Deprecated: Function strftime() is deprecated in /var/www/vhosts/ilnuovorinascimento.org/wp-dev.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/themes/nuovo-rinascimento/functions.php on line 220
Corso nazionale Futuro 2023 – gli interventi - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 08:10

821

Stampa

Corso nazionale Futuro 2023 – gli interventi

Pubblichiamo gli interventi del corso Futuro

Dimensione del testo AA

Da venerdì 28 a domenica 30 luglio si è tenuto a Firenze l’ottavo corso nazionale del Gruppo futuro, che ha visto la partecipazione di 120 giovani da tutta Italia. Il corso è stato ricco di incoraggiamenti ed esperienze, di esibizioni artistiche e di profonde condivisioni da cuore a cuore. Un momento particolarmente significativo del corso è stata la piantumazione di un albero dedicato al Gruppo futuro italiano, a cui Sensei ha deciso di dare un nome: Albero dell’eterna vittoria del Gruppo futuro italiano.

In apertura del corso è stato letto il messaggio rivolto a tutti i partecipanti di Alberto Aprea, presidente della Soka Gakkai italiana, che riportiamo di seguito.

Messaggio di Alberto Aprea per i partecipanti al corso Futuro

Carissimi ragazzi e ragazze del Gruppo futuro, congratulazioni di cuore per questo ottavo corso nazionale che vede riuniti al Centro culturale italiano di Firenze 125 partecipanti provenienti da tutta Italia!
Vi ringrazio moltissimo per aver deciso di partecipare a questo corso con grande spirito di ricerca. 
Ringrazio inoltre tutti coloro che si sono impegnati dietro le quinte per la realizzazione e il successo di questo corso così importante per il futuro di kosen-rufu in Italia, a partire dagli staff, a chi ospita nelle case e ai responsabili del gruppo giovani. Tutto questo sostegno sicuramente rallegrerà il vostro cuore e vi farà sentire a proprio agio in questi tre giorni. 
Ad essere sincero, mi dispiace molto non poter essere lì con voi e vi immagino mentre dialogate insieme, condividendo i vostri sorrisi, le vostre esperienze, le vostre determinazioni e i vostri sogni per il futuro! Sono certo che questi tre giorni rimarranno incisi nella vostra vita come un meraviglioso ricordo!  
Inoltre sono veramente felice e commosso del fatto che Ikeda Sensei ha voluto dare il nome all’albero che verrà piantumato domani qui al Centro culturale italiano di Firenze, a voi dedicato: “Albero dell’eterna vittoria del Gruppo futuro italiano”. Congratulazioni di cuore!
Durante la quattordicesima riunione dei responsabili di centro il presidente Minoru Harada, rivolgendosi ai Gruppi studenti e futuro, ha dichiarato (NR, 820): 

«La maggior parte degli attuali membri del Gruppo giovani, specialmente coloro che vivono fuori dal Giappone, non hanno mai incontrato Sensei di persona.
Tuttavia, approfondendo attraverso la lettura de La rivoluzione umana La nuova rivoluzione umana gli ideali, i pensieri e le azioni di Shin’ichi Yamamoto e mettendoli in pratica nella vostra vita, riuscirete sicuramente a dialogare nel vostro cuore con Ikeda Sensei, a percepirlo come vostro maestro e a sceglierlo come tale.
Cari membri dei Gruppi studenti e futuro, desidero che leggiate con attenzione La rivoluzione umana e La nuova rivoluzione umana, in cui Sensei ha racchiuso il suo cuore e la sua anima, così da potervi imbattere in una frase che vi farà pensare: “Sensei l’ha scritta proprio per me!”.
Mi auguro inoltre che cresciate fino a diventare persone che riescono a infondere negli altri un senso di sicurezza e a trasmettere coraggio ed energia a tutti coloro con cui parlate. Questo è il desiderio di Ikeda Sensei, ed è questa la realizzazione concreta di kosen-rufu»

Cari ragazzi e ragazze del Gruppo futuro, cercate di dare il meglio di voi stessi e impegnatevi sinceramente ora, nel luogo in cui vivete. Perché è proprio lì che brilla lo splendore della vostra missione.
Infine vorrei condividere con voi una poesia di Sensei a me molto cara (NR, 669, 7):

Fiore di felicità
che continui a resistere alle avversità
ora, qui dove ti trovi
supera le difficoltà e le sofferenze
e sboccia con coraggio.

Vi auguro con tutto il cuore che questo corso rimanga, per ognuno di voi, un ricordo indelebile e che possa divenire, nelle vostre vite, una causa per le vostre eterne vittorie, continuando sempre a dialogare nel vostro cuore con Sensei, giorno dopo giorno.
Divertitevi e state sempre bene!

Alberto Aprea
28 luglio 2023


Giovani Fenici, costruite un nuovo secolo!

L’intervento di apertura del Corso futuro, a cura di Veronica Trombetta e Andrea Plati, vice responsabili nazionali del Gruppo, ha approfondito il capitolo “Giovani fenici” del volume 9 de La nuova rivoluzione umana che narra di quando nel 1964 il maestro Ikeda ha fondato il Gruppo futuro in Giappone. I partecipanti del corso hanno ricevuto in regalo da Esperia un volume speciale contenente proprio questo capitolo.

Veronica Trombetta

Daisaku Ikeda, il nostro maestro, ha dedicato questo capitolo al Gruppo futuro. La nuova rivoluzione umana è il romanzo che riguarda la vita di Shin’ichi Yamamoto (pseudonimo di Daisaku Ikeda) e racconta di come la Soka Gakkai è arrivata a essere quella che è oggi. Spesso ci viene detto dai membri più grandi di leggerla per trovare delle guide concrete da applicare nella nostra vita quotidiana. Le prime righe del capitolo sono particolarmente importanti:  

«La gioventù ha un potenziale illimitato. È animata da una speranza sconfinata, da un’ardente passione e da un traboccante desiderio di migliorarsi. La forza giovanile della nuova generazione è l’infinito tesoro di tutta l’umanità» (NRU, 9, 79)

Dopo aver letto queste parole ho percepito tutta la cura, il sostegno e il cuore di Ikeda Sensei nei confronti di ognuno di noi.
Il primo punto di cui vorrei parlare riguarda l’importanza di praticare in giovane età. Leggiamo:

«La giovinezza è il periodo più importante per costruire il proprio carattere, e la diligenza e lo sforzo di questo periodo sono decisivi nel determinare il proprio futuro. Spero che, come giovani che abbracciano il Buddismo di Nichiren Daishonin, sarete profondamente consapevoli che ognuna delle azioni che compite nei vostri anni giovanili costituirà una preziosa esperienza e diverrà parte integrante delle fondamenta della vostra vita» (Ibidem, pag. 116)

In queste righe Sensei ci dice perché è importante iniziare a praticare in giovane età, per costruire solide fondamenta e realizzare delle vite straordinarie.
Come possiamo costruire una casa meravigliosa? Il che sarebbe a dire, come possiamo realizzare i nostri sogni? È importante dedicarci allo studio come priorità per costruire e recitare Daimoku per qualunque difficoltà, problema, sofferenza ci troviamo davanti, con la decisione di vincere lì dove ci troviamo e fare la nostra esperienza.
Un altro punto importante quando portiamo avanti la nostra pratica è approfondire il legame maestro e discepolo,di cui immagino abbiate tanto sentito parlare. Perché secondo voi è importante avere un maestro? Sensei lo spiega così:

«Per esempio, quando si impara a guidare una macchina, bisogna seguire le indicazioni di un istruttore e conoscere alla perfezione le regole della strada e le operazioni per far funzionare correttamente l’automobile. Se si guida la macchina seguendo i propri capricci, si finisce per provocare un incidente» (NRU, 17, 9)

Un maestro nella fede ci dà una guida e la direzione da seguire per comprendere come funziona la vita e indirizzarla verso la felicità nostra e degli altri, cioè kosen-rufu.
Il maestro Ikeda ha affermato in varie occasioni che questa relazione può essere paragonata all’ago e il filo:

«Nel cucire, l’ago guida il filo attraverso la stoffa, ma alla fine non è più necessario ed è il filo che resta per tener salde le cuciture. Io sono l’ago. Voi siete coloro che rimarranno sul palcoscenico di kosen-rufu dopo che io non ci sarò più» (NRU, 9, 125)

Questa espressione all’apparenza è molto semplice ma in realtà ha un significato profondo: se non manteniamo sempre vivo nel cuore il legame con il nostro maestro, il filo non tiene, le cuciture si sciolgono e il movimento di kosen-rufu non può proseguire. Quindi sta a noi coltivare giorno per giorno questo legame nel nostro unico modo.
Come possiamo farlo? Intanto siamo molto fortunati perché il nostro maestro è ancora in vita, quindi possiamo, per esempio, scrivergli delle lettere, raccontargli come stiamo, condividere con lui i nostri obiettivi promettendogli di realizzarli assolutamente.
Possiamo imparare a conoscerlo leggendo tutti i libri che ha scritto – ne ha scritti tantissimi, ha scritto libri per tutta la vita – approfondire le sue lezioni sul Buddismo, incoraggiarci con i suoi dialoghi dedicati ai giovani e ogni volta che ci troviamo di fronte a una difficoltà, o che non sappiamo come andare avanti, ricercare le sue parole, che, come abbiamo detto prima, sono proprio lì per noi, per indicarci una direzione dove non ne vediamo nessuna.
Lo studio, in questo momento della vostra vita deve essere la priorità – per permetterci di costruire quelle famose fondamenta per vincere – e questo vale tanto nello studio scolastico, quanto in quello del Buddismo.
Studiamo per approfondire il legame con Sensei, per costruire il nostro futuro, e recitiamo Daimoku per vincere su ogni difficoltà e realizzare i nostri sogni più grandi! Diventiamo campioni nella vita!

