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Costruiamo castelli di persone capaci e giardini di pace in tutto il mondo - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 08:11

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Costruiamo castelli di persone capaci e giardini di pace in tutto il mondo

Daisaku Ikeda

Questo saggio di Daisaku Ikeda della serie “Splende la luce della rivoluzione umana”, è stato pubblicato sul Seikyo Shimbun il 15 novembre 2023

Daisaku e Kaneko Ikeda, Tokyo, dicembre 2003
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Il desiderio di imparare è potente e bello.
In una delle sue lettere, Nichiren Daishonin loda Myoichi-nyo per il suo spirito di ricerca nel porgli domande sulla dottrina del conseguimento della Buddità nella propria forma presente. E giunge a esclamare: 

«Forse il Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, ha preso possesso di te?» (RSND, 2, 839)

In questo Anno dei giovani e del trionfo, in Giappone e in tutto il mondo si sono tenuti tantissimi corsi di studio e sessioni di esame, così pieni di entusiasmo che potremmo anche definire il 2023 come “Anno dello studio mondiale”. Quanto ne sarebbe felice il Daishonin!

Tanto per fare qualche esempio di questo intenso movimento di studio a livello mondiale, nel mese scorso in tutta l’Africa, il “continente della speranza”, si è tenuto il sesto esame di studio buddista, e i membri di 28 nazioni africane fra cui Costa d’Avorio, Ghana, Togo, Cameroon, Kenya, Madagascar e Zambia hanno partecipato pieni di spirito di ricerca.
Il primo di questi esami si era tenuto nel 2016 e, dopo due anni di sospensione dovuti alla pandemia di Covid 19, quest’anno sono ripresi. I membri stanno approfondendo la loro conoscenza del Buddismo, mentre studiano e si incoraggiano con calore l’un l’altro nelle varie lingue dell’Africa.
Quest’anno gli esami si sono tenuti per la prima volta nella Repubblica delle Seychelles, che comprende 115 isole nell’Oceano Indiano, circa 1.300 chilometri al largo della costa africana. Quando l’ho saputo, ho giunto le mani in segno di rispetto e approvazione, pensando anche a tutti gli sforzi dei nostri preziosi membri del Gruppo Isole Vittoriose in Giappone, che di recente ha celebrato il suo quarantacinquesimo anniversario (il 7 ottobre).
Mi ha particolarmente colpito il resoconto gioioso di un responsabile della SGI Sud Africa, che ha affermato: «Unirci insieme nello studio come “continente del ventunesimo secolo” è stata una grande vittoria».
In ogni parte del mondo i compagni Bodhisattva della Terra, mentre affrontano difficoltà indescrivibili, stanno studiando assiduamente e mettendo in pratica i princìpi essenziali per la trasformazione interiore, come il “mutuo possesso dei Dieci mondi” e i “tremila regni in un singolo istante di vita”.
Tutte le persone incarnano il mutuo possesso dei Dieci mondi e perciò possiedono lo stato vitale supremamente nobile della Buddità. Questo insegnamento di Nichiren è profondamente in sintonia con la saggezza africana ubuntu, una filosofia che pone l’accento sulla compassione, la bontà interiore e l’interconnessione di tutte le persone, per cui si afferma: “Io sono perché tu sei”.
L’indomito paladino dei diritti umani Nelson Mandela (1918–2013), ex-presidente del Sud Africa, sottolineò l’importanza della saggezza ubuntu e, sintetizzando la filosofia di vita che lui stesso aveva forgiato in più di ventisette anni di carcere e instancabili battaglie per i diritti umani, dichiarò: 

Questo incrollabile spirito di rispetto per tutte le persone fece cadere gli spaventosi muri dell’apartheid, un sistema istituzionalizzato di discriminazione razziale.

