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Corso Sgi in Giappone - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:40

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Corso Sgi in Giappone

Dal 10 al 19 ottobre si è svolto a Tokyo il trentunesimo corso della SGI, a cui hanno partecipato 260 rappresentanti da 65 paesi

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Dal 10 al 19 ottobre si è svolto a Tokyo il trentunesimo corso della SGI, a cui hanno partecipato 260 rappresentanti da 65 paesi

Tappa fondamentale del corso è stata la riunione dei responsabili di Centro e della SGI con il presidente Ikeda, il 12 ottobre, al Makiguchi Memorial Hall. Una riunione indimenticabile, densa di emozioni. La Divisione artisti americana, tra cui i jazzisti Herbie Hancock e Wayne Shorter, ha offerto al presidente Ikeda uno spettacolo di poesia, danza e musica (dal titolo Musica per maestro e discepolo) per festeggiare la sua duecentesima onorificenza accademica (vedi NR, 362, 9). Una performance molto particolare, in cui si percepiva la profonda gratitudine del discepolo verso il maestro, e in cui gli artisti americani hanno ripercorso con straordinaria umanità la storia di Toda e Ikeda, e la storia del movimento di kosen-rufu.
Il presidente Ikeda, commosso, alla fine della riunione ha suonato il pianoforte, per esprimere la sua gratitudine verso gli artisti americani.
All’inizio del suo discorso ha detto: «L’esibizione di oggi era una scena che sembrava provenire direttamente dal Sutra del Loto, era una descrizione vivida e toccante del nostro cammino entusiasta verso kosen-rufu. Vorrei complimentarvi con tutti gli artisti che hanno incarnato così bene l’essenza della nobile torre preziosa della vita. Desidero oggi sottolineare con forza che le nostre attività per kosen-rufu stanno avanzando in completo accordo con gli insegnamenti del Sutra del Loto e le scritture di Nichiren Daishonin. […] Le duecento onorificenze accademiche che ho ricevuto sono la prova che il nostro movimento per la pace, la cultura e l’educazione è sostenuto e lodato da intellettuali di tutto il mondo. […] Esse sono un simbolo della vittoria della SGI, un’organizzazione che crea un’ondata di cambiamento positivo, per trasformare il circolo vizioso dei conflitti religiosi che hanno afflitto l’umanità».
Motivo conduttore di tutto il corso è stata la relazione maestro e discepolo.
Come ha detto il direttore generale della SGI, Yoshitaka Oba: «Il Buddismo e la via di maestro e discepolo sono la stessa cosa. La relazione tra il maestro e il discepolo è il cuore stesso del Buddismo. Il Buddismo non ci sarà più se si perde questo spirito, che per noi è il principio più importante da seguire e mantenere nell’attività quotidiana, per sviluppare e perfezionare noi stessi. Ricordiamoci che praticare il Buddismo equivale a vivere la via di maestro e discepolo». E il presidente Einosuke Akiya, rispondendo a una domanda, ha spiegato che tutti noi, come discepoli, dovremmo sempre sforzarci di migliorare ogni aspetto della nostra vita, mettendo in pratica le guide del nostro maestro. Ha ricordato che il Buddismo è azione, non si può trasmettere solo con le parole, ma va messo in pratica quotidianamente.
Il vice presidente Shigeo Hasegawa, a conclusione di un suo intervento ha detto che il presidente Ikeda adesso sta pensando a come costruire una nuova Soka Gakkai, a come far crescere persone di valore per il futuro, e alla base di tutto questo c’è la relazione tra il maestro e il discepolo.
A proposito della crescita di persone di valore, il direttore generale Oba ha ricordato che persone capaci ci sono in qualsiasi tempo, il problema sta in chi ha l’incarico di scoprirle e farle crescere. È importante che ciascuno di noi faccia crescere persone di valore in modo da stabilire per il futuro solide fondamenta per lo sviluppo di kosen-rufu in ogni paese.
Più alta è la posizione all’interno dell’organizzazione, maggiore l’autodisciplina che bisogna avere e la necessità di “lucidare” la propria vita fino a farla risplendere. I responsabili non devono mai essere arroganti; chi lo è non può far crescere altre persone. Se i responsabili pensano in modo arrogante che la crescita dell’organizzazione sia merito loro, allora, per quanto i membri possano aumentare, non emergeranno persone di valore. Piuttosto che giudicare se le persone siano capaci o meno, bisogna cercare i punti positivi di ciascuno, scoprire e lodare le capacità e le risorse interiori di ogni persona: la crescita o meno di persone di valore dipende dalla determinazione e dall’impegno dei responsabili. Sviluppare se stessi è la base per far crescere altre persone, per questo i responsabili devono sforzarsi di riflettere umilmente su di sè e di migliorarsi sempre, con la consapevolezza che l’arroganza non fa altro che mettere un freno alla propria crescita personale. Una persona che smette di crescere non può ispirare nessun altro. Far crescere gli altri comincia proprio dallo sfidare se stessi, quindi dall’impegno per fare la propria rivoluzione umana.