Andrea Plati

Quanti spunti di incoraggiamento per la nostra vita quotidiana possiamo trovare ne La nuova rivoluzione umana, l’opera in cui Sensei ha messo per iscritto la sua visione del movimento di kosen-rufu!
In essa ha avuto lo spazio necessario per riuscire a esprimere a pieno molti aspetti del suo pensiero, infatti conta 30 volumi! Non che gli altri libri siano meno importanti, tuttavia, le opere che a me hanno personalmente trasmesso di essere all’origine di tante cose che si leggono nei vari editoriali e messaggi sono: Il mondo del Gosho, La saggezza del Sutra del Loto e proprio La nuova rivoluzione umana.
Quest’ultima può funzionare come manuale sia per le attività buddiste che per le sfide personali, e mette in luce quanto queste due cose siano intimamente legate.
La tematica che emerge maggiormente nel capitolo “Giovani fenici” rispetto al pensiero di Ikeda è la sua visione del futuro, non intesa come qualcosa di divinatorio strettamente rivolto alla previsione di ciò che avverrà. Il suo atteggiamento è di fatto molto pragmatico, in poche parole Sensei agisce nel presente con una chiara visione del futuro al fine di rendere quella visione una realtà.
In questo senso la fondazione del Gruppo futuro rappresenta esattamente l’idea di porre solide basi per il futuro del movimento di kosen-rufu.
Una cosa che mi ha colpito della vicenda che ha portato a questa fondazione è il fatto che Sensei è partito da una riflessione sull’attualità di quel momento storico. Infatti, in quello stesso anno (1964), il governo giapponese aveva pubblicato il cosiddetto “libro bianco”, un rapporto sulla criminalità giovanile che metteva in luce un serio aumento dei crimini compiuti da ragazzi (anche molto giovani) appartenenti al ceto medio.
Tale criminalità non era più legata, come una volta, a situazioni di povertà ma veniva messa in relazione alla perdita del senso di identità dovuto alla crescente urbanizzazione e al conseguente senso di smarrimento interiore. Fu proprio questa diffusa sensazione di vuoto spirituale tra i giovani che convinse definitivamente il maestro Ikeda a fondare il gruppo futuro.

«Se pensiamo al futuro del Giappone e del mondo, diventa del tutto chiaro quanto sia cruciale l’educazione degli studenti delle scuole medie e delle scuole superiori. È la missione della Soka Gakkai offrire un modello educativo, e questo sarà uno dei ruoli che giocheremo nella società» (NRU, 9, 83)

Questa era un po’ la premessa e se vogliamo dirla così il fattore scatenante che ha smosso le acque affinché il Gruppo futuro venisse fondato. Ma tale scelta era inserita in un progetto molto più ampio a cui Sensei si dedicava instancabilmente. Il suo impegno nel sostenere il Gruppo futuro era tale che alcuni responsabili si stavano preoccupando, ma quando queste perplessità vennero alla luce Sensei rispose in modo estremamente chiaro condividendo la sua visione del futuro:

«È dopo avere riflettuto seriamente su quali debbano essere le mie priorità che ho deciso di fare tutto ciò che posso per far crescere il Gruppo scuola superiore. Tutti pensano solo al presente, ma io mi preoccupo della Soka Gakkai nel futuro. Gli studenti delle scuole superiori di oggi saranno i responsabili della Soka Gakkai tra trenta o quarant’anni. Se non piantiamo degli alberelli, gli alberi alti e forti non cresceranno. E se aspettiamo a piantarli quando avremo bisogno di alberi alti e forti, sarà troppo tardi» (Ibidem, pag. 92)

Questo era il modo in cui aveva spiegato la sua visione a chi gli aveva espresso le sue perplessità. Ma poco dopo Sensei scrisse l’editoriale “Giovani fenici, spiccate il volo verso il futuro!” in cui esprime questo stesso pensiero in forma di dichiarazione rivolta tutti.

«Il vostro futuro ruolo di forza motrice della società è una necessità storica» (ibidem, pag. 116)

Già in queste poche parole Sensei ci trasmette come nella sua ottica la fondazione del Gruppo futuro ha una rilevanza storica che va ben oltre i confini dell’organizzazione. Dopodiché il racconto della riunione in cui venne letto questo editoriale prosegue:

«Accennando all’instabilità della situazione mondiale e alle particolari circostanze della società giapponese, Shin’ichi sottolineò che la mancanza di una filosofia guida stava causando la perdita della fede e della speranza nel futuro, e che l’aumento della delinquenza giovanile, in particolare, era un riflesso delle caotiche condizioni sociali. Chiese poi ai membri del Gruppo scuola superiore di contribuire a costruire un nuovo secolo: “Ora per noi è il tempo di avanzare, sforzandoci pienamente per la realizzazione di un mondo pacifico o, in altre parole, del kosen-rufu mondiale. Mi sono dedicato senza risparmiarmi ad aprire la strada per voi e sono deciso a continuare a farlo. Mantenendo costantemente una fede pura, spero che tutti voi erediterete il vero spirito della Soka Gakkai, e arriverete ad adempiere liberamente e gioiosamente i vostri rispettivi ruoli, sulle fondamenta costruite con il duro lavoro dei vostri predecessori […] Sto pregando per la vostra splendida crescita come giovani Bodhisattva della terra che agiranno per il bene della società, della Legge e di se stessi”» (Ibidem, pag118).

Far parte del Gruppo futuro o sostenerlo coincide col sostenere questo ideale. Questa cosa è strettamente legata al senso di missione, alla consapevolezza di far parte di un movimento che esiste per uno scopo: creare una pace che sia basata su una rivoluzione del modo in cui gli esseri umani interagiscono con il proprio mondo interiore e con gli altri essere umani. Questa consapevolezza è un punto difficile.
Il fatto che si sperimentino dei benefici tramite la pratica buddista non porta in modo scontato ad abbracciare questa visione più ampia auspicata dal maestro Ikeda.
Durante il proprio percorso di pratica personale può capitare di ritrovarsi a partecipare alle attività della Soka Gakkai in modo passivo e di sentire la tendenza a chiudersi in se stessi. Per me, questo è un aspetto abbastanza critico attualmente e forse è proprio per questo che ho voluto parlarne visto che è una sfida in primis per me. Questi momenti ci sono e quando arrivano possiamo accoglierli. Dopotutto è meglio essere sinceramente appesantiti che falsamente coinvolti. Una volta che abbiamo fatto pace con noi stessi, possiamo ritornare al punto di origine e approfondire ancora di più gli insegnamenti di Sensei. A tal proposito vorrei riportare la seguente frase tanto breve quanto incisiva:

«Chi si risveglia alla missione che deve compiere per il bene del futuro è forte. Nel momento in cui lo fa, le sue capacità latenti si manifesteranno immediatamente» (Ibidem, pag. 119)

Dunque, la visione e il senso di missione verso il futuro non sono qualcosa che ci distoglie dal presente. Al contrario, esse fanno emergere forza vitale in questo istante.
Vi auguro una buona lettura del capitolo “Giovani fenici”!


