Desidero fare dello studio il mio fondamento, approfondire sempre di più la fede e creare una rete di persone felici lì dove mi trovo
Sono nata in una famiglia buddista, ma ho iniziato a recitare Nam-myoho-renge-kyo a dodici anni. Ero molto timida e insicura. Con il tempo, ho cominciato a frequentare gli zadankai; all’inizio non dicevo neanche mezza parola, poi ho cominciato a raccontare piccoli benefici e pian piano ho superato la mia timidezza.
L’anno scorso, ispirata dal motto “Io sono Shin’ichi Yamamoto”, ho deciso di far emergere questo spirito in ogni situazione. L’occasione mi si è presentata quando mi sono trovata a dover scegliere il percorso universitario. Avevo da sempre il desiderio di studiare Giurisprudenza negli Stati Uniti, ma poi, guardando il piano di studi, ne ero sempre meno convinta perché io volevo studiare Diritto internazionale, mentre tutte le facoltà americane incentivavano il Diritto aziendale.
Ero indecisa non solo sulla facoltà, ma anche sull’Università e sul luogo in cui vivere. Decisi di recitare due ore di Daimoku al giorno per capire cosa volessi studiare veramente.
Un giorno, guardando il sito dell’Università Soka di Tokyo, scoprii la facoltà perfetta per me: “Pace e diritti umani” (corso di laurea in inglese), che incredibilmente racchiudeva entrambi i miei interessi.
Nel frattempo iniziarono a manifestarsi i benefici del Daimoku. Durante l’estate mi sfidai nel trovare un lavoretto. All’inizio di settembre mi proposero di andare a prendere a scuola un ragazzino di dodici anni e stare con lui mentre faceva i compiti: avevo trovato un lavoro vicino casa, che mi occupava tre giorni alla settimana, ben pagato e durante il quale potevo pure studiare!
Intanto, coltivavo il mio sogno di entrare all’Università Soka. Una frase del maestro Ikeda mi incoraggiò molto: «Senza sfide non esiste gioventù. Il dinamismo della gioventù pulsa nello spirito di sfidarsi continuamente» (La mappa della felicità, 3 febbraio). Decisi di sfidarmi senza sosta per realizzare con gioia il mio sogno di entrare all’Università Soka.
La mattina mi svegliavo alle 5:30 per fare un’ora di Daimoku prima di andare a scuola, il pomeriggio lavoravo e studiavo, e la sera facevo un’altra ora di Daimoku.
Lentamente cominciai a trasformare quella che era sempre stata la mia tendenza di base: non dare valore a me stessa.
A gennaio iniziai a preparare l’application per l’Università. L’ammissione si basava su due requisiti: il livello di inglese e la media dei voti. All’inizio tutto procedette senza intoppi. La certificazione di inglese era molto costosa e avevo solo due settimane per prepararmi.
Feci moltissimo Daimoku e pagai l’esame con i soldi che avevo guadagnato. Passai l’esame, superando di due livelli quello richiesto dall’Università!
Da quel momento cominciarono gli ostacoli. Un’agenzia americana avrebbe preparato il certificato dei voti da spedire in Giappone. Per un disguido, i documenti sarebbero però arrivati con un ritardo di venti giorni. In quel frangente mi tornò in mente un passo del Gosho: «Che gli dèi mi abbandonino. Che tutte le persecuzioni mi assalgano. Io continuerò a dare la mia vita per la Legge!» (RSND, 1, 253). Decisi di dare il cento per cento nella pratica e nell’attività buddista, secondo il principio di “fede uguale vita quotidiana”.
Scrissi all’Università Soka che la lettera mancante sarebbe arrivata a Tokyo dopo la scadenza. Mi risposero che non c’era problema, ma che avrei dovuto chiedere all’agenzia americana di aggiungere i miei voti convertiti, operazione che richiedeva un solo click. Dall’America mi risposero che li avrebbero aggiunti dietro pagamento. Non sapevo che fare: non volevo pagare e non volevo più scrivere all’Università per paura che tutti quei contrattempi avrebbero inficiato la mia ammissione.
Andai davanti al Gohonzon e iniziai a recitare Daimoku.
A un certo punto capii che tutti quegli ostacoli erano la manifestazione esterna di un pensiero sottile e radicato dentro di me: per essere ammessa stavo cercando la perfezione in ogni dettaglio per sopperire al fatto che, profondamente, secondo me, la mia application non valesse abbastanza. In quel momento mi resi conto che questo pensiero “offendeva” la mia vita. Era naturale, data questa disposizione del mio cuore, che si manifestassero tanti ostacoli. Perciò decisi che nulla avrebbe influenzato la mia ammissione! Scrissi nuovamente all’Università Soka: mi risposero che non sapevano del sovrapprezzo e che avrebbero aspettato.
Che sollievo!
Il giorno successivo, incredibilmente, mi scrissero dall’agenzia americana comunicandomi che avrebbero aggiunto i voti al portale senza farmi pagare: avevo vinto! Avevo sconfitto quel pensiero che mi faceva dubitare del mio valore, e a quel punto nessun ostacolo mi faceva più paura. Dovevo solo aspettare trenta giorni prima di conoscere l’esito finale.
Ero molto soddisfatta per aver portato fino in fondo l’application da sola, nonostante tutte le volte in cui avrei voluto rinunciare a metà strada.
La risposta è stata positiva: sono stata ammessa alla facoltà di Pace e diritti umani all’Università Soka di Tokyo!
Desidero fare dello studio il mio fondamento, approfondire sempre di più la fede e creare una rete di persone felici lì dove mi trovo.