In seguito alle persecuzioni del governo, mentre Makiguchi e Toda erano in carcere, la Soka Gakkai venne distrutta. Quando Toda uscì di prigione, nel 1945, cominciò a ricostruirla. Il suo maestro era morto in carcere e, pur rimasto solo, era certo che la Soka Gakkai sarebbe rinata e avrebbe permesso a tantissime persone di diventare felici.
Sei anni dopo, il 3 maggio 1951, Toda fu nominato secondo presidente della Soka Gakkai. A quel tempo i membri erano circa tremila. Quel giorno Josei Toda dichiarò che prima della sua morte 750.000 famiglie avrebbero abbracciato il Buddismo. L’unico a crederci fu il suo discepolo Daisaku Ikeda, il quale, portando avanti lo spirito di maestro e discepolo, fece sì che questo incredibile obiettivo divenisse realtà sei anni dopo, nel dicembre del 1957, cinque mesi prima della morte del presidente Toda.
In questo mese
DICEMBRE 1957
• viene raggiunto l’obiettivo di 750.000 famiglie dichiarato dal presidente Toda
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Le nostre storie / L’allegria dentro di me
di Carlo, 10 anni, Trento
Passione: il calcio
Quando avevo tre anni, mentre eravamo in vacanza in campeggio, facemmo amicizia con alcuni napoletani che praticavano il Buddismo. I miei genitori avevano smesso di praticare già da un po’, ma proprio in quell’occasione decisero di ricominciare, e così iniziai anch’io.
Per me praticare è importantissimo, ogni giorno quando vado a scuola sento che dentro di me c’è un nido di allegria che è dovuto alla pratica. Il Buddismo porta la felicità nella mia vita anche quando sto poco bene; anche oggi per esempio ho mal di gola ma mi sento comunque felice!
La vittoria più grande per me è portare il Buddismo nel cuore degli altri perché in qualche modo, anche se non riesco a spiegare perfettamente che cos’è il Buddismo, tutte le persone rimangono illuminate dalla meraviglia di questa pratica.
Ad esempio, un giorno eravamo in mensa e a un certo punto un mio amico, che sapeva che sono buddista, mi ha chiesto in cosa consistesse la nostra pratica: anzitutto gli ho raccontato cosa facciamo noi della Divisione futuro e poi gli ho detto che la nostra preghiera è Nam-myoho-renge-kyo e gli ho spiegato in cosa consistono i nostri incontri. È stato bello parlarne con gli amici!
La mia grande passione è il calcio. Una volta ho litigato con un compagno di squadra, c’era parecchia intesa tra me e lui quindi ho sofferto molto per questo litigio. Avevamo litigato perché non ci passavamo la palla e lui si lamentava del fatto che io non lo lasciassi giocare. Ho raccontato tutto a mio padre e insieme abbiamo recitato Daimoku per risolvere questa situazione. Una mattina ho determinato nelle preghiere finali di Gongyo di fare pace con quest’amico perché sentivo che entrambi stavamo soffrendo, poi mi sono fatto coraggio e sono andato a parlargli e così abbiamo deciso insieme di passarci di più la palla e soprattutto di smetterla di lamentarci.
I prossimi obiettivi sono che i miei genitori possano realizzare il loro progetto di lavoro, inoltre nel 2016 desidero concludere al meglio le scuole elementari e iniziare un bellissimo percorso nella scuola media. Sto recitando anche per la salute del presidente Ikeda e di tutti i membri della Soka Gakkai. A dire il vero, sto recitando per la felicità e la buona salute di tutte le persone! Un altro desiderio grande che ho, ma scommetto che non è soltanto mio, è che tutte le guerre finiscano al più presto.
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Principi fondamentali – La rivoluzione umana
Il concetto di “rivoluzione umana” è stato coniato dal presidente Toda per spiegare in termini moderni cosa sia il conseguimento della Buddità. In un dialogo con la Divisione futuro, il presidente Ikeda ne parla così: «La rivoluzione umana non è qualcosa di insolito o di straordinario. Consideriamo un giovane che passa tutto il suo tempo a giocare senza mai studiare e che a un certo punto prende la decisione: “D’ora in avanti studierò” o “Mi sforzerò perché il mio futuro sia migliore”. Quando questo accade, si dice che quella persona sta facendo la sua rivoluzione umana. La rivoluzione umana consiste nello spalancare gli occhi e guardare oltre il proprio ristretto mondo quotidiano, nello sforzo di dedicare le proprie azioni a qualcosa di più alto, più profondo e più grande. La nostra pratica buddista è il motore, l’energia per la nostra rivoluzione umana» (Preghiera e azione, pag. 84).
Ogni volta che leggiamo le parole del presidente Ikeda possiamo decidere di provare seriamente a metterle in pratica con la nostra vita. Questa è la fonte della rivoluzione umana nella Soka Gakkai.
Forse potremmo pensare che la rivoluzione umana sia troppo difficile e faticosa, oppure qualcuno di noi può pensare di non avere problemi e che la sua vita vada già bene così. Altri invece stanno affrontando una grande sofferenza e non sanno come superarla. Tuttavia, in ogni caso, grazie al Daimoku e alle guide di sensei scopriremo che non c’è fine alla bellezza della vita e che abbiamo una forza inesauribile, capace di trasformare qualsiasi situazione. Facendo questa scoperta giorno dopo giorno, ci ritroveremo naturalmente a fare una strabiliante rivoluzione umana e non avremo rimpianti.
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Vincere con il Gosho
«L’uomo saggio merita di essere chiamato tale perché non si lascia sviare dagli otto venti: prosperità, declino, onore, disonore, lode, biasimo, sofferenza e piacere. Non si esalterà nella prosperità né si lamenterà nel declino. Gli déi celesti sicuramente proteggeranno chi non si piega di fronte agli otto venti, ma se tu nutri un irragionevole rancore per il tuo signore, per quanto tu possa pregarli, essi non ti proteggeranno» (dal Gosho Gli otto venti, RSND, 1, 705)
Questa è una lettera che Nichiren Daishonin indirizzò a Shijo Kingo nel 1277, a cinquantasei anni. In quel periodo egli stava affrontando gravi prove tra le quali un problema con il suo signore e l’essere calunniato da colleghi invidiosi. Il Daishonin lo incoraggiò a prestare servizio al suo signore con fede sincera senza essere turbato dagli “otto venti” come onore e biasimo, cosicché gli déi celesti lo avrebbero protetto sicuramente.
Gli otto venti sono le funzioni che fanno vacillare il cuore dei praticanti, impedendo loro di avanzare sul corretto sentiero verso l’Illuminazione. “Prosperità” è guadagnare, ottenere quello che desideriamo; “declino” è subire una perdita; “onore” significa essere rispettato e godere della stima degli altri; “disonore” l’essere disprezzato e criticato; “lode” è essere lodato; “biasimo” è essere accusato con calunnie; “piacere” è divertirsi; “sofferenza” è soffrire.
Quando siamo lodati dagli altri o ci capitano delle cose buone continuamente, tendiamo a esaltarci e possiamo diventare arroganti, guardando gli altri dall’alto in basso. D’altro canto, quando invece viviamo una sofferenza dopo l’altra, perdiamo la fiducia in noi stessi e possiamo disperarci di conseguenza. Nella vita quotidiana gli otto venti possono capitare a chiunque.
Il presidente Ikeda dice: «È importante avere una ferma convinzione “come il monte Fuji”. Vorrei che ognuno di voi costruisse “un io solido” come una montagna, dotato di coraggio, tenacia e capacità». Ciò che conta è non lasciarsi sviare dalla perdita e il profitto immediato, ma di essere fermi di fronte agli otto venti. I saggi sono coloro che progrediscono basandosi sulla fede, sia nel periodo buono che in quello cattivo.
Sforziamoci anche noi per costruire un io solido, avendo il nostro maestro sempre nel cuore.