Il tema del 2007

Durante il corso è stato annunciato il tema della SGI per il 2007:
Anno del progresso e della vittoria
I punti chiave nell’attività della SGI saranno:

  • Espandere costantemente la rete di amicizie;
  • migliorare le riunioni di discussione;
  • sostenere la crescita dei membri della Divisione giovani, tesoro della Soka Gakkai, e dei nuovi membri;
  • migliorare e utilizzare le nostre pubblicazioni, forza promotrice di kosen-rufu.

Al ritorno, impressioni a caldo

Roberto Minganti
«È stato un corso che mi ha legato in modo diverso al presidente Ikeda. Ho sentito che in quei giorni lui in ogni modo ci stava comunicando di seguirlo. Durante la riunione mensile alla quale abbiamo partecipato, ha suonato il pianoforte. Immagino che sia stata una decisione presa lì per lì, dal momento che – a differenza di altre riunioni – sul palco c’era un pianoforte che poco prima era stato utilizzato da Herbie Hancock. Ci ha suonato delle canzoni che in qualche modo richiamavano la relazione maestro/discepolo. La mia riflessione in quei giorni mi ha portato a verificare se effettivamente lo stavo seguendo come maestro: mi sono accorto che dovevo fare un cambiamento. Dovevo uscire dall’abitudine e dalla retorica cui mi ero abituato.
Per sentirlo realmente “maestro” della mia vita, dovevo sforzarmi di mettere in pratica quotidianamente i suoi insegnamenti: è quello che sto cercando di fare. Non è difficile e mi sento più felice».

Maki Okano
«Per me è stata una grande fortuna poter partecipare a questo corso della SGI. Dall’inizio alla fine è stato tutto “guidato” dallo spirito di maestro e discepolo e per me è stato molto diverso dalle altre volte. Ho visto tanti discepoli di sensei che stanno cercando di mettere in pratica la via di maestro e discepolo in vari modi, ciascuno secondo le proprie caratteristiche. Soprattutto gli artisti americani mi hanno trasmesso con molta forza questo spirito attraverso il canto, la danza e la musica.  La loro esibizione mi ha spinto ad agire con più convinzione, a trasmettere in qualsiasi modo la mia gratitudine verso il maestro e a esprimere la gioia di poter praticare accanto a lui. Nel suo discorso sensei ha affermato di voler sempre di più portare nella Soka Gakkai una nuova ondata di freschezza; per questo voglio anch’io andare avanti rinnovando me stessa in ogni momento della mia vita.
Ho deciso di approfondire ancora di più il legame con il presidente Ikeda, iniziando a  ristudiare La rivoluzione umana e La nuova rivoluzione umana».