L’amore e la fiducia di Sensei verso il Gruppo futuro non hanno limiti

Al corso nazionale del Gruppo futuro ha partecipato anche Daiki Nakamoto, segretario generale della Soka Gakkai europea, che nel suo intervento ha messo in luce la missione del Gruppo e la visione del futuro del maestro Ikeda

Mi chiamo Daiki Nakamoto, sono nato in una famiglia buddista e ho due figli, uno di 17 anni e una di 13. Entrambi sono membri del Gruppo futuro in Germania e partecipano attivamente alle attività.
La Germania è anche il paese in cui sono cresciuto con la mia famiglia. I miei genitori si sono trasferiti dal Giappone in Germania all’inizio degli anni ‘70, prima che io nascessi. Poco dopo la mia nascita, mia nonna paterna si è trasferita in Germania e ha vissuto con noi per più di vent’anni. Era stata la prima persona della mia famiglia a unirsi alla Soka Gakkai, nel 1958.
Oggi prima di tutto vorrei parlare di Daisaku Ikeda, il mio maestro e anche il maestro di molti dei vostri genitori. Perciò lo chiamo Sensei, che in giapponese significa “maestro” o “mentore”.
Vorrei partire dall’inizio della storia della Soka Gakkai.
La Soka Gakkai (letteralmente “società per la creazione di valore”) è stata fondata nel 1930 da due educatori di nobili princìpi, Tsunesaburo Makiguchi e Josei Toda, rispettivamente primo e secondo presidente della Soka Gakkai. Tutti i loro sforzi racchiudevano l’obiettivo costante di supportare e incoraggiare le persone, in particolare i giovani. Ecco perché, da sempre, i membri del Gruppo giovani e, soprattutto, del Gruppo futuro, sono la speranza, il fulcro e il cuore stesso della Soka Gakkai.
È stato Sensei a creare il Gruppo futuro: nel 1964 fondò il Gruppo scuole superiori e un anno dopo, nel 1965, fondò i Gruppi scuole medie e scuole elementari.
Come narra nel romanzo La nuova rivoluzione umana, Sensei stava pensando a un brillante futuro della Soka Gakkai quando ha fondato il Gruppo futuro. C’è un passaggio del Gosho che Nichiren Daishonin scrisse più di 750 anni fa, che dice:

«Se vuoi conoscere le cause del passato, guarda gli effetti del presente; se vuoi conoscere gli effetti del futuro, guarda le cause del presente» (L’apertura degli occhi, RSND, 1, 252)

Sensei stava seguendo esattamente questa guida di Nichiren Daishonin: osservare il presente per comprendere il passato. Nel ventesimo secolo c’erano state due guerre mondiali e subito dopo negli anni ‘50 e ‘60 c’erano state varie altre guerre. Inolte, la Guerra fredda tra l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti era in corso e le persone in tutto il mondo avevano paura che questo conflitto potesse tradursi in una guerra “calda” e diventare la Terza guerra mondiale, che avrebbe potuto significare la fine del nostro pianeta.
Sensei aveva studiato attentamente la filosofia buddista del Sutra del Loto e il Buddismo di Nichiren per comprendere le cause dell’infelicità e dei conflitti e per trovare la chiave per il cambiamento in un futuro luminoso.
La filosofia buddista si basa sulla convinzione che la vita possiede dignità e merita rispetto. Ogni vita è potenzialmente un Budda. Pertanto, l’idea che un gruppo di persone abbia più valore di un altro contraddice il Buddismo. La logica della guerra, di costringere altri alla sottomissione per la prosperità e la gloria di una particolare nazione, risulta ingiustificabile per la visione buddista del mondo.
L’insegnamento buddista dell’origine dipendente esprime l’interdipendenza della vita. Tutto funziona per supportare ed essere supportato.
Ciò significa che nessuno può esistere isolato dagli altri. Non si può diventare veramente felici mentre le altre persone intorno a noi soffrono. Pertanto, abbiamo la funzione di creare un ambiente in cui tutte le persone possano coesistere armoniosamente. Questa è la nostra responsabilità.
Dal punto di vista del Buddismo, tutto è interconnesso. Crediamo nel concetto di causa ed effetto. Tutto ciò che viviamo ora è stato creato attraverso le cause nel passato. Tutto ciò che accadrà in futuro può essere creato dalle cause che stiamo ponendo ora.
Non solo passato, presente e futuro sono connessi, ma anche noi lo siamo e siamo tutt’uno con il nostro ambiente. Non può esserci felicità solo in una parte della società o del mondo. Tutto e tutti sono connessi.
Il maestro Ikeda è sempre stato convinto che la Soka Gakkai, basandosi sulla filosofia del Buddismo di Nichiren, può cambiare il futuro del mondo solo se le generazioni future capiscono e propagano questa filosofia del rispetto della sacralità della vita.
Ed è assolutamente convinto che i bambini e gli adolescenti di ogni tempo saranno i leader della società nei trenta o quaranta anni a venire. Per questo ha creato il Gruppo futuro: per allenarli e incoraggiarli.
La ferma convinzione di Sensei è che tutti i bambini, senza eccezioni, sono preziosi e possiedono un potenziale infinito. Sono tesori che daranno forma al futuro. Questo è il motivo per cui il nome “Gruppo futuro” è così significativo.

Sono stato membro delle prime generazioni del Gruppo futuro in Germania. Nella mia vita ci sono stati diversi momenti significativi, che vorrei condividere con voi.
All’inizio degli anni ‘80  mia madre partecipò a un corso al Centro culturale di Trets, nel sud della Francia, al quale era presente anche il maestro Ikeda. A un certo punto, Sensei era in piedi di fronte a lei e le chiese se avesse figli. Poi la incoraggiò a mandare un giorno i suoi figli all’università Soka, che lui stesso aveva fondato. Quel giorno mia madre fece una promessa, che voleva mantenere a tutti i costi.
Da allora, oltre alla scuola tedesca, ho dovuto frequentare la scuola giapponese, ogni sabato. 
È stata una lunga lotta per me, ma anche per mia madre. Lavorava a tempo pieno, era responsabile di capitolo e quindi aveva poco tempo per occuparsi dei miei compiti e dell’apprendimento.
Nel 1996 entrai alla Soka University. Lì ho potuto incontrare Sensei diverse volte e ho potuto anche partecipare a molti incontri a cui era presente.
Il mio primo incontro con Sensei è stato il giorno in cui sono arrivato al dormitorio degli studenti. Tutto era nuovo e ho incontrato così tante persone di vari paesi da dimenticarmi il trascorrere delle ore, così mi ritrovai la sera con una grande fame. 
Proprio in quel momento, diversi dipendenti dell’università entrarono nel nostro dormitorio con del cibo giapponese che ci aveva inviato Sensei, il fondatore di quell’università, insieme al messaggio “So che siete molto affamati, godetevelo e riposatevi bene”. 
Eravamo tutti commossi… ricordo che era salmone grigliato, riso e verdure.
In molte occasioni Sensei ci inviava snack, cibo e regali, sempre con un messaggio. A volte inviava frutta e dolci tipici giapponesi, in modo che gli studenti internazionali potessero godersi i momenti salienti della stagione, come il primo raccolto delle angurie.
Sensei riusciva ad arrivare al nostro cuore attraverso lo staff dell’università e i responsabili che agivano come gli occhi, le mani e la bocca di  Sensei, a volte per esempio riferendo a Sensei futuri eventi organizzati dagli studenti. Quando avevo una responsabilità del Gruppo studenti, io stesso fui incoraggiato a riportare a Sensei notizie sugli studenti di cui ero responsabile.
Vedere la cura di quelle persone mi fece capire che tutti quei membri che mi avevano sostenuto durante gli anni in Germania condividevano lo stesso cuore di Sensei, il cuore della Soka Gakkai e il cuore di un Budda. Così in quel momento decisi di diventare, un giorno, una persona con lo stesso cuore.

  1. State in buona salute
  2. Leggete tanti libri
  3. Agite con buon senso
  4. Non siate frettolosi
  5. Coltivate tante amicizie
  6. Create voi stessi la vostra buona fortuna
  7. Abbiate cura dei vostri genitori

La forza e la passione dei giovani per creare una nuova era 

Anna Conti, vicepresidente della Soka Gakkai italiana, ha incoraggiato i partecipanti condividendo le guide che Sensei ha rivolto al Gruppo futuro. Raccontando la sua esperienza, ha sottolineato l’importanza di sviluppare giorno dopo giorno una pratica costante

Prima di tutto vorrei ringraziarvi per il meraviglioso Festival dell’amicizia e della creatività, che mi ha ricordato l’incoraggiamento di Toda che dice: «Saranno la forza e la passione dei giovani a creare una nuova era».
In questo periodo il presidente Ikeda sta incoraggiando tantissimo i membri del Gruppo futuro: solo nel mese di luglio vi ha dedicato l’editoriale, il messaggio della 14esima riunione di centro e un Incoraggiamento delle quattro stagioni (4 luglio). 
Queste guide non sono solo per il Gruppo futuro, sono per tutti, e per noi adulti contengono un messaggio chiaro, come se Sensei ci chiedesse di essere consapevoli dell’importanza cruciale di rispettare, sostenere e incoraggiare la crescita di tutti i membri del Gruppo futuro, per far progredire il movimento di kosen-rufu nel futuro.
Vorrei citare solo una parte del messaggio della 14esima riunione di centro, dove Sensei ha donato quattro calligrafie. Egli scrive (NR, 820):

