Sono trascorsi venti anni da quel giugno in cui il presidente Ikeda inaugurò ufficialmente il Centro culturale italiano. I lavori di ristrutturazione della sede coinvolsero centinaia di persone: per mesi la villa semidiroccata e il suo grande parco (che a quel tempo sembrava tutto fuorché un parco) vennero presi d’assalto da frotte di volontari determinati a farne un luogo per imparare a camminare sulla strada del Budda. Nel cuore loro, la disponibilità a mettere in pratica quella frase degli scritti che insegna come si possa “scambiare sassi con oro” utilizzando la vita per il Sutra del Loto.
In tanti sono tornati il 30 giugno a testimoniare con la loro storia che cosa hanno vissuto in prima persona in questi anni. Daisaku e Kaneko Ikeda hanno ricordato il Centro culturale italiano con queste parole: «È proprio questo “palazzo con giardini adornati di gemme di varia natura”, che per la società rappresenta “il grande castello dove gli esseri viventi sono felici e a proprio agio”. Ma è anche l’emblema della vittoria realizzata da ognuno di voi grazie all’impegno per la vostra e per l’altrui felicità e per la dedizione al benessere della società».
E così questa ricorrenza diventa l’occasione per riflettere sullo spirito dell’offerta, quell’arte che richiede cura e attenzione nel sapersi aprire agli altri. Per esempio, non è scontato decidere di offrire una porzione della propria casa per la pratica del Buddismo, come racconta Fabrizio. Dietro a qualsiasi gesto, grande o piccolo che sia, visibile o invisibile, si cela una predisposizione. È la qualità del desiderio che vuole sostenere la vita del Budda che fa la differenza perché, come si legge nel Grandangolo, «affinché la buona fortuna si manifesti nella nostra vita, occorre fare offerte con la massima sincerità, senza aspettative o richieste implicite».
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