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Domande e risposte - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:14

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Domande e risposte

Dopo aver studiato e approfondito insieme alcuni degli scritti di Nichiren Daishonin, sono emersi gli interrogativi su come applicare i princìpi buddisti nella quotidianità. Le risposte dei responsabili nazionali ed europei hanno permesso un confronto su tematiche specifiche

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Dopo aver studiato e approfondito insieme alcuni degli scritti di Nichiren Daishonin, sono emersi gli interrogativi su come applicare i princìpi buddisti nella quotidianità. Le risposte dei responsabili nazionali ed europei hanno permesso un confronto su tematiche specifiche

GRATITUDINE
Cosa significa ricominciare a praticare il Buddismo come se fosse la prima volta, come insegnano il presidente Ikeda e Nichiren Daishonin?

Risponde Tamotsu Nakajima: Il Daishonin ci ha lasciato il compito di realizzare kosen-rufu, e per fare questo il primo punto è la preghiera. Ognuno deve compiere la propria rivoluzione umana – non quella degli altri – e portare avanti la decisione di realizzare kosen-rufu nella vita quotidiana, nella società. Per fare questo è necessario avere il Gohonzon e avere un maestro. È fondamentale anche che le persone condividano il voto dei Bodhisattva della Terra.
Adesso è il momento di ricominciare a praticare correttamente, come spiega sempre sensei nei vari messaggi. Da capo. Ciò che conta è ogni momento della vita quotidiana. Il passato è passato, la nostra esistenza è ora, un continuo presente. In questo attimo cosa decido, come prego, come agisco? Momento per momento sto già creando la causa, ciò che accade poi è la risposta. Ciascuno può accorgersi di quali siano le sue abitudini sbagliate. Ognuno ha le proprie tendenze e un punto di vista personale. Per questo sono fondamentali il Gohonzon, il Gosho e il maestro, per poter affrontare correttamente ogni momento della vita.
Dobbiamo essere in grado di utilizzare al meglio ogni situazione che incontriamo, di per sé non ci sono situazioni negative o positive, ogni difficoltà è un’occasione per migliorare se stessi, per sforzarsi ancora di più. Nichiren Daishonin scrive: «Il saggio si rallegrerà, mentre lo stolto indietreggerà» (I tre ostacoli e i quattro demoni, RSND, 1, 568).
In base alla gratitudine che nutro per ogni cosa intorno a me, cambia completamente il mio modo di vivere. Quanta gratitudine riesco a provare per il presidente Ikeda, per i messaggi di incoraggiamento che ci invia? Sono per la nostra felicità.
Quando ci capita un incidente, ad esempio, allora ci accorgiamo di essere protetti e recitiamo Daimoku con gratitudine, ma normalmente non ne siamo consapevoli. Anche le onde radio non si vedono, ma quando ci sintonizziamo con il nostro apparecchio possiamo ascoltare la musica. Ciò che noi percepiamo è limitato. Ma ogni attimo è permeato dal Daimoku di tante persone intorno a noi: sensei recita tanto Daimoku per tutti, ogni giorno!
Il nostro Daimoku arriva a tutti gli abitanti della terra, perfino agli antenati dell’infinito passato. Viviamo sostenuti da chi ci circonda, dal Daimoku di tutti. Quindi il punto fondamentale è quanta gratitudine proviamo.
Se ci rilassiamo, cadiamo facilmente nelle tendenze personali. È facile uscire dal sentiero corretto del Buddismo, per mantenere la rotta bisogna riflettere bene su ciò che facciamo, momento per momento. Ciò che sto facendo o pensando come buddista, come Bodhisattva della Terra, è corretto? In ogni momento è importante chiedersi: mi sto comportando da vero buddista? Maggiore è la gratitudine che provo, maggiore la fortuna che accumulo. Ognuno deve tener presente la gratitudine e sforzarsi di pensare da buddista, momento per momento. In questo modo si avvicina la realizzazione kosen-rufu.
Se sei sempre lo stesso, se non cambi, come puoi fare shakubuku? Quando cambi, invece, le persone lo notano. È fondamentale manifestare il potere del Buddismo nella vita quotidiana. Questo significa shakubuku. Nello sforzo momento per momento si trova la realizzazione. Nella decisione, nell’azione momento per momento. Non domani.

ALZARSI DA SOLI
Esistono casi in cui è sconsigliato recitare tanto Daimoku, in cui sarebbe opportuno diminuire la quantità o l’intensità del Daimoku, per esempio nel caso di disturbi mentali?

Risponde Suzanne Pritchard: È una domanda che viene rivolta spesso. È difficile dare una risposta generale perché ogni persona, ogni caso è diverso. In questo senso le guide personali sono veramente personali, questo è un punto molto importante.
Ci sono persone che nonostante vivano uno stato di ansia, recitano Daimoku come mitragliatrici. Probabilmente in questo caso può essere utile consigliare di recitare Daimoku per rilassarsi. Ma ogni persona è differente e noi non siamo degli psicologi, non possiamo applicare la stessa guida a tutti. La nostra funzione è di essere responsabili nella fede. Avrete certo sperimentato che quando i membri stanno affrontando momenti particolarmente difficili tendono a non credere nella propria saggezza, nella propria capacità di risolvere e cercano una risposta da fuori. Vorrebbero che noi responsabili prendessimo una decisione al posto loro, e insistono: «Dimmi cosa posso fare». Ma la nostra funzione non è mai dire quale azione intraprendere.
Il nostro compito è sostenere le persone e fare in modo che attraverso la propria preghiera siano in grado di attivare nell’ambiente le figure professionali che le possano aiutare. A volte si tratta di incoraggiarle gentilmente a seguire, ad esempio, ciò che il medico o l’avvocato consiglia loro.
Recentemente una responsabile di un altro paese che fa la psicologa mi ha raccontato la sua esperienza. All’inizio si rivolgeva ai membri come se fossero suoi pazienti, con due conseguenze: trascorreva ore al telefono e inoltre, a un certo punto, si è resa conto di aver creato in loro una vera dipendenza nei suoi confronti. Molte di loro hanno finito per essere sviate nella fede e non sono state più in grado di praticare. A quel punto ha realizzato che il suo compito era pregare con tutto il cuore affinché queste persone potessero costruire una relazione diretta con sensei e che potessero risvegliarsi alla propria missione.
Questo è un punto importante da approfondire: come possiamo aiutare le persone a creare una relazione diretta con sensei?
Un anno fa ho partecipato in Giappone a una sessione di domande e risposte con il vice presidente della SGI Yoshiki Tanigawa che ha parlato della campagna di Osaka, quando Toda riuscì nell’impresa di trasformare una situazione impossibile in possibile. A quel tempo c’erano pochi membri a Osaka, di cui molti giovani nella fede. Inoltre il presidente Toda non aveva occasione di visitare quella zona e quindi i membri non lo conoscevano. Ma grazie alle azioni di Daisaku Ikeda, che allora era un giovane responsabile, arrivarono a capire che tipo di leader fosse Toda. Attraverso lo spirito di ricerca del giovane Ikeda e il suo profondo rispetto verso il suo maestro, arrivarono a comprendere la grandezza di Toda, anche se non lo avevano mai incontrato direttamente. Attraverso le sue azioni mostrava lo spessore del suo maestro.
Noi responsabili dovremmo avere la determinazione costante di non creare nei membri dipendenza nei nostri confronti, e fare in modo che questo non accada mai.

CUORE A CUORE
Come possiamo incoraggiare i membri a sviluppare lo spirito dell’offerta, di dedicare la vita a kosen-rufu?

Risponde Hideaki Takahashi: Come ho avuto già occasione di raccontarvi, ho lavorato per più di quattordici anni nello staff della segreteria di sensei e ho potuto osservare da vicino la magnifica attività che portava avanti prendendosi cura di ogni singola persona. Poiché è il presidente di un’organizzazione internazionale, potreste esservi fatti l’idea che sensei usi incoraggiare gli altri tenendo discorsi davanti a centinaia di persone, ma non è così. Anche quando parla a una vasta platea il suo atteggiamento è comunque quello di rivolgersi a ogni singola persona, di guardare dritto negli occhi uno a uno i presenti. Nei video delle riunioni di Centro vediamo che spesso interpella direttamente singole persone, soprattutto i giovani. Sono rapidi scambi di botta e risposta, ma i diretti interessati potranno confermarvi che questi momenti sono incisi dentro di loro in modo indimenticabile.
Una delle cose che non dimenticherò mai è come sensei si comportò dopo essere stato costretto a dimettersi dalla carica di presidente della Soka Gakkai nell’aprile del 1979: iniziò ad andare a trovare a casa i membri nell’intento di ricostruire un’organizzazione basata sullo spirito di non dualità di maestro e discepolo. Nell’arco di pochi anni, il presidente Ikeda fece circa quattrocento visite a casa, e a volte ebbi occasione di accompagnarlo.
Le grandi campagne di Kamata e Osaka, furono realizzate in questo modo, senza fare discorsi altisonanti. In quel periodo gli altri responsabili soprannominarono sensei “il sottomarino”, perché spesso non sapevano dove fosse, e poi scoprivano che era stato a far visita a membri o responsabili che si stavano impegnando in prima linea per kosen-rufu. Avendo potuto osservare direttamente il suo modo di agire i responsabili di allora hanno compreso come far avanzare il movimento di kosen-rufu, come incoraggiare e ispirare una persona dopo l’altra.

CONSAPEVOLEZZA CRUCIALE
Il principio dello hosshaku kempon è sempre stato riferito alla vita di Nichiren Daishonin, ma ora se ne parla in relazione alla Soka Gakkai e alla nostra vita quotidiana. Quale significato riveste in questa differente accezione?

