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Diritto al riposo - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 18:56

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Diritto al riposo

In un’epoca in cui il tempo è sempre troppo poco per accogliere le migliaia di sollecitazioni quotidiane occorre trovare il tempo per riposare sia la mente che il corpo. Perché per vivere al massimo la propria vita occorre anzitutto imparare ad ascoltarla e a rispettarne i ritmi e le esigenze che sono diverse per ognuno

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In un’epoca in cui il tempo è sempre troppo poco per accogliere le migliaia di sollecitazioni quotidiane occorre trovare il tempo per riposare sia la mente che il corpo. Perché per vivere al massimo la propria vita occorre anzitutto imparare ad ascoltarla e a rispettarne i ritmi e le esigenze che sono diverse per ognuno

Ai nostri giorni, dove tutto corre in fretta, le giornate scivolano via come sabbia tra le dita e il tempo sembra non bastare mai per tutto ciò che il vivere ci richiede, proviamo a fermarci un istante. Per riposarci.
O almeno riflettere sul significato e sul valore del riposo.
Ilaria, 32 anni: «Per me il riposo fisico e mentale è importante. Io lavoro otto ore, per cui, oltre a cercare di dormire bene la notte, dopo pranzo vado almeno mezz’ora a riposare, così posso affrontare con rinnovata energia il resto della giornata lavorativa. Certo ho un orario che mi permette di farlo, ma non ho senso di colpa riguardo al riposino pomeridiano, perché sento che il riposo per il mio corpo è una necessità».
Manuela, 28 anni, invece invidia «le persone che riescono a ritagliarsi dei momenti di relax, a prendere un libro e leggerlo con tranquillità, magari prima di tornare al lavoro oppure capaci di ascoltare un bel disco tra una faccenda di casa e un’altra. Io non ci riesco, potrei benissimo farlo, ma ho sempre un’inquietudine che non mi fa star ferma e anche se sono stanca per lo studio e per il lavoro mi sembra sempre di perdere tempo e a volte lo impiego in cose veramente inutili e superflue!».
«Magari potessi prendere uno spazio durante la giornata per riposarmi in qualsiasi modo – rimpiange Marco, 48 anni, – a causa del lavoro che mi porta a viaggiare molto, per me è impossibile farlo, ma non sentirei nessuna colpa a rilassarmi un po’, anche perché tornando a casa la sera sono sempre molto stanco e non riesco a fare più niente».
Nel libro Il bene più prezioso, in cui Daisaku Ikeda dialoga con alcuni medici esperti nel campo della prevenzione e nella cura delle principali malattie del nostro tempo, ci sono due interi capitoli, dedicati rispettivamente al sonno e allo stress, in cui si affronta l’argomento del riposo da diverse angolazioni. Citando il detto “La salute inizia dal sonno” Ikeda chiede: «Perché gli esseri umani hanno bisogno di dormire?». La risposta dei medici con cui discute è semplice: «La ragione principale è che il cervello riesce a rigenerarsi solo attraverso il sonno. Per riposare i muscoli è sufficiente non sottoporli ad alcuno sforzo, ma per il cervello la fase del sonno è indispensabile. Il sonno non riposa solo il cervello, ma permette a tutte le parti del corpo di recuperare energia; per esempio ci sono ormoni che non vengono prodotti in quantità sufficiente se non si dorme, come quelli della crescita. Il sonno è collegato anche al nostro sistema immunitario, per cui il consiglio per chi prende “solo” un raffreddore è quello di dormire molto perché così il nostro corpo aumenta la capacità di combattere gli agenti patogeni invasivi».
Ikeda aggiunge: «Dormire è il principale nutrimento della vita, restituisce la vitalità alle menti e ai corpi stanchi». E rispetto allo stress dovuto al mancato riposo: «La società di oggi impone ritmi incalzanti e modelli fortemente competitivi. È normale sentirsi costantemente sotto pressione. Nel contempo le relazioni umane, così importanti nel sostenere la vita delle persone, si sono indebolite. Viene così a mancare un senso di sicurezza di fondo. Questo è il motivo per cui lo stress è diventato sinonimo di società moderna». Alla domanda se dormire sia una buona medicina per lo stress, il dottor Morita risponde: «Il riposo è molto importante. Quando si sente di aver accumulato un livello eccessivo di stress bisogna prendersi il tempo sufficiente per rilassarsi e recuperare. Il segreto è usare il tempo saggiamente e trovare il modo di cambiare ritmo di tanto in tanto. Dovremmo assicurarci di avere il tempo per rilassarci ogni giorno, anche se per pochi minuti. Ci possiamo rilassare in qualsiasi modo: ascoltando musica, dedicandosi a un hobby, qualsiasi cosa sia adatta allo scopo». Perché «oltrepassata una certa soglia di stress, si raggiunge uno stato in cui nulla sembra giovare e i tentativi di rilassarci ci fanno sentire ancora più stanchi». Significa che ci siamo rifiutati troppo a lungo di ascoltare il campanello d’allarme della stanchezza, precipitando così in una condizione di esaurimento, condizione che può condurre alla malattia. Ma la parola stress cosa vuol dire? È un termine mutuato dal linguaggio dell’ingegneria e della fisica che indica la forza esercitata su un oggetto. In campo medico fu usato per la prima volta nel 1935 dal dottor Hans Seyle, dell’Università di Montreal, fra i primi a svolgere ricerche su questo argomento. Lo stress è una modalità di difesa e di adattamento dell’organismo in risposta agli svariati stimoli a cui è sottoposto, dai problemi psicologici a quelli di relazione, dagli eventi difficili o luttuosi alle difficoltà sul lavoro ai cambiamenti di qualsiasi tipo ma questo adattamento, specie se forzato, può diventare patologico, favorendo in particolari circostanze lo sviluppo di determinate malattie più o meno gravi, secondo il principio buddista di unicità di mente e corpo verso il quale comincia a tendere anche la medicina ufficiale.
Ma il Buddismo è l’insegnamento della Via di mezzo. «Il Buddismo è la forma più evoluta di buon senso – scrive Ikeda nella Nuova rivoluzione umana – la vera fede risiede nel persistere negli sforzi per migliorare se stessi» (NRU, 5, 24). Quindi, anche per quello che riguarda l’alternanza fra l’attività e il riposo si tratta di usare “buon senso” ma allo stesso tempo “persistere negli sforzi”. Se siamo al lavoro non possiamo metterci a sonnecchiare appoggiati alla scrivania dell’ufficio e così in qualsiasi altra situazione dove abbiamo preso un impegno. Inoltre nella varietà delle circostanze della vita può capitare che per un certo periodo occorra impegnarsi incessantemente incuranti della stanchezza per realizzare qualcosa che riteniamo importante. Ma occorre conoscere se stessi e i propri limiti. Nell’allenamento sportivo i limiti individuali, come i muscoli, si possono forzare, un pochino per volta, per estenderli e potenziarli ma “tirare troppo la corda” del nostro corpo e della nostra mente può significare spezzarla e dover ricominciare da capo. Vale la pena a questo proposito anche di sgombrare il campo da un equivoco spesso presente nella terminologia buddista. Ci viene spesso insegnato, dal maestro o dai compagni di fede più anziani, a “non rilassarsi mai nella fede” a “sforzarci strenuamente per kosen-rufu”. C’è persino una frase di Nichiren Daishonin «Rafforzate la vostra fede giorno dopo giorno, e mese dopo mese. Se vi rilassate anche solo un po’, i demoni prenderanno il sopravvento» (SND, 4, 188). Ma “non rilassarsi nella fede” e “sforzarsi strenuamente” non significano affatto agire freneticamente fino alla sfinimento senza riposarsi mai anche se, ripetiamo, sia nella vita ordinaria che nell’attività buddista possono capitare momenti eccezionali, e auspicabilmente brevi, in cui questo è necessario. “Non rilassarsi” significa mantenere in ogni istante la vita indirizzata con calma ma con decisione verso il nostro obiettivo più alto. Tale consapevolezza congiunta di mente e corpo dovrebbe naturalmente produrre la saggezza di decidere anche quando è il momento di dormire, nutrirsi, andare al cinema o a divertirsi con gli amici per ricaricarsi di nuove energie fisiche e psichiche.
Il “tesoro del corpo” deve essere sempre curato con il massimo equilibrio, tutti i giorni, con grande rispetto verso i nostri ritmi interni e renderli armonici con il ritmo della natura e della società in cui viviamo. Anche Nichiren Daishonin nel Gosho La cura delle malattie karmiche scrive: «Ci sono sei cause di malattia: 1) disarmonia dei quattro elementi, 2) smoderatezza nel mangiare o nel bere, 3) vita sregolata, 4) attacco di spiriti maligni, 5) azione di demoni interni, 6) effetti del karma» (SND, 5, 85-86).
In un’esistenza sregolata, l’organismo è continuamente costretto ad adeguarsi a ritmi di vita – o a volte alla totale mancanza di ritmi – che discordano totalmente dalla sua struttura biologica. Per esempio il fatto di rimanere svegli la notte per periodi molto lunghi di tempo, sia per lavoro (e qui purtroppo è necessità) sia per divertimento, porta un disorientamento non indifferente per la maggiorparte delle persone che può tradursi, se protratto nel tempo, in veri e propri disturbi della salute.
Le guide giornaliere (Giorno per giorno, Esperia, 1999), quelle pillole di saggezza e di buon senso che Daisaku Ikeda ha scritto per offrire una riflessione positiva con cui iniziare ogni nuova giornata traboccano di consigli sul significato di “buona salute” e su come mantenerla senza mai sottovalutare l’importanza del riposo.
«Toda era solito dire: “Diventate individui forti dal punto di vista fisico, intellettuale e spirituale”. Essere forti in tutti questi aspetti è l’ideale. Molti possono essere forti in uno o due, ma solo quando tutti e tre gli aspetti vengono curati si può godere di una vita equilibrata e realizzata. Chi alimenta la propria forza da tutti i punti di vista non sarà mai sconfitto» (11 dicembre).
E la pratica del Buddismo non è forse uno splendido modo per conoscere meglio se stessi, capire quando si ha bisogno di nuove energie e ricaricarsi attraverso una buona recitazione di Daimoku? I tre significati di myo, descritti dal Daishonin nel Daimoku del Sutra del Loto sono, appunto, “aprire”, “essere perfetto” e “rivitalizzare”. In un esempio evocativo egli scrive che «in autunno e in inverno, le piante e gli alberi sono secchi e spogli, ma quando splende il sole primaverile ed estivo si coprono di rami, foglie, fiori e frutti. Prima della predicazione del Sutra del Loto, le persone dei nove mondi erano come piante o alberi in autunno o in inverno. Ma quando il singolo carattere myo del Sutra del Loto cominciò a risplendere su di loro come il sole primaverile ed estivo, sbocciò il fiore del desiderio dell’Illuminazione e apparve il frutto della Buddità» (SND, 5, 37).
In questo senso, riposarsi acquista il significato di armonia completa, con se stessi e con il mondo circostante. Quell’armonia che il Buddismo ritiene molto importante per vivere bene, nasce anche dalla capacità di seguire il tempo interiore, i ritmi e i bisogni profondi dentro e fuori di noi.
«Mentre tornate a casa questa sera, – suggerisce Ikeda in un consiglio per il 1 maggio – fermatevi un momento a guardare il cielo notturno e lasciate che il vostro cuore parli silenzioso con la luna. Forse comporrete una poesia da riportare sul vostro diario quotidiano. Vorrei che ognuno di voi avesse uno spirito romantico».
Ci sono tanti modi di riposarsi. E imparare a riposarsi è anche imparare ad ascoltare, le cose, gli altri, il mondo intorno e dentro di noi.

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