Wangari Maathai non è solo la prima donna keniota ad avere raggiunto una carica prestigiosa nell’Università di Nairobi, è anche la prima donna africana insignita del Nobel per la pace 2004. Su 193 candidati, è stata scelta la fondatrice di Green Belt, il movimento che ha coinvolto anche tante donne comuni e che da venti anni si impegna per la riforestazione del Kenya e per migliorare la vita delle donne.
Maathai è un nome conosciuto per chi ha seguito le ultime iniziative della Sgi: la sua storia è stata raccolta e presentata nel video The Quiet Revolution (Una rivoluzione tranquilla) e nella mostra che sta girando sia l’Italia che il mondo, Seeds of Change (Semi di cambiamento), di cui si è parlato nel numero 298 alle pagine 23 e 24.
Una donna coraggiosa, che per il suo impegno esteso anche alla difesa dei diritti umani, è stata perseguitata, incarcerata e picchiata.
Alle donne come lei, ma anche a tutte le donne che lottano in silenzio ogni giorno per migliorare l’ambiente in cui vivono, Daisaku Ikeda dedica un saggio che diventa un inno alle qualità positive delle donne, nelle cui mani è riposta una grande speranza.
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