«La prima calligrafia è “Castello di principi e principesse”. L’ardente desiderio dei presidenti Makiguchi e Toda, entrambi grandi educatori, era la felicità di tutti i bambini. La Soka Gakkai è un castello dedito alla realizzazione di questo profondo desiderio, e i nostri membri del gruppo futuro sono tutti preziosi e insostituibili principi e principesse di questo castello di maestro e discepolo.
Nichiren Daishonin assicura a Nanjo Tokimitsu – predecessore dei membri del nostro Gruppo futuro e fulgido esempio di risoluto impegno nei confronti del Buddismo – che sebbene possiamo soffrire per un po’ di tempo, alla fine conseguiremo una condizione vitale di immensa gioia, pari a quella di un re (dal Gosho Proteggere i credenti di Atsuhara RSND, 2, 830).
Miei giovani amici e amiche del Gruppo futuro, voi state avanzando al ritmo della Legge mistica insieme alla Soka Gakkai e ai membri di tutto il mondo. Spero, anzi ho assoluta fiducia, che diventerete campioni e campionesse di felicità, campioni vittoriosi di fortuna e saggezza che si impegnano per la felicità di tutti»

Riuscite a sentire quanto è potente l’incoraggiamento di Sensei? Riuscite a sentire quanta fiducia nutre nei vostri confronti?
Perciò, per favore, quando vi sentite un po’ giù, quando vi sentite di non farcela a lottare contro i mulini a vento, quando vi sentite schiacciati da questo mondo così difficile, quando vi sentite impotenti e senza speranza, per favore ricordatevi che siete tutti “principi e principesse di questo castello di maestro e discepolo!”. Cercate di sentire Sensei e la signora Kaneko accanto a voi, che recitano ogni giorno Daimoku per la vostra felicità e la vostra vittoria. 
Questo vi darà forza, vi permetterà di trasformare qualsiasi veleno in medicina, qualsiasi difficoltà in opportunità di crescere e manifestare tutto il vostro valore!
Poi Sensei dice ancora:

«Nichiren Daishonin è senza dubbio a conoscenza di tutti i vostri sforzi. Come membri della Soka Gakkai uniti dal legame di maestro e discepolo, lottiamo per sempre con il cuore del re leone e continuiamo a espandere con gioia e armonia il nostro grande movimento per la vittoria eterna della gente!»

E conclude con una poesia meravigliosa:

«Andate avanti, amici miei,
prendendo con coraggio il timone 
attraverso la tempesta,
saldi nel vostro impegno 
di campioni di pace!»

Cosa sta dicendo Sensei? Le tempeste che si incontrano nella vita sono e saranno tante, ma voi avete in mano il timone della vostra vita, siete voi i protagonisti, perciò andate avanti con coraggio, mantenendo la consapevolezza della vostra missione di campioni  e campionesse di pace.
Leggere queste parole di Sensei mi ha ricordato come ero io all’inizio della mia pratica…

Avevo ventitré anni, ero in un momento difficile della mia vita… ero andata via di casa quando avevo vent’anni, pensando che così avrei risolto tutti i problemi, ma poi mi ritrovai senza soldi, senza casa, abbastanza depressa, molto sfiduciata, non riuscivo più a studiare, avevo problemi sentimentali, problemi con gli amici… insomma era un casino perché non stavo bene con me stessa. 
Finalmente mi parlarono del Buddismo, e cominciai a praticare costantemente, tanto non avevo nulla da perdere…
Allora io non ero costante in nulla, mollavo sempre tutto a metà strada, però mi spiegarono che per trasformare la mia vita era importante fare una pratica costante, mattina e sera, tutti i giorni, così decisi di “provare” per sei mesi…  poi non ho più smesso, perché grazie al Daimoku e Gongyo costanti vidi subito risultati concreti, e pian piano la mia vita prese una direzione giusta.
Oggi se mi guardo indietro vedo che la mia esistenza è sbocciata e maturata in tutte le sue sfaccettature, in tutti gli aspetti.
Cos’è che mi ha permesso di accumulare tanta buona fortuna?
Sicuramente è stato fondamentale aver coltivato ogni giorno la fede, la pratica e lo studio, che sono i tre pilastri del Buddismo. Ma ci sono stati anche tanti momenti difficili…
E cosa mi ha spinto a continuare a praticare anche nei momenti di difficoltà?
È stato il legame con il maestro Ikeda: ogni volta che stavo male, ogni volta che cadevo, io studiavo le sue guide, e cercavo di metterle in pratica nella mia vita, per nutrire il mio cuore, per ritrovare la gioia di vivere e sentirmi bene con me stessa. 
Ricordo che c’era una guida che mi incoraggiava tanto, si intitolava “Ognuno ha il diritto di diventare felice!”. Non so quante volte l’ho letta… perché io non sentivo affatto che era un mio diritto diventare felice. Per me era normale essere scontenta, triste, infelice, e non credevo di poter realizzare i miei sogni…
Grazie al Buddismo, grazie alle guide di Sensei, grazie a una pratica giornaliera costante, ho ritrovato la gioia di vivere, ho cominciato a credere in me stessa, nelle mie potenzialità, e pian piano è cambiato tutto.
Per questo, basandomi sulla mia esperienza di fede, mi sento di dirvi “credete in voi stessi! E coltivate i vostri sogni”, come incoraggia sempre Sensei! Non lasciatevi scoraggiare dalle difficoltà, ma andate avanti con coraggio, con fiducia, sempre aggrappati al Gohonzon, al Gosho e al maestro.

Qualche mese fa, il presidente Harada ha ricordato queste parole di Sensei:

«Sia per trasformare il karma che per realizzare la propria rivoluzione umana, tutto ha inizio da Gongyo e Daimoku. Perché recitiamo Gongyo? Perché facciamo shakubuku? Come possiamo vincere nella vita grazie alla fede? Se le persone sviluppano una chiara e profonda comprensione di questi obiettivi fondamentali, allora diventeranno proattive e indipendenti e non ci sarà bisogno di spronarle. È da tutto questo che emerge la vera forza…» (NR 811)

Poi il presidente Harada ha aggiunto:

«Come spiega Sensei, è fondamentale dedicarsi a consolidare le basi della fede, a partire dalla pratica di Gongyo e Daimoku. […] Non dimentichiamo mai che è proprio questo impegno portato avanti con costanza che fa crescere persone di valore» (Ibidem)

Per concludere leggiamo l’Incoraggiamento delle 4 stagioni del 23 luglio, dove Sensei spiega il significato e l’importanza di praticare costantemente (NR, 820):

Ripartiamo dalla preghiera, traboccanti di forza vitale!

Qual è la cosa fondamentale 
per condurre un’esistenza vittoriosa
e felice?
È traboccare ogni giorno
di forza vitale,
istante dopo istante.
La chiave di tutto questo
è la fede,
è una preghiera seria e risoluta. 

Il Gongyo della mattina è cruciale.
È il “risveglio della vita”,
è la fonte che fa sorgere 
un sole splendente nel nostro cuore.
Quando ripartiamo
da questo profondo risveglio della vita,
per tutta la giornata
saremo pieni di fresca vitalità mattutina
e riusciremo sicuramente a compiere un passo avanti
verso la crescita e un’esistenza appagante.

Il Gongyo ha la funzione di “riordinare” e “sistemare” la vita.
Ci permette di correggere la nostra traiettoria 
per non dirigerci verso l’infelicità.
Il Daimoku 
è un “deposito” di buona fortuna.
Come il verde del prato torna a essere rigoglioso
grazie alla pioggia,
così il Daimoku rivitalizza e apre la nostra vita,
e ci consente di portarla a compimento
nel modo più soddisfacente.
Pertanto, non dobbiamo mai allontanarci dal Gohonzon,
per tutta la nostra esistenza.

Una persona che recita Daimoku fino in fondo
è vittoriosa.
Intorno a lei si radunano una dopo l’altra 
tutte le funzioni protettrici della vita,
guidandola verso la massima felicità.
Niente può competere con il Daimoku.  

La preghiera è una sfida.
Se si nutrono dubbi e non si pratica,
si finisce per mettere un freno
al grande potere del Budda.
La preghiera è forza.
Insieme, facciamo risuonare le nostre voci 
che recitano un Daimoku fresco e rigenerante
con il ritmo di un cavallo bianco 
al galoppo sotto un cielo azzurro, 
e portiamo avanti le nostre attività per kosen-rufu 
traboccanti di vitalità!”


