Tsunesaburo Makiguchi, parlando con Josei Toda, sottolineò l’importanza di avere un grande scopo nella vita che potesse «integrare tutte le sfere dell’attività umana, dalla politica all’economia, all’educazione, alla cultura». Questo scopo avrebbe dovuto guidare le esistenze umane ancorandole alla ricerca concreta di un miglioramento, evitando teorie astratte che allontanassero l’essere umano dalla vera felicità. L’importanza di un genuino interesse per il funzionamento della vita stessa, e non per uno studio fine a se stesso, emerge sia nell’articolo di copertina, in cui si analizza il concetto di speranza nel Buddismo, sia nella spiegazione del brano di Gosho.
«Lo studio rafforza le basi della nostra pratica quotidiana – si legge a pag. 20 – creando un circolo virtuoso di comprensione-saggezza-azione-consapevolezza, sempre più in profondità. […] Il Buddismo è un insegnamento che va oltre il regno secolare, trascende le distinzioni apparenti e cerca direttamente la verità della vita: ciascuno può così osservare la propria mente e vedere prima di tutto l’essere umano in ogni persona. La società degli esseri umani vista con l’“occhio del Buddismo” assume un senso diverso da quella osservata con l’“occhio secolare”: i potenti non sono più al di sopra e le persone comuni al di sotto, la posizione sociale non rende grandi e il potere non nobilita. Chi emerge su tutti è chi si dedica totalmente a un ideale nobile».
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