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Dialogo: un primaverile soffio di umanesimo - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:52

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Dialogo: un primaverile soffio di umanesimo

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«Dialoghiamo per il bene del mondo, dell’umanità e del futuro!». Questo fu l’invito appassionato con cui l’eminente storico britannico Arnold J. Toynbee (1889-1975) aprì il nostro dialogo a Londra, trentacinque anni fa, nel maggio 1972. A dispetto dei suoi ottantatré anni aveva una voce fresca, dal timbro potente e vivace: lo spirito di chi si impegna attivamente nel dialogo non invecchia mai.

Nel nostro regno
di cuori
puri e nobili,
dialoghi corroboranti
si susseguono giorno dopo giorno.

Anche per i filosofi dell’antichità, come Socrate e Platone in Grecia, o Confucio e i suoi discepoli in Cina, il dialogo aveva una grandissima importanza. Il filosofo tedesco Karl Jaspers (1883-1969) fu colpito dal fatto che il Budda Shakyamuni si rivolgesse a singoli individui e a gruppi ristretti di persone. I cosiddetti ottantamila insegnamenti buddisti, vale a dire tutti gli innumerevoli sutra e scritture, costituiscono una vera, grande epopea del dialogo.
Anche il Daishonin, in una delle sue lettere, scrisse che durante la propagazione del suo insegnamento aveva incontrato molte più persone di chiunque altro. Mentre, in una descrizione presente nel Sutra del Loto sulle caratteristiche che distinguono un Bodhisattva della Terra, troviamo le seguenti parole: «Abili nel rispondere a difficili domande, le loro menti non conoscono la paura» (SDL, 15, 292).
I bodhisattva non cercano di evitare il dialogo. I Budda non esitano a parlare chiaramente. Non esiste pratica buddista senza il confronto con altre persone. Il dialogo è fondamentale anche per la democrazia, e la base di ogni dialogo veramente significativo è rappresentata da uno spirito di rispetto reciproco e uguaglianza tra chi prende parte a esso.
«Non oserei mai disprezzarvi, perché voi tutti conseguirete certamente la Buddità!» (SDL, 20, 355), questo proclamava il Bodhisattva Mai Sprezzante, che rimaneva fermo nel ricercare il dialogo in un mondo pieno di arroganza e intolleranza.
Parlare agli altri dell’insegnamento e della filosofia buddista, in ciò consiste il lavoro del Budda. Questo significa credere nella natura di Budda delle persone con cui parliamo, rivolgendo le nostre parole all’essenza più nobile e suprema della loro vita.
«Poiché ha ascoltato il Sutra del Loto che conduce alla Buddità, ha ricevuto il seme e sicuramente diventerà un Budda» (Il Sutra del Loto porta all’Illuminazione, SND, 8, 24), scrisse il Daishonin. Attraverso la nostra lotta incessante per far avanzare kosen-rufu, noi della Soka Gakkai abbiamo fatto sì che innumerevoli persone formassero una profonda relazione col Buddismo. Attraverso il potere del dialogo a tu per tu abbiamo piantato i semi della Buddità nel cuore della gente, contribuendo a svilupparne l’interiorità.
«Dovete raccogliere il coraggio di un leone e non soccombere di fronte a nessuna minaccia» (Le persecuzioni che colpiscono il Budda, SND, 4, 188), esorta il Daishonin. Fintanto che proseguiamo nella nostra coraggiosa lotta di parole in nome della verità e della giustizia col cuore di un re leone, non potremo essere sconfitti.

I dialoghi delle
coraggiose donne Soka
sono sinfonie di compassione,
la loro bellezza supera
quella delle dive più famose.

Ricorrono ora cinquantacinque anni da quando lanciammo la “campagna di febbraio”, nel 1952 [nel febbraio 1952 il presidente Ikeda, allora consigliere del capitolo Kamata di Tokyo, diede il via a un’energica campagna di propagazione. Insieme ai membri di Kamata, superò il record precedente di circa cento nuovi nuclei familiari al mese, introducendone al Buddismo di Nichiren Daishonin ben duecentouno, n.d.r.]. Quella campagna aprì la strada alla realizzazione dell’obiettivo di settecentocinquantamila famiglie, chiestoci con passione dal nostro maestro e grande guida di kosen-rufu, Josei Toda. La spinta decisiva che ci portò alla vittoria in quella prima campagna fu impressa anche da donne comuni che andarono da amici e conoscenti per parlare loro del Buddismo, comunicando con sincerità le loro personali esperienze di fede. Il dialogo ha il potere di fare miracoli.
Anche ricerche mediche hanno dimostrato che l’interazione quotidiana con altre persone favorisce la salute mentale. I membri che fanno attività nel nostro gruppo Molti Tesori [che riunisce le persone anziane, n.d.r.] sono veramente da encomiare per il loro attivo e continuo impegno nel dialogo con altre persone.
La nostra rete per la pace, la cultura e l’educazione, basata sul dialogo, si espande non solo nell’ambito delle comunità locali ma anche su scala più vasta, a livello mondiale. Condividendo il nostro impegno in questo campo, il filosofo indiano Radhakrishnan ha osservato che il dialogo che la Soka Gakkai promuove gioca un ruolo creativo e pionieristico nell’imprimere una nuova direzione alla storia umana, trasformando lo “scontro tra civiltà” in un “dialogo tra civiltà”.

Perseverando
nel dialogo per la felicità,
siete tutti
bodhisattva dotati
di strumenti musicali celestiali.

Nel suo scritto Il vero aspetto di tutti i fenomeni (traduzione precedente: La vera entità della vita, n.d.r.), il Daishonin ci esorta a parlare agli altri del Buddismo al meglio delle nostre capacità, anche condividendo una sola frase. Dichiara, poi, che «il segreto e i poteri sovrannaturali del Tathagata» (SDL, 16, 295), in grado di portare felicità e pace a ogni persona, sono da ricercare all’interno della nostra vita.
Václav Havel, primo presidente della Repubblica Ceca, che guidò la rivoluzione pacifica del suo paese, scrisse: «Abbiamo sempre creduto che le parole avessero il potere di cambiare la storia e, in un certo senso, avevamo ragione».
Portiamo le gemme del ciliegio della vittoria Soka a una fioritura magnifica, alzando una fragrante brezza primaverile di dialogo con sincerità, fiducia, gioia e orgoglio.

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