Si possono utilizzare immagini del Gohonzon scaricate da internet? Esistono differenze tra le diverse tipologie di Gohonzon? Come mai Josei Toda poté illuminarsi in carcere anche senza Gohonzon?
Si possono utilizzare riproduzioni del Gohonzon (riprese da Internet, fotografate o fotocopiate) o applicazioni audio di Daimoku e Gongyo?
No, nel modo più assoluto. E, dal punto di vista della legge di causa ed effetto che crea il nostro karma, è un’azione che produce un effetto molto negativo. Anche se è fatta in buona fede o con un’intenzione sincera. Lo scopo di coloro che diffondono su internet applicazioni pseudobuddiste è essenzialmente quello di lucrare sfruttando i membri della Soka Gakkai, senza avere il minimo rispetto per il profondo significato dell’Oggetto di culto iscritto da Nichiren Daishonin e per la pratica buddista da lui stabilita.
Nel momento in cui i membri della Soka Gakkai utilizzano per la loro pratica quotidiana quelle applicazioni e immagini, stanno cadendo in una pratica buddista formale e pertanto priva di efficacia. Scrive a questo proposito Daisaku Ikeda: «Nichiren Daishonin afferma di aver iscritto il Gohonzon come “il vessillo della propagazione del Sutra del Loto”. In altre parole è l’oggetto di culto per kosen-rufu, per realizzare una vasta propagazione della Legge mistica. Nel Reale aspetto del Gohonzon si legge: “Com’è straordinario che […] Nichiren sia stato il primo a iscrivere questo grande mandala come il vessillo della propagazione del Sutra del Loto, mentre anche grandi maestri come Nagarjuna, Vasubandhu, T’ien-t’ai e Miao-lo non furono in grado di farlo!” (RSND, 1, 737). La Soka Gakkai sta propagando questo “oggetto di culto per kosen-rufu” che il Daishonin, sopportando grandi persecuzioni, iscrisse per le persone dell’Ultimo giorno» (Daisaku Ikeda, Il mondo del Gosho, 1, 307-8).
Per questo si può dire che il Gohonzon trova il suo profondo significato solo all’interno della Soka Gakkai, nell’“armoniosa comunità dei credenti” che è impegnata nella realizzazione di kosen-rufu, cioè nella diffusione mondiale del Gohonzon stesso. Scrive ancora Ikeda: «Come afferma il Daishonin nella conclusione de L’oggetto di culto per l’osservazione della mente, il Gohonzon incarna la compassione del Budda. Tuttavia, se lo preghiamo senza agire concretamente per kosen-rufu, l’immensa compassione del Budda originale non si trasmetterà alla nostra vita. È quando abbiamo “la stessa mente di Nichiren” e diventiamo suoi discepoli, cioè ci battiamo per kosen-rufu con la sua stessa determinazione, che questa immensa compassione scorre dentro di noi come un grande fiume» (Daisaku Ikeda, Il mondo del Gosho, 1, 330).
Fino al 1990 la consegna dei Gohonzon veniva svolta dal clero della Nichiren Shoshu. A partire dal 1994 la Soka Gakkai ha iniziato a consegnare i Gohonzon. Perché è legittimata a farlo?
La Soka Gakkai ha dato prova di essere una comunità di credenti che, mirando con risolutezza a kosen-rufu, pratica in armoniosa unità il Buddismo di Nichiren Daishonin. Per questo può legittimamente dare ai propri membri la possibilità di ricevere il Gohonzon, in sintonia con l’intento originario del Budda.
Il punto cruciale riguardo alla consegna dei Gohonzon sta nel fatto che il Daishonin, desiderando che le persone comuni potessero ottenere la Buddità, materializzò in un mandala la Legge mistica alla quale si era illuminato e ne fece dono a tutte le persone nell’Ultimo giorno della Legge.
Nel Gosho si legge: «Con grande compassione per coloro che ignorano la gemma della dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita, il Budda l’ha avvolta con i cinque caratteri [di Myoho-renge-kyo] e l’ha appesa al collo della gente ignorante dell’ultima epoca» (L’oggetto di culto per l’osservazione della mente, RSND, 1, 336). Come espresso in questa frase, ciò che legittima la SGI a consegnare i Gohonzon è il suo spirito e la sua dedizione nel portare avanti kosen-rufu e nel far sì che tutte le persone possano raggiungere la Buddità praticando senza lesinare la propria vita, in accordo con la grande compassione del Daishonin.
