«Shin’ichi voleva far capire agli studenti che il vero successo nella vita non si misura da fattori relativi come lo status o la posizione sociale. “Il valore della vostra vita non è determinato dagli altri”, disse. “Siete voi a decidere il vostro valore. È inutile paragonarvi agli altri e farvi influenzare da valutazioni relative o effimere, o preoccuparsi eccessivamente delle opinioni altrui e delle ultime tendenze. Alla fine, queste sono questioni fugaci e inconsistenti come la schiuma sulle onde”. Shin’ichi concluse esortando i nuovi studenti a non essere passivi nello studio o dipendenti dagli altri, ma a perseguire attivamente la strada da loro scelta nella vita in accordo con le loro convinzioni» (NRU, 30, La grande montagna, Esperia, pag. 29).
Questo brano si riferisce a un episodio avvenuto durante la cerimonia inaugurale del nono anno accademico dell’Università Soka, il 9 aprile 1979, in un momento cruciale della vita del maestro Ikeda. Quindici giorni dopo, infatti, si sarebbe dimesso dal ruolo di presidente della Soka Gakkai in Giappone, aprendo di fatto le porte al movimento di kosen-rufu mondiale.
Sensei ripete spesso ai giovani che lo scopo dello studio e della vita è quello di diventare felici. Ci ricorda che la conoscenza di per sé non solo non garantisce la nostra felicità, ma potrebbe addirittura condurci su un sentiero sbagliato creando sofferenza per noi e il nostro ambiente.
Sono entrata a far parte della Soka Gakkai a diciannove anni come membro del Gruppo studenti, e questo incoraggiamento del maestro ha completamente cambiato il corso della mia vita. Credevo che lo studio servisse a diventare più intelligente o ad assicurarsi una buona posizione lavorativa, ma non mi ero mai chiesta fino in fondo il motivo per cui studiavo e – per estensione – per cui vivevo.
Recitando Daimoku per avvicinare il mio cuore a quello di Sensei, ho compreso di avere sempre agito e studiato per piacere agli altri. Ciò si traduceva inesorabilmente nella frustrazione di non essere mai abbastanza, in un forte senso di inadeguatezza nelle relazioni, e nella volontà implicita di primeggiare nello studio.
Il dialogo interiore con il maestro mi ha permesso di aprire il mio cuore agli altri senza paura del giudizio. Come conseguenza, molti miei amici si sono avvicinati alla pratica buddista, e alcuni di loro sono membri della Soka Gakkai.
Il Buddismo spiega che è la sincerità con noi stessi, la direzione del nostro cuore, a determinare il corso della nostra vita. Nella mia esperienza, non si è trattato di un cambiamento repentino ma di un percorso quotidiano e costante.
Il maestro Ikeda ha voluto porre all’ingresso del campus dell’Università Soka una targa con su scritto: «Domandatevi sempre perché coltivate saggezza e conoscenza». Sono parole che mi ricordano di non perdere mai di vista il mio intento: “Sto pregando e agendo per essere ‘perfetta’ o per essere felice?”. Questo allenamento costante a “domandarmi sempre perché” mi ha permesso, negli anni, di ottenere risultati sopra le aspettative nello studio e nel lavoro, e di trasformare molte relazioni di dipendenza in rapporti basati sul valore e il rispetto.
Oggi determino di proseguire su questo sentiero per tutta la vita, con coraggio e gratitudine.