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Costruire un io incrollabile - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:28

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Costruire un io incrollabile

Daisaku Ikeda

Puntata 5

Prosegue la serie dedicata al Gruppo futuro, in cui Daisaku Ikeda approfondisce la vita di Nanjo Tokimitsu, giovane discepolo di Nichiren Daishonin. Puntata 5 di 12

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Le stelle seguono una determinata orbita attraverso il cielo, così come le correnti seguono un sentiero attraverso il vasto oceano. La stessa cosa vale per gli esseri umani, e il Buddismo di Nichiren Daishonin costituisce un percorso di vita infallibile per tutti.
Incontrai per la prima volta il mio maestro, il secondo presidente della Soka Gakkai Josei Toda, il 14 agosto del 1947, quando avevo diciannove anni. Ero stato invitato a uno zadankai, durante il quale gli rivolsi questa domanda: «Qual è il modo corretto di vivere?». Il signor Toda rispose con attenzione e gentilezza alla domanda di quel giovane che incontrava per la prima volta.
Ero un ragazzo che cercava una strada da seguire nel tumultuoso periodo successivo alla Seconda guerra mondiale, e dalla risposta di Toda ebbi la certezza che era una persona di cui mi potevo fidare. Rimasi profondamente colpito dal fatto che fosse stato imprigionato dalle autorità militariste durante la guerra, e avesse trascorso ben due anni in carcere per le sue convinzioni, che rifiutò sempre di ritrattare. Il 24 agosto 1947, dieci giorni dopo il nostro primo incontro, iniziai a praticare il Buddismo del Daishonin.
A partire da allora, come discepolo di Josei Toda, ho continuato ad avanzare sullo stesso cammino per settantuno anni [agosto 2018], condividendo la sua stessa determinazione di sradicare l’infelicità dal mondo.

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Il cammino della giustizia, di per sé irto di difficoltà, è un nobile cammino. Nanjo Tokimitsu, che divenne discepolo di Nichiren Daishonin in giovane età, dovette affrontare svariate difficoltà, compresa la morte dei suoi familiari.
Durante la persecuzione di Atsuhara, nel corso della quale i seguaci del Daishonin dovettero affrontare dure repressioni, Nanjo si impegnò a proteggere i suoi compagni di fede, lottando duramente in loro difesa. In questa puntata studieremo insieme il seguente passo tratto da una lettera che il Daishonin scrisse per lui:
«In Cina c’è una cascata chiamata la Porta del Drago. Le sue acque precipitano da un’altezza di cento piedi, più rapide di una freccia scagliata da un forte arciere. Si dice che un gran numero di carpe si raccolgano nel bacino sottostante sperando di risalire la cascata, e che quella che riuscirà nell’impresa si tramuterà in un drago. Tuttavia, non una sola carpa su cento, su mille o anche su diecimila riesce a risalire la cascata, nemmeno dopo dieci o vent’anni» (La Porta del Drago, RSND, 1, 890).
Si dice che la Porta del Drago sia una cascata situata lungo il corso del Fiume Giallo in Cina e che, secondo la leggenda, una carpa che riesce a raggiungere la cima della cascata si trasformi in drago. Questa è l’origine dell’espressione giapponese to-ryumon, che letteralmente significa “risalire la Porta del Drago”, utilizzata per descrivere il superamento di ostacoli insormontabili per conquistare il successo a livello professionale, o di esami particolarmente difficili che andranno a determinare il nostro futuro.
Secondo la leggenda, la potente corrente della cascata respinge la maggior parte delle carpe verso valle. Alcune, nel tentare la difficile impresa della risalita, cadono vittime di pescatori o uccelli predatori.
Il Daishonin sta affermando che il cammino verso il conseguimento della Buddità è come il tentativo della carpa di raggiungere la cima della Porta del Drago, poiché si tratta di un percorso altrettanto impegnatvo e pieno di difficoltà.
Egli dichiara inoltre: «Miei discepoli, formulate un grande voto!» (La Porta del Drago, RSND, 1, 891).
Con queste parole il Daishonin incide nella vita del giovane Tokimitsu l’importanza di continuare a dedicare la propria esistenza al voto supremamente nobile di realizzare kosen-rufu, qualunque cosa accada.
Non esiste sfida che i giovani che si dedicano alla verità e alla giustizia non possano superare. Il Buddismo di Nichiren Daishonin trabocca di assoluta fiducia nel potere dei giovani e nel loro potenziale. Nanjo Tokimitsu rispose alla fiducia che il suo maestro riponeva in lui con tutto se stesso.

