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Cospargo di gioia l'universo - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:30

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Cospargo di gioia l’universo

Geraldina Casini, Firenze

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Mi chiamo Geraldina, carattere esplosivo, famiglia buddista e un’infanzia di boccoli biondi, quasi onirica. Spezzata dalla morte di mio padre, quando ancora ero troppo bambina per comprendere chi fosse quell’eroina che lui aveva preferito a me.
Un profondo senso di inadeguatezza, di non esser degna d’amore mi avrebbe tenuto fedelmente la mano, da allora in poi. Lungo il buio degli anni dopo la sua morte, mentre si apriva il sipario su quella ragazzina ribelle, infuriata e indomabile in cui mi sono trasformata. Nascosta in quel buio, mi sono coperta gli occhi con le mani per non vedere, per non vedermi. Ho urlato per non sentirmi. Ho ecceduto in ogni cosa, perché non sapevo fare altrimenti. E poi la profonda sofferenza di non avere una passione innata, che è stata la ragione che mi ha spinta a scappare, più che viaggiare, per il mondo; cercando disperatamente il mio “motivo”, perdendomi sempre più tra quelle tenebre dirompenti che certe notti mi divoravano l’anima.
Autunno 2014, sono a New York. C’è una zia che passa per lavoro e che, come dovere di circostanza vuole, non rinuncio a incontrare: è un incontro d’anime, che ci legherà da quella sera, e per sempre. Conoscevo già il Buddismo ne ero attratta e respinta al tempo stesso. Ci ho messo un po’ a pronunciare il primo Nam-myoho-renge-kyo: perchè è invocare la vita, e per quanto l’avessi cercata, io non avevo fatto che fuggirne. L’ho lasciata emergere solo quando non ho avuto più nessuno da provocare, bugia da raccontare, luogo in cui scappare.
In preda ai tormenti dell’inferno, mi sentivo terra arida, ma continuavo a recitare Daimoku; avvolta dalla musica di voci sconosciute e familiari al tempo stesso, osservavo una a una le mie emozioni riflettersi danzando nel Gohonzon. Finché per la prima volta percepii che la vita contiene ogni cosa, me inclusa, e che è perfetta: e perfettamente dotata. Avvertii la rivoluzione umana come la facoltà più straordinaria dell’essere umano: quella di scegliere, di fronte alle difficoltà che inesorabilmente ci sfidano, di vincere assolutamente. E vincere significa non abbattersi, anzi avvalersi della sofferenza come strumento per trasformare, motivazione per crescere, causa per creare valore.
Il Buddismo non mi prometteva miracoli, né l’ennesima menzogna da raccontare a me stessa per nascondermi; non era neppure la bacchetta magica di tutte le principesse che accompagnavano i miei sogni di bambina. Questo Buddismo mi offriva una spada con cui affrontare il dolore intrinseco – necessario proprio come lo è il buio per la luce, la notte per il giorno – alla vita stessa. Mi ha resa ricca, nel modo in cui nessuna “isola del tesoro” avrebbe potuto: insegnandomi a riconoscere, apprezzare, provare gratitudine.
Forgiavo così la mia spada rendendo oro quella stessa furia distruttiva a cui un giorno avevo permesso di piegarmi e dominarmi, e che adesso diveniva spinta e strumento per la mia rivoluzione umana.
E allora, sono tornata a casa dalla mia famiglia. Mi sono battuta con coraggio per un lavoro dignitoso e oggi sono parte di una squadra e di un progetto in cui riconosco la mia occasione umana, oltreché professionale. Ho smesso di fare a pezzi il mio cuore, nutro la vita che i miei genitori mi hanno dato.
Ho determinato, di fronte al Gohonzon, di incontrare un uomo dal cuore puro e ho trovato proprio quell’abbraccio che avevo tanto disperatamente cercato, errando persa nel mondo.
Non è «e vissero tutti felici e contenti». È: «io sono Nam-myoho-renge-kyo».
Sono un essere umano che, semplicemente in quanto tale, ha la facoltà di scegliere per la propria vita. E io scelgo, qui e adesso, che di quest’infinito potenziale che è la vita non voglio perdermi proprio niente. Lucido ogni giorno il mio cuore col Daimoku, affinché risplenda come il sole e illumini tutto ciò che mi circonda. Convinta, e assolutamente certa, che non c’è altra via se non la vittoria.

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