Abbiamo chiesto a Rosella Bono, una delle prime praticanti di Torino, di raccontarci la sua storia di poetessa da anni impegnata nel promuovere e sostenere la cultura e l’espressività artistica delle donne. «Ho una mia teoria – dichiara – prima dimostro cosa so fare con impegno, serietà e tanta preghiera, poi dico che sono buddista…»
Cosa ti spinge a praticare ogni giorno, dopo tanti anni?
Ho iniziato nel 1980, quando ancora a Torino i praticanti si contavano sulla punta delle dita. Ero una “giovane” quarantenne… Il mio desiderio costante è sempre stato portare avanti la mia missione al fianco del maestro Ikeda. E poi la certezza che qualsiasi cosa dovrò affrontare sarò in grado di risolverla grazie alla forza vitale acquisita davanti al Gohonzon.
Quando è iniziato il tuo legame con il presidente Ikeda? Puoi raccontarci qualche episodio di quando lo hai incontrato?
All’inizio ho avuto problemi rispetto alla relazione maestro-discepolo. Nell’81 sensei venne in Italia e avrei potuto incontrarlo, ma io rifiutavo l’idea di avere un maestro… e proprio in quel periodo smisi di praticare per un mese! Mi resi conto però che tutto procedeva a rilento, perciò ricominciai a recitare Daimoku.
Mi venne “in aiuto” una pelviperitonite, una grave infezione pelvica che mise a rischio la mia vita. Nel momento cruciale, recitando Daimoku con una determinazione e una fede assoluta riuscii a superare l’operazione e vinsi sulla malattia. Fu allora che nel mio cuore nacque una gratitudine immensa nei confronti di sensei per avermi dato l’opportunità di incontrare il Buddismo, e sentii il forte desiderio di dedicare la mia vita a propagare questo grande insegnamento al suo fianco. Così decisi di andare in Giappone per incontrarlo, nonostante il mio terrore degli aerei. A suon di Daimoku riuscii a partire nell’ottobre del 1988. Incontrarlo fu una grande emozione, ebbi la consapevolezza che era il maestro che cercavo da sempre. Poi l’ho rincontrato nel ’92 e nel ’94 a Milano… occasioni indimenticabili!
Quali sono le esperienze più importanti che hai realizzato grazie al Buddismo?
Sono tanti i benefici che ho avuto, nel campo della salute, dei sentimenti, della famiglia… Mi reputo fortunata ad aver affrontato tante sofferenze, perché averle superate mi permette di incoraggiare tante persone. Grazie al Gohonzon sono diventata più forte e combattiva ed è emersa dalla mia vita la gioia di vivere, alimentata dal desiderio di dedicarmi al bene dell’umanità.
Nel corso degli anni ho sviluppato la forza per assistere i miei cari nei momenti cruciali della loro esistenza, sino al momento estremo, vincendo angosce e paure con una forte preghiera. Risolvere il conflitto con mia madre mi ha dato una gioia profonda, e far praticare mio marito è stata una delle cose più difficili, ma quando decisi veramente, con un forte ichinen, lo ritrovai accanto a me, davanti al Gohonzon.
Ho superato anche una serie di fobie che mi portavo dietro sin dall’infanzia. Nonostante le cure mediche e la continua ricerca di strategie per risolvere, quei problemi erano sempre lì, a impedirmi di gioire fino in fondo. Mi ha aiutato tanto la frase di Gosho: «Credi profondamente in questo mandala. Nam-myoho-renge-kyo è come il ruggito di un leone. Quale malattia può quindi essere un ostacolo?» (RSND, 1, 365).
Tu sei una poetessa. Che impatto ha avuto il Buddismo sulla tua creatività artistica?
Ho scritto poesie per anni, sin da piccola, e nel 1977 pubblicai due libri. Le poesie parlavano solo delle mie sofferenze e quando cominciai a praticare smisi di scrivere per qualche anno, in attesa del mio cambiamento interiore. Nel 1994 uscì un nuovo libro, quello della mia rinascita: poesia, narrativa e un capitolo dedicato alla poesia haiku [componimento poetico nato in Giappone nel diciassettesimo secolo, n.d.r.]. Con alcune di quelle poesie ho vinto dei premi letterari. La motivazione al premio era la gioia che esprimevano.
