«Non si costruisce il dialogo semplicemente rimanendo seduti ad aspettare»: questa frase di Daisaku Ikeda esprime il tratto che caratterizza molti articoli di questo numero. «Da quando sono diventato discepolo di Toda all’età di diciannove anni – dice ancora nell’editoriale nel quale spiega come fare per non perdere il coraggio a dispetto delle difficoltà incontrate –, ho continuato a sforzarmi per estendere sempre di più il dialogo buddista, piantando i semi della pace e della felicità in tutto il mondo, senza scoraggiarmi mai». Il dialogo come occasione per andare incontro agli altri e scoprire punti di vista diversi dai propri, ma che diventano spunto per la crescita di ciascuno. Evitando così la “sfortuna più grande per gli esseri umani”, come la definiva Socrate, e cioè «avere in odio il dibattito e la discussione».
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