problemi che affliggono un amico e incoraggiarlo con tutto il cuore, parlargli del Buddismo nella speranza che anche lui possa essere felice, recitare Daimoku per lui: questa nostra lodevole pratica quotidiana è la strada che ci collega direttamente al Daishonin. In quel momento, riuscendo a rompere il “guscio” di gretto egoismo che ci avvolge, facciamo battere nel nostro cuore lo stato vitale dei Bodhisattva della Terra, del Budda originale, e mettiamo in moto l’ingranaggio della nostra rivoluzione umana» (NRU, vol. 27, cap. 3 “Strenua lotta”, p.ta 8).
In questi anni mi sono sforzata il più possibile di dialogare sul Buddismo e ho accompagnato molti amici a ricevere il Gohonzon. Sento che questa è davvero l’unica strada per diventare felice e aprire la mia vita… E infatti ho subito incontrato un compagno con cui fare la mia rivoluzione umana e mia sorella, per la prima volta dopo quindici anni di sofferenza, ha iniziato a curarsi e ora sta molto meglio. Grazie a lei ho imparato che la felicità la si può trovare solo nella lotta con le sofferenze e non nell’assenza di difficoltà. La mia famiglia adesso è un luogo pieno di calore dove ognuno si sforza nella sua rivoluzione umana.
Lo scorso 14 febbraio ho discusso la mia tesi dal titolo Daisaku Ikeda, educare alla felicità umana, e sono determinata a far sì che l’Università di Firenze riconosca il contributo del presidente Ikeda all’educazione e alla pace.
Sento una profonda gratitudine per sensei e per tutti i compagni di fede che mi hanno sostenuta, e desidero dedicare tutta la mia vita a espandere questa meravigliosa organizzazione.