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Diario di un incontro con i terremotati - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:32

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Diario di un incontro con i terremotati

A breve distanza dal sisma che ha colpito l’Abruzzo, l’Istituto buddista si è attivato sostenendo direttamente i membri che vivono questa tragedia. Questo è un breve resoconto di uno dei viaggi che resterà scolpito nella memoria di chi lo ha vissuto

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A breve distanza dal sisma che ha colpito l’Abruzzo, l’Istituto buddista si è attivato sostenendo direttamente i membri che vivono questa tragedia. Questo è un breve resoconto di uno dei viaggi che resterà scolpito nella memoria di chi lo ha vissuto

Eugenie, Ernesta, Filomena, Alessandra, Stefano, Sara, Raffaella, Vera.
Sono solo alcuni dei nomi dei membri abruzzesi che ieri, 15 aprile, ho incontrato a L’Aquila. Non li dimenticherò mai.
Siamo partite alle undici. Due macchine. Due autisti, Asa Nakajima e Clara Mancini.
I bagagliai erano pieni di pacchi: coperte, pantofole, ciabatte da doccia, creme, bagno schiuma, burro di cacao, ricariche telefoniche e altre cose che ci erano state chieste espressamente. Mentre percorrevo l’autostrada semi deserta per L’Aquila, con il cuore in gola per l’emozione, mi domandavo cosa mi aspettava. Siamo uscite al casello L’Aquila Ovest e al distributore di benzina abbiamo incontrato i membri che poi ci avrebbero accompagnato nei campi per consegnare le cose che avevamo portato.
Ci hanno accolto con i visi dolcemente sorridenti. Provati, ma forti come l’acciaio. Stanchi ma proiettati nel futuro.
Erano davvero contenti e rassicurati. Lì eravamo solo in quattro, ma erano presenti tutti i membri italiani. Con il Daimoku e con il cuore.
Io e Asa abbiamo girato tutti i campi. Ovunque ci accoglievano con calore e grande forza. Vera, con la sua tenda vicino al capannone degli amici che la ospitano ci ha presentato con orgoglio le sue due figlie.
Al campo da Sara, principiante giovani donne che gestisce con grazia e dolcezza una tendopoli di migliaia di persone, abbiamo recitato cinque minuti di Daimoku sul prato, davanti alle montagne, scaldate dal caldo sole abruzzese.
A fine giornata prima di andare via, ci siamo salutate. Ci siamo abbracciate forte. Questi abbracci, insieme ai loro nomi, non li dimenticherò mai. La sera, davanti al Gohonzon, ho recitato Daimoku ricordando ogni singolo volto che ho conosciuto. Orgogliosa di far parte della Soka Gakkai e, grazie a Eugenie, Ernesta, Filomena, Alessandra, Stefano, Sara, Raffaella, Vera, libera per un giorno dalla paura.

Raffaella Scuderi

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La nascita ufficiale della Sgi Ungherese

La SGI-Ungheria ha ottenuto di recente lo status di organizzazione non profit per la cultura e l’educazione. La prima visita di Daisaku Ikeda in Ungheria risale al 1964. Nel 1998 il presidente della SGI ha incontrato Südy Zoltán, ambasciatore ungherese in Giappone. L’anno seguente, su richiesta di quest’ultimo, è stata presentata nel Palazzo Reale di Budapest la mostra di fotografie dello stesso Ikeda intitolata “Dialogo con la natura”.
La SGI-Ungheria, guidata da Toshikazu Nakagawa e da Eniko Vecsey, è da sempre impegnata nella promozione e nell’organizzazione di eventi culturali come dimostrano alcuni riconoscimenti tributategli dalla società civile. L’associazione artistico-culturale Társalgó ha nominato Daisaku Ikeda suo primo membro onorario, mentre la città di Budapest gli ha regalato una medaglia in commemorazione del centoventicinquesimo anniversario della fondazione della città.

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L’eredità di Martin Luther King in India
Il figlio di Martin Luther King jr. inaugura nel Kerala la mostra Costruttori di pace e incontra esponenti del movimento non violento fra cui il professore Radhakrishnan, amico e sostenitore della Soka Gakkai

Il 23 febbraio, a Trivandrum (India), Martin Luther King III ha inaugurato la mostra sui costruttori di pace Gandhi, King, Ikeda allestita al Gandhi Bhavan da membri della Bharat Soka Gakkai con il supporto di attivisti gandhiani e la collaborazione di membri della SGI, tra i quali cinque italiani. Nel 1959, suo padre, Martin Luther King jr. trascorse quattro mesi in India per approfondire gli insegnamenti e l’esperienza del Mahatma Gandhi. Cinquant’anni dopo Martin Luther King III, avvocato in prima linea nella lotta per i diritti umani, si è recato in India per rivivere quello che suo padre aveva definito non una visita o un viaggio, bensì un pellegrinaggio. Ha presieduto un incontro fra leader di diverse religioni durante il quale ha fatto il punto sui sogni del padre realizzati e su ciò che ancora deve essere fatto per proseguire sul cammino del progresso umano.
King ha anche incontrato numerosi esponenti della comunità gandhiana tra cui N. Radhakrishnan, segretario generale del Consiglio indiano per gli studi gandhiani.

Andrea Mihalyi ed Emilia Bertini

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A Potenza il 28 marzo si è tenuto un incontro degli uomini della Lucania, in occasione della visita dei responsabili nazionali uomini che si è protratta fino al 29 marzo. Subito dopo la riunione e fino alla mattinata del giorno successivo, tutti i membri della Divisione uomini della regione, anche quelli che vivono nei posti più remoti, hanno potuto accogliere a casa propria la visita e il caldo incoraggiamento dei responsabili nazionali, accompagnati da alcuni amici e responsabili di Salerno.

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Buster Williams visita il Centro di Bologna
Il contrabbassista americano, membro della SGI e del Comitato internazionale di artisti per la pace (ICAP), ha parlato della pratica per gli altri, del Daimoku e dell’importanza di non rinunciare mai ai propri sogni

Dopo l’incontro con Herbie Hancock dello scorso autunno, il primo aprile di quest’anno il Centro culturale di Bologna ha ospitato un altro grande musicista di fama internazionale: il contrabbassista Buster Williams, in Italia per una serie di concerti, assieme al sassofonista, Bennie Maupin, e al tour manager, il contrabbassista Marco Marzola, entrambi praticanti da una trentina d’anni.
Con estrema generosità Buster Williams ha risposto a una serie di domande; la prima di queste ha toccato il tema dello shakubuku. «Dopo un po’ che mi ero avvicinato al Buddismo la mia vita cominciò a cambiare in maniera sorprendente. Così ho iniziato a parlare di Buddismo agli altri. Sono convinto che è un seme che piantiamo nella vita di ciascuno e che, al momento giusto, certamente germoglierà».
Alla domanda su come conciliare i suoi tanti impegni di musicista con la pratica buddista, ha risposto: «La mia vita non è affatto diversa da quella che conducete voi. L’importante credo sia comprendere qual è la cosa più importante da fare, e farla per prima. Perciò, il mio primo appuntamento al mattino è con il Gohonzon. Iniziando la giornata con Gongyo e Daimoku già mi sento vincitore, e tutto il resto viene da sé. Ogni giorno ce la metto tutta per realizzare il mio obiettivo di Daimoku: tre ore. Ma, al di là della quantità, ciò che conta è recitare con sincerità e concentrazione. Inoltre, se diamo valore al nostro tempo, alla nostra esistenza, portando con noi lo spirito del maestro, qualsiasi difficoltà si trasformerà in un’occasione per manifestare la nostra Buddità».
L’incontro è terminato con un tema molto caro ai giovani: la realizzazione dei propri sogni. «Un vincitore è colui il quale non rinuncia mai al proprio sogno. Per questa ragione, vi invito a non lasciarvi sviare da ciò che gli altri possono dire o pensare; ciò che conta è ascoltare il proprio cuore. Un sogno ben radicato nel proprio cuore non muore mai, perché è dal cuore che nasce la determinazione di realizzarlo. E realizzando il vostro sogno darete speranza a tante altre persone».

Paolo Granata
ha collaborato Franco D’Elia

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Il Comitato internazionale di artisti per la pace

L’ICAP – ovvero Comitato internazionale di artisti per la pace – è un’associazione fondata nel 2002 da alcuni artisti appartenenti alla SGI, fra cui musicisti del calibro di Wayne Shorter, Herbie Hancock, Buster Williams e attori come Patrick Duffy, l’indimenticabile Bobby Ewing della serie TV Dallas. Lo scopo dell’ICAP è quello di utilizzare il potere e l’influenza dell’arte per contribuire allo sviluppo di un movimento per la pace. L’associazione organizza concerti, manifestazioni, mostre e seminari incentrati sul rapporto fra arte e umanesimo e collabora con altre organizzazioni come la Montreux Jazz Foundation o il Royal Institute for Interfaith Studies, con sede rispettivamente in Svizzera e Giordania. Inoltre, grazie a donazioni private, l’ICAP elargisce borse di studio a giovani che si sono messi in luce nelle varie discipline artistiche e conferisce un riconoscimento a coloro che hanno contribuito a fare dell’arte un veicolo per la pace. Fra i premiati: Nelson Mandela, Carlos Santana e Zubin Mehta.

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