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Cosa posso fare se provo invidia nei confronti degli altri? Non voglio essere una persona invidiosa - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 06:59

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Cosa posso fare se provo invidia nei confronti degli altri? Non voglio essere una persona invidiosa

Risposta a cura del comitato nazionale di studio

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Vedo tanti amici e amiche che finalmente sono felici dopo aver vissuto tante difficoltà. Tuttavia non riesco a smettere di arrovellarmi su quello che manca a me rispetto a loro e così provo invidia nei loro confronti. Come posso risolvere questo problema? Non voglio essere una persona invidiosa.

Riuscire a cogliere qualità nelle altre persone e ammirarle è di per sé un aspetto molto positivo, poiché noi possiamo trarre ispirazione per la nostra crescita individuale da altri esseri umani. Ma quando siamo convinti di non essere in possesso delle capacità per riuscire nei nostri scopi, questa ammirazione può trasformarsi in invidia. Quindi, al livello più profondo, possiamo dire che l’invidia affonda le sue radici nel non riconoscere che nella nostra vita esiste la natura di Budda.
Nichiren Daishonin, in un celebre passo di Gosho, afferma:

«Perciò Abutsu-bo è la torre preziosa stessa, e la torre preziosa è Abutsu-bo stesso. Al di fuori di questa consapevolezza tutto il resto è inutile. […] Dovresti recitare Nam-myoho-renge-kyo con questa convinzione» (RSND, 1, 264)

Recitare con la profonda convinzione che possediamo la natura di Budda così come siamo e farla emergere nel modo che ci è più peculiare è il cuore della pratica buddista.
Questo processo può non essere semplice. Ma in questa lotta per riconoscere il valore della nostra vita dobbiamo assolutamente risultare vittoriosi e possiamo farlo grazie al potere della nostra fede e della nostra pratica. Scrive infatti il maestro Ikeda:

«Se non si riesce a credere che noi stessi siamo entità di Myoho-renge-kyo non si può sviluppare una condizione veramente profonda e si finirà per cercare la strada della felicità al di fuori del proprio cuore. Cosa significa? Che vivremo in balìa dei giudizi e delle situazioni facendo dipendere il nostro stato d’animo dall’esterno. Ad esempio, tenderemo a fare confronti con gli altri in tutti gli aspetti, dallo status sociale alla situazione economica, dal carattere all’aspetto fisico.
[…] La causa fondamentale di questo tipo di offesa, in realtà, è l’illusione che offusca la nostra vita, è il ricercare la felicità al di fuori di noi e non riuscire a credere, nonostante pratichiamo, che noi stessi siamo la Torre preziosa, che noi stessi siamo Budda. È proprio in un atteggiamento del genere che si insinuano le funzioni demoniache.
Ciascuno di voi è un supremo, splendido Budda, una persona con una grande, insostituibile missione. Non vi è alcun motivo di paragonarsi agli altri. Bisogna bensì avere cura di sé e “lucidare” la propria vita, così come si è» (NRU, 29, cap. “Corsa impetuosa”, puntata 24)

Poiché siamo tutti diversi, la Legge mistica si manifesta in modo assolutamente unico nella nostra vita e questa è la ragione per cui non c’è alcun motivo di paragonarsi agli altri. Invece, bisogna concentrarsi sul far emergere al massimo grado le proprie nobili qualità.
Come scrive il maestro Ikeda, vivere con fede nella Legge mistica significa «non invidiare gli altri e non sminuire se stessi. Vuol dire vivere fedeli a se stessi e realizzare la propria unica missione secondo le proprie caratteristiche. Significa anche diventare persone che voi stessi rispettereste e di cui sareste orgogliosi» (Cos’è la rivoluzione umana, Esperia, pag. 116)

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