Come novelli esploratori, i giovani della Liguria si sono imbarcati in una avventura: promuovere il cambiamento collettivo cercando di estendere i confini dei propri orizzonti. E per fare questo sono partiti dalle loro difficoltà, dai muri più alti, da quello che richiede un impegno maggiore. Un po’ come lo spirito che Pierre de Coubertin vedeva dietro all’organizzazione dei Giochi Olimpici: «Il merito ha inizio quando le persone, costrette a lottare contro se stesse o contro circostanze estremamente avverse, ottengono vittorie sul proprio temperamento o riescono a piegare il destino». E come ci tiene a sottolineare Daisaku Ikeda nel saggio di questo numero, quando si tennero le prime Olimpiadi moderne ad Atene nel 1896 il suo fondatore, Pierre de Coubertin, aveva solo trentatré anni. Sempre nell’Ottocento, un altro giovane trentenne, Arnold Toynbee, zio dell’omonimo storico inglese, è stato l’ispiratore di un’istituzione per aiutare i poveri che successivamente influenzò la scelta della giovane Jane Adams, futura premio Nobel per la pace, nel dedicare la sua vita agli altri. Sono tutte testimonianze di come una sola azione possa avere un impatto determinante sul nostro ambiente. «Ci si potrebbe domandare – si legge nel Grandangolo – come può l’atteggiamento di una singola persona avere il potere di cambiare il destino di tanti, e in che modo ognuno di noi può riuscire a manifestare lo stesso potere». La risposta è anche nell’editoriale del presidente Ikeda: «La recitazione di Nam-myoho-renge-kyo è diretta alla nostra rivoluzione umana. Noi non ci limitiamo a sederci e ad aspettare che le persone o le circostanze cambino. Attraverso una forte determinazione interiore, noi cambiamo noi stessi e cerchiamo di esercitare un effetto positivo sull’ambiente e su tutti coloro che ci circondano».
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