La lezione al Centro culturale Ikeda di Milano per la pace
A Milano lo studio è stato approfondito da Elena Roccatagliata, Elena Moretta e Roberta Aramu.
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PRIMA PARTE. MAESTRO E DISCEPOLO
(a cura di Elena Roccatagliata)
Approfondiamo insieme il Gosho L’Eredità della Legge fondamentale della vita, basandoci principalmente su tre punti:
- La relazione tra maestro e discepolo
- Itai doshin
- Mantenere la fede per tutta la vita
Leggiamo dal Gosho:
«Io, Nichiren, ho cercato di risvegliare tutto il popolo giapponese alla fede nel Sutra del Loto in modo che anch’esso potesse condividerne l’eredità e conseguire la Buddità, ma invece mi hanno perseguitato in ogni modo e infine mi hanno esiliato in questa isola. Tu hai seguito Nichiren nonostante tutto, e per questo hai incontrato persecuzioni. Pensare a ciò che avrai provato mi addolora profondamente. L’oro non può essere bruciato dal fuoco né corroso o spazzato via dall’acqua, mentre il ferro è vulnerabile a entrambi. Una persona saggia è paragonabile all’oro, uno sciocco al ferro. Tu sei come l’oro puro perché abbracci “l’oro” del Sutra del Loto. Un passo del sutra dice: “Il monte Sumeru è il supremo [fra le montagne], così è per questo Sutra del Loto. [È il supremo fra tutti i sutra]”. E dice anche: “La fortuna che hai accumulato […] non potrà essere bruciata dal fuoco, né spazzata via dall’acqua”. Non è dovuto alla relazione karmica formata nel passato se ora sei diventato discepolo di Nichiren? Certamente i Budda Shakyamuni e Molti Tesori lo sanno. Le parole del sutra “le persone che avevano udito la legge dimorano in varie terre del Budda, rinascendo di continuo insieme ai loro maestri” non possono essere false» (RSND, 1, 190).
Nichiren Daishonin inviò questa lettera nel 1272 a Sairen-bo Nichijo, un discepolo che in passato era stato prete Tendai e che, per ragioni non chiare, si trovava in esilio sull’isola di Sado. Era un uomo di grande cultura, a cui il Daishonin inviò diversi scritti fondamentali.
Questo Gosho è una risposta a una sua domanda. Sairen-bo, infatti, aveva espresso a Nichiren i suoi dubbi circa il modo in cui la scuola Tendai del tempo intendeva “l’eredità della Legge”.
I preti Tendai di alto rango avevano avvolto nel mistero la trasmissione della Legge per accrescere la loro autorità, e la trasmissione era diventata fonte di corruzione.
Il fatto che l’eredità sia accessibile a tutti è invece un punto cardine del Buddismo di Nichiren Daishonin.
Nichiren afferma che Nam-myoho-renge-kyo è l’eredità della Legge fondamentale della vita trasmessa dal Budda a tutti gli esseri viventi. Spiega poi che questa eredità fluisce nella vita di coloro che praticano con lo stesso spirito del maestro, e sottolinea che non c’è alcuna distinzione tra il Budda Shakyamuni, il Sutra del Loto e noi persone comuni.
Il Sutra del Loto rivela che tutti noi, dall’infinito passato, nella profondità della vita abbiamo il desiderio di ottenere l’illuminazione e di liberare tutti gli esseri viventi.
Il maestro è colui che ci permette di risvegliare questo desiderio, questa aspirazione che appartiene ad entrambi.
Il Buddismo è la legge della vita, che non può essere trasmessa solo a parole o tramite concetti. Già i discepoli di Shakyamuni percepirono “l’umanità” del Budda e furono ispirati attraverso il suo esempio come essere umano. Dopo di lui, però, si passò a una vera e propria “deificazione”, trasformandolo in un essere sovrumano e trascendente, e di conseguenza i discepoli non si sforzavano più di seguire il suo esempio.
Ma in questo modo la “non dualità di maestro e discepolo” non può funzionare! A questo proposito Sensei scrive:
«Quando i discepoli cessano di emulare lo spirito del maestro e il suo comportamento, allora il Budda diventa un oggetto di venerazione o devozione, e non può servire come modello per la nostra rivoluzione umana» (Lezioni di Daisaku Ikeda –L’eredità della Legge fondamentale della vita, p. 127)
Indubbiamente, a pochi mesi dalla scomparsa del presidente Ikeda lo studio di questo Gosho è particolarmente significativo. La domanda che forse molte di noi si pongono è “ma ora cosa dobbiamo fare?”.