Un florido movimento di studio buddista è una grande forza trainante per kosen-rufu: sessant’anni fa, nel 1963, la Soka Gakkai designò per la prima volta un “Anno dello studio”. E sin dall’inizio di quell’anno in tutto il Giappone si tennero esami di ammissione al Dipartimento di studio, ai quali parteciparono 500.000 membri di tutte le età e di ogni estrazione sociale. Il flusso di questo grande movimento delle persone, con le persone e per le persone, volto a interiorizzare la filosofia di vita del Buddismo di Nichiren, ha silenziosamente nutrito e arricchito la società giapponese a un livello profondo.
Sempre in quell’anno a novembre, mese della fondazione della Soka Gakkai, e nei mesi successivi viaggiai per tutto il Giappone tenendo lezioni sugli scritti del Daishonin ed esortando i membri ad alzarsi e agire.
Esortai i membri del Tohoku e dello Shin’etsu a mantenere una fede forte per costruire la pace per tutta l’umanità.
Esortai i membri di Tokyo ad assicurare fondamenta eternamente solide per il futuro della Soka Gakkai. 
Incoraggiai i membri del Kanto a impegnarsi come un nucleo dalla esemplare unità per la nostra grande organizzazione.
Mi appellai ai membri del Tokaido affinché lavorassero allegramente per kosen-rufu con uno spirito di rispetto reciproco.
Incoraggiai i membri del Kansai ad essere alleati delle persone che soffrono e avanzare in modo da essere chiamati “i pilastri del Giappone”.
Esortai ogni membro dello Shikoku a diventare una persona capace, dotata della forza di mille persone e con il cuore colmo della passione e della determinazione profonda di recare felicità a tutti. 
Rivolsi ai membri dell’Hokkaido l’appello di essere re leoni che si conquistano ampiamente la fiducia delle persone, guardando al futuro, tra dieci o vent’anni.
Incoraggiai i membri del Chubu a dare un esempio dello spirito di kosen-rufu dando vita a un flusso costante di nuovi leader.
Esortai i membri del Kyushu a creare, grazie ai loro sforzi, un fresco impulso dinamico in grado di superare le difficoltà sociali apparentemente insormontabili.
In quello stesso anno [agosto 1963], avevo anche incoraggiato i membri dell’Hokuriku a dimostrare che chi ha fede nel Buddismo di Nichiren trionferà sicuramente.
L’anno successivo chiesi ai membri di Okinawa di costruire una terra di pace sviluppando con forza il loro movimento di persone comuni.
Adesso, con lo stesso spirito, affido queste speranze a ognuno di voi.
Allora, sessant’anni fa, nutrivo particolari aspettative per l’attività dei membri del Gruppo uomini. 
Nel mio editoriale sul numero di novembre 1963 della nostra rivista di studio, Daibyakurenge, scrissi che costruire il grande castello Soka delle persone comuni era responsabilità del Gruppo uomini, ed esortai i suoi membri a unirsi insieme nel dedicare tutta la vita alla grande impresa di kosen-rufu.
Quando i veterani che hanno affrontato sfide coraggiose si alzano in piedi, possono cambiare i tempi e il corso della storia.
Di recente il Gruppo uomini della Soka Gakkai Bharat, [India] mi ha inviato la loro canzone “Manca poco!” che contiene questi versi:

Paladini coraggiosi, arditi e forti,
che hanno un’unica mente, e non mollano mai.
La loro impavida preghiera spalanca la strada.

È un’espressione perfetta del “cuore del re leone!”.

«Eccomi a Osaka per tenere una lezione. Perché? Desidero liberare Osaka dalle malattie e dalla povertà. Non ho altro desiderio» (RU, 10, 41)

Daisaku Ikeda durante la sua seconda conferenza all’Università di Harvard, settembre 1993

Sono passati dieci anni dal completamento del Palazzo del grande voto di kosen-rufu.
Toda ci incoraggiava spesso: 

E in questi ultimi dieci anni, in ogni luogo i nostri membri hanno fatto proprio questo, superando montagne di difficoltà e realizzando vite piene di felicità e vittorie.
Oggi i nostri membri, uniti da un voto condiviso, sono presenti in 192 paesi e territori del mondo, e fuori dal Giappone sono quasi tre milioni. Ovunque stanno dando la prova concreta di come si realizza la felicità attraverso la rivoluzione umana. Come Bodhisattva della Terra stanno danzando con gioia e il mondo intero è il loro palcoscenico, in Nord America, Sud America, Asia, Oceania, Europa, Africa e Medio Oriente.
Indipendentemente dalle circostanze, i membri della famiglia Soka sono saldamente uniti nello spirito di “diversi corpi, stessa mente”. 
Con la fiamma del coraggio nel cuore, fiduciosi che “più scura è la notte, più vicina è l’alba”, essi continuano ad avanzare illuminando la comunità in cui vivono con le loro azioni. 
Niente mi rende più felice di vedere i nostri splendidi membri.


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