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Dare il massimo valore alla mia vita - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 08:09

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Dare il massimo valore alla mia vita

Simone Bucco, Pordenone

Al corso nazionale di Tivoli, Simone ha condiviso la sua esperienza di fede che ha emozionato tutti i partecipanti. Grazie al suo impegno nella Soka Gakkai è riuscito ad affrontare la sofferenza legata alla scomparsa del padre e a diventare un faro di incoraggiamento per molte persone

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Sono cresciuto e vivo in un piccolo comune di montagna di circa duecento persone. Ero un bambino molto vivace e pieno di energia ma la voglia di vivere e il senso di libertà si spensero quando, verso la terza media, iniziai a manifestare la mia omosessualità.
Gli amici storici mi abbandonarono per paura di essere giudicati e a scuola fui vittima di un pesante bullismo. Entrai in un vortice di insicurezze, paure e sfiducia in me stesso che mi impedivano di creare legami di amicizia. In terza superiore tentai il suicidio cercando di salire sul campanile della Chiesa.
Con l’inizio dell’università nel 2015 cominciai un percorso di terapia con una psicologa che mi permise di aprire gli occhi e avere un barlume di speranza. Iniziavo ad accettare me stesso e a disinteressarmi di quello che avrebbero potuto dire gli altri. Non sapevo però che l’oscurità dentro di me era molto più profonda. A metà del secondo anno di università ebbi una violenta depressione. Pur prendendo psicofarmaci non dormivo e non mangiavo, persi circa 20 kg.
Fu essenziale il sostegno della mia famiglia, e di mio padre in particolare.
Mi ripresi e iniziai il terzo anno, recuperando pian piano gli esami lasciati indietro. Fu in quel momento che incontrai il Buddismo, il Gohonzon, Sensei e la Soka Gakkai.
Conobbi la persona che mi fece shakubuku a gennaio 2018, e circa un mese dopo parlai della mia omosessualità con i miei genitori e con tutte le persone a me più care. A giugno partecipai al mio primo zadankai e due mesi dopo ricevetti il Gohonzon.
Ben presto mi venne proposta la responsabilità di capitolo giovani uomini e a dicembre 2019, il giorno successivo alla mia laurea, mi venne proposta quella regionale del Gruppo futuro.
Lo ricordo come adesso, ero in macchina al freddo e aspettavo proprio due ragazze futuro per accompagnarle a zadankai, non capivo come proprio io potessi adempiere a quell’impegno. Accettai, e nei giorni successivi compresi che era proprio perché durante l’adolescenza avevo sofferto molto.
Quando scoppiò il Covid e iniziarono le attività online, in segreteria non c’era nessun simpatizzante giovane uomo e io risultavo l’unico membro attivo, e naturalmente non c’erano responsabili a nessun livello. Ero scoraggiato e triste, se non fosse stato per l’attività del Gruppo futuro credo avrei fatto ancora più fatica a rilanciare. Attraversai la prima ondata di pandemia tranquillamente perché vivendo in un paese di montagna, mi bastava fare qualche metro da casa ed ero già in mezzo al bosco e alle montagne.
Passammo quel Natale con i familiari più stretti, ma il 27 mio padre iniziò a stare poco bene e il giorno dopo anche mia madre. Dal tampone risultammo tutti positivi. L’unico che aveva sintomi gravi era papà. Lo ricoverammo due volte. A stento la prima volta riuscirono a venirlo a prendere con l’ambulanza perché nevicava molto. Dall’ospedale pensavano che non fosse grave e lo dimisero durante la notte, ma la neve era troppo alta e l’ambulanza non riusciva a raggiungere il paese: lo portarono in un altro ospedale, per riportarlo a casa il giorno successivo. Mia madre era spaventata e io recitavo due ore di Daimoku al giorno e più.
In quel periodo avevo appena finito di leggere la spiegazione di Sensei sul Gosho L’eredità della legge fondamentale della vita. Papà non migliorava e la sua saturazione era bassa. Chiamai nuovamente l’ambulanza e lo ricoverarono d’urgenza con l’ossigeno. Mamma sprofondò in una sofferenza atroce. Pian piano le cose miglioravano e papà si negativizzò e venne portato in pneumologia. Mamma ricevette una chiamata dall’ospedale, era papà. Le disse che lo avrebbero portato in terapia intensiva e le raccomandava di non piangere. Furono le ultime parole che sentimmo da lui.
I compagni di fede e gli incoraggiamenti di Sensei furono essenziali per superare quei giorni. Pregavo per coltivare la speranza, ma senza attaccamento a un’aspettativa che mi avrebbe potuto far soffrire qualora le cose non fossero andate come speravo. Quattro giorni dopo i medici mi dissero che non c’era più niente da fare: il Covid aveva lesionato gravemente i polmoni di papà ed erano subentrate infezioni molto gravi. Fortunatamente mia sorella era già negativa e le permisero di stare qualche ora accanto a lui, mentre io e mia madre abbiamo potuto raggiungerli solo quando ormai era in coma. Mamma entrò e non fece altro che piangere. Io entrai per ultimo. La prima cosa che feci fu recitare Gongyo e Daimoku promettendo a mio padre di sostenerlo. Provai una commozione e un senso di sicurezza indescrivibili. Uscii dall’ospedale con tristezza ma anche serenità. Dopo mezz’ora mi chiamarono per comunicarmi che papà era volato sul Picco dell’Aquila. Quel periodo di forte sofferenza mi ha permesso di unirmi profondamente al Gohonzon, a Sensei e alla Soka Gakkai. Provo molta gratitudine per il sostegno ricevuto dai compagni di fede di tutta la regione, e non solo. Qualche settimana dopo mi proposero inaspettatamente la responsabilità regionale dei giovani uomini. Questa volta ero realmente impaurito ma accettai. Decisi di scrivere a Sensei, informandolo della morte di mio padre, ringraziandolo per il suo sostegno e riportandogli le mie promesse e miei obiettivi per il futuro. Nella sua risposta mi disse che aveva pregato per la felicità eterna di mio padre.
Con tanto Daimoku riuscivo a costruire un legame con i giovani uomini tra cui un giovane che per quattro anni ha avuto difficoltà con la pratica buddista. Ho cercato di esserci sempre, in ogni suo momento, a volte con dolcezza altre volte con severità.  Da poche settimane è diventato responsabile e sono emersi anche altri responsabili, cosa che due anni fa era impensabile! All’inizio di quest’anno nella regione non c’erano più membri del Gruppo futuro, nonostante alle riunioni partecipassero numerosi: abbiamo recitato Daimoku insieme agli altri responsabili affinché uno di loro potesse partecipare al Corso nazionale di luglio e alla fine una giovanissima ha deciso di diventare membro e di partecipare al corso. Inoltre, a settembre due giovani e un altro ragazzo del Gruppo futuro hanno deciso di ricevere il Gohonzon.
Sensei incoraggia spesso i giovani dicendo che il nostro requisito essenziale è il coraggio. Fare attività nella Soka Gakkai ha portato alla luce molti lati della mia oscurità. Quest’ultimo anno in particolare è stato essenziale per mettere delle radici ancora più profonde nella fede, permettendomi di riconoscerli e decidere di trasformarli. Mi sono sempre sentito a disagio con gli altri. Quando stavo male per vari motivi, cadevo nella solitudine e mi sentivo abbandonato da tutti. Ho compreso invece che il mio bisogno di stare con gli altri era un aspetto positivo del mio carattere, ma doveva nascere da uno stato vitale elevato che mi permettesse di essere felice e di trasmettere la mia felicità agli altri. Anche nei confronti delle relazioni sentimentali quest’anno ho fatto molti passi avanti.
Da anni soffrivo senza capire cosa volessi. Quasi sempre le persone di cui mi innamoravo erano narcisiste o in coppia aperta. Decidere di dare il massimo valore alla mia vita anche in quest’aspetto non è stato semplice, ma pian piano sono riuscito a capire che dovevo pregare per essere sereno e felice a prescindere da chi volevo essere. In questi sei anni ho condiviso il Buddismo con almeno settanta persone, alcune delle quali hanno iniziato a praticare. Per il 18 novembre di quest’anno ho realizzato l’obiettivo di andare a vivere da solo nella mia casa per kosen-rufu e inaspettatamente ho iniziato a frequentarmi con un ragazzo, questa volta single! La scomparsa di Sensei mi ha dato lo stimolo per rilanciare verso il futuro con ancora più coraggio e determinazione. Prometto a Sensei che entro la fine del 2024 in ogni capitolo e settore della regione ci sarà un responsabile giovane uomo e che emergeranno i responsabili dei Gruppi futuro e studenti. Determino inoltre di triplicare il numero dei giovani uomini entro la fine del 2024, impegnandomi a stare vicino a ognuno di loro come un amico e un fratello. Concludo con una frase di Sensei che mi accompagna in ogni momento, tratta da La nuova rivoluzione umana:

«Qualunque cosa vi possa accadere mantenete la fede nel Gohonzon e continuate a recitare Nam-myoho-renge-kyo. Condividete le vostre gioie e i vostri dolori con il Gohonzon come fareste con una madre o con un padre premurosi. Esprimete tutto ciò che avete nel cuore al Gohonzon. Il Gohonzon comprende ogni cosa» (NRU, 30, 820)

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