Lo studio del Gosho Lettera da Sado

Alessja Trama e Lorenzo Console, responsabili nazionali del Gruppo futuro, ed Elena Benni, vice responsabile nazionale del Gruppo futuro, hanno tenuto una lezione sul Gosho Lettera da Sado incoraggiando i ragazzi e le ragazze a stringere un legame indistruttibile con il maestro

PRIMA PARTE
APPROFONDIAMO IL GOSHO E METTIAMOLO IN PRATICA NELLA NOSTRA VITA

Elena Benni

Nichiren Daishonin nel corso della sua vita ha scritto molti trattati e diverse lettere indirizzate ai suoi discepoli. Perché Lettera da Sado è importante? Il nostro maestro lo spiega così:

«In questa nuova serie vorrei approfondire in particolar modo quegli scritti del Daishonin che sono stati fonte di ispirazione e di nutrimento spirituale per i primi tre presidenti della Soka Gakkai. Vorrei cominciare da Lettera da Sado, che il Daishonin lasciò alle generazioni future animato dall’ardente desiderio di salvaguardare l’insegnamento corretto, e in cui trasmette questo potente messaggio ai suoi discepoli. Credo che non si esageri a dire che Lettera da Sado è il Gosho della Soka Gakkai. Infatti, i tre primi presidenti, uniti dal legame tra maestro e discepolo, hanno messo in pratica nella loro vita gli insegnamenti di questo scritto, dedicandosi con altruismo alla fede [..]
Tenni anche una lezione completa su Lettera da Sado a un gruppo di membri della scuola superiore, che, come delle giovani fenici, avrebbero portato sulle spalle il futuro, rivolgendomi a loro come se fossero adulti. Adesso quei giovani sono diventati importanti leader di kosen-rufu in varie parti del mondo» (BS, 135)

Iniziamo lo studio di questo Gosho partendo dal contesto storico e dalla vita di Nichiren Daishonin.
Il Daishonin nacque il 16 febbraio 1222 da una famiglia di umili origini, all’età di dodici anni formulò il voto di diventare la persona più saggia di tutto il Giappone. Dedicò la sua vita alla propagazione della Legge mistica, dichiarando che Nam-myoho-renge-kyo era l’insegnamento buddista che poteva condurre tutte le persone all’Illuminazione; per questo, difficoltà e persecuzioni lo accompagnarono sempre.
Di tutti gli eventi della vita del Daishonin, la persecuzione di Tatsunokuchi nel 1271 e poi il suo esilio a Sado dal 1271 al 1274 furono prove che minacciarono la sua stessa sopravvivenza ma che gli fornirono l’occasione per dimostrare la sua nobiltà umana. Inoltre, queste due persecuzioni non toccarono solo il Daishonin ma l’intera comunità dei suoi credenti, che divenne bersaglio di un’oppressione generalizzata. Una notte il Daishonin fu condotto da alcuni soldati sulla spiaggia di Tatsunokuchi, un governante e altre persone, avevano cospirato per farlo decapitare segretamente. Nel momento in cui il boia sollevò la spada per colpirlo, comparve improvvisamente in cielo una sfera luminosa, i soldati ne furono terrorizzati e il tentativo di uccidere il Daishonin fallì.
Questo evento ebbe un significato estremamente importante per il Daishonin. Trionfando sulla persecuzione di Tatsunokuchi, dimostrò una condizione vitale indistruttibile, rimanendo imperturbabile nel mezzo alle peggiori condizioni. Fece ciò affinché chiunque potesse, proprio come aveva fatto lui, manifestare nella propria vita la Legge mistica.
Il Daishonin fu poi condannato all’esilio sull’isola di Sado. Questo esilio durò dal 1271 al 1274, dal 2021 e fino al prossimo anno ricorrono 750 anni da questo avvenimento, personalmente questa consapevolezza mi ha fatto decidere di compiere una grande trasformazione interiore, determinando di accelerare la mia rivoluzione umana da qui al prossimo anno! Facciamolo insieme!
Le condizioni che il Daishonin dovette affrontare a Sado furono durissime, non aveva né cibo, né vestiario e nemmeno un alloggio. Come leggiamo dalle sue parole:

«Finalmente raggiunsi la provincia di Sado e, conformemente alla natura di quella terra settentrionale, trovai un vento particolarmente forte in inverno, neve alta, vesti leggere e cibo scarso. […] La mia dimora era una capanna di paglia in rovina in mezzo a un fitto campo di eulalia e ginerio dove venivano seppelliti i cadaveri. La pioggia filtrava all’interno e i muri non proteggevano dal vento. L’unico suono che giorno e notte giungeva alle mie orecchie era il sibilo del vento accanto al mio cuscino e ogni mattina la vista che si presentava ai miei occhi era quella della neve che seppelliva le strade vicine e lontane. Mi sentivo come se fossi passato attraverso il regno degli spiriti affamati e fossi caduto vivo in uno degli inferni freddi» (Lettera a Horen, RSND, 1, 463)

Il Daishonin non solo stava lottando contro un ambiente naturale inospitale ma anche contro la popolazione che gli era ostile e lo considerava un nemico.
Nel febbraio del 1274 la pena del Daishonin venne condonata così lasciò l’isola di Sado per fare ritorno a Kamakura. Il suo ritorno fu il punto di partenza del movimento per condurre tutte le persone all’illuminazione. Cominciò a insegnare ai suoi discepoli l’inseparabilità di maestro e discepolo.
Il Daishonin indirizza questa lettera a Toki Jonin, ma come egli scrive alla fine, è formalmente rivolta a tutti

«i discepoli di Nichiren e ai sostenitori laici. […] Vorrei che tutti i credenti sinceri si riunissero e s’incoraggiassero leggendo insieme questa lettera» (RSND, 1, 272)

A quel tempo l’intera comunità dei credenti era attaccata da una tempesta di persecuzioni e il Daishonin esorta con forza i suoi discepoli a mantenere uno stretto contatto fra loro e a basarsi sulla sua guida, unendosi saldamente per trionfare sulle difficoltà del momento. L’esilio a Sado fu l’inizio di una nuova fase in cui i discepoli avrebbero dimostrato il loro autentico valore e coraggio.
Sopportando con tenacia le avversità i discepoli costruirono un’autentica relazione di non dualità tra maestro e discepolo. Durante le più dure persecuzioni Nichiren si dedicò a incoraggiare i suoi discepoli.

 A tal proposito leggiamo le parole del maestro Toda:

«Leggendo questo scritto mi colpisce profondamente il fatto che il Daishonin, nonostante fosse costantemente in pericolo di vita e si trovasse in condizioni di estrema povertà e nelle peggiori circostanze, dimostra comunque di nutrire per i suoi discepoli una preoccupazione, un calore e un affetto simili a quelli di un padre. L’immagine che viene alla mente è quella di onde leggere, baciate dal sole, che lambiscono tranquillamente la base di una maestosa roccia inespugnabile che si erge sul mare primaverile» (BS, 135)

Personalmente due mesi fa ho messo grandi obiettivi per questo corso, decidendo di trasformare ogni ambito della mia vita: dal lavoro allo studio, alla famiglia e alle relazioni. Ciò che mi stupisce oggi è il cambiamento che hanno avuto i miei pensieri riguardo alle situazioni che mi fanno soffrire, un cambiamento che è avvenuto soprattutto nel mio quotidiano, lamentandomi di meno e smettendo di subire ciò che non mi va bene, talvolta instaurando dialoghi coraggiosi e soprattutto ritrovando ogni volta la fiducia nel fatto che le cose possono cambiare in meglio.
Ho provato gioia sfidandomi al 100% nello studio, nel lavoro e nelle attività della Soka Gakkai, per non avere rimpianti. L’esperienza più bella di questo periodo è stata sentire un forte riavvicinamento verso due familiari che per diverso tempo sono stati distanti da me. Ho percepito che per quanto fossi separata da queste persone, alla fine il Daimoku ha sciolto la tristezza che pesava sul mio cuore e ha trasformato il nostro rapporto.
Ho promesso al nostro maestro di trasformare il veleno in medicina, determinando di mostrare la prova concreta della fede attraverso la mia vita.

Concludo questa prima parte del Gosho leggendo una frase di Sensei:

«Sfidare grandi difficoltà è ciò che ci permette di sviluppare illimitatamente il nostro stato vitale. Un maestro, o mentore, nel Buddismo è una persona che insegna questo principio fondamentale. Che incredibile fortuna è avere un simile maestro! La vera via di un discepolo è ricambiare questo profondo debito di gratitudine. Lettera da Sado si può leggere come una solenne promessa pervasa dello spirito essenziale del Buddismo, la profonda dedizione di maestro e discepolo alla loro comune missione» (BS, 135)

SECONDA PARTE
TRASFORMIAMO IL KARMA IN MISSIONE PER LA FELICITÀ NOSTRA E DI TUTTA L’UMANITÀ

Alessja Trama

Il maestro Ikeda tenne una lezione di Lettera da Sado ai membri del Gruppo futuro nel 1966, e nel 2021 ha scritto un’ulteriore lezione sempre dedicata ai Futuro, in cui leggiamo:

«La Soka Gakkai intitolò il 1966 “Anno dell’alba”, promettendo solennemente di raddoppiare gli sforzi per la realizzazione di kosen-rufu nel mondo. Fu anche chiamato “Anno del Gruppo scuole superiori”, con l’intento di promuovere la crescita dei membri del Gruppo futuro. Quell’anno, quasi ogni mese, tenni lezioni sugli scritti di Nichiren Daishonin ai vari rappresentanti del Gruppo scuole superiori. Alcuni fra i massimi esponenti dell’organizzazione dicevano che avrei dovuto dare la precedenza alle guide per i responsabili adulti ma, pensando al lontano futuro di kosen-rufu, desideravo che i membri del Gruppo scuole superiori e in generale del Gruppo futuro si risvegliassero alla propria missione e crescessero magnificamente; perciò profusi tutte le mie energie nella loro formazione. […] Siete voi che guiderete il nostro movimento quando celebreremo il centesimo anniversario della Soka Gakkai nel 2030. La vostra generazione porterà avanti la nobile impresa di trasformare il destino dell’umanità e inaugurare l’alba di una nuova era» (BS 218, 4)


In questa lettera il Daishonin esamina la sua vita, domandandosi perché dovesse incontrare persecuzioni e sofferenze e giunse alla conclusione che era a causa del suo karma. Lo fece con il desiderio di trasmettere grande forza e determinazione ai suoi seguaci che soffrivano a causa delle persecuzioni.