Come è stato dopo la morte di Shakyamuni, di Nichiren o dei primi due presidenti della Soka Gakkai, lo stato vitale del Budda potrà essere trasmesso a coloro che agiscono basandosi sullo stesso spirito di dedizione altruistica del maestro, sul grande voto di kosen-rufu.
Il Buddismo infatti viene trasmesso unicamente attraverso la relazione tra maestro e discepolo. Si parla di “non dualità” perché è un comune impegno, e senza questa relazione il flusso dell’eredità della Legge si interrompe. Sensei scrive:
«Kosen-rufu è la lotta per garantire che la Legge mistica duri per sempre, ma non è un’impresa che si può realizzare in una singola vita. Per questo dobbiamo fare sì che lo scopo fondamentale del Sutra del Loto non vada mai dimenticato, ma si trasmetta alle generazioni future. Il sentiero di maestro e discepolo esiste per tener vivo questo desiderio essenziale del Budda, passando il testimone da un corridore al successivo, come in una staffetta» (BS, 166)
L’argomento centrale del Sutra del Loto è l’affidamento del voto, ma per trasmettere l’insegnamento corretto ci vogliono le persone che lo sostengono e poi lo affidano ad altri. Ci vuole un’organizzazione. Gli sforzi concreti basati sulla non dualità di maestro e discepolo e sull’itai doshin all’interno della comunità dei credenti assicurano l’eredità della Legge. Costituiscono rispettivamente l’ordito e la trama di un tessuto che si intrecciano e si tengono insieme.
Le forze negative, però, cercano di ostacolare il flusso di kosen-rufu. Le avversità potenzialmente dividono. Ma i nostri maestri ci hanno sempre incoraggiato a resistere, a migliorare e a svilupparci, trasmettendoci una condizione vitale forte e serena che sorge dal vivere basandosi sulla Legge, con il cuore del re leone.
«Abbracciare il Sutra del Loto vuol dire interiorizzare il grande voto del maestro e mantenere la sua stessa fede» (Lezioni di Daisaku Ikeda – L’eredità della Legge fondamentale della vita, p. 119)
Ora più che mai, attraverso la fede possiamo approfondire questo legame, questa profonda relazione karmica. Le nostre vite sono collegate a livello profondo a quelle dei nostri maestri. Toda trovò la chiave di tutto questo nel brano del Sutra del Loto che parla della rinascita vita dopo vita assieme al proprio maestro, eternamente insieme.
Tutto questo è diventato realtà grazie alla Soka Gakkai, l’armoniosa comunità dei credenti dei nostri tempi, che Toda definì come “Budda Soka Gakkai”.
Abbiamo bisogno di un’organizzazione per continuare ad abbracciare in maniera autentica la nostra pratica, per poter costruire attraverso i nostri sforzi la convinzione per guidare e risvegliare anche gli altri.
Personalmente ho studiato questo Gosho all’inizio del mio percorso di pratica, cercando di imprimerlo nella mia vita in un certo modo.
Negli anni ho sperimentato quanto lo studio di uno stesso Gosho si può approfondire sempre di più con la propria vita e cambiare insieme a noi.
L’anno scorso ho perso improvvisamente mio padre. Ha contratto il covid in ospedale e non ho potuto stargli vicino. Ho toccato un dolore profondo e un grande senso di impotenza e solitudine, avendo già perso mia madre da qualche anno.
Una compagna di fede mi ha regalato il libro di Ikeda con la spiegazione proprio di questo Gosho, L’Eredità della Legge fondamentale della vita.
Per tutta l’estate ho tenuto questo libro con me, nella mia quotidianità, e impresso nella mia vita. Ho letteralmente “cercato” il maestro in ogni riga, volevo tornare a sperimentare quella gioia interiore che mi ha sempre trasmesso.
Sentivo che ogni sua parola aveva una funzione profonda per la mia vita, che era una forza motrice capace di aprirmi la strada e di mostrarmi come si fa.
È stato quindi naturale decidere di scrivergli, ricambiando il debito di gratitudine nei suoi confronti e rinnovando la mia decisione.
Sentivo però che “mi mancava un pezzo”, non riuscivo a darmi pace per le condizioni in cui papà, membro anche lui della Soka Gakkai, era morto.
E ancora una volta le parole del mio maestro mi hanno trasmesso la fede per poter credere: «Ho pregato per l’eterna felicità del tuo defunto padre».
Questa sua risposta mi ha fatto tornare al tema dell’eredità della Legge.
Io continuavo a soffermarmi sul momento presente, su quel dolore ingiusto, su quella morte in condizioni disumane, nella completa solitudine e paura…
Chi ci aveva pensato alla felicità eterna?!? La chiave è la fede. Senza fede non ci può essere eredità.
Sono ripartita dalla risposta di Sensei, e quando mi è stato proposto di approfondire questo Gosho, ho compreso profondamente la grande occasione che avevo davanti.
E anche io oggi posso donare la mia esperienza a chi di voi magari sta vivendo un dolore simile e, proprio come in una staffetta, ognuna potrà fare altrettanto con Sensei nel cuore.
Sensei ci assicura che:
«Noi maestri e discepoli Soka viviamo insieme, lottiamo insieme e ci impegniamo insieme per adempiere il grande voto di kosen-rufu. Eternamente insieme attraverso le tre esistenze di passato, presente e futuro, uniti con un solo cuore» (BS, 166)
SECONDA PARTE. ITAI DOSHIN
(a cura di Elena Moretta)
«In generale, che i discepoli di Nichiren, preti e laici, recitino Nam-myoho-renge-kyo con lo spirito di “diversi corpi, stessa mente”, senza alcuna distinzione tra loro, uniti come i pesci e l’acqua, questo si chiama eredità della Legge fondamentale della vita. In ciò consiste il vero scopo della propagazione di Nichiren. Se è così, anche il grande desiderio di un’ampia propagazione potrà realizzarsi. Ma se qualcuno dei discepoli di Nichiren distrugge l’unità di “diversi corpi, stessa mente” sarà come chi distrugge il proprio castello dall’interno (RSND, 1, 190)
Questo passo del Gosho descrive una visione ideale della relazione maestro discepolo basata su un’armoniosa unità tra i credenti. Parliamo spesso di unità, Nichiren ci suggerisce di diventare come i pesci e l’acqua in cui nuotano, di diventare compagne di fede inseparabili. L’unità è una condizione difficile perché sembra sempre che sia fuori di noi, che riguardi l’altro, l’altra.
Spesso studiando un Gosho o un incoraggiamento di Sensei mi capita di pensare a quanto sarebbe importante che lo leggesse il mio corresponsabile …. ma io desidero rivolgere le sue parole a me per prima, come se stesse parlando direttamente a me.
Nichiren usa l’espressione “senza distinzione tra loro”. Ci mette in guarda dai sentimenti di antagonismo, di discriminazione e di egoismo, dai sentimenti di separazione che ci allontanano dagli altri.
Siamo immersi in una società che crea divisioni e separazione, che tende a mettere distanza tra le persone, una società che ci fa credere di essere piccoli e impotenti.
Fortunatamente abbiamo abbracciato questa pratica meravigliosa, con un maestro che ci incoraggia costantemente a ricordarci il nostro valore, la nostra unicità. Abbiamo ogni giorno un mezzo per rideterminare di agire concretamente e di poter incidere sulla nostra vita e sulla società.
Il Daishonin ci incoraggia severamente a non lasciare che la mente sia centrata sul nostro piccolo io, perché così facendo non potremo mai raggiungere la Buddità né realizzare kosen-rufu.
Il punto fondamentale è partire da noi stesse, siamo noi il perno dell’unità!
È importante superare l’egocentrismo e fare il primo passo, decidere di creare l’unità.
Mentre preparavo questo intervento ho fatto una piccola esperienza: un mese fa ho ricevuto una chiamata da una responsabile che mi ha fatto rimanere molto male. In seguito ho cercato di evitare questa persona, comunicando solo con messaggi. Ma approfondendo il concetto di “diversi corpi stessa mente”, ho capito che dovevo andare oltre, superare l’idea di avere “ragione”, così le ho telefonato proponendole di fare un’attività insieme. E tutto si è sciolto…
Tutto parte dallo spirito di alzarsi da soli, solo questo rende possibile l’unità. Se c’è un atteggiamento passivo, se pensiamo che non ci riguardi, che abbiamo ragione o che tocchi all’altro fare il primo passo, non potremo mai realizzare una comunità veramente unita, resteremo separati nei cuori aprendo la via della sconfitta.
