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Disegnando il mio futuro - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 14:14

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Disegnando il mio futuro

Lucio Ruvidotti, Milano

Ho sperimentato, come insegna il mae­stro Ikeda, che immaginare davanti al Gohonzon il nostro futuro proiettandoci cinque, dieci, vent’anni dopo, e poi impegnarci con costanza e con una pratica corretta, ci porta a realizzarlo

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Ho sperimentato, come insegna il mae­stro Ikeda, che immaginare davanti al Gohonzon il nostro futuro proiettandoci cinque, dieci, vent’anni dopo, e poi impegnarci con costanza e con una pratica corretta, ci porta a realizzarlo

Sono nato in una famiglia buddista e ho iniziato a praticare a quattordici anni, poco dopo l’inizio del liceo classico. La pratica mi ha dato grandi benefici fin da subito, ma la mia vera esperienza è iniziata verso la fine del liceo. Le mie giornate erano pienissime: teatro, politica, fotografia, disegno e le attività nella Soka Gakkai. Non volevo perdere neppure una delle possibilità che mi offriva l’adolescenza. A diciannove anni partecipai al mio primo corso al Centro culturale europeo a Trets. Ci arrivai con l’ansia di non sapere cosa avrei fatto da grande e allo stesso tempo, incoraggiato dalle guide di sensei, determinato a comprendere quale fosse la mia missione nella vita, per kosen-rufu. A settembre passai il test di ammissione alla facoltà di Architettura, ma con un senso misto di aspettativa e insoddisfazione perché sentivo affiorare un forte interesse per la fisica. Andai in crisi: avevo una sola settimana per decidere se iscrivermi e mi affidai completamente al Gohonzon, recitando due ore di Daimoku al giorno col desiderio di prendere una decisione senza rimpianti. Dopo una settimana mi iscrissi alla facoltà di Fisica.
Mi rendevo conto di non avere la passione bruciante dei miei colleghi: loro tentavano di risolvere teoremi prima di andare a dormire, mentre io leggevo Proust e studiavo recitazione. Mi impegnai comunque molto, recuperando gran parte delle mie lacune e superando un esame nella prima sessione. Intanto lavoravo per contribuire alle spese universitarie, recitavo tanto Daimoku e facevo attività sempre cercando di impegnarmi al massimo in ciò che stavo facendo in quel momento, pur mantenendo vivo il mio obiettivo a lungo termine. Alla fine del secondo semestre decisi di iscrivermi al corso di laurea di Filosofia.
Nel 2008 iniziai a lavorare come assistente fotografo e, mosso dal desiderio di approfondire una delle mie vocazioni più viscerali, il disegno, mi iscrissi a una scuola professionale di fumetto. Nonostante i tantissimi impegni, ero pieno di forza e sentivo che stavo mettendo in pratica le guide di sensei che incoraggia sempre i più giovani a impegnarsi nello studio considerandolo come un’attività per kosen-rufu. Così mi laureai con 110 e lode alla triennale e mi iscrissi alla magistrale. Iniziai a disegnare in un’ottica professionale, facendomi guidare dai miei insegnanti e partecipando a pubblicazioni collettive. Nella primavera del 2012 ero ormai convinto che la mia strada fosse quella del fumettista, un’attività in cui recuperavo la mia iniziale passione per la regia creando storie dove dirigevo i miei personaggi disegnati in uno spazio simile al palcoscenico.
Nel frattempo preparavo una tesi magistrale piuttosto difficile per me, fatta di molta logica e matematica, nella quale facevo tesoro di quel primo anno di Fisica: le mie esperienze apparentemente discordanti via via si avvicinavano e convergevano. Ero determinato a laurearmi entro luglio, contemporaneamente al diploma in fumetto, ma il correlatore stroncò quello che io consideravo già l’incipit della mia tesi. Feci Daimoku e mi affidai completamente al Gohonzon. Non volevo assolutamente rimandare e decisi di assumermi la completa responsabilità della mia scelta.
Iniziò un periodo assurdo, scrivevo dodici ore al giorno spinto dalla volontà di assolvere al meglio l’impegno preso. È stata davvero dura, ma fu determinante recitare Daimoku con la decisione di realizzare il mio obiettivo per kosen-rufu. Riuscii a laurearmi a luglio con 110.
Oltre a lavori di autoproduzione presentati in vari festival, in questi anni ho pubblicato alcune storie su riviste nazionali e un libro collettivo. E in questo periodo sto lavorando al mio primo graphic novel per un editore.
Stranamente, però, mi sono scoperto infinitamente pigro proprio quando cerco di realizzare un progetto. Ikeda scrive: «Nei termini della vita umana, “superficiale” si riferisce all’inerzia, alla pigrizia e alla paura. Sconfiggere coraggiosamente queste debolezze interiori e ricercare in profondità una salda convinzione e la nostra vera grandezza umana significa intraprendere “la via di una persona coraggiosa”. La lotta interiore tra la tendenza ad abbracciare il superficiale e lo sforzo di cercare il profondo ha luogo nel nostro cuore molte volte al giorno» (Lezioni sugli scritti di Nichiren Daishonin, esperia, pag. 136). Leggendo questo passo ho capito profondamente che la mia “pigrizia” è paura di realizzarmi, è la manifestazione concreta della mia oscurità fondamentale, e che l’unico modo per superarla è dedicare la mia realizzazione a uno scopo più grande, usandola per incoraggiare le altre persone. Come feci l’anno scorso: avevo fatto shakubuku a una mia amica fumettista che non era ancora convinta di ricevere il Gohonzon. Io dovevo consegnare una prova importante per un editore, una grande occasione che metteva alla prova la mia affidabilità, ma ero come paralizzato dalla paura. Per sbloccarmi le ho promesso che ci sarei riuscito grazie al Gohonzon. Così, non avendo via di scampo, nell’arco di quattro giorni lei ha ricevuto il Gohonzon e io ho completato con successo il mio lavoro.
Ripensando all’obiettivo che avevo determinato a Trets, a diciannove anni, so di averlo realizzato. Ho sperimentato, come insegna il mae­stro Ikeda, che immaginare davanti al Gohonzon il nostro futuro proiettandoci cinque, dieci, vent’anni dopo, e poi impegnarci con costanza e con una pratica corretta, ci porta a realizzarlo. Seguire le guide di sensei, avere fiducia nella Soka Gakkai e impegnarsi davvero, senza dimenticare i propri sogni, porta naturalmente a costruire una vita piena e soddisfatta, da condividere con le altre persone.

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