Francesco Liverini
«In realtà sono partito con la decisione di ottenere delle risposte a una serie di domande che da un po’ di tempo mi stavo ponendo. Prima di partire ho avuto modo di preparami con un bel po’ di Daimoku e le risposte sono puntualmente arrivate!
Ho sentito con grande forza dentro di me quanto debba ancora approfondire la relazione di non dualità tra maestro e discepolo e quanto il presidente Ikeda ci inviti tutti a realizzare la missione che abbiamo deciso di perseguire con lo scopo di realizzare kosen-rufu nei nostri rispettivi paesi. Ho deciso di impegnarmi per trasmettere il più possibile alle persone con cui vengo in contatto quanto sia importante scoprire questa missione nella propria vita e di aiutarle in questo senso».

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Un ottobre di pace

A Sanremo per trentuno giorni si è parlato di diritti umani, nonviolenza e pace, un’iniziativa promossa dal comune ma sostenuta concretamente dai membri dell’hombu Frontiera. Si è rafforzato così ulteriormente un legame con questa striscia di terra che ha consegnato premi e riconoscimenti per le attività in favore della pace al presidente Ikeda e alla moglie Kaneko.

di Catia Puletti

«Un Ottobre di Pace» è il titolo dell’iniziativa avviata dal comune di Sanremo al fine di promuovere la tutela dei diritti umani all’insegna della pace e della nonviolenza. Sulla base di una antica collaborazione che lega da diversi anni il comune di Sanremo e la Soka Gakkai – basti ricordare le mostre realizzate nel 2004, 2005 e 2006 – l’amministrazione comunale ha voluto inserire la mostra “Costruttori di pace” nel programma della manifestazione. «Il nostro obiettivo – ha spiegato il consigliere comunale Dario Daniele – è quello di continuare a promuovere iniziative legate alla pace insieme ai membri della SGI, in virtù della comunanza di intenti che ci lega su questi temi».
All’invito hanno prontamente risposto i membri sanremesi che hanno altresì offerto la loro partecipazione attiva attraverso una vivace attività di ciceroni. Numerosi i membri della Divisione giovani che hanno contribuito all’iniziativa e che hanno voluto trasmettere la loro partecipe testimonianza. Per Dragana, serba del Kosovo, e al momento impossibilitata a tornare nel suo paese, questa mostra simboleggia la lotta contro la rabbia. Una rabbia risolta nell’invito di Gandhi ad «adottare una lotta nonviolenta» e «la pace come unica reazione». «Nel momento in cui decidiamo di alzarci da soli e fare qualcosa – afferma Francesca – scopriamo che non c’è alcuna differenza tra noi e gli eroi della nonviolenza». Significativo, a questo proposito, l’incoraggiamento di Daisaku Ikeda a non considerare la rivoluzione umana come qualcosa di straordinario o scollegato dalla quotidianità. Essa risiede, infatti, «nella decisione che una persona prende quando vuole uscire dal suo mondo ristretto di tutti i giorni e inizia a lottare, dedicandosi a qualcosa di più profondo e grande». Su questo punto ha insistito anche Marita Bombardieri, responsabile nazionale degli educatori, nel corso della conferenza sulle Donne premi Nobel per la pace: «Denominatore comune di queste donne straordinarie è, senza dubbio, la forte determinazione a realizzare in primo luogo un profondo cambiamento individuale». Lottare fino alla fine per perseguire i propri sogni è di per sé uno stimolo e una spinta all’avanzamento personale. A questo, ha ribadito Marita, servono i sogni! E, uno dei sogni nati da questa iniziativa sanremese, è la proposta ricevuta dalla Fondazione Nobel, di partecipare attivamente alla manifestazione internazionale che vedrà protagonista la cittadina ligure nel prossimo mese di maggio.

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Credere “col” Gohonzon

Una riunione organizzata al Centro di Genova è stata l’occasione per confermare gli obiettivi dell’Istituto.