Il mondo ideale del Buddismo è un mondo in cui tutti si rispettano e si incoraggiano a vicenda, stringono calorosi legami cuore a cuore basati sulla comprensione e la cura reciproca. Turbare l’armoniosa unità dei credenti equivale a sbarrare il proprio cammino verso la Buddità. Nichiren ci ammonisce a non rompere l’unità dei credenti perché questo equivale a distruggere il proprio castello dall’interno.
Noi stiamo cercando di costruire un ambiente e un mondo dove ognuna e ognuno di noi possa sentirsi rispettato, ascoltato, valorizzato, proprio come ci sentiamo quando partecipiamo a un corso della Soka Gakkai, come ci sentiamo ora. Questa stessa atmosfera si può estendere a tutta la società. Pensate che bello! Anche se siamo indaffarate e ci siamo svegliate presto sorridiamo, ci salutiamo allegramente, eppure tutte abbiamo preoccupazioni e tristezze nel cuore, ma esser qui unite dal desiderio di migliorare noi stesse e la società, essere qui insieme ci aiuta a manifestare la nostra parte migliore e ispiriamo tutte le altre a fare altrettanto.
Tutte noi abbiamo provato la profonda gioia che emerge dalla lotta unite per kosen-rufu.
Se si crea una profonda unità emergono fiducia e armonia, nulla è un problema, ci si può dimenticare di passare una comunicazione, si può anche fare uno sbaglio, ma tutto si supera in un clima di crescita e allegria. Ci si sente protetti, si sente di far parte di un progetto, di un gruppo che condivide un obiettivo più grande.
Recitando Daimoku per fare nostro il voto del Budda, proviamo un naturale apprezzamento per i compagni di fede con cui condividiamo il grande sogno della pace e della trasformazione della società.
Sensei ci incoraggia ad apprezzare i nostri compagni di fede che come noi sono degni di rispetto e stanno portando avanti la loro missione.
Ci saranno sempre persone che non ci piacciono o con cui non andiamo d’accordo, ma è importante non farsi trascinare dalle emozioni momentanee e sforzarsi di lavorare in unità. Questa lotta ci permetterà di costruire una vita più grande e un cuore luminoso.
Non farsi trascinare dalle emozioni momentanee e proteggere l’unità a ogni costo sono e saranno le nostre sfide più impegnative.
Sensei scrive:
«Il Daishonin consigliò ripetutamente il suo seguace Shijo Kingo il quale, pur avendo un forte senso della giustizia, tendeva ad avere un comportamento collerico e non era capace di nascondere le sue emozioni. In una lettera a lui indirizzata [I tre tipi di tesori] gli spiega quanto sia importante mantenere buone relazioni con le persone intorno a lui: «Per quanto possa non piacerti, devi stringere rapporti amichevoli con loro» e «Mantieni sempre rapporti amichevoli con loro» (RSND, 1, 753).
In un’altra lettera, intitolata Le quattordici offese, scrive: «Perciò tieni a mente queste parole e non dimenticare che coloro che abbracciano il Sutra del Loto non dovrebbero, per nessun motivo al mondo, insultarsi l’un l’altro, perché chi ha fede nel Sutra del Loto diventerà sicuramente un Budda e chi offende un Budda commette una grave colpa» (BS, 166)
«Per nessun motivo al mondo»! Quando si crea disunità emerge immediatamente il nostro egocentrismo che ci fa credere che effettivamente stiamo subendo un’ingiustizia, che non ci hanno comprese, che abbiamo ragione, che il nostro problema è “unico”. Questa è la funzione dell’oscurità che si insinua facilmente dove non c’è unità. Ma Nichiren afferma che «per nessun motivo al mondo» dobbiamo insultarci l’un l’altra. I Budda non litigano né parlano male gli uni degli altri. Possiamo sviluppare noi stesse solo mantenendo questa salda determinazione nel cuore: io sono una discepola di Sensei e non sarò mai causa di disarmonia e disunità! Come esseri umani possiamo migliorare e sviluppare noi stessi solo interagendo con altri esseri umani!
