È arrivato febbraio, che nella Soka Gakkai rappresenta il mese dello shakubuku, in ricordo della storica campagna di febbraio del 1952 quando il capitolo Kamata, grazie all’impegno instancabile del giovane Daisaku Ikeda, realizzò in un solo mese 201 famiglie di praticanti, un record nella propagazione che diede avvio a un’ondata di nuovi membri in tutto il paese.
Erano gli anni del dopoguerra e i pionieri di allora si gettarono a capofitto nei dialoghi per diffondere il messaggio di Nichiren Daishonin, consapevoli che quello era l’unico modo per trasformare il loro karma e stabilire le radici della buona fortuna nella loro vita e nelle comunità in cui vivevano.
Il loro esempio è tuttora una sorgente di ispirazione e suscita in noi profondo rispetto e gratitudine per i loro sforzi incessanti nel mostrare la prova concreta della pratica buddista, a dispetto di tutte le difficoltà che si trovavano ad affrontare in quella fase pionieristica.
Mi ha sempre colpito il profondo legame che li univa ai tre presidenti della Soka Gakkai, un legame profondo e di assoluta fiducia.
Sono passati più di settant’anni e oggi, come allora, tutti noi praticanti siamo chiamati a utilizzare la strategia del Sutra del Loto per risvegliare noi stessi e gli altri al potenziale della Buddità inerente alla nostra vita.
Un potenziale innato e senza limiti, unico e prezioso, che ci consente di trasformare le difficoltà più dure in occasioni di crescita e progresso. Solo così, sviluppando pienamente il potenziale di ogni persona, potremo realizzare felicità e pace in questa epoca così caotica.
Nel messaggio di Capodanno Sensei scrive:
«Ora più che mai, preghiamo con forza per la pace nel mondo e, con i giovani in prima linea, espandiamo la nostra rete di Bodhisattva della Terra nei luoghi della nostra missione!»
Ecco dunque che assume una rilevanza fondamentale l’obiettivo lanciato dai nostri giovani e accolto e fatto proprio da tutti gli adulti: realizzare un nuovo membro giovane in ogni gruppo entro la fine del 2023.
Cosa bisogna fare concretamente per realizzare questo obiettivo e quali sono i dubbi, i limiti e le incertezze che ci impediscono di credere che possiamo realizzarlo sicuramente?
Credo che ciascuno di noi debba guardare dentro se stesso per scoprire cosa c’è da cambiare nel proprio cuore, nel proprio ichinen.
Sicuramente bisogna aprirci di più agli altri e dare spazio al desiderio di sostenere e incoraggiare ogni persona intorno a noi, per vederla crescere e migliorare in tutti gli aspetti della sua vita.
Nel Gosho Le proprietà del riso il Daishonin scrive:
«Affido a te la propagazione del Buddismo nella tua provincia» (RSND, 1, 991)
È una frase semplice che mi colpisce ogni volta che la leggo, e che fa appello al nostro senso di responsabilità e di missione per kosen-rufu. È come se Nichiren ci dicesse che non possiamo più tergiversare, non possiamo più rimandare o delegare ad altri la responsabilità di fare shakubuku… perciò decidiamo più profondamente di ripartire dal Daimoku per riuscire ad aprire nuove strade, stringere nuove amicizie, incontrare proprio quelle persone che stanno ricercando la Legge mistica e non vedono l’ora che qualcuno indichi loro la strada…
Dopo tre anni, chi in un modo e chi in un altro stiamo ancora vivendo sulla nostra pelle le conseguenze della pandemia. Tanta gente sta soffrendo, c’è chi non vede via d’uscita di fronte ai problemi quotidiani e soprattutto i giovani sono spesso sfiduciati e senza prospettive per il futuro. Perciò è necessario e urgente diffondere ampiamente il messaggio di speranza dell’umanesimo buddista portato avanti da Ikeda Sensei e dalla Soka Gakkai, senza farci scoraggiare da ciò che accade nel mondo.
Facciamo nostre queste parole di Ikeda Sensei e avanziamo uniti in questo Anno dei giovani e del trionfo:
«Se non c’è speranza, sii tu a crearla. Se il mondo intorno a te è buio, sii tu il sole che illumina tutto. Quando un singolo individuo fa risplendere nella sua vita il sole della speranza, la sua luce brillante renderà sicuramente possibile una grande trasformazione, mentre illumina la propria famiglia, la comunità e la società intera» (NR, 767).