Il Gohonzon fu donato a tutte le persone nell’Ultimo giorno della Legge, perciò è proprio l’insieme dei credenti ad aver ereditato la linfa vitale della fede e a essere legittimato a proteggere il Gohonzon e condividerlo con gli altri.
Il Daishonin afferma che dovremmo cercare l’eredità della Legge solo in una forte fede e dichiara che la linfa vitale della fede scorre solo fra coloro che si uniscono per realizzare kosen-rufu. Così scrive: «Sii fermamente deciso a risvegliare il grande potere della fede e recita Nam-myoho-renge-kyo con la preghiera che la tua fede continui a essere ferma e corretta anche nel momento della morte; non cercare mai un modo diverso da questo per ereditare la Legge fondamentale di vita e morte. […] Anche abbracciare il Sutra del Loto sarebbe inutile senza l’eredità della fede» (RSND, 1, 191).
Non essendo possibile recitare davanti al Dai-Gohonzon, quale relazione possiamo avere con esso?
Poiché il Dai-Gohonzon è stato iscritto per l’umanità intera, dal momento che ci dedichiamo a kosen-rufu compiendo la missione affidataci direttamente da Nichiren Daishonin, possiamo dire che la nostra fede si basa su di esso.
Il Dai-Gohonzon esiste ovunque si reciti Daimoku con tutto il cuore. Il sessantaseiesimo patriarca Nittatsu Shonin ha affermato: «Il posto dove recitate Nam-myoho-renge-kyo è come il Picco dell’Aquila ed è qui che otterrete la Buddità in questa esistenza». E ancora: «Il Gohonzon custodito nelle vostre case è esso stesso la vita di Nichiren Daishonin e manifesta le tre proprietà illuminate della Legge, della saggezza e dell’azione del Budda, cioè Nichiren Daishonin stesso».
La Soka Gakkai ha compreso correttamente il significato del Dai-Gohonzon portando avanti il grande voto del Budda di realizzare kosen-rufu, e ogni giorno i membri della Gakkai esprimono profonda devozione e sincera gratitudine al Dai-Gohonzon nella seconda preghiera silenziosa di Gongyo, impegnandosi a propagare la Legge con lo stesso spirito del Daishonin.
Il Gohonzon trascritto da Nichikan non contiene alcuni dei caratteri che appaiono sui Gohonzon trascritti da Nittatsu, da Nikken o da altri patriarchi. Può questo avere qualche conseguenza sull’efficacia della preghiera?
Lo scopo di Nichiren Daishonin nel momento in cui ha iscritto il Gohonzon era quello di consentire a tutti gli esseri umani, attraverso il potere della fede e della pratica, di sviluppare l’indistruttibile nucleo di Buddità all’interno della propria vita. L’essenza del Gohonzon sta quindi nell’iscrizione che racchiude i poteri del Budda e della Legge, “Nam-myoho-renge-kyo, Nichiren”, scritta dall’alto in basso al centro del mandala.
Potremmo pensare che tutti i Gohonzon siano identici, ma lo stesso Nichiren non ha usato sempre gli stessi nomi e le stesse figure iscrivendo i vari Gohonzon. Per esempio Devadatta appare soltanto su circa un terzo dei centoventi Gohonzon iscritti dal periodo dell’esilio a Sado fino alla sua morte e oggi ancora esistenti. I bodhisattva dell’insegnamento transitorio Virtù Universale e Maudgalyayana appaiono solo su sessantacinque Gohonzon, e i due veicoli rappresentati da Shariputra e Manjushri solo su sessantatré. I caratteri che non si trovano nel Gohonzon di Nichikan non compaiono su circa la metà dei Gohonzon iscritti da Nichiren stesso. Dopo la morte di Nichiren, i patriarchi utilizzarono criteri propri per decidere quali nomi includere nel Gohonzon che trascrivevano, e quali omettere.
Bisogna ricordare che i benefici si manifestano grazie ai poteri della fede e della pratica presenti in ciascuno di noi, come si legge nel Gosho: «Il Gohonzon si trova solo nei due caratteri che significano fede. Questo intende il sutra quando afferma che si può “accedervi solo grazie alla fede”» (RSND, 1, 739).
Anche l’iscrizione laterale è stata omessa nel Gohonzon di Nichikan. Perché?