Nella sua lezione su Lettera da Sado, Sensei scrive:

«Il messaggio del Daishonin era di considerare difficoltà e persecuzioni come un’opportunità per crescere e diventare una persona più profonda. Più incontriamo difficoltà più possiamo migliorarci come esseri umani. Così dovrebbe vivere chi pratica il Buddismo del Daishonin» (Il mondo del Gosho, pp. 444-445)

Quando siamo in mezzo alle difficoltà e alle sofferenze a volte anche vivere diventa difficile e qualsiasi cosa dobbiamo fare diventa un fardello pesantissimo. Sensei scrive:

«Se non cerchiamo di sviluppare un’umanità più profonda, quando incontreremo qualche grande ostacolo tenderemo a compatirci, ad arrabbiarci, a provare rancore per coloro che abbiamo intorno. È nella natura umana reagire così ma, per impedire che accada, dobbiamo riflettere a fondo su noi stessi e lottare continuamente per la nostra crescita personale» (Il mondo del Gosho, 445)

Con l’obiettivo di incoraggiare i suoi discepoli e ricostruire la comunità di credenti lasciando il suo insegnamento per i discepoli nel futuro, parla di un principio molto importante: la trasformazione del karma.

La parola karma deriva dal sanscrito, significa “azione” e corrisponde alla totalità delle azioni compiute nel passato e nel presente. Oltre alle azioni vere e proprie, “azione” corrisponde anche a quelle compiute con la parola o il pensiero. Noi poniamo cause, positive o negative, in ogni istante.
Per dirla banalmente, se una persona ha posto cause negative in passato, sperimenta gli effetti in questa vita sotto forma di sofferenza, mentre se ha posto buone cause nelle vite passate, gli effetti positivi in questa vita si manifestano come fortuna e felicità.
Secondo questa visione, possiamo fare ben poco per risolvere le nostre sofferenze in questa vita, è come se dovessimo aspettare che le cause negative producano i loro effetti fino a esaurirle tutte, stando attenti a non produrne altre nel frattempo.
Se dovessimo vivere in questo modo non potremmo neanche sperare di migliorare la nostra vita e ci lasceremmo sconfiggere dalla rassegnazione e dall’impotenza.
Il Daishonin ci insegna come trasformare il nostro karma in questa esistenza e come trasformarlo nella nostra unica e specifica missione. Così scrive nel Gosho:

«Una bella spada si ottiene battendo il ferro incandescente. I santi e i saggi sono messi alla prova dagli insulti. Il mio attuale esilio non è dovuto ad alcun crimine mondano; è per permettermi di espiare in questa esistenza le mie gravi offese passate ed essere libero dai tre cattivi sentieri nell’esistenza futura» (RSND, 1, 269)

Quando siamo nel pieno della sofferenza vorremmo che sparisse tutto in un instante, oppure che tutto si risolvesse subito, senza alcuno sforzo. Ma in questo modo non potremo mai comprendere come siamo fatti, per davvero. La bella spada di cui parla il Daishonin non è altro che la nostra vita, quando viene temprata dalle avversità. La nostra esistenza piena di lotta contro le avversità non potrà che essere infinitamente più ricca rispetto al non affrontare nulla.

Un altro passo di questo Gosho afferma:

«Solo sconfiggendo un potente nemico si può dimostrare la propria vera forza» (RSND, 1, 267)

Questa frase mi ha accompagnato in queste settimane. Ogni volta che sentivo la paura e la rabbia prendere possesso del mio cuore, mi sforzavo di ricordare queste parole e di immaginare Nichiren Daishonin a Sado mentre lottava contro le difficoltà e veniva ostacolato dalle persone dell’isola. In questa frase ho sentito il suo profondo stato vitale, la sua incrollabile determinazione e la sua ferma convinzione a battersi con coraggio contro quegli avversari potentissimi. Era come se mi dicesse: “tira fuori tutta la forza che hai, e sconfiggi le tue debolezze interiori”!
Tutte le volte che mi distraevo davanti al Gohonzon, pensavo a questa frase e recitavo Daimoku per far emergere la mia Buddità contro l’oscurità.
Non credere che noi e gli altri siamo Budda è la causa fondamentale che impedisce alla nostra Buddità di emergere. Per fare questo la cosa fondamentale è recitare Daimoku con la forte convinzione che noi siamo Nam-myoho-renge-kyo: questa è l’azione più importante per rendere possibile la trasformazione del karma.
Sensei, rivolgendosi al Gruppo futuro, scrive:

«Chi recita Daimoku con determinazione e costanza conseguirà una suprema felicità e sarà fonte di ispirazione e speranza. Non solo chi ha sofferto di più diventerà la persona più felice, ma avrà il coraggio di aiutare gli altri a raggiungere la felicità. Se adesso state soffrendo o attraversando difficoltà, questa è la prova che avete una grande missione» (BS, 223, 6)

Cosa significa avere una missione nella vita? Cosa significa trasformare il karma in missione?
Riguardo a questo vorrei raccontarvi una breve esperienza.
Quando ho iniziato a praticare avevo dodici anni e odiavo me stessa e gli altri. Recitando Nam-myoho-renge-kyo ho capito che nel mio cuore regnava una grande arroganza che non mi permetteva di vedere il mio potenziale né quello degli altri. Grazie a Sensei ho costruito legami meravigliosi con tante persone in tutto il mondo e ho smascherato la mia insicurezza, che mi faceva credere di non avere talento e di non poter realizzare niente nella vita. Facendo emergere il coraggio ho agito affrontando le mie paure più profonde e proprio sfidandomi in ciò che mi faceva più paura ho trovato la mia missione, ovvero realizzare kosen-rufu al meglio delle mie capacità come interprete, come ricercatrice e realizzando la visione di Sensei di costruire un mondo libero dalle armi nucleari.
Spesso mi capita di dimenticare la mia promessa, ma la mia grande fortuna è avere un maestro nella vita.
Lo sforzo di alzarmi presto al mattino per recitare Daimoku e studiare il Gosho e le guide di Sensei per questo corso mi ha permesso di ribaltare completamente lo stato d’animo in cui ero intrappolata, che mi faceva sentire annichilita e scoraggiata di fronte alle realtà del mondo.
Penso che ognuno di noi a volte si senta così. Possiamo davvero cambiare il mondo? Possiamo fare la differenza e trasformare il karma dell’umanità?
Ho trovato la risposta ai dubbi del mio cuore nell’Epilogo del trentesimo volume de La nuova rivoluzione umana:

«Abbiamo scelto di nascere, in accordo con il nostro voto di bodhisattva, nell’epoca malvagia dell’Ultimo giorno della Legge, dotati di vari tipi di destino, o karma: malattie, difficoltà finanziarie, discordie in famiglia, solitudine, bassa autostima e così via. Proprio tramite queste difficoltà possiamo aiutare gli altri a ottenere l’illuminazione. […]
Sono gli esseri umani a costruire e plasmare le società, le nazioni e il mondo in cui vivono. Odio e fiducia, disprezzo e rispetto, guerra e pace: sono tutti prodotti del cuore e della mente umana. Di conseguenza, senza una rivoluzione umana non ci può essere vera felicità individuale, prosperità sociale o pace mondiale durature. Senza questo elemento cruciale, qualsiasi tentativo di produrre un cambiamento duraturo sarà vano» (NRU, vol. 30, 845)

TERZA PARTE
CON IL CUORE DEL RE LEONE AFFRONTIAMO OGNI DIFFICOLTÀ

Lorenzo Console

Abbiamo compreso insieme perché questo Gosho è così importante per noi discepoli della Soka Gakkai, e adesso affronteremo un altro punto fondamentale: “avere un cuore di leone”.
Per approfondire questa espressione proviamo a pensare a cosa vuol dire stare in esilio.
È sicuramente una delle cose peggiori che potrebbero accadere nella nostra vita. L’esilio è la pena che consiste nell’allontanamento, perpetuo o temporaneo, da ciò che potremmo definire la nostra patria, la nostra casa. In senso lato, un altro significato è “situazione senza via d’uscita…”
Abbiamo già compreso quanto duro fu l’esilio a Sado per Nichiren; nonostante ciò è riuscito a salvarsi, senza scappare. Infatti Nichiren non scappò dall’esilio ma lo affrontò a viso aperto, continuando a praticare e diffondere il suo insegnamento.
Allo stesso modo, è importante affrontare le situazioni che più ci fanno soffrire, non in maniera passiva, ma attiva! E proprio nel gosho Lettera da Sado Nichiren ci spiega che l’unico modo per farlo è affrontare una situazione senza vie d’uscita con lo spirito del cuore di leone. Infatti scrive:

«Quando un governante malvagio si allea con preti che sostengono insegnamenti errati, per distruggere l’insegnamento corretto e liberarsi di un uomo sapiente, chi ha un cuore di leone conseguirà sicuramente la Buddità. Così ha fatto Nichiren. Non dico questo per arroganza, ma perché sono animato dalla forte volontà di preservare il corretto insegnamento» (RSND, 1, 267)

Senza alcun processo formale, Nichiren fu arrestato, allontanato da tutti ed esiliato a Sado. Egli però afferma che coloro che affrontano queste situazioni con “il cuore di leone” riusciranno a conseguire sicuramente la Buddità.
Nel capitolo “Giovani fenici” del volume 9 de La nuova rivoluzione umana, Sensei spiega questo passo rivolgendosi proprio al gruppo scuole superiori:

«I corrotti si uniranno per cercare di distruggere l’insegnamento corretto. Questo è vero oggi come lo era ai tempi del Daishonin. Spinti dal comune odio per la Soka Gakkai, i gruppi politici e religiosi uniranno le loro forze per attaccarci. Ma il “re leone” è chi combatte con enorme coraggio, anche da solo, per portare avanti la missione di kosen-rufu. Dopo la morte del presidente Makiguchi, Josei Toda si assunse in prima persona il compito di realizzare kosen-rufu. Questo è lo spirito della Soka Gakkai, ed è il modo in cui i suoi membri dovrebbero vivere la loro vita. Se questo spirito viene perso, non saremo nient’altro che una massa caotica. La vera unità non è quella di un gruppo di codardi che si appoggiano gli uni agli altri, ma quella di un insieme di individui indipendenti che combattono la stessa battaglia con lo spirito di un leone» (NRU, 9, 56)

Ne La raccolta degli insegnamenti orali si legge che il ruggito del leone (in giapponese shishi ku) è la predicazione del Budda, cioè la predicazione di Nam-myoho-renge-kyo.
Shishi può essere tradotto in italiano “leone”, di cui il primo shi significa “maestro”, ed è la Legge meravigliosa trasmessa dal maestro, mentre il secondo shi significa “figlio” ed è la Legge meravigliosa ricevuta ai discepoli. Ku è il “ruggito” ed è il suono del maestro e dei discepoli che recitano all’unisono.
Inoltre nel raduno descritto nel Sutra del Loto, l’espressione “ruggito del leone” viene utilizzata quando i Bodhisattva della Terra esprimono il loro voto di discepoli di fronte al maestro.
Maestro e discepolo che recitano insieme e propagano insieme la Legge mistica: questo è il ruggito del leone. Ora leggiamo un altro passo del gosho:

«Come sono terribili le offese alla Legge commesse da Nichiren nelle esistenze passate e in quella presente! Dal momento che voi siete nati in questo paese malvagio e siete diventati discepoli di un simile uomo, non so cosa vi potrà succedere» (RSND, 1, 270)

E sensei spiega:

«Niente mi rende più orgoglioso dell’aver incontrato il mio maestro di vita e di dedicarmi a kosen-rufu come suo discepolo. Il Buddismo di Nichiren Daishonin è un insegnamento che risveglia il potere interiore delle persone comuni, dimostrando loro come si diventa un re leone. In Lettera da Sado il Daishonin spiega l’importanza di percorrere il grande sentiero di maestro e discepolo per tutta la vita. Dichiara che così come stava facendo lui, che affrontava ogni battaglia con cuore di leone, lo stesso avrebbero dovuto fare i suoi discepoli, perché grazie a tali sforzi avrebbero conseguito senza alcun dubbio la Buddità. Questo è il suo messaggio» (Gli insegnamenti della vittoria, vol. 1, pag. 66)

Il ruggito del leone che vede uniti insieme maestro e discepolo è la chiave della vittoria della Soka Gakkai.
Il ruggito è ciò che nasce dal cuore, è la profonda e sincera determinazione del discepolo.
Ora vorrei raccontarvi in breve la mia esperienza, il mio personale “esilio” che ho dovuto affrontare.
Si potrebbe dire che tutti noi abbiamo vissuto un esilio collettivo con la pandemia da Covid-19.
Anch’io mi sono ritrovato ad affrontare direttamente il virus. Era l’inizio del 2021, dopo un mese continuavo a stare male e sono finito in ospedale. Ho avuto tanta buona fortuna perché avrei rischiato molto di più se non fossi stato ricoverato in tempo. Come se non bastasse mentre ero in ospedale ho saputo che un mio carissimo amico era morto.
In quel momento mi sono sentito solo, fisicamente e psicologicamente. La mia mente era contaminata dalla paura e non vedevo vie d’uscita. Il giorno del funerale ero ancora in ospedale, feci Gongyo e Daimoku per lui con la decisione di uscire quanto prima da lì e di lottare anche per lui.
Ho parlato del Buddismo a tutti i miei compagni di stanza e alle infermiere, e l’ultimo giorno sono riuscito a trasformare quel luogo di sofferenza in un posto meraviglioso: ci siamo messi tutti a giocare a carte e a ridere insieme…
Lo sappiamo, secondo il Buddismo non esistono terre pure o impure… La mia mente era di nuovo libera dalla paura e il mio cuore era “un cuore di leone”. L’esempio del Daishonin e la sua possente convinzione del “re leone” ci può incoraggiare ad affrontare tutte le situazioni più oscure della nostra vita, senza paura. Anzi, possiamo farle diventare occasioni per crescere!
Il ruggito di noi discepoli è il giuramento del Budda e il voto dei discepoli del Budda. Impegnarsi nei dialoghi per trasmettere la grandezza del Buddismo significa, in termini moderni, mettere in pratica lo spirito di Lettera da Sado, in cui Nichiren scrive:

«Persino una sola parola o frase dell’insegnamento corretto, se è adatta al tempo e alle capacità delle persone, permetterà di raggiungere la via mentre, anche studiando mille sutra o diecimila trattati, non si conseguirà la Buddità se questi insegnamenti non si accordano con il tempo e le capacità delle persone» (RSND, 1, 267)

Concludiamo con le parole di Sensei che spiega questo passo:

«Questo era lo spirito di Toda, grande leader e maestro di shakubuku. Sin dai primi giorni del nostro movimento i membri della Soka Gakkai hanno continuato con coraggio e perseveranza, senza mai stancarsi, a condividere con gli altri la Legge mistica, proprio come lui aveva insegnato. Ciascuno di voi, che ha impresso nel cuore questo spirito di maestro e discepolo e che onestamente si impegna giorno e notte per il bene della Legge, della società e dei compagni di fede, è un vero campione di dedizione altruista che ha il cuore di un leone. A voi vanno tutte le mie lodi. Finché lo spirito di maestro e discepolo verrà trasmesso alle generazioni future la Soka Gakkai continuerà a crescere e a prosperare. Voglio dichiararlo con forza a tutti i miei discepoli diretti e in particolar modo ai giovani. “Seguite le orme dei maestri che incarnano il cuore del leone! Discepoli, vincete con un cuore di leone!”. Questo è il motto per la vittoria eterna dei maestri e dei discepoli Soka che leggono Lettera da Sado con la loro stessa vita (Gli insegnamenti della vittoria, vol. 1, pag. 41)


Il sogno del maestro è il sogno del discepolo

 In chiusura del corso, Niccolò Ugolini, direttore dell’Istituto Buddista Italiano e Rosanna Sorelli, responsabile nazionale del Gruppo donne, hanno incoraggiato calorosamente tutti i partecipanti

Niccolò Ugolini

«I pesci vogliono sopravvivere e, deplorando la scarsa profondità dello stagno in cui vivono, scavano buche sul fondo per nascondersi, eppure, ingannati dall’esca, abboccano all’amo. Gli uccelli sugli alberi temono che questi siano troppo bassi e si appollaiano sui rami più alti, eppure, abbagliati dall’esca, si fanno prendere nella rete. Gli esseri umani sono altrettanto vulnerabili. Danno la vita per superficiali cose mondane, ma raramente per i preziosi insegnamenti del Buddismo. Fa poca meraviglia che non conseguano la Buddità» (Lettera da Sado, RSND, 1, 266)

