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Denver, regina delle pianure - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 11:37

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    Denver, regina delle pianure

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    » dicembre 1957
    • La Soka Gakkai realizza l’obiettivo del presidente Toda di 750.000 famiglie

    » 14 dicembre 1970
    • fondazione del Capitolo Italia

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    Vorrei congratularmi con chi di voi sta per diplomarsi, per iniziare una nuova e luminosa partenza! Avete lavorato sodo e i vostri sforzi meritano tutte le mie lodi. Insieme ai membri della vostra famiglia e ai responsabili della Divisione futuro, voglio applaudirvi di cuore con un grande “Urrà” per il vostro successo. La laurea è un’occasione per esprimere la vostra gratitudine a tutti coloro che si sono presi cura di voi, e un ottimo segno di apprezzamento è decidere di diventare individui ancor più eccezionali. Sto pregando affinché ognuno di voi che vi diplomate quest’anno coroni la propria giovinezza di grandi vittorie.
    Anche i diplomati che ho incontrato nelle varie cerimonie in tutto il mondo traboccano di vibrante determinazione.
    Ricordo una cerimonia di laurea all’aperto che si svolse all’Università di Denver, negli Stati Uniti, in un’atmosfera luminosa e serena.
    Denver è la capitale del Colorado e sorge ai piedi delle Montagne Rocciose, una catena montuosa lunga circa 4.800 chilometri. È nota come la “Città regina delle pianure”, e gode di almeno trecento giorni di sole l’anno. È un florido nodo di trasporto che vanta il più grande aeroporto del paese, una variegata città internazionale e un importante centro educativo, dove la maggioranza degli americani vorrebbe trasferirsi. In questo luogo meraviglioso sorge l’Università di Denver, fondata nel 1864. Alla cerimonia di laurea alla quale partecipai nel giugno del 1996, sotto un cielo azzurro, erano presenti circa cinquemila persone: i futuri laureati, le loro famiglie, oltre a vari abitanti della zona che avevano relazioni di scambio con gli studenti internazionali dell’università.
    Durante la cerimonia ricevetti un dottorato onorario. Dopo avermi presentato, il rettore dell’Università, Daniel Ritchie, mi consegnò il premio stringendomi la mano. Poi, inaspettatamente, mi chiese di rivolgere alcune parole ai laureati. Questo non era previsto e perciò non avevo preparato un discorso. Che dire? Improvvisamente, mentre mi trovavo davanti al microfono, realizzai che avevo lì degli amici a rassicurarmi: il sole nel cielo, le Montagne Rocciose in lontananza e la sagoma appena visibile della luna. Parlando di questi cari “amici” dissi a quei giovani e promettenti laureati: «Il sole brilla luminoso. E anche la luna ci rischiara con il suo splendore. Il sole rappresenta la passione e la luna l’intelletto. Sullo sfondo di questo meraviglioso paesaggio, le Montagne Rocciose vegliano affettuosamente su di voi con maestosa convinzione».
    Espressi il mio apprezzamento per l’onorificenza ricevuta e mi congratulai con i laureati, concludendo il mio breve discorso con il mio augurio di successo e vittoria nella vita, insieme all’auspicio che arrivassero a svolgere un ruolo attivo sulla scena internazionale. Risposero con un applauso entusiasta e con grida di gioia. In qualsiasi momento, se guardate in alto nel cielo o nel mondo intorno a voi, vi troverete accanto degli “amici”. Noi condividiamo questo mondo non solo con altri esseri umani ma anche con il sole, la luna, le stelle, le montagne, i fiumi, gli oceani, gli alberi, i fiori, gli uccelli, i pesci, gli insetti e innumerevoli altri esseri viventi. Intonare un’ode gioiosa alla vita, con felicità e allegria, insieme a tutti questi amici: questo, credo, è lo spirito poetico.

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    Il poeta e filosofo americano Ralph Waldo Emerson (1803-1882) scrisse: «È nobile compito del poeta recare alla sua gente ogni gioiello dell’intelletto e ogni fiore del sentimento». Ho sempre incoraggiato i responsabili a studiare la poesia e a risvegliare in se stessi lo spirito poetico. Le persone e i leader che mancano di spirito poetico tendono a diventare “macchine”. La poesia è la prova della nostra umanità. In realtà ognuno di voi, membri della Divisione futuro, che ne sia consapevole o meno, ogni giorno legge una poesia. Ogni mattina e ogni sera nel vostro Gongyo, infatti, dopo la lettura delle prime righe del secondo capitolo del Sutra del Loto, “Espedienti” – che inizia con Niji seson (“A quel tempo l’onorato dal mondo”) – voi recitate la sezione in versi del sedicesimo capitolo del sutra, “Durata della vita” – che inizia con jiga toku burrai (“Da quando ho conseguito la Buddità”). Come ci dicono le parole “sezione in versi”, questa parte è una poesia. Gli insegnamenti più importanti di Shakyamuni sono stati tramandati sotto forma di poesia, con un ritmo che vibra nei nostri cuori.
    Nichiren Daishonin scrive: «La sezione in versi del capitolo “Durata della vita” rappresenta l’anima dei ventotto capitoli del sutra» (Lettera a Horen, RSND, 1, 460). Quindi il vostro Gongyo quotidiano è una cerimonia in cui, attraverso la poesia, recitate la più meravigliosa lode alla vita. Il mio maestro, il secondo presidente della Soka Gakkai Josei Toda, definiva la parte in versi del capitolo “Durata della vita” la scrittura del Budda stesso, la scrittura delle nostre vite. La Buddità non è qualcosa di separato da noi, è uno stato vitale eterno che esiste in ciascuno; questo è il messaggio della parte in versi che recitiamo. Attraverso Gongyo possiamo risvegliarci allo stato vitale più forte, più vero, più profondo e invincibile che esiste dentro di noi.
    Una cara amica, sia mia che di mia moglie, Sarah Wider, ex presidente della Società Ralph Waldo Emerson, ha affermato che il poeta dice la verità, ed è una voce che chiede giustizia. Credo che i membri della SGI, risvegliati alla propria missione individuale, che parlano senza timore per difendere la verità, agiscono per la giustizia e diffondono un dialogo basato sull’amicizia in tutta la società, siano tutti veri poeti. Come afferma il poeta americano Henry David Thoreau: «Il poeta è sempre gaio e allegro, come la natura». Queste parole mi fanno pensare a tutti i membri dell’armoniosa famiglia Soka, compresi molti dei vostri genitori che si impegnano nei luoghi in cui vivono, in tutto il mondo.
    Anche voi che avete abbracciato la Legge mistica in giovane età siete “allegri poeti”. Chi ha preso coscienza dell’importanza di apprendere e studiare per il bene delle persone comuni è un poeta della cultura. Chi ha preso coscienza del sommo valore della pace e sta allargando la nostra rete di compagni è un poeta dell’amicizia. Chi ha preso coscienza dell’amore e del sostegno che riceve dai genitori e si impegna per crescere e diventare un figlio sempre migliore è un poeta di vera gratitudine. E chi ha preso coscienza del proprio illimitato potenziale interiore e vive sfidandosi ogni giorno è un poeta della giovinezza. Iniziando ogni mattina con la lettura del supremo poema della vita, potrete condurre una giornata piena di soddisfazione, simile a una poesia. Poi recitate nuovamente quel meraviglioso poema la sera, e fate voto di crescere ancora di più il giorno successivo. Siete tutti grandi poeti e state componendo una poesia che è vostra e soltanto vostra. Tutti diventerete leader eccezionali. Perciò, vi prego, non disperatevi e non arrendetevi mai. Coltivate sempre la speranza. La speranza è la chiave!
    All’inizio del nostro movimento a Denver c’erano pochissimi membri, ma trent’anni dopo, quando visitai la città nel 1996, vi trovai parecchie migliaia di Bodhisattva della Terra. A quegli eroi ed eroine che ardevano di spirito pionieristico dissi: «Il cielo infinito sopra le Montagne Rocciose è il simbolo della vostra speranza che non ha limiti», «Vi prego di avere speranza e realizzare tutti i vostri sogni, vivendo ogni giorno con coraggio e tenacia». I cieli sconfinati del futuro si estendono di fronte a voi. Voi e io abbiamo le ali del coraggio, le ali della speranza, le ali di maestro e discepolo che ci permettono di librarci in questi cieli. Le nostre vite dedite a una ferma convinzione sono incrollabili come una grande catena montuosa.
    Miei cari amici, mentre vi preparate a una nuova partenza, vorrei regalarvi un brano di una poesia che composi a ventidue anni:

    Giovani!
    Siate coraggiosi nella battaglia di oggi.
    Celebrate gli ideali del domani.
    Dimenticate i sogni del passato.
    Alzatevi e realizzate i sogni del futuro!
    Giovani!
    Avanzate, avanzate.
    Senza mai fermarvi, per l’eternità.
    (D. Ikeda, Diario giovanile 1949-1960, esperia, 2011, pag. 87)

    1 marzo 2015
    (traduzione di Marialuisa Cellerino)

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