Il Gohonzon trascritto dal patriarca Nichikan nel 1720, che viene consegnato ai membri della Soka Gakkai, originariamente conteneva una dedica laterale sulla parte sinistra, con il nome Honshobo Nissho, il destinatario del Gohonzon. Questa dedica è stata omessa nel Gohonzon che la Soka Gakkai sta consegnando ai suoi membri. La decisione di non includere questa iscrizione si basa su dei precedenti storici: le iscrizioni laterali non sono mai state considerate elementi essenziali o necessari del Gohonzon. Quando un patriarca iscriveva personalmente un Gohonzon per un credente, a volte vi inseriva una dedica con la data, il nome del destinatario o lo scopo del Gohonzon. Queste dediche poste a lato sono importanti, ma non fanno parte del Gohonzon.
Anche il Dai-Gohonzon venne scritto per Yashiro Kunishige, che rappresentava la fede pura dei credenti laici, e tuttavia Nikko Shonin non ha incluso questo nome nel Gohonzon da lui trascritto, e neppure nessun altro patriarca dopo di lui.
Josei Toda si è illuminato in carcere senza Gohonzon, come ha fatto? Perché abbiamo bisogno del Gohonzon se la fede è la cosa più importante?
Il presidente Toda aveva una forte fede nel Gohonzon: come è riuscito a stabilirla? Ha praticato con lo spirito di non dualità di maestro e discepolo e ha mantenuto la fede nel Gohonzon esattamente come ha insegnato il Daishonin. Quindi, anche se in prigione per cause di forza maggiore non disponeva “materialmente” del Gohonzon, nel suo cuore erano ben saldi i poteri della pratica e della fede, e per questo è riuscito a manifestarli nella sua vita anche senza il Gohonzon.
Chi non conosce la vera legge di causalità, per ottenere la Buddità prima di tutto dovrebbe recitare Daimoku di fronte al Gohonzon e studiare il Gosho, che contiene le “istruzioni” per utilizzare il potere della Legge e il potere del Budda [a questo proposito, vedi anche il saggio di Josei Toda a pagina 14, n.d.r.].
Il Gohonzon è necessario perché in questo mondo esiste l’oscurità fondamentale. E Nichiren Daishonin ci ha lasciato il Gohonzon perché attraverso di esso possiamo far emergere la natura di Budda e sconfiggere l’oscurità fondamentale.
Il Gohonzon – afferma il Daishonin – è il “vessillo della propagazione del Sutra del Loto” e in esso sono descritti tutti i benefici che si ottengono attraverso la pratica buddista. D’altro canto, il semplice fatto di avere il Gohonzon senza desiderare di approfondire la fede non garantisce l’ottenimento della Buddità. Solo praticando ogni giorno costantemente e sconfiggendo l’oscurità innata possiamo manifestare la Buddità. Solo con il Gohonzon abbiamo la possibilità di allenarci costantemente, praticando in modo più costante. Il Gohonzon è un incoraggiamento alla nostra pratica, ci permette di rafforzare la nostra decisione, perciò è essenziale riceverlo, è uno stimolo quotidiano. Tutti noi siamo esseri umani e abbiamo bisogno di uno stimolo continuo. Per questo è necessario avere “materialmente” il Gohonzon: non è un oggetto di culto qualsiasi, è la vita stessa di Nichiren Daishonin. Pensare superficialmente di non aver bisogno di qualcosa di esterno significa non aver capito che, attraverso il Gohonzon, ereditiamo la vita di Nichiren Daishonin, la Legge da lui manifestata.
Per la redazione di questo speciale sono stati consultati:
Duemilauno, n. 51 (Speciale: “Il Gohonzon”)
n. 68 (Speciale: “La storia della Nichiren Shoshu”)
n. 76 (Speciale: “La storia della Nichiren Shoshu II”)
Buddismo e società, n. 112 (Speciale: “Il Gohonzon”)
n. 125 (I discepoli di Nichiren Daishonin: “Il successore, Nikko Shonin”)
Il Nuovo Rinascimento, n. 344 (Grandangolo: “Nichiren Shoshu e Soka Gakkai”)
n. 345 (Grandangolo: “A proposito delle dimissioni di Nikken”)
On the Conferral of the Gohonzon by the Soka Gakkai, (a collection of reference material), edito dalla SGI
D. Ikeda, Il mondo del Gosho, Esperia, cap. IX, “Il Gohonzon”