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Una persona fermamente impegnata sul fronte della giustizia è irremovibile. Joseph Rotblat (1908-2005), un fisico nei confronti del quale nutro una grandissima ammirazione, ne costituisce un esempio.
Rotblat nacque in Polonia, un paese che nel corso del ventesimo secolo venne profondamente segnato da due guerre mondiali. Durante la Prima guerra mondiale, la sua famiglia perse tutto ed egli si ritrovò a dover combattere con la fame e la malattia. In base alla sua esperienza, Rotblat si convinse che la guerra fosse «la più maligna delle attività umane», e decise di impiegare la scienza per «creare un mondo in cui non fosse necessaria la guerra» e dove «le difficoltà venissero alleviate e la felicità potesse essere universale».
Rotblat, inoltre, perse tragicamente la moglie durante l’Olocausto, nel corso della Seconda guerra mondiale.
In qualità di fisico nucleare, fu invitato a prender parte al “Progetto Manhattan”, un programma di ricerca americano per lo sviluppo delle prime bombe nucleari in risposta all’analogo impegno da parte della Germania nazista. Tuttavia, quando risultò chiaro che i nazisti avevano smesso di perseguire quell’obiettivo, Rotblat decise di abbandonare il progetto e fu l’unico a farlo, tanto che in seguito venne accusato di essere una spia sovietica e fu oggetto di spietate critiche e diffamazioni. Ciononostante, egli si schierò coraggiosamente a favore dell’eliminazione di tutte le armi nucleari.
In seguito fondò la Pugwash Conferences on Science and World Affairs, un’organizzazione di scienziati impegnati sul fronte della pace e del disarmo, di cui fece parte per il resto della sua vita.
Nel 1995 Rotblat e gli scienziati della Pugwash ricevettero il premio Nobel per la Pace. Anche la SGI ha collaborato con loro in molti paesi del mondo, con l’obiettivo di eliminare le armi nucleari.
Come riuscì Rotblat a dedicarsi incessantemente alla pace, per più di sessant’anni? Egli affermò: «Fondamentalmente, credo nella bontà degli esseri umani».
Nel cuore degli esseri umani vi è una bontà infinita. Credere in questo significa credere nel potenziale illimitato di ogni individuo e nel fatto che ogni persona possa cambiare in meglio. In particolare, Rotblat riuscì a impegnarsi a favore della pace per così tanto tempo, perché credeva nei giovani.

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La fiducia reciproca è la spinta che ci permette di percorrere il cammino verso la giustizia, e il rapporto maestro-discepolo ne costituisce la forma suprema.
Un anno dopo avere conosciuto il maestro Toda, iniziai a lavorare per lui. Quando mi offrì quel lavoro, guardandomi negli occhi mi chiese: «Farai del tuo meglio?».
«Certo!» risposi senza esitare. «La ringrazio per questa opportunità!».
In quel momento avevo già deciso di lottare al suo fianco per tutta la vita. Quando prendiamo una decisione profonda, non abbiamo nulla da temere. Così iniziò la grande lotta della mia gioventù. All’epoca, utilizzando le parole del pensatore giapponese Sakuma Shōzan (1811-1864), espressi la mia determinazione in questa poesia:

Coloro che offendono, offendano pure.
Coloro che deridono, deridano pure.

Quando decidiamo di seguire un determinato cammino, incontreremo senza dubbio delle forze che tenteranno di fermarci, come le forti rapide che ostacolano le carpe mentre cercano di risalire la Porta del Drago. Recitare Nam-myoho-renge-kyo ci permette di trasformare tali avversità in energia inesauribile per non smettere di avanzare e vincere. Coloro che rimangono fedeli ai propri ideali, basando le loro azioni sul Daimoku, sono dei veri campioni.
Prendere parte al grande movimento di kosen-rufu con l’obiettivo di diffondere la pace e la felicità nel mondo costituisce l’azione suprema che possiamo compiere come esseri umani.
Voi, miei cari amici del Gruppo futuro che vi dedicate a questa causa, siete tutti dei campioni invincibili.

(Mirai Journal, 1 agosto 2018)

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