«Solo un diamante può lucidare un diamante; egualmente solo gli esseri umani possono aiutare altri esseri umani a far brillare le proprie potenzialità» (Il mondo del Gosho, pag. 529)
Se c’è una difficoltà recitiamo Daimoku per sostituire il voto al nostro egocentrismo, per avere il coraggio di fare il primo passo, non perdiamo tempo a raccontare a tutti il torto subito, recitiamo Daimoku per creare un incontro, un dialogo. Recitiamo per essere privi di pregiudizi e ispirati dai nostri tre maestri che hanno dedicato la vita al grande voto di kosen-rufu!
La Soka Gakkai ci fornisce molte occasioni per svilupparci tra essere umani, ci incoraggia costantemente a fare insieme. Spesso fare da soli è più facile e veloce, ma ogni occasione di fare insieme è preziosa perché ci allena al confronto, a vedere con altri occhi, a cogliere altre sfumature. L’organizzazione è una palestra continua per crescere come esseri umani.Ereditare la fede corretta significa realizzare l’unità di diversi corpi stessa mente. L’unità non è l’effetto, ma la causa per ereditare la Legge fondamentale della vita. Nell’attività è facile cadere nella disunità, quando accade recitiamo un Daimoku vigoroso, continuiamo a dialogare, cerchiamo di fare insieme con pazienza e determinazione. Sicuramente riusciremo a sciogliere anche le situazioni più difficili. Capita che alcune persone si allontanano dal grande fiume di kosen-rufu per problemi con il responsabile o col corresponsabile. Allora è importante sfidarci per primi, non cadere nel pregiudizio e rinnovare il nostro voto.Una forte preghiera, basata sullo spirito di non lasciare nessuno indietro, creerà un movimento forte, unito e rivitalizzante. In questo modo anche le differenti caratteristiche e personalità, rappresentate dai “diversi corpi”, diventeranno talenti unici e irripetibili per kosen-rufu.
Ogni persona è preziosa in questa meravigliosa rete di diamanti!La “stessa mente” rappresenta il voto, il nostro personale impegno per kosen-rufu. Significa una fede fondata sull’impegno condiviso di maestro e discepolo.In questo anno così significativo, in cui siamo fisicamente “senza il nostro maestro” sento che è davvero importante esprimere il mio grande voto per kosen-rufu e promettere di realizzare una Soka Gakkai sempre più unita e gioiosa.Lottare per costruire e proteggere sempre l’unità e recitare Daimoku per realizzare la propria rivoluzione umana e per la felicità di tutti gli esseri viventi, crea una potente energia, un’energia travolgente che ci permette di trionfare anche sui più terribili ostacoli.L’unità è la chiave per un ritmo vincente, creativo, dinamico sia nelle nostre vite che nell’attività. Questo ritmo ci permette di trasformare il nostro karma in missione.Quindi la ricetta per ereditare la Legge fondamentale della vita è costruire una fede basata sulla “non dualità di maestro e discepolo”, in unità, con lo spirito di “diversi corpi e stessa mente”.A questo proposito Sensei afferma:
«Noi maestri e discepoli Soka viviamo insieme, lottiamo insieme e ci impegniamo insieme per adempiere il grande voto di kosen-rufu. Eternamente insieme attraverso le tre esistenze di passato, presente e futuro, uniti con un solo cuore. Siamo tutti compagni che condividono lo stesso scopo, che affrontano le sofferenze fondamentali di nascita, invecchiamento, malattia e morte, e lottano per ottenere la felicità propria e degli altri. Per tale ragione la SGI è un gruppo i cui membri si incoraggiano e si aiutano a crescere» (BS, 166)
Lottare e vincere insieme sono gli ingredienti eterni per proteggere la nostra preziosa Soka Gakkai. “Insieme” è la parola più bella del mondo. Noi insieme al nostro amato maestro, per l’eternità.
TERZA PARTE. MANTENERE LA FEDE
(a cura di Roberta Aramu)
Abbiamo visto il significato di “ereditare la Legge”, ma Sairen-bo fa un’altra domanda importante: “Come si fa ad ereditare la Legge fondamentale della vita?”
In questi due famosi passi Nichiren Daishonin risponde a questa domanda:
«Per chi raccoglie la propria fede e recita Nam-myoho-renge-kyo con la profonda consapevolezza che adesso è l’ultimo momento della sua vita, il sutra proclama: “Quando la loro vita giungerà al termine, esse saranno accolte dalle mani di mille Budda che le libereranno da ogni paura e impediranno loro di cadere nei cattivi sentieri dell’esistenza”. Che felicità! È impossibile trattenere lacrime di gioia sapendo che non uno o due, non cento o duecento, ma mille Budda verranno ad accoglierci con le braccia aperte. […] Immagina quei mille Budda che tendono le braccia verso tutti i discepoli di Nichiren che recitano Nam-myoho-renge-kyo, come meloni o convolvoli che tendono i loro tralci sottili. I miei discepoli, preti e laici, ora possono accettare e sostenere il Sutra del Loto in virtù del forte legame formato con esso nelle vite passate e senza dubbio conseguiranno la Buddità nel futuro. L’eredità del Sutra del Loto fluisce nella vita di coloro che non lo hanno mai abbandonato in nessuna esistenza, nel passato, nel presente e nel futuro» (L’eredità della Legge fondamentale della vita, RSND, 1, 190)
Dobbiamo ammettere che la prospettiva che questo Gosho offre sull’eternità della vita è fantastica, perché ci rasserena rispetto al problema della morte e allo stesso tempo ci spinge a dare un grande significato alla vita che stiamo vivendo.
Uno degli elementi essenziali indicati dal Daishonin per ereditare la Legge, e quindi per mantenere la fede tutta la vita, consiste nel fatto di costruire una fede basata su una visione profonda che porta a considerare ogni momento che viviamo come il nostro ultimo istante.
Il presidente Ikeda spiega:
«Dal punto di vista dell’eternità, questa esistenza non dura che un istante. Il mio maestro Toda diceva spesso: «Da qui a cent’anni nessuno di noi ci sarà più». Essendo la vita limitata, il modo in cui viviamo è importante» (Lezioni di Daisaku Ikeda – L’eredità della Legge fondamentale della vita, Esperia, pag. 81)
Nella vasta prospettiva dell’eternità della vita, non esiste separazione tra passato, presente e futuro, perché essi coesistono e sono interrelati.
Questo ci porta a riflettere su come vogliamo vivere questa esistenza attuale, ovvero ci spinge a dare la massima importanza a ogni istante della nostra vita, al valore che stiamo creando nel momento presente. Perché è proprio qui ed ora che possiamo gettare le basi per la vittoria eterna.
Infatti il presidente Ikeda spiega:
«Trasformando positivamente la nostra vita in questa esistenza, possiamo trasformare positivamente la totalità della nostra via nel passato, nel presente e nel futuro» (Ibidem)
È trasformando il momento presente che possiamo illuminare il passato e gettare le basi per il futuro. Più siamo consapevoli di questo funzionamento della vita, basato su ogni singolo istante, più siamo in grado di comprendere per quale motivo è fondamentale sforzarci al massimo adesso, senza rimandare.
Ad esempio, io di base sono piuttosto pigra, mi piace dormire e fare le cose con calma, per cui la tendenza a rimandare è sempre presente nella mia vita. Il fatto di aver preso consapevolezza di questo mi ha fatto dare un’accelerata nel risolvere alcuni problemi della mia vita, senza farli ristagnare, e mi ha dato la spinta a ricercare questo atteggiamento anche nell’impegno per gli altri e per la società.
La pace e kosen-rufu non si costruiscono in un giorno, ma è anche vero che quanto prima la filosofia della dignità della vita viene diffusa in questo mondo, tanto prima riusciamo a far sì che molta meno gente continui a soffrire.
Rispetto all’importanza di mantenere la fede, tutte conosciamo questo passo del Gosho famosissimo:
«Sviluppa sempre più la tua fede fino all’ultimo momento della tua vita, altrimenti avrai dei rimpianti. Per esempio, il viaggio da Kamakura a Kyoto dura dodici giorni: se viaggi per undici giorni e ti fermi quando ne manca uno solo, come puoi ammirare la luna sopra la capitale?» (Lettera a Niike, RSND, 1, 911)
Lungo il cammino per kosen-rufu non possiamo fare a meno di imbatterci in ostacoli sia esterni sia interni, quelli che derivano dall’oscurità fondamentale inerente alla nostra stessa vita.
Alla luce degli insegnamenti buddisti, l’apparizione degli ostacoli è la prova della correttezza dell’insegnamento. Nichiren e i nostri maestri ci hanno insegnato, con il loro esempio, a riconoscere la natura di questi ostacoli e ad affrontarli senza paura, fiduciosi che ogni difficoltà può essere superata. Se durante il cammino perdiamo lo spirito di ricerca e smettiamo di rinnovarci in ogni istante, prestiamo il fianco alla nostra oscurità fondamentale che prenderà facilmente il sopravvento.
