Per realizzare la sua missione, Flaminia decide di diventare un avvocato per la pace. Con l’organizzazione Save the Children si impegna per sostenere i diritti dei bambini e delle bambine che vivono in condizioni difficili di emergenza, credendo in ognuno di loro
In che modo il Buddismo ha influenzato le tue scelte di vita?
Quando ho iniziato a praticare il Buddismo, a ventuno anni, promisi a me stessa e al mio maestro che avrei usato la mia laurea in Giurisprudenza per creare valore nella società. In seguito, leggendo una guida in cui Sensei citava un avvocato definendolo “avvocato per la pace”, mi dissi: “Anch’io voglio essere un avvocato per la pace!”.
Arrivare a occuparmi dei diritti dei bambini e delle bambine, lavorando con Save the Children, è stato realizzare un grande sogno e ne sono molto felice.
Certo ogni giorno è una grande sfida, ma è anche un privilegio lavorare affinché soprattutto coloro che vivono in condizioni più difficili, in contesti sociali svantaggiati o colpiti da un’emergenza, possano essere tutelati, protetti e riescano a realizzare le loro aspirazioni.
Credo che attraverso la difesa dei più piccoli si realizza la pace, e sento un’immensa gratitudine per poter contribuire. La pratica buddista, lo studio, l’impegno per incoraggiare gli altri sono uno stimolo costante a sfidarmi sempre di più nella vita quotidiana, nel fare piccoli passi verso la mia personale missione.
Vi capita di intervenire anche in situazioni di emergenza?
Sì, come dopo il terremoto del centro Italia.
Il primo giorno ad Amatrice è stato molto difficile perché non si è mai preparati a vedere la sofferenza e la paura delle persone e così tanta devastazione. Nonostante tutto, il Daimoku mi ha aiutata a mantenermi salda e centrata, anche quando dubitavo di poter aiutare quei bambini in un momento così difficile. Invece, poco dopo, la nostra tenda diventò per loro un punto di riferimento importante per trascorrere il tempo insieme ai coetanei, la chiamavano la “Scuola bianca”.
Intervenire in questi contesti di emergenza in modo tempestivo, ascoltare le loro emozioni e supportarli nel rielaborare l’accaduto è un modo per favorire la loro naturale capacità di far fronte a situazioni complesse e potenzialmente traumatiche.
Negli anni ho lavorato insieme ai miei colleghi affinché i loro diritti e i loro bisogni fossero presi in considerazione, collaborando con Istituzioni nazionali e locali. Nonostante le difficoltà, sono andata avanti come ci incoraggia Sensei: «È importante stabilire ogni giorno obiettivi chiari e concreti e quindi, sfidando i propri limiti, pregare per realizzarli uno dopo l’altro attraverso la saggezza e la creatività che scaturiscono da una tale decisione. In fin dei conti, nella vita la vittoria si consegue con la determinazione e la preghiera, con lo sforzo e l’affinamento delle proprie capacità» (NRU, 1, 274).
Continuando a perseverare, siamo riusciti a far accogliere molte delle nostre richieste. Proprio vedendo la situazione delle scuole di Amatrice distrutte, ci siamo resi conto di quanto fosse importante la sicurezza degli edifici scolastici e per questo ci siamo fatti promotori di una proposta di legge per la sicurezza scolastica che ora è depositata in Parlamento. Ci sono tantissime cose da fare ancora, ma ho imparato da Sensei che l’importante è partire con un primo passo ed essere pionieri in qualcosa, continuando a stabilire obiettivi quotidiani.
Qual è il tuo pensiero rispetto all’educazione dei bambini?
In particolare durante questa pandemia, ho visto quanto c’è da fare per sostenere le scuole e le famiglie e ho deciso di continuare a impegnarmi nella realizzazione di progetti a sostegno delle realtà educative.
I bambini non sono solamente il nostro futuro, sono il presente. Sono portatori di diritti che come adulti dobbiamo garantire il più possibile, primo fra tutti c’è il diritto di essere ascoltati e di poter partecipare a tutto ciò che li riguarda. Sensei ci incoraggia a prenderli sempre in considerazione e a valorizzarli.
I bambini hanno un’incredibile forza e resilienza. È importante garantire che il loro punto di vista sia sempre incluso nelle decisioni che li riguardano, e che ci siano sempre spazi per le loro idee.
Anche nell’ultima Proposta di pace il maestro Ikeda parla di educazione e del processo di empowerment che inizia da piccolissimi.
Vuoi raccontarci un’esperienza per te importante?
Mi trovavo in uno dei nostri centri per minori migranti, un’estate in cui vi erano numerosissimi arrivi via mare di bambini e adolescenti.
Un giorno è arrivato un bambino di circa undici anni che si era messo in viaggio da solo dall’Eritrea. Aveva gli occhi grandi e buoni e mi parlava in inglese, ci teneva a mostrarmi su Youtube un video sulle vittime dei viaggi in mare. Quel bambino dal sorriso dolce mi faceva vedere quanto di più duro si possa affrontare. Penso con gratitudine a tutti i miei coraggiosi colleghi che ogni giorno sono in prima linea per supportare tutti i bambini come lui, affinché possano avere le stesse possibilità di tutti gli altri.
C’è un aspetto della filosofia buddista che ti incoraggia nel tuo lavoro?
Leggo e rileggo i Dialoghi con i giovani del presidente Ikeda e i suoi incoraggiamenti alle giovani donne del gruppo Kayo-kai. Recentemente leggevo: «Il Mahatma Gandhi (1869-1948), il noto campione indiano della non violenza, […] osservò che più accumulava esperienza nella vita, più realizzava che gli esseri umani stessi sono causa della propria felicità o infelicità. Non potete stare ad aspettare che qualcuno vi dia speranza e gioia. Create voi stesse speranza e gioia, e trasmettetele agli altri» (Il voto dell’Ikeda Kayo-kai, 62). Cerco di applicare queste parole ogni giorno, nel parlare del Buddismo agli altri e nelle relazioni che creo, soprattutto quando sono di fronte a situazioni che sembrano senza speranza.
Dal coraggio e dalla preghiera scaturiscono azioni basate sulla saggezza, e così si aprono nuove, inaspettate possibilità.
In una lettera indirizzata alla figlia di Shijo Kingo, che era una bambina di un anno, Nichiren Daishonin scrive: «Le sfortune di Kyo’o Gozen si trasformeranno in fortuna. Raccogli tutta la tua fede e prega questo Gohonzon. Allora, che cosa non può essere realizzato?» (Risposta a Kyo’o, RSND,1, 366). Pensare che le nostre sofferenze o sfortune siano in realtà la porta di accesso per manifestare il nostro massimo potenziale mi dà tanta speranza nei momenti difficili, e la forza di andare sempre avanti.