di Antonella Mastrorilli

Domenica 29 ottobre i responsabili nazionali, riuniti per la consulta, hanno salutato i membri genovesi nel nuovo Centro culturale. Francesco Geracitano e Anna Conti, reduci da un recente corso in Giappone (vedi pagg. 13-14, n.d.r.), hanno introdotto il meeting annunciando le “parole chiave” per il 2007 – progresso e vittoria – e riferito i punti essenziali elaborati durante il corso. In particolare, Geracitano ha riaffermato la centralità delle riunioni di discussione come punto di partenza e asse portante dell’attività, incoraggiando i responsabili a impegnarsi attivamente nelle preparazioni degli zadankai al fine di trasmettere correttamente ai membri lo spirito della Soka Gakkai e l’esempio del maestro. La Divisione giovani, rappresentata da Valentina Nannini e Mattia Duni, ha ricordato l’obiettivo comune dell’Europa, di organizzare una grande riunione in Italia per il 16 marzo 2008.
Una pausa musicale, offerta da Tomaso Olivari, Sirio Restani, Giovanni Ricciardi, e dalla splendida voce di Laura Catrani, ha preceduto il discorso del direttore generale Tamotsu Nakajima che, ripercorrendo i punti cruciali del videodiscorso di sensei, ha rivolto a tutti i membri l’accorato invito ad approfondire la relazione che ci lega al maestro e a condividere l’obiettivo originale di Nichiren Daishonin. Inoltre Nakajima ha insistito sull’importanza dello studio del Buddismo quale strumento basilare per sviluppare il dialogo e trasmettere la propria convinzione. Nell’incoraggiare i partecipanti agli esami di primo livello del Dipartimento di studio, il direttore generale ha richiamato tutti i membri a uno studio attivo, da sperimentare nella vita quotidiana come elemento propulsore della propria rivoluzione umana. Per finire, ha sottolineato come sia indispensabile riconoscere il profondo valore insito nella diversità al fine di potenziare le possibilità di dialogo e costruire solide fondamenta per kosen-rufu. Rinnovando l’invito a realizzare lo scopo annuale di shakubuku per accrescere il numero delle persone felici, Tamotsu Nakajima ha rimarcato l’efficacia di una pratica corretta basata sulla Strategia del Sutra del Loto e su una fede “col” Gohonzon. Infine, ha concluso il proprio intervento spiegando l’importanza di una statistica attenta quale “termometro”, misuratore e indicatore dello stato vitale del gruppo.

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Diario dal Sol Levante
Eroi senza corona