Sensei afferma:
«Rilassarsi o cedere nella determinazione o nella fede scatena la nostra oscurità fondamentale, la nostra negatività. Mantenere la fede per tutta la vita, perciò, poggia sulla determinazione di perseverare nella pratica buddista. Il Daishonin stesso fece il voto di non indietreggiare mai né di esitare lungo il sentiero della fede» (Lezioni di Daisaku Ikeda – L’eredità della Legge fondamentale della vita, Esperia, pag. 87)
La funzione dell’oscurità fondamentale è di indebolire la nostra convinzione e di indurci, pian piano, ad abbandonare la fede. Ne troviamo un chiaro esempio in questa lezione, dove Sensei racconta cosa accadde all’interno della Soka Gakkai dopo la morte di Makiguchi:
«Makiguchi concepiva la Gakkai come un’organizzazione che, nella malvagia epoca dell’Ultimo giorno della Legge, si sarebbe dedicata a propagare la Legge mistica trasformando la società, impegnandosi nella creazione di valore e nel miglioramento della vita. Ma durante la seconda guerra mondiale la maggioranza dei responsabili non riuscì a sopportare le aspre persecuzioni da parte delle autorità militariste e abbandonò la fede. Nella miseria e nel caos del dopoguerra i membri si dispersero e l’organizzazione praticamente crollò» (BS, 166)
Il presidente Toda appena uscito dal carcere, nel luglio del 1945, dopo aver dolorosamente preso atto della debolezza della fede di questi responsabili, decise di impegnarsi al massimo per ricostruire l’organizzazione.
Una cosa mi ha particolarmente colpita: nella prospettiva di Toda, ricostruire la Soka Gakkai richiedeva il fatto di far crescere discepoli dalla fede fortissima, una fede che il presidente Ikeda chiama “invincibile”.
«Le lezioni dolorose della guerra lo spingevano a forgiare un’organizzazione di persone invincibili, che continuassero a lottare per kosen-rufu di fronte a qualsiasi persecuzione. Questa volta era determinato a riuscirci assolutamente» (BS, 166)
Toda era convinto che questo tipo di discepoli sarebbero stati in grado di far progredire kosen-rufu in qualunque luogo si trovassero e di fronte a qualunque circostanza.
Questa era la visione della Soka Gakkai di Toda, un’organizzazione composta da innumerevoli discepoli dalla fede inossidabile che si sarebbero impegnati a trasmettere l’insegnamento fino all’infinito futuro. Il presidente Ikeda racconta che, in quanto discepolo diretto di Toda, diede tutto se stesso per rispondere al desiderio del suo maestro, facendo emergere una moltitudine di discepoli fortissimi, in ogni parte del mondo. Ciò che ha fatto Sensei è una prova concreta talmente eclatante che non può essere confutata, e tutte noi facciamo parte di questa meravigliosa storia.
Ma come possiamo costruire una convinzione che non vacilla di fronte a niente?
Nichiren ci esorta ad esercitarci nelle “due vie della pratica e dello studio” e ad “insegnare agli altri” al massimo delle nostre capacità. Inoltre ci spiega che nel viaggio della fede dobbiamo tenere salda la barra del timone, nella direzione indicata dal maestro.
La prima volta che andai in Giappone, incontrando i membri della Soka Gakkai, visitando i Centri culturali, la sede del Seikyo Shimbun etc. rimasi esterrefatta da quello che Sensei era riuscito a costruire in un tempo così breve, e mi chiedevo sinceramente come tutto ciò fosse possibile. Ma ovunque andassimo e chiunque incontrassimo la risposta era sempre la stessa, Sensei diceva “Ho fatto questo per realizzare il desiderio del mio maestro Toda”.
In quel viaggio ho sentito profondamente che Sensei, nel farci incontrare i membri giapponesi, nel farci visitare i centri Soka, voleva che toccassimo con mano la prova concreta della fede assoluta e ci spingeva a superare i nostri limiti, ci spingeva ad avere il coraggio di credere.
Grazie a quel viaggio la fede di molti di noi ha fatto un repentino balzo in avanti. La nostra convinzione è cresciuta entrando in contatto con l’esempio e la vita vittoriosa dei nostri maestri. Ma non è necessario andare in Giappone o aver incontrato Sensei di persona. Perché ogni volta che entriamo in contatto con la vita dei nostri maestri, studiando le guide, facendo attività per gli altri, possiamo assorbire la loro stessa consapevolezza, e veniamo spinti a scoprire e manifestare il nostro illimitato potenziale. Ogni volta che osservo i nostri giovani e il loro impegno, ho riprova del loro legame profondo col maestro.
Riferendosi a questi discepoli invincibili Sensei racconta che essi
«Hanno vissuto lunghi inverni di avversità, ma più dure sono state le situazioni che hanno dovuto affrontare, più grande è stata la prova concreta di vittoria che hanno mostrato nella società» (BS, 166)
Tirare fuori tutto il nostro potenziale: è proprio questo quello che Sensei desidera che facciamo. Le parole che seguono esprimono le sue riflessioni e sentimenti verso questi discepoli. Quante di noi si riconoscono in queste parole?
«In quest’epoca dell’Ultimo giorno della Legge chi sta portando avanti la propagazione mondiale della Legge mistica, l’insegnamento per l’Illuminazione di tutte le persone? Chi, di fatto, è andato tra la gente che soffre per trasmettere la luce della speranza in un futuro migliore, animato dal desiderio di scacciare l’oscurità della disperazione? Chi, pur alle prese con le proprie difficoltà, ha creato relazioni con altre persone afflitte dai problemi per sostenerle con calore, perseverando nel dialogo per aiutarle a tirar fuori il coraggio e l’energia necessari a condurre una vita positiva e vibrante? Chi ha continuato instancabilmente a incoraggiare le persone del Giappone e del mondo dicendo con fiducia: “Ora è il momento di cambiare il tuo karma. Recitiamo Daimoku insieme e sforziamoci al massimo!” e “L’inverno si trasforma sempre in primavera. Tu puoi sicuramente farcela a superare questa sofferenza e a diventare felice”?
Nessun altro se non i membri della SGI, un sodalizio di Bodhisattva della Terra. Non siamo altro che noi, i maestri e i discepoli Soka» (BS, 166)
Se ci riconosciamo in queste parole, possiamo sentire di far parte di questa schiera di discepoli dalla fede “inossidabile”, negli sforzi che facciamo per gli altri, in tutte le nostre battaglie quotidiane. Oggi mi piace ricordare che rispecchiano in particolare gli sforzi che le nostre responsabili di settore, sia presenti che non, portano avanti ogni giorno, a cui Sensei ha dedicato guide specifiche esprimendo parole di lode nei loro confronti, come ci ha ricordato la sig.ra Kasanuki (vedi NR, 851).
Il maestro vede sempre gli sforzi dei suoi amati discepoli, tuttavia le donne tendono a sminuirsi, a non dare il giusto valore ai loro sforzi e al loro impegno. Questo mi riguarda anche direttamente, e per questo ho ingaggiato una personale battaglia con la mia oscurità fondamentale basata sulla preghiera e sulla decisione di approfondire continuamente la mia convinzione, senza sminuire gli sforzi, e questo mi spinge a tirar fuori il mio potenziale per dimostrare la mia prova concreta e rispondere a Sensei che ci esorta così:
«Basandoci sullo spirito di maestro e discepolo di Soka, mostriamo al mondo il reale “potere delle persone”, che è il marchio distintivo dei Bodhisattva della terra» (Lezioni di Daisaku Ikeda – L’eredità della Legge fondamentale della vita, Esperia, pag. 131)
Guardando al futuro vorrei concludere condividendo con voi queste parole di Sensei, in cui ricorda il 3 maggio 1951, e il voto che fece in occasione della nomina di Toda a secondo presidente. Toda gli dedicò una poesia:
“Ora e anche nel futuro,
insieme, condividendo gioie e sofferenze.
Che legame meraviglioso!In accordo con le parole «anche nel futuro, insieme», che mi trasmise solennemente Toda nella sua poesia, ho seguito lo stesso cammino del mio maestro e sono diventato il terzo presidente della Soka Gakkai il 3 maggio 1960, portando avanti la sua grande promessa di realizzare kosen-rufu.
Il voto del mio maestro, che ancora oggi risuona con forza nel mio cuore, è il mio stesