Il punto cruciale è che ciascuno compia il primo passo per avviare dialoghi coraggiosi là dove si trova, a partire dalle persone più vicine. Quando determiniamo profondamente di vincere nella nostra zona, cambia l’ichinen con cui ci rivolgiamo alle persone
Nell’Epilogo a La nuova rivoluzione umana il presidente Ikeda pone questa domanda: «Per quale motivo noi, nobili bodhisattva che portiamo avanti il solenne mandato di kosen-rufu, siamo nati in questo mondo con un karma che ci causa vari tipi di sofferenza?» (NR, 644, 33).
Sensei spiega chiaramente che tutti noi, in quanto Bodhisattva della Terra, in accordo con il nostro voto di aiutare le persone a conseguire l’Illuminazione, abbiamo scelto di nascere in quest’epoca assumendoci ogni sorta di karma negativo per poter dimostrare il potere benefico della Legge mistica. A tale scopo ci siamo fatti “volontariamente” carico di varie difficoltà e sofferenze.
Il potere di trasformare il nostro karma si trova nella fede basata sul voto di realizzare kosen-rufu. Quando ci dedichiamo a kosen-rufu con tutto il cuore non esiste karma che non si possa trasformare.
Tutto dipende dal nostro impegno serio e sincero nel recitare Daimoku, dalle nostre azioni costanti per sostenere le persone e trasformare il nostro cuore.
Sensei scrive: «Nella profondità del vostro essere siete tutti connessi alla sconfinata forza vitale dell’universo. Di conseguenza, attraverso le vostre preghiere sincere e i dialoghi sul Buddismo che vi sforzate di portare avanti con ogni persona, potrete indubbiamente trasformare la vostra situazione familiare, il posto di lavoro, la comunità e il mondo intero» (NR, 645, 5).
In questi giorni ricorre il 16 marzo, il giorno in cui i giovani si alzano assumendosi la responsabilità di kosen-rufu.
Non si tratta di una celebrazione formale: per tutti noi questa data rappresenta l’occasione di rinnovare il nostro voto e prendere l’iniziativa proprio come fece sensei nel capitolo Kamata, andando a trovare e incoraggiando una persona dopo l’altra, recandosi proprio là dove le persone stavano lottando più duramente.
«Mi recherò in quelle zone che non ho ancora visitato!», «Andrò a trovare gli amici che non ho ancora incontrato!»: con questo spirito nel 1952 il giovane Ikeda prese l’iniziativa e, partendo dall’unità più piccola dell’organizzazione, l’attuale gruppo, guidò il capitolo con lo spirito di “diversi corpi, stessa mente” realizzando un risultato nella propagazione fino ad allora impensabile. Quale fu la chiave della vittoria?
«Esortavo tutti a “iniziare dalla preghiera”, a “raccontare le proprie esperienze di fede” e a “fare tesoro dei propri vicini”. […] Non si tratta di una strategia speciale – spiega sensei – il punto cruciale è che ciascun individuo compia il primo passo per avviare dialoghi coraggiosi là dove si trova, a partire dalle persone più vicine. Quando determiniamo profondamente di vincere nella nostra zona, cambia l’ichinen con cui ci rivolgiamo alle persone che incontriamo o con cui abbiamo dei legami.
Nel momento in cui preghiamo con maggiore profondità, sia la persona che abbiamo di fronte sia l’ambiente cambiano. Senza tutto questo, non saremo mai in grado di rendere il luogo in cui ci troviamo la “Terra originale” della nostra missione» (pag. 6).
Kosen-rufu inizia con lo spirito di alzarsi da soli. Fin quando abbiamo questo spirito e ci basiamo sull’unità di “diversi corpi, stessa mente”, possiamo attivare il potere della Legge mistica senza limiti.
L’ideogramma giapponese che indica la “prima linea” è sen–ku. Sen significa “avanti”, e ku “galoppare”. Letteralmente significa “aprire la strada come un cavallo lanciato al galoppo”.
Sensei scrive: «Come discepolo del presidente Toda mi sono alzato da solo per aprire la strada di kosen-rufu nel mondo dove prima non c’era nulla. Lo spirito di alzarsi da soli è l’assioma fondamentale della propagazione della Legge mistica e non cambierà mai nelle tre esistenze di passato, presente e futuro. La dedizione incrollabile a kosen-rufu è il cuore di un devoto del Sutra del Loto, ed è il fondamento del Buddismo di Nichiren Daishonin» (BS, 120, 43).
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Recitare Daimoku con tutte le forze è la nostra arma segreta
Di seguito un estratto de La nuova rivoluzione umana in cui il presidente Ikeda parla del potere della recitazione di Nam-myoho-renge-kyo
«Nel Gosho troviamo il seguente passo: “Il mezzo meraviglioso per porre veramente fine agli ostacoli fisici e spirituali di tutti gli esseri viventi non è altro che Nam-myoho-renge-kyo” (RSND, 1, 747).
Le divinità celesti e tutti i Budda delle tre esistenze e delle dieci direzioni hanno promesso di proteggere infallibilmente tutti noi che recitiamo Nam-myoho-renge-kyo.
Di conseguenza, recitare Daimoku con tutte le forze è l’arma segreta che ci protegge da qualunque difficoltà e ci consente di vivere assaporando la più grande felicità che si possa sperimentare.
Con la certezza che abbracciando il Gohonzon e con un sincero impegno nella recitazione del Daimoku potete godere della più felice e appagata delle esistenze, dedicatevi alla pratica buddista e “lucidate” la vostra vita.
Non lasciatevi prendere dall’agitazione, dall’euforia o dalla preoccupazione per ciò che dicono o fanno gli altri, ma continuate a recitare con costanza Nam-myoho-renge-kyo e diventate persone che possano dire: “A me il Daimoku piace moltissimo”.
Le persone che basano la propria vita sul Daimoku hanno il cuore come un cielo azzurro, sempre sereno, sono persone profondamente gioiose, sono persone felici».
(NR, 643, 31)