di Luigi Finocchiaro

Molti hanno sentito parlare del Seikyo Shimbun, il quotidiano giapponese della Soka Gakkai. Il Seikyo Shimbun nasce da un progetto del secondo presidente Josei Toda in tempi ben diversi, quando la carta era un lusso. Parlando con il suo discepolo Daisaku diceva spesso che una delle cose di cui sarebbe stato necessario occuparsi in futuro era proprio un quotidiano. Il precursore di tutte le pubblicazioni Seikyo fu il leggendario Kachi Soso (kachi è un’altra parola per il “valore”, come soka) che dapprima era un foglio rudimentale (come il nostro ciclostilato Aurora stampato negli anni Settanta a Roma). Oggi la società editoriale Seikyo, oltre al quotidiano distribuito in milioni di copie e il celeberrimo mensile di studio Daibyakurenge, produce una moltitudine di libri e riviste, di cui alcune circolano nei canali distributivi tradizionali e si trovano quindi in vendita nelle librerie e grandi edicole.
Il giornale Seikyo non è ancora un giornale vero e proprio che può sostituire un organo d’informazione laico. Certo, la visione per il futuro è di grande magnitudine: un giorno chiunque desideri sapere il punto di vista buddista su varie questioni potrà acquistare il Seikyo Shimbun in edicola e pertanto conoscerci più a fondo. Ma, visto che la distribuzione è ancora solo per abbonati, vale la pena di soffermarsi sull’immenso sforzo di tutti i membri che da decenni quotidianamente mandano avanti tutto l’apparato distributivo.
Bisogna sapere che in Giappone più dell’80% dei lettori di quotidiani sono abbonati alla testata, ovvero è normale che la mattina presto il giornale arrivi direttamente a casa. Ci sono quindi membri, prevalentemente della Divisione donne, che in bicicletta prima dell’alba distribuiscono il giornale nella propria zona. Il presidente Ikeda loda spesso l’impegno di queste persone, che chiama affettuosamente “eroi senza corona” e rimane difficile comprenderne il senso finché non si vedono queste donne, spesso non giovanissime, compiere questo sforzo a orari quasi impossibili. La testata Seikyo è anche un’occasione per migliaia di persone di fare una grande esperienza, grazie a un’attività veramente “dietro le quinte”. In confronto, l’attività negli staff sokahan e byakuren, è molto più leggera.
Un’idea di sensei è stata quella di usare il giornale come strumento per far comprendere meglio il nostro movimento a chi ci conosce solo superficialmente. Qualche mese fa è successa una cosa interessante. Una mia parente non praticante riceve il giornale grazie a una vicina di pianerottolo, una delle interpreti di sensei per la lingua russa, ormai da diversi anni. Per un periodo interminabilmente lungo fu solo uno spreco di carta. Il giornale arrivava e senza essere neppure aperto finiva direttamente al macero. Durante un incontro in famiglia, invece, ha detto che, pur non comprendendo bene le prime pagine dove si parla delle attività buddiste, è molto interessata ai consigli per le famiglie e alle ricette di cucina per i suoi bambini. Devo dire che la cosa in un certo senso mi ha commosso. Ho potuto vedere in quel preciso istante tutti gli sforzi di chi scrive per il giornale anche cose quali una semplice ricetta.
Le nostre riviste italiane sono ammirate da tutti. Quanta strada è stata fatta, grazie agli sforzi di tutti, da quel primo numero del Nuovo Rinascimento nel febbraio del 1982! Tutte le pubblicazioni, dal foglio ciclostilato alle riviste attuali, fanno parte di questa visione di Josei Toda, messa in pratica dal presidente Ikeda.
Al Centro internazionale della Soka Gakkai possiamo vedere in bella mostra le pubblicazioni da tutto il mondo: trovare riviste della SGI pubblicate in una moltitudine di caratteri e rappresentazioni, spesso incomprensibili, ci dà il senso di dove stiamo andando. Le edizioni Seikyo pubblicano libri di dialoghi fra il presidente Ikeda e Gorbaciov, Nelson Mandela, Arnold Toynbee, tanto per citarne alcuni. Tutto questo era impensabile qualche decennio fa. La domanda potrebbe essere: che cosa è impensabile oggi e vorremmo realizzare fra qualche decennio e, soprattutto, vogliamo esserne protagonisti o «leggerlo sul giornale?»

Luigi Finocchiaro pratica il Buddismo dal 1981, vive e lavora in Giappone da otto anni.

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La partita più bella

Incontro con Sébastien Frey, portiere della Fiorentina e della nazionale francese, «convocato» l’8 ottobre al Centro culturale di Firenze per ricevere il Gohonzon

di Manola Fiorini e Carmen Innocenti

Cosa ti ha spinto a fare questa scelta?
Durante un grave infortunio, che mi aveva causato la rottura dei legamenti del ginocchio, ho vissuto un momento di paura; mi chiedevo: «Ce la farò a ritornare quello di prima?». Ero entrato un po’ in crisi. Avevo avuto l’onore di giocare con Roberto Baggio, sapevo che era buddista, e sono sempre rimasto stupito dalla sua tranquillità e dal suo equilibrio. Così mi sono permesso di chiamarlo, spiegandogli la mia situazione, visto che anche lui aveva avuto lo stesso incidente. Non mi ha parlato subito del Buddismo, così gli ho fatto una domanda diretta: «Il Buddismo ti ha veramente cambiato la vita?». Lui mi ha risposto subito: «Sì! È una cosa meravigliosa». Ci ho pensato un po’ poi l’ho richiamato e gli ho detto che volevo provare anch’io. Così ho iniziato a praticare, grazie al sostegno di Maurizio, la stessa persona che ha fatto conoscere il Buddismo a Roberto. Ero molto deciso a ricevere il Gohonzon e fortunatamente la cerimonia della consegna c’è stata l’8 ottobre, l’unica domenica in cui il campionato faceva una sosta per le partite delle nazionali. Ricevere il Gohonzon è stata un’emozione veramente immensa e finita la cerimonia, i ringraziamenti, le fotografie e gli autografi sono tornato a casa. Alla prima partita della mia nazionale non ero stato convocato e nemmeno per la seconda, fino a quel momento. Ma a un certo punto squilla il telefono, era l’allenatore della nazionale francese che mi diceva: «Sei stato convocato in squadra!». Ho pensato: «È incredibile! Dopo un anno e mezzo vengo richiamato in nazionale e proprio il giorno che ho ricevuto il Gohonzon!». Sono tornato in nazionale ed è stato tutto meraviglioso. Era successa la stessa cosa a Roberto e lui stesso mi ha incoraggiato a non dubitare, anche se a me sembrava un obiettivo impossibile da realizzare.

Come riesci a conciliare la pratica buddista con i tuoi numerosissimi impegni?
La mattina non incontro molte difficoltà, perché molto spesso gli allenamenti sono di pomeriggio. Quando mi alzo la prima cosa che faccio è Gongyo e Daimoku. La sera di solito recito a casa, anche se mi capita spesso di farlo al campo sportivo, perché a volte finisco tardi e so che se arrivo a casa molto stanco è più difficile farlo, anche perché ho i miei due bambini piccoli con cui passare la serata.

Le persone intorno a te come vedono questa tua scelta?
Da parte di tutti i compagni c’è sempre stato un grande rispetto e questa è la cosa più importante. Una volta, dopo una partita amichevole, sono stato avvicinato da una giornalista che invece delle solite domande mi chiede: «Cosa provi a recitare Nam-myo-ho-renge-kyo?». Io sono rimasto stupito perché non avevo ancora reso pubblica questa mia scelta. Aveva visto che poco prima del fischio d’inizio della partita avevo recitato Daimoku per trovare la concentrazione. Sono contento perché vedo molta curiosità da parte della gente, anche se non sono il primo a rivelare di essere buddista, perché c’è stato Roberto… Sono molto felice perché quando ho ricevuto il Gohonzon mi sono arrivati molti telegrammi in campo che mi dicevano: «Benvenuto nella Soka Gakkai! Benvenuto tra noi!». Ricevo tante lettere e tanti regali. Il giorno che ho ricevuto il Gohonzon, Eleonora, una bambina meravigliosa, mi ha regalato un libretto di Gongyo dove aveva scritto una frase per me, e da allora lo uso sempre.

La tua famiglia e i tuoi amici. Come hanno preso la tua decisione?
Partiamo dai miei genitori. Mio padre è stato il primo a cui ho detto della mia scelta di diventare buddista e lui mi ha risposto: «Se è una cosa che ti fa star bene hai fatto benissimo. Non c’è nessun problema». Mia mamma, invece, all’inizio si è un po’ spaventata perché proviene da una famiglia cattolica molto credente, ma poi gli ho spiegato che sto facendo una cosa che mi serve a stare meglio, a ritrovare me stesso e un equilibrio interiore, così ha comprato dei libri per approfondire l’argomento. Ho un fratello più giovane che gioca anche lui in Italia. Lui mi ha preso un po’ in giro, ma poi gli ho spiegato che stavo facendo una cosa seria! Questo perché c’è un cartone animato, I cavalieri dello Zodiaco, che noi da piccoli guardavamo sempre, dove uno dei cavalieri era buddista… Mia moglie rispetta la mia scelta ed è contenta per me perché ha visto subito dei cambiamenti e una volta ha recitato con noi.

Quali sono le paure e le sfide che senti di voler affrontare con il Buddismo?
Paure, sinceramente, per il momento non ne ho, perché in questo momento sto veramente bene. Per quanto riguarda le mie sfide voglio cercare di stare il meglio possibile e di far star bene la gente che mi è accanto perché desidero aiutare le persone. Ho un sogno: vorrei aver l’onore d’incontrare il presidente Ikeda, che per noi è il punto di riferimento. Il mio obiettivo è di continuare a praticare questo Buddismo e trovare, appena posso, il tempo per andare in Giappone… sarebbe fantastico!

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