Questo brano di Gosho è stato uno dei primi che ho studiato a diciannove anni, quando ho cominciato a recitare Nam-myoho-renge-kyo ed è stato per me molto importante perché ha dato un senso profondo alla mia pratica. Avevo perso un caro amico in un incidente stradale e la cosa mi aveva profondamente scioccato. Mi chiedevo quale fosse il senso più profondo della mia vita. Sicuramente ci sono persone che la perdono in incidenti stradali o per qualche valore che reputano fondamentale. Le guerre ne sono un esempio.
Si può sacrificare la vita per un amore, travolti dal proprio desiderio o per difendere qualche ideale o convenzione sociale. Si cerca anche di proteggersi dai pericoli ma così come gli uccelli o i pesci cascano nelle trappole abbagliati dalle esche o dalle reti, allo stesso modo noi compiamo errori di valutazione fatali, che ci possono portare all’autodistruzione.
Il profondo messaggio di questo Gosho è di non sprecare la nostra esistenza per superficiali motivi mondani, ma di dedicarla ai preziosi insegnamenti del Budda.
Ciò assolutamente non implica la strada dell’annientamento dei propri desideri e obiettivi, perché il sacrificio non è contemplato nel Buddismo della Soka Gakkai; anzi il maestro Ikeda ci ricorda che abbiamo portato avanti kosen-rufu affinché nessuno escluso fosse sacrificato.
Anche se affronteremo strade e percorsi dolorosi non dovremo mancare mai di rispetto verso la nostra vita o danneggiare quella degli altri poiché ognuno possiede la nobile e suprema natura di Budda.
In tal senso, quale è la corretta strada da intraprendere per dedicare la nostra vita ai preziosi insegnamenti del Buddha?

Nel Gosho L’offerta del riso si legge:

«Le persone comuni, tenendo bene in mente le parole “determinazione sincera”, diventano Budda» (RSND, 1, 998)

Non c’è bisogno di sacrificare la propria vita… il cuore è la cosa più importante, ovvero compiere sforzi concentrati in ogni istante della vita per la causa di kosen-rufu.
In concreto, significa recitare Nam-myoho-renge-kyo vincendo ogni paura, impegnandoci a dimostrare la prova concreta della nostra fede per il bene del mondo e per il futuro di ogni individuo. Questo rappresenta un modo altruistico di vivere caratterizzato dal superamento del proprio egoismo e delle proprie paure, e dall’impegno per la propria e altrui felicità.
Il presidente Makiguchi diceva che questo è un modo di vivere comune di semplice umanità e chiunque abbia l’occasione di provarlo concretamente e di capire che è universalmente accessibile, sentirà in fondo al cuore l’insopprimibile desiderio di abbracciarlo e sentirà di non poterne fare a meno.
In ultima analisi, dedizione altruistica consiste in un modo di vivere apparentemente comune e aperto a chiunque. Un esempio chiaro e concreto di questo? I nostri sforzi quotidiani per kosen-rufu in cui ci impegniamo anima e corpo a far conoscere con sincerità la grandezza del Buddismo e dei nostri maestri a tutte le persone che ci circondano. Questo è kosen-rufu, questa è la strada della Soka Gakkai e dei tre eterni maestri.

Rosanna Sorelli

Vi ringrazio per questa meravigliosa opportunità, mi aspettavo un’esplosione di entusiasmo ma anche grande serietà, e così è stato. In occasione dei vent’anni dalla pubblicazione del primo numero de Il Volo Continuo il presidente Ikeda ha inviato un bellissimo messaggio in cui scrive:

«In conclusione, prego con tutto il cuore affinché i ragazzi e le ragazze del Gruppo giovani italiano, che rispetto e amo profondamente, possano spiccare un “volo continuo” nei cieli sconfinati della vittoria e della gloria, mentre affinano il loro “sguardo universale” come dei Leonardo da Vinci del Ventunesimo secolo» (NR, 764)

Il nome della rivista si ispira al discorso tenuto da Daisaku Ikeda sulla figura di Leonardo Da Vinci all’Università di Bologna nel 1994.
Un “volo continuo” che rappresenta lo spirito dei giovani e cioè l’entusiasmo, la voglia forte di spiccare il volo verso nuove sfide, verso il futuro, verso qualcosa che ancora non esiste.
Il presidente Ikeda continuamente ci esorta a superare i nostri limiti, a studiare, a ricercare il miglioramento personale. Questo tipo di atteggiamento così forte e risoluto, non sempre però si ritrova oggigiorno nei giovanissimi. Soprattutto dopo la pandemia e con una guerra in corso a pochi passi da noi, purtroppo i primi a non credere più nel futuro, nel “loro” futuro, sono proprio i più giovani.
Crisi economica, crisi di valori, genitori preoccupati, pochi motivi per essere ottimisti. Qui però si inserisce il Buddismo, Nam-myoho-renge-kyo. Se siete qui è perché avete iniziato un percorso vostro, personale, dove state sperimentando la pratica buddista e avete voglia di approfondire i tanti aspetti di questo Buddismo.
Probabilmente tanti di voi sono nati e cresciuti in famiglie che già praticavano, altri hanno avuto parenti o amici che li hanno avvicinati a Nam-myoho-renge-kyo. In ogni caso, per fortuna, questa pratica porta benefici da subito, non importa da quanto tempo si reciti Daimoku o se si conoscano bene alcuni o tanti concetti buddisti.
L’importante è la sincerità della preghiera. Il sincero desiderio di realizzare la nostra rivoluzione umana e di aiutare tanti altri a realizzare la propria. Attraverso una pratica corretta alziamo il nostro stato vitale e questo ci permette di essere sereni, gioiosi, pieni di forza ed entusiasmo, pronti ad affrontare sfide importanti e a creare situazioni nuove e dense di valore. E a quel punto, pieni di forza vitale, ci si sente in grado di realizzare i sogni, di provare a fare quel qualcosa di più che non pensavamo di poter fare.
Leonardo da Vinci oggi si potrebbe definire un uomo poliedrico, animato da una curiosità enorme che lo portava a sperimentare, a creare dal niente. Il suo sogno era quello di vedere gli esseri umani volare. Vedeva un mondo, come dice Sensei, che altri non vedevano.

Nel suo discorso all’Università di Bologna del 1994 il presidente Ikeda scrive:

«L’attività di Leonardo nella pittura, nella scultura, nell’invenzione di macchine, nelle opere di architettura o d’ingegneria, consisteva nell’utilizzare al massimo il suo talento per proiettare il mondo universale nel particolare. Consisteva nel rendere visibile il mondo invisibile» (NR, 306).

Molti però non sanno che spesso le opere di Leonardo sono rimaste incompiute. Iniziava a fare cose e poi una volta sperimentato quello che a lui serviva, non le finiva, andava avanti e faceva altro. Come se in realtà vedesse già la compiutezza della cosa e quindi a lui non serviva andare avanti. Questo perché aveva capito che, anche se una cosa può essere ritenuta compiuta da qualcuno, in realtà nel futuro o per qualcun altro quell’opera poteva essere pronta per ulteriori cambiamenti. E anche Sensei sempre in quel discorso, dice riguardo a chi pensa che siano importanti le cose “compiute”:

«Ma l’essere umano non può accontentarsi di questo perché è destinato a un “volo continuo”, alla ricerca costante di una nuova compiutezza» (Ibidem)

Mai come oggi l’umanità ha bisogno di un patrimonio spirituale come quello di Leonardo, di persone comuni che perseguono grandi ideali e non hanno paura di spiccare il volo.
Ha bisogno di cittadini del mondo che si sfidano per togliere le guerre e le discriminazioni. Che tutelano le diversità etniche e di pensiero, e che affermano i valori primari.
Da sempre la Soka Gakkai mette i giovani al primo posto, e i tre maestro hanno creduto nel fatto che i giovani possono fare la differenza per il cambiamento delle società.
Negli ultimi anni il nostro maestro Ikeda sta inviando messaggi sempre più forti e profondi, pieni di speranza e determinazione per incoraggiare i giovani e in particolare il Gruppo futuro.
Desidera che ogni giovane si senta libero e con il diritto di spiccare il volo, e che niente e nessuno possa tarpare quelle ali. Siamo fortunati perché Sensei è accanto a voi nelle vostre sfide e vuole vedervi pieni di gioia e vittoriosi. Anche se fisicamente non è qui, siate certi che vorrà avere più notizie possibili di questo corso, di tutti voi e soprattutto vorrà vedere tante foto, per vedere i vostri volti gioiosi. Concludo con queste sue parole:

Il sogno del maestro
è il sogno del discepolo.
La vittoria del discepolo
è la vittoria del maestro.
Questo è il legame
di maestro e discepolo Soka.
Desidero che anche tutti voi,
nostri successori del Gruppo futuro,
continuiate a percorrere
la via di maestro e discepolo.
Il Gruppo futuro è la mia stessa vita.
La vittoria del Gruppo futuro
è la mia vittoria.
(NR, 680)  

©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata