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Domande e risposte - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:28

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Domande e risposte

Durante il corso donne che si è tenuto a febbraio ci sono stati anche dei momenti dedicati a domande e risposte. Ne riportiamo alcune

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Qual è il senso della responsabilità nella Soka Gakkai, e come si può creare una profonda armonia tra corresponsabili? In relazione a ciò, possiamo approfondire i ruoli di responsabile centrale e vice?

Risponde Rosanna Sorelli, responsabile nazionale donne

Questa domanda viene spesso proposta durante i corsi e le riunioni. Oltre alle nostre esperienze personali, c’è moltissimo materiale del presidente Ikeda e del presidente Toda che ci spiegano perfettamente qual è l’atteggiamento corretto nel portare avanti le nostre attività per kosen-rufu.

In Vi affido i membri della Soka Gakkai, ad esempio, si legge:

«Toda disse: “Il modo in cui pianificate e portate avanti le attività dell’organizzazione, il tipo di indicazioni che date ai membri per incoraggiarli ad alzarsi da soli e ad agire, sono cose della minima importanza. Sono piuttosto la vostra passione e l’assoluta convinzione nella fede che spingono l’organizzazione ad avanzare”. Non si trattava di elaborare piani o escogitare mezzi, ma di ritornare al punto originale della fede» (IBISG, pag. 3)

Un punto importantissimo quindi è la passione. Senza passione è difficile portare avanti una responsabilità, si sente pesantezza e si finisce per vedere tutto come qualcosa di troppo grande per noi.
Sensei spiega:

«D’altronde, ciò che devono fare i responsabili cambia con il mutare dei tempi. Per esempio, se in passato un atteggiamento formale poteva essere una qualità importante per un responsabile, oggigiorno è necessario mostrarsi cordiali e disponibili. Tuttavia se i responsabili smettono di crescere e diventano arroganti, non sentiranno più l’esigenza di cambiare e migliorare se stessi. […] Così facendo rimarranno indietro e finiranno per diventare un freno al progresso di kosen-rufu» (Ibidem, pag. 12)

Da qui si capisce che la responsabilità è un’opportunità per cambiare e migliorare noi stesse, ma deve esserci una seria volontà di farlo.
Inoltre, Sensei cita la passione tra i requisiti fondamentali della rivoluzione umana di una persona. Infatti scrive:

«Il quinto tratto distintivo della rivoluzione umana […] è la passione. Il vero praticante del Buddismo del Daishonin brucia di passione per realizzare kosen-rufu e la sua vita risplende. Per quanto intelligenti, se non abbiamo passione ed entusiasmo, potremmo affermare senza esagerazione che siamo poco più di cadaveri viventi. La passione è un requisito anche per la felicità. Nella maggior parte dei casi, l’essere o meno felici dipende dall’essere o meno in grado di provare passione per le cose che fanno parte della vita» (Cos’è la felicità, Esperia, pag. 10)

Non sempre abbiamo questo atteggiamento “spumeggiante”, ma questo è l’atteggiamento a cui dovremmo mirare, come responsabili, questa è la determinazione che dovremmo avere ogni giorno: “Io voglio essere così. Voglio migliorare me stessa, voglio diventare felice aiutando gli altri a essere felici”.
L’essere felici o meno dipende dalla nostra passione per kosen-rufu. Questo è il compito dei responsabili. In un Incoraggiamento delle quattro stagioni Sensei afferma:

«Una persona che si risveglia alla propria missione
e continua a intraprendere nuove sfide
rinnovando il suo ichinen “giorno dopo giorno e mese dopo mese”
è sempre animata dallo spirito fresco di migliorarsi e avanzare.
Un individuo di questo tipo è un grande vincitore in quanto essere umano»
(NR, 681, 10)

Sensei scrive:

«Permettetemi di cominciare chiarendo l’atteggiamento che i vice responsabili dovrebbero coltivare. Solo perché non sono responsabili centrali non dovrebbero tenersi in disparte ed essere passivi nelle attività. Quando ci estraniamo dall’organizzazione perdiamo il senso di responsabilità. Sentirsi responsabili di kosen-rufu in ogni momento è il vero barometro della fede. D’altronde, i responsabili centrali dovrebbero lavorare a stretto contatto con i loro vice assicurandosi che possano esercitare le loro capacità al massimo, senza trattenersi e facendo in modo che si sentano completamente coinvolti»
(NR, 794)

Quindi, in sintesi: «L’unità dell’organizzazione inizia dall’unità tra i responsabili centrali e i loro vice».

Da ciò si capisce quanto è importante lavorare insieme per kosen-rufu, ognuno con le proprie caratteristiche e peculiarità. Bisogna comprendere che solo mettendo insieme le nostre diversità si può svolgere un meraviglioso lavoro per kosen-rufu.
Ognuno di noi ha le proprie caratteristiche e questo è un punto di forza, non di debolezza. D’altra parte nessuno di noi è insostituibile.
L’unità è il requisito essenziale per il progresso di kosen-rufu. Non se ne può fare a meno. Anche se a volte si pensa: “Come starei bene senza quella persona, che attività meravigliosa si potrebbe fare se solo non ci fosse quel responsabile” ma kosen-rufu non funziona così…
Anzi, bisogna agire per mettere in atto un cambiamento, una visione diversa che ci permetta di trasformare ciò che ci blocca nella nostra rivoluzione umana.
Sensei afferma:

«Kosen-rufu comincia sempre con la rivoluzione umana di un singolo individuo. Una persona prende l’iniziativa con determinazione e incoraggia un’altra a fare lo stesso; poi ne ispirerà un’altra e poi un’altra ancora. Il coraggio di un individuo richiama il coraggio degli altri. Questa catena di determinazione trasmessa da una persona all’altra, da cuore a cuore, è la chiave per lo sviluppo del nostro movimento. Perciò per l’espansione di kosen-rufu è indispensabile far crescere il maggior numero possibile di persone che si dedicano a realizzare questa grande missione» (NR, 486, 9)

Quindi, approfondire questa determinazione, o ichinen, non dipende dalla responsabilità o dal ruolo che abbiamo nell’organizzazione. Dipende dal nostro atteggiamento nella fede. È solo questione di fede.
Dipende dal decidere se vogliamo essere “quell’unica discepola” che fa la differenza, che dice: “Non importa quali difficoltà dovrò affrontare, io sono Shin’ichi Yamamoto!”.
Perciò, ogni giorno determiniamo: “Io sono quell’unica discepola che… non smetterà mai di praticare, non tradirà mai il suo maestro e la Soka Gakkai, non tradirà mai le sue compagne di fede, non mollerà mai…. Io sono quell’unica discepola che farà shakubuku ai giovani e li sosterrà, perché sono il motore di kosen-rufu, e questo ora devo fare!”.


In questi tempi di instabilità e forte incertezza economica molti membri stanno affrontando seri problemi economici. Comprendendo quanto sia importante la pratica dell’offerta, anche in denaro, come possiamo incoraggiare ogni persona a sperimentare tale aspetto?

Risponde Tomoko Kimura, sostenitrice nazionale donne

L’offerta in denaro per kosen-rufu è espressione della sincerità della nostra fede.
Una fede coraggiosa, una fede risoluta e costante, questo è lo spirito della Soka Gakkai. Naturalmente non dobbiamo sentirci in dovere di fare l’offerta, ognuno deve sentirsi libero di contribuire con gioia, fiero di far parte di questa organizzazione. Se aiutiamo le persone a comprendere correttamente questo spirito, sentiranno spontaneamente il desiderio di partecipare all’offerta per kosen-rufu. Attraverso le visite a casa, le guide personali, dialogando, facciamo in modo che ogni persona possa comprendere fino in fondo questo spirito. Se il nostro cuore è sincero, l’offerta è per noi stessi una causa di buona fortuna, di crescita spirituale e di miglioramento personale. È il cuore che è importante. 

Ne La nuova rivoluzione umana si legge:

«Fin dalla giovinezza Shin’ichi era stato convinto che dedicarsi a kosen-rufu significasse “piantare semi nel terreno della fortuna”. Ricordava gli sforzi incessanti per proteggere e sostenere Josei Toda, che da solo si era assunto la responsabilità di propagare gli insegnamenti del Daishonin, pur trovandosi in gravi difficoltà economiche.
Lo stipendio di Shin’ichi era sempre in arretrato e lui si era imposto di ridurre drasticamente le spese per poter disporre di un po’ di denaro da destinare alle attività della Soka Gakkai.
Questa decisione era stata per lui fonte di gioia e se ne sentiva orgoglioso dal profondo del cuore. Aveva trascorso un intero inverno senza cappotto, perché appena riceveva del denaro ne utilizzava buona parte per contribuire alle spese che Toda sosteneva per le attività. Era convinto che fossero stati proprio quegli sforzi a consentirgli di risolvere tutti i suoi problemi di salute e di assumere la presidenza della Gakkai con fiducia.
Nessuno l’aveva spinto a fare tutto ciò, aveva agito spontaneamente e con gioia.
Dopo queste lunghe riflessioni, confortato anche dalla lettura del Gosho, decise di permettere che tutti i membri contribuissero con le loro offerte alla costruzione della Grande sala dei ricevimenti, così che ognuno potesse “seminare nel terreno della fortuna” della propria vita.
Shin’ichi pensava a tutti quegli individui come a dei nobili bodhisattva. “Molti di loro sono poveri al momento, ma di sicuro conosceranno un grande benessere in futuro. Farò quanto in mio potere per far sì che ciò accada. Devo lodare la loro sincerità e riverirli come farei con il Budda in persona”» (NRU, 4, 91)

Inoltre, nel Gosho Nichiren Daishonin scrive:

«Quando si donano cose agli altri si ravviva la loro carnagione, si dà loro forza e se ne prolunga la vita. Quando si accende una torcia per qualcuno di notte si fa luce non solo a quella persona, ma anche a se stessi. Così, quando si ravviva la carnagione degli altri si ravviva anche la propria, quando si dà loro forza se ne dà anche a se stessi, quando si prolunga la loro vita si prolunga anche la propria. Il Sutra del Loto alimenta la carnagione del Budda Shakyamuni, la forza dell’Onorato dal Mondo, la vita del Tathagata. Quando una persona malata fa offerte al Sutra del Loto la malattia si allevierà, la carnagione si illuminerà e la forza aumenterà» (I vestiti e il cibo, RSND, 2, 1002)

Il Daishonin afferma che quando si accende una torcia per qualcuno si fa luce anche sul proprio cammino, e quando si dà forza agli altri se ne dà anche a se stessi.
Quindi, il più grande beneficio derivante dell’offerta è la salute del corpo e dello spirito, perché l’offerta basata su una fede sincera fortifica e purifica la nostra vita.   


Molti adulti si stanno impegnando in una seria preghiera affinché la nostra splendida organizzazione possa accogliere sempre più giovani. Il problema dell’invecchiamento della popolazione è molto presente in Italia.
Nel 2050 il 35% della popolazione avrà più di 65 anni, mentre solo l’11% meno di 15. Si potrebbe iniziare a pensare a uno sviluppo della nostra organizzazione e delle nostre attività da qui ai prossimi trent’anni che tenga conto di questo cambiamento?

Risponde Giulia Cesaroni, segretaria nazionale donne

È un tema molto importante perché, quanto a invecchiamento della popolazione, l’Italia è seconda solo al Giappone. Da un certo punto di vista è utile avere un esempio di organizzazione che affronta prima di noi un problema di tale entità. Quindi, come prima cosa possiamo osservare quello che fanno nella Soka Gakkai in Giappone e decidere cosa è adatto al nostro contesto. Per esempio, negli ultimi anni abbiamo dato vita all’attività dei Giovani gigli bianchi…
Se applichiamo le proiezioni utilizzate sulla popolazione italiana alla popolazione dei praticanti, lo sbilanciamento verso gli adulti è naturale, ma siamo quasi 100.000 membri su 56 milioni di italiani, quindi non è detto che la Soka Gakkai debba per forza rispecchiare la piramide per età della società italiana!
Il Buddismo ci insegna a manifestare “saggezza in ogni circostanza” quindi, anno dopo anno, dovremo stabilire con saggezza quali saranno le attività necessarie e cosa manca… ad esempio ci stiamo confrontando riguardo a un eventuale gruppo Molti tesori.
Mi ha colpito il discorso del presidente Minoru Harada all’ultima riunione di centro, dal titolo Impariamo dai giovani e continuiamo ad avanzare con spirito giovane! (NR, 794).
Mi ha colpito come lui parla della generazione Z, delle loro caratteristiche, e la sua riflessione su come far comprendere lo spirito Soka a generazioni così diverse dalla nostra.
A un certo punto il presidente Harada fa un’affermazione molto forte:

«È fondamentale che noi delle generazioni precedenti riesaminiamo una per una le nostre idee legate al senso comune del passato» (ibidem).

Troppo spesso, rispetto ai giovani, partiamo con il giudizio, come se il nostro modo fosse quello giusto e basta. Non è così. Dobbiamo fare come ci incoraggia il presidente Harada, cercando di capire, ascoltare, e manifestare una saggezza tale che ci permetta di fare le scelte giuste per accoglierli.
Non possiamo prevedere come sarà l’attività da qui a trent’anni, ma sicuramente è importante essere pronte a cambiare a ritmo con il cambiamento dei tempi, sviluppando la saggezza che ci permette di accogliere nuove idee e di dare spazio alle nuove generazioni.

Le riviste online hanno dato un forte impulso al movimento di studio e allo spirito di ricerca personale. Avere a disposizione nuovi materiali ogni giorno sta entusiasmando molti membri che nelle varie riunioni riportano ciò che hanno appena letto. Tuttavia i membri più avanti negli anni o che dispongono solo di dispositivi obsoleti non riescono a usufruirne come vorrebbero, e questo può farli sentire a disagio e come “fuori ritmo”…
Come possiamo incoraggiare queste persone?

Risponde Valentina Dughera, coordinatrice nazionale delle giovani mamme

Se mia mamma fosse in questa sala, la domanda l’avrebbe certamente fatta lei!
Sembriamo le due protagoniste di questa domanda: io iperconnessa che non mi perdo un aggiornamento della pagina, e lei che litiga con lo smartphone che le dice che l’email o la password sono sbagliate…
Vorrei condividere brevemente la mia esperienza personale a riguardo.Ho sottoscritto il primo abbonamento ancora minorenne e ho fatto attività per molti anni nel Volo Continuo, la rivista Soka dei giovani. L’ho visto crescere ed evolversi, così come ho visto le nostre pubblicazioni cambiare nome, formato, periodicità…
Prima di diventare mamma ho fatto parte per qualche anno della squadra nazionale giovani. Ricordo quanto Daimoku ho recitato affinché ogni membro potesse avere un canale sempre più diretto con il maestro, a prescindere dalla responsabilità.
E proprio quando sono diventata mamma e ho cambiato tipo di attività ho provato una forte gratitudine per le nostre riviste, che mi hanno salvata! Nelle notti insonni, infatti, leggevo dal cellulare le puntate de La nuova rivoluzione umana riuscendo a mantenere un legame stretto con Sensei.
Negli anni le riviste sono diventate sempre più quel canale prezioso grazie al quale ogni discepolo, senza differenza tra membri e responsabili, può dialogare direttamente con il maestro leggendo i suoi incoraggiamenti più recenti.
Credo che il beneficio di avere delle riviste che ci permettono di leggere quasi in tempo reale le guide del maestro, dipenda da due aspetti, come due facce di una stessa medaglia.
Da una parte abbiamo l’instancabile lavoro delle redazioni, che desiderano renderle disponibili il prima possibile; dall’altra il serio spirito di ricerca dei membri italiani che hanno creato la condizione per far diventare le nostre pubblicazioni così agili e dinamiche.
È proprio il cuore che ricerca costantemente il maestro a creare le giuste condizioni affinché questo profondo legame possa crescere sempre di più!
Tornando alla difficoltà descritta nella domanda, vorrei sottolineare che possiamo incoraggiare tutte le persone che non hanno dimestichezza con il digitale dicendo loro di non preoccuparsi, perché la NR Selezione che arriva ogni mese è stata ideata proprio per questo motivo e in nessun modo devono sentirsi svantaggiate. Nella NR Selezione troviamo tanti incoraggiamenti di Sensei che possiamo portare con noi per mesi e approfondire e condividere in ogni incontro cuore a cuore!
Inoltre vorrei invitare tutti coloro che hanno dimestichezza con il digitale a prendersi qualche momento, proprio come succede in famiglia, magari in un incontro personale o dopo lo zadankai, per aiutare chi ha più difficoltà ad accedere ai siti web delle riviste.
Come ho detto prima, lo spirito di ricerca di ogni singolo membro è il motore della relazione con il maestro. Sostenere le nostre riviste attraverso l’abbonamento è una causa fondamentale per continuare ad approfondire questo legame.
Oggi, con il gran numero di pubblicazioni che riceviamo, potremmo pensare che la fase pionieristica del nostro movimento sia conclusa. Sappiamo però che al di là delle circostanze esterne, dovremmo sempre approfondire questo spirito di ricerca senza dare nulla per scontato, impegnandoci a realizzare una crescita ancora più grande.
Il maestro Ikeda nella lezione su Lettera a Misawa ci esorta a coltivare «una fede autonoma che è una fede che non regredisce» (BS, 226, 39).
Le nostre riviste sono lo strumento più egualitario che si possa desiderare.
È proprio grazie a esse che posso diventare quel tipo di discepola che lotta insieme al maestro dialogando intimamente con lui, senza intermediari, portando avanti il flusso di kosen-rufu insieme a tutti i compagni di fede.


A volte, nel momento in cui ci si trova a riorganizzare l’attività o a proporre nuove nomine, è difficile individuare successori oppure emergono divergenze di opinione riguardo a quali aspetti considerare nella scelta dei nuovi responsabili…

Risponde Rosa La Piana, vice responsabile nazionale donne

È difficile rispondere a questa domanda: nonostante siamo tutte responsabili da tanti anni e ci siamo trovate tante volte a riorganizzare o a fare nuove nomine, molto spesso nascono problemi o incomprensione tra noi.              
Allora ci affidiamo al nostro maestro, che sulle nomine dei nuovi responsabili afferma:

«Nella Soka Gakkai un responsabile si valuta in base ai risultati concreti e alle reali capacità. A quante nuove persone riesce a far conoscere il Buddismo? Riesce a espandere la comprensione nei confronti del nostro movimento? A far crescere i membri? A proteggere la Soka Gakkai?»
(Vi affido i membri della Soka Gakkai, IBISG, pag. 91).

Proteggere la Soka Gakkai vuol dire avere nel cuore Sensei e i membri. Sulla base di queste valutazioni ci si incontra e si dialoga insieme. Può capitare di non essere tutti d’accordo, allora si recita Daimoku per la felicità della persona che si vuole nominare.
Se ci basiamo sul desiderio di far progredire kosen-rufu, sicuramente viene fuori la soluzione migliore.
Io personalmente, quando faccio attività e incontro i membri, oppure mi confronto sulle nuove nomine, penso spesso alla frase di Sensei che dice:

«Spero che tutti i responsabili si prendano cura con calore e gentilezza, in vece mia, di tutti i membri»
(Saggezza, 3, 381)

È una guida importante che mi ricorda che sto agendo a nome di Sensei, e questa è una grandissima responsabilità.
Se teniamo conto che stiamo agendo a nome di Sensei, possiamo dialogare tranquillamente e troveremo la soluzione. A ogni modo, una volta affidata una responsabilità a una persona sarà nostra cura starle vicino e farla crescere affinché possa diventare più “brava” di noi.
L’attività che portiamo avanti ogni giorno è incoraggiare tante donne e anche individuare le nostre successore sulla base delle caratteristiche che ci ha indicato Sensei.
Come responsabili dobbiamo sviluppare la capacità di far crescere tante persone giovani che possano prendere il nostro posto o assumersi responsabilità più alte.  
Ne La nuova rivoluzione umana, volume 30, Sensei scrive:

«Finché ci sarete voi giovani, io sarò tranquillo. Vi prego di fare di me il fondamento della vostra vita e di superarmi, diventando come immensi alberi. Io vi ammirerò, vi loderò nutrendo sempre per voi una profonda stima» (NR, 653, 32)

Credo che questo sia il nostro compito. Animate da un sincero desiderio di far crescere le nuove generazioni, rivolgiamoci ai Giovani gigli bianchi, alle Giovani mamme e al Gruppo giovani con lo stesso atteggiamento di Sensei: «Io vi ammirerò, vi loderò nutrendo sempre per voi una profonda stima».
Andiamo avanti unite, creando armonia. Fiere, con il sorriso, vinciamo insieme!


Come comportarci con quei responsabili, soprattutto di alto livello, che con il loro agire creano dubbi e fazioni tra i membri, senza creare a nostra volta disunità?

Risponde Suzanne Pritchard, responsabile europea donne e giovani donne

Sensei afferma che kosen-rufu è sempre e ovunque una battaglia tra il Budda e le funzioni demoniache.
Nel 2018 la Soka Gakkai USA ha organizzato una grande attività dal titolo “50.000 leoni di giustizia”. Poco tempo dopo si tenne un corso in Giappone e i responsabili degli Stati Uniti rivolsero una domanda al presidente Minoru Harada, spiegando che avevano fatto un grande balzo in avanti ma erano sorti molti problemi che stavano causando divisioni tra le persone.
Il presidente Harada spiegò che quando kosen-rufu avanza, le funzioni demoniache emergono e sembrano moltiplicarsi come parassiti nelle viscere del leone. Come possiamo riconoscere quando questi parassiti insorgono? Queste persone utilizzano le guide di Sensei ma allo stesso tempo cercano di creare divisioni all’interno dell’organizzazione.
Quanto descritto non accade solo negli Stati Uniti, ma è l’essenza stessa delle funzioni demoniache. Anche in Giappone sono emerse persone di questo tipo, di tanto in tanto.
Nel 1975 Harada faceva parte del Gruppo giovani. Insieme ai responsabili giovani organizzarono una riunione, a cui Sensei non poté partecipare, ma alcuni responsabili condivisero il suo incoraggiamento per quella riunione incoraggiandoli così:

«Potrebbe andare tutto bene adesso, ma in futuro qualcuno potrebbe pensare di essere il successore di Sensei e diventare un ostacolo tra Sensei e i membri. Potrebbe pensare di essere speciale, o una sorta di intermediario.
Dovreste sempre avere lo spirito di proteggere il maestro, di mantenere una connessione diretta con lui e di non essere mai influenzati dalle parole carismatiche di una persona del genere».

A quel tempo quei giovani non compresero fino in fondo la profondità di quelle parole, ma poco tempo dopo il responsabile del Dipartimento di studio lasciò la Soka Gakkai e, insieme a un ex avvocato della Gakkai, diceva: “Noi rappresentiamo i successori del presidente Toda, e la Soka Gakkai di oggi è sulla strada sbagliata”.
Quando si trovarono ad affrontare quella situazione compresero ciò che Sensei intendeva, ossia che le funzioni demoniache si manifestano in modi diversi e potrebbero anche comparire nella nostra vita per distruggere la nostra fede!
Le forze dell’oscurità fondamentale non annunciano il loro arrivo e sono difficili da riconoscere. Si mascherano dietro al buon senso e potrebbero apparire legittime. Quando ci imbattiamo in questo tipo di comportamento, è importante riconoscere la funzione demoniaca.
Come? Per prima cosa bisogna lucidare costantemente lo specchio della propria fede, il che significa fare Gongyo tutti i giorni e studiare costantemente il Gosho e La nuova rivoluzione umana.

«Giorno dopo giorno, diventerete quel tipo di persone che riescono a percepire e a riconoscere le funzioni demoniache. Se il vostro specchio è appannato non potrete riconoscere le funzioni demoniache per quello che sono e ne sarete sopraffatti.  Il vostro studio quotidiano del Gosho e delle guide di Sensei rappresenta lo strumento migliore per individuare e riconoscere le funzioni demoniache»

Il presidente Harada ci trasmise questa guida in cui Sensei ci incoraggia a diventare persone sagge che riescono a riconoscere chiaramente questo tipo di funzioni.
In molti episodi de La nuova rivoluzione umana, Sensei ha descritto le caratteristiche comuni tra coloro che cercano di utilizzare il movimento di kosen-rufu per la loro auto-esaltazione e per il loro tornaconto personale.
A questo proposito vi prego di rileggere il capitolo “Grida di vittoria” del volume 30.
Dopodiché, avendo riconosciuto questa manifestazione dell’oscurità fondamentale, è importante rispondere in unità, basandosi sulla jihi buddista. Il termine jihi viene spesso tradotto come compassione, ma il primo carattere,ji, significa togliere la sofferenza, o fendere l’oscurità fondamentale. Mentre il caratterehi indica la gioia di liberare una persona dal cammino di sofferenza che ha intrapreso.
Toda Sensei affermò che il movimento per kosen-rufu era più importante della sua stessa vita. Nel Buddismo, uno dei più gravi dei cinque peccati capitali, al pari di uccidere, consiste nel causare disunità e scompiglio nella comunità dei credenti. Questa affermazione potrebbe sembrare eccessiva a un primo sguardo, ma quando diventiamo consapevoli che il movimento di kosen-rufu costruito da Sensei rappresenta una rete di persone che trasformerà il karma dell’umanità caratterizzato da guerre, ingiustizie, disuguaglianze e sofferenze, allora appare chiaro quanto coloro che con le loro azioni causano dubbi e confusione ostacolando il progresso di questo movimento, stiano mettendo le cause per perpetuare la sofferenza dell’intera umanità.
Per questo motivo è considerata un’offesa tanto grave e dobbiamo far sentire la nostra voce in maniera decisa, sia per proteggere il singolo individuo che per kosen-rufu mondiale. Sensei scrive:

«L’apertura mentale non presuppone che si ignorino le dottrine malvagie o fuorvianti, significa avere una compassione tanto vasta e profonda da offrire a chiunque la possibilità di diventare felice. Per questa ragione è importante combattere risolutamente contro qualsiasi malvagità che causa l’infelicità delle persone (NRU, 3, 107)

Inoltre Sensei scrive:

«Fu con questo spirito che Nichiren, mosso dal desiderio di condurre tutte le persone alla felicità, continuò a battersi risolutamente contro la natura demoniaca che getta le persone nella disperazione e nella sfortuna. Lo spirito fondamentale e immutabile di una vera religione della gente deve essere quello di affrontare e sconfiggere il male che cerca di distruggere il potenziale positivo delle persone e la loro innata bontà. In base a questa premessa, la pratica concreta di ammonire l’offesa alla Legge non deve essere dogmatica.
Il Buddismo di Nichiren Daishonin insegna che la saggezza non è rigida e inflessibile: nel rimproverare l’offesa alla Legge, la cosa importante è essere animati dalla compassione.
In altre parole, non si dovrebbe mai rimproverare l’offesa alla Legge spinti dalla rabbia o dall’antagonismo, bensì da un sentimento di grande compassione, dal desiderio di impedire a quella persona di cadere in una condizione di sofferenza e disgrazia» (Lezione su Gli argini della fede, BS, 161, 47)

In queste guide possiamo osservare il vero spirito della jihi buddista e comprendere che se per paura di una reazione negativa decidiamo di non agire, in realtà permettiamo a queste persone di continuare a mettere cause che distruggeranno la loro buona fortuna. Questo è un atto che manca completamente dello spirito della jihi e della compassione buddista.
Quando attraverso una chiara percezione agiamo in unità per recidere questa oscurità fondamentale alla radice, proteggiamo il nostro maestro, proteggiamo kosen-rufu, blocchiamo la strada alla sofferenza di coloro che cercano di ostacolare il nostro movimento e purifichiamo le nostre vite. Sensei afferma:

«Per conto nostro, combattere il male ci consente di distruggere la malvagità che esiste nei nostri cuori. Di conseguenza ci mette in grado di affrontare la nostra rivoluzione umana per trasformare positivamente il karma che abbiamo accumulato. Questa è la ragione per cui riteniamo che sia significativo incontrare persone che ci fanno soffrire e scoprire dentro la nostra vita il desiderio di aiutarle a redimersi» (NRU, 3, 111)

Come discepoli di Sensei determiniamo di vincere assolutamente contro le forze delle funzioni demoniache e di adempiere alla nostra missione di bodhisattva di togliere la sofferenza e dare gioia a chiunque, senza eccezioni, e non permettere che alcuna cosa possa mettere un freno alla corrente di kosen-rufu. 

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