Ho iniziato a praticare nel 2017, anche se il Buddismo fa parte della mia vita da quando ero nella pancia di mia mamma. Nel corso della mia pratica buddista ho realizzato immensi benefici, ma il più grande di tutti è stato di poter diventare madre quando in realtà le condizioni non c’erano.
Nonostante l’amore immenso per mia figlia e l’enorme gratitudine per questo beneficio, i suoi primi anni di vita sono stati per me i più bui.
Appena rientrata al lavoro, a cinque mesi dal parto, ho subìto un declassamento con conseguente dimezzamento dello stipendio. Avevo perso la mia indipendenza economica, ormai mi sentivo una mamma che doveva solo accudire la figlia e badare alla casa. I rapporti con mia suocera sono diventati difficili, con scontri e litigi continui sulla “gestione” della bambina.
Ho finto per tanto tempo che tutto ciò non mi toccasse, ma in realtà mi sentivo sempre meno apprezzata e sostenuta, soprattutto dal mio compagno riguardo ai litigi con sua madre. Con la bimba piccola si dormiva poco, l’intimità con lui veniva a mancare e i litigi diventavano sempre più frequenti.
All’inizio dell’anno ho avuto il coraggio di mettere tra i miei obiettivi personali quello di capire se fossi ancora innamorata di lui: nonostante la sofferenza, volevo capire fino in fondo cosa fare.
Una tempesta ha travolto la mia vita, ho iniziato ad avere mille dubbi, mi sono sentita affranta e disorientata.
Poi ho letto questo passo del Gosho L’arco e la freccia:
«Prenditi cura di te e non affliggere la tua mente» (RSND, 1, 585)
L’ho inciso nel mio cuore e ho deciso di abbracciare me stessa, nonostante tutto, e ho stabilito un grande obiettivo: di non lesinare più la mia vita nella pratica buddista e di poter raccontare una grande esperienza di vittoria. Perciò mi sono sfidata a recitare un’ora e mezza di Daimoku al giorno, a volte alzandomi la mattina alle cinque.
Grazie al Daimoku ho deciso di far emergere la mia Buddità. Ho ricominciato ad apprezzarmi come donna e non solo come mamma, e a prendermi cura della mia persona. Ikeda Sensei scrive:
«Se una persona risplende come il sole, tutta la famiglia verrà illuminata dalla sua luce e i suoi discendenti saranno avvolti dalla sua grande buona fortuna. Pertanto, non c’è nulla di cui preoccuparsi. L’importante è prendere l’iniziativa e diventare protagonisti della creazione di una famiglia armoniosa. Finché continuate a sviluppare ed espandere la vostra condizione vitale, riuscirete senza dubbio a realizzare una famiglia armoniosa» (NR, 789)
Così ho deciso di diventare il sole della mia famiglia e, come assicura Nichiren Daishonin, la mia “fragranza interna” ha immancabilmente ottenuto “protezione esterna” (cfr. I tre tipi di tesori, RSND, 1, 752).
I rapporti con il mio compagno pian piano sono migliorati, abbiamo ancora molto su cui lavorare ma ho percepito davvero quanto sono fortunata ad averlo nella mia vita. Recitando Daimoku ho iniziato a vedere tutto più lucidamente e quindi a soffermarmi sui suoi pregi anziché sui suoi difetti, smettendo di pari passo di incolparlo per ogni cosa.
Ho smesso anche di attaccare mia suocera cercando di vedere la sua Buddità, convinta che in questo modo i litigi si sarebbero appianati. Adesso finalmente andiamo d’accordo e ci rispettiamo a vicenda.
Sul lavoro ho ancora tanto da migliorare, ma sono assolutamente sicura che trasformerò tutto, poiché l’ho promesso al mio maestro.
Ho avuto la fortuna di essere sostenuta da una compagna di fede che un giorno mi ha detto: «Crea valore da questa situazione!». E così è stato, ho tirato fuori un grande valore da questa grande sofferenza, e ho deciso di ricordarmi che la Buddità esiste dentro di me e che sono una donna perfettamente dotata. E non voglio mai dimenticarlo.