Risponde Hideaki Takahashi: Il principio dello hosshaku kempon, che significa “abbandonare il transitorio e rivelare l’originale”, è uno dei più importanti del Buddismo di Nichiren Daishonin. Fino a poco tempo fa questo concetto veniva spiegato solo dal punto di vista particolare, ma grazie alle profonde spiegazioni del Buddismo del presidente Ikeda, oggi conosciamo anche il suo significato più ampio.
Il primo hosshaku kempon nella storia del Buddismo è quello rea­lizzato da Shakyamuni, che nel capitolo Durata della vita del Tathagata del Sutra del Loto rivela la sua vera identità di Budda illuminato non in questa vita, ma dal tempo senza inizio (cfr. SDL, 295).
Questa interpretazione è dovuta alla comprensione profonda del significato celato in questo capitolo, che Nichiren Daishonin ha spiegato in modo chiaro parlando dell’Illuminazione di Shakyamuni.
Il Daishonin, invece, ha compiuto il suo personale hosshaku kempon durante la persecuzione di Tatsunokuchi, quando abbandonò la sua identità di comune mortale per rivelare quella di Budda originale. In seguito a ciò il Daishonin iniziò a iscrivere il Gohonzon. Ma fin qui si tratta ancora dell’aspetto “particolare” del principio, poiché sia Shakyamuni che il Daishonin nella loro esistenza hanno vissuto questo evento un’unica volta.
Fino ai tempi della lotta per kosen-rufu condotta da Makiguchi e Toda a costo della vita, nessuno aveva mai spiegato in altro modo il significato di questo principio. Josei Toda con la sua Illuminazione in carcere si risvegliò alla consapevolezza di essere un Bodhisattva della Terra, realizzando il proprio hosshaku kempon e Makiguchi nell’ultimo periodo della sua vita affermò che anche la Soka Gakkai doveva fare il proprio hosshaku kempon. Quando Toda venne nominato secondo presidente, dichiarò che era giunto il momento dello hosshaku kempon della Soka Gakkai, in cui ogni membro si doveva risvegliare alla propria identità di Bodhisattva della Terra. Grazie alla dedizione senza limiti per realizzare kosen-rufu nel mondo, oggi anche noi siamo consapevoli del significato di questo principio riferito alla Soka Gakkai.
Nella Nuova rivoluzione umana, ad esempio, il presidente Ikeda spiega che il voto di Nichiren Daishonin, la sua determinazione profonda, era mettere in condizione tutti di realizzare lo hosshaku kempon individuale, così come aveva fatto lui. Questa è la via di non dualità di mae­stro e discepolo.
Avanzando verso il 18 novembre, sento la determinazione di sensei di dare inizio a una nuova epoca, una nuova partenza della SGI come religione mondiale. Questo è lo hosshaku kempon in cui emerge l’aspetto originale della SGI: ognuno deve maturare questa consapevolezza, risvegliarsi alla sua vera identità di Bodhisattva della Terra. Grazie a questo il nostro movimento si diffonderà su scala mondiale.

GIOVANI E ADULTI
Come posso incoraggiare al meglio la Divisione giovani a fare tesoro dell’esperienza degli adulti?

Risponde Suzanne Pritchard: Qualche anno fa il presidente Ikeda ha spiegato che quando una stella muore, un’altra stella nasce. Il Buddismo dice che la vita è un fluire incessante di energia tra fase manifesta e latente. Solo attraverso la fede è possibile comprendere tutto ciò: ogni cosa nell’universo è energia. Per esempio, questo davanti a me sembra un tavolo, e in effetti lo è. Se si potesse osservare l’infinitamente piccolo, vedremmo innumerevoli atomi tenuti insieme dalla forza d’attrazione, e questo vale sia per le nuvole che per un bicchiere d’acqua.
Sensei ha anche affermato che se avessimo la possibilità di percepirlo, scopriremmo che l’universo sta vibrando e risuonando di energia. Noi non lo sappiamo, ma la Divisione giovani di oggi potrebbe essere stata la Divisione adulti nelle nostre vite precedenti, e in questo viaggio attraverso l’eternità che stiamo compiendo insieme, a volte facciamo parte della Divisione giovani, altre volte della Divisione adulti, alternandoci e dandoci il cambio. Quindi, dal punto di vista della legge di causa ed effetto, dobbiamo fare molta attenzione a come ci rapportiamo gli uni con gli altri.
La natura di Budda è il fattore che armonizza tutte le cose, mentre l’oscurità fondamentale causa disunità. Un Budda non discrimina nessuno, né per l’età, né per genere o razza. Una guida di sensei ci propone quattro punti apparentemente semplici, ma in realtà molto profondi:

  1. diventa una persona in grado di riconoscere il valore e gli sforzi degli altri;
  2. diventa una persona che loda gli altri;
  3. diventa una persona che incoraggia gli altri;
  4. diventa una persona che fa tesoro degli altri e considera gli altri come un tesoro.

Se la Soka Gakkai italiana riuscirà a far sì che questi quattro punti vengano messi in pratica in ogni angolo dell’organizzazione, allora potrà rea­lizzare il proprio hosshaku kempon e diventare un modello per tutto il mondo.

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