Presentiamo un estratto dal discorso del presidente Ikeda alla riunione dei responsabili di centro che si tenne al Toda Memorial Auditorium di Sugamo, Tokyo, il 16 novembre 1990, per festeggiare il 60° anniversario della fondazione della Soka Gakkai. Il video del discorso è stato proiettato alla quinta riunione dei responsabili di centro, il 18 novembre 2021
Ludwig van Beethoven ultimò la sua Nona sinfonia, famosa per la parte corale, l’Inno alla gioia, nel 1824, all’età di cinquantatré anni. Fu l’ultima sinfonia che compose prima della morte, avvenuta tre anni dopo.
La Nona sinfonia è famosa proprio perché, a differenza delle altre sinfonie dell’epoca, contiene una sezione corale. Fu un dono di Beethoven all’umanità, frutto della sua creatività e del suo pensiero innovativo. L’Inno alla gioia è la versione in musica di un’ode dallo stesso titolo di un contemporaneo di Beethoven, il poeta tedesco Friedrich von Schiller.
Beethoven aveva ventidue o ventitré anni quando manifestò la volontà di mettere in musica questa poesia che esprime amore per l’umanità, pace e gioia. Continuò a coltivare questo sogno nel corso del tempo e infine, trent’anni dopo, riuscì a concretizzarlo, trasformando il suo voto giovanile in una meravigliosa realizzazione.
Come è noto, all’epoca in cui compose la Nona sinfonia Beethoven era ormai quasi completamente sordo. Si dice che in occasione del debutto egli non si rese conto dell’applauso fragoroso al termine dell’esecuzione, poiché si trovava sul palco volgendo le spalle al pubblico. Solo quando lo invitarono a voltarsi, si accorse di quella reazione entusiastica alla quale rispose con un inchino.
Romain Rolland, lo scrittore francese che fu anche biografo di Beethoven, definì la Nona sinfonia come un trionfo insuperabile dello spirito umano.
Egli scrisse: «Fu la più splendida vittoria che sia mai stata conseguita da uno spirito infermo e solitario. La personificazione del dolore, colui a cui il mondo aveva negato la gioia, aveva creato personalmente la gioia da donare al mondo, forgiandola dalla sua stessa disperazione». Disse anche che la vita di Beethoven poteva essere riassunta dalle sue stesse parole: «Dalla sofferenza alla gioia».
Beethoven incontrò numerose difficoltà nel corso della vita: perse l’udito, fu aspramente criticato dagli esponenti più conservatori della società, fu bersaglio dell’invidia e affrontò una serie infinita di problemi legati alla salute, alle finanze e alla vita familiare. Eppure, nonostante tutto, non si fece sconfiggere da niente.
Egli lottò, e vinse. Squarciò le nubi oscure della sofferenza per giungere a uno stato vitale di gioia, luminoso come il cielo azzurro e limpido al di sopra di quelle nubi.
La Nona sinfonia è la prova della vittoria di Beethoven nel capitolo finale della sua vita.
Anche il Buddismo si concentra sulla vittoria e, in una simile lotta, si incontrano sempre opposizioni e resistenze, problemi e difficoltà. Ma la felicità vera e duratura deriva solo dal trionfare su tutte queste sfide. Lo stesso vale per la realizzazione di kosen-rufu. Per questo mi appello a voi con tutto il cuore: siate vittoriosi!
Il centro di detenzione di Tokyo, in cui Makiguchi e Toda furono incarcerati nel 1943 dal governo militarista giapponese si trovava qui a Sugamo, dove ora sorge questo Toda Memorial Auditorium. Proprio lì, nell’infermeria del carcere, Makiguchi morì il 18 novembre 1944, all’età di settantatré anni.
Nell’agosto del 1944 Toda, allora quarantaquattrenne, scrisse una lettera dalla prigione al suocero: «La prego, sia forte… Per quanto sia dura la vita, per quanto lei possa essere povero, abbia sempre fiducia che, fintanto che io vivrò, lei sarà una “persona ricca” (proprio come proclamò il Daishonin[ref]Il termine “persona ricca” deriva da alcune affermazioni contenute negli scritti del Daishonin: «Da un punto di vista sociale, io, Nichiren, sono la persona più povera del Giappone, ma alla luce del Buddismo, sono la persona più ricca di tutto Jambudvipa [il mondo intero]» (RSND, 1, 868) e «Attualmente l’uomo più ricco di tutto il Giappone sono io, Nichiren. Ho dedicato la mia vita al Sutra del Loto e il mio nome sarà tramandato alle generazioni future» (RSND, 1, 242).[/ref])».
Nell’ultima fase della Seconda guerra mondiale la società giapponese era in preda al caos e i raid aerei erano sempre più frequenti. Il figlio piccolo di Toda era stato evacuato in campagna, lontano dalla città, e Toda stesso era ancora in prigione. Eppure nutriva una grande convinzione che lo portava ad affermare: «Io sono una “persona ricca” adesso e per sempre! E chiunque ha un legame con me è una persona altrettanto ricca!».
La fede è la massima forma di ricchezza.
Le persone che hanno fede, più problemi e sofferenze affrontano, più diventano forti e riescono a portare felicità a tutti coloro che le circondano. Niente le turba o le fa vacillare.
Voi siete tutti emissari del Budda. Siete nobili Bodhisattva della Terra. Spero che vivrete con grande forza d’animo, con lo spirito di rassicurare gli altri: “Fintanto che io sono qui, non avete nulla da temere!”, e con la convinzione di essere davvero una “persona ricca”!
Miei cari e preziosi amici, ogni giorno prego con tutto il cuore per la vostra salute, longevità, sicurezza e felicità. Vi prego di andare avanti con gioia e ottimismo, giorno dopo giorno, pieni di intensa forza vitale.
È mio sincero desiderio che tutti voi continuiate ad accumulare un’immensa fortuna grazie a una fede salda e a una pratica costante, per celebrare insieme la prossima grande pietra miliare del settantesimo anniversario (nel 2000) con una magnifica vittoria.I miei migliori auguri a tutti voi!