Dal 1999 ho avuto l’opportunità di collaborare con l’associazione “La donna e l’arte”, che si occupava di promuovere eventi di scrittura, pittura, teatro… Proposi una performance sulla poesia haiku, con tanto di balletto e mimo. Avevo una paura tremenda, la presidente era un giudice molto severo… invece fu un successo. Quanto Daimoku c’è voluto! Allora la invitai a una mostra sui diritti umani organizzata dalla Soka Gakkai a Grugliasco. Pochi mesi dopo organizzai un’altra performance, “Messaggeri di pace”, dedicata a Ikeda, Gandhi e Luther King. La presidente salì sul palco e rimasi fulminata dalla gioia quando annunciò: «Parleremo di Daisaku Ikeda!». Pochi mesi dopo mi nominò vice presidente dell’associazione.
Nel frattempo, mentre facevo la volontaria alle Olimpiadi di Torino del 2006, incontrai una donna con la quale inaugurai “Futuro Rosa”, un’associazione per le donne operate al seno e all’utero. Misi a disposizione la mia creatività artistica e per anni ho organizzato eventi culturali nella mia città. Nel 2009 la presidente volle dedicare una targa a Kaneko Ikeda per il suo contributo alle attività per la pace insieme al presidente Ikeda. In ogni circostanza ho avuto la possibilità di far conoscere il Buddismo e gli ideali del nostro maestro.
Ho una mia teoria: prima dimostro cosa so fare con impegno, serietà e tanta preghiera, poi dico che sono buddista.
Quanta preghiera e quanta fatica si celano in queste cose realizzate, nulla è stato facile! Anzi, in certi momenti regnava la paura, l’incertezza, il non credere fino in fondo in me stessa, ma con la fede nel Gohonzon e tanto impegno ho continuato a sfidarmi sino alla realizzazione.
Che valore hanno per te la Soka Gakkai e la relazione con i compagni di fede? C’è qualcosa che vorresti migliorare?
La Gakkai per me è tutto, è la mia famiglia… ne fanno parte le persone che ho sempre avuto accanto in ogni circostanza, nel dolore e nella gioia. Vorrei che migliorasse l’armonia tra noi compagni di fede, vorrei che il principio di itai doshin (diversi corpi, stessa mente) diventasse contagioso a tutti i livelli. E penso sia importante approfondire lo studio del Buddismo, perché solo comprendendo i princìpi buddisti possiamo comprendere i fenomeni dell’esistenza. Il Gosho e le guide di sensei non vanno lette superficialmente, ma vissute sulla nostra pelle, incise nella vita.
Cosa vorresti dire ai giovani di oggi che spesso hanno un forte senso di insicurezza verso se stessi e il futuro?
Da bambina ho vissuto la guerra, la fame e i bombardamenti; da adolescente la ricostruzione e la speranza di un mondo migliore.
I miei maestri di vita furono Gandhi, Martin Luther King e Raul Follereau, poeta filantropo che difese la causa dei lebbrosi per tutta la vita. Avevo un padre meraviglioso, con una cultura immensa, che aveva una risposta a tutte le mie domande e mi insegnò a vivere con la speranza in un domani migliore. L’incertezza per il futuro l’ho vissuta attraverso la sua ricerca affannosa di un lavoro alla fine della guerra, quando cambiava mille mestieri per poterci mantenere… Che grande lezione di vita! Io a quattordici anni già lavoravo, non ho provato lo smarrimento che provano i giovani oggi… Ma voi avete il Gohonzon, non perdete tempo, praticate con fede affinché dalla paura emerga la Buddità e la speranza si tramuti in certezza. Seguite gli insegnamenti del nostro maestro! Immensa è la fortuna di vivere accanto a lui nella stessa epoca, sicuramente diventerete i fari luminosi che illuminano la strada a questo mondo sofferente. Andiamo avanti uniti più che mai realizzando il suo sogno, come lui fece con Toda. Io credo molto nei giovani, e sono sicura che il futuro di kosen-rufu grazie a loro sarà una certezza.
Ora tanti giovanissimi della Divisione futuro stanno iniziando a praticare…
È meraviglioso, per noi “anziani” è la cosa più bella! Ragazzi cari, avete incontrato la fortuna più grande, la luce luminosa che vi aiuterà a percorrere il vostro cammino. Studiate con lena! La cultura arricchirà la vostra vita e vi darà più sicurezza. Cominciare a praticare da giovani significa avere ogni giorno la possibilità di vedere con chiarezza cosa scegliere, quali obiettivi coltivare… La vostra fede, unita alla determinazione e alla pratica, vi darà modo di realizzarli. Quanto avrei voluto incontrare il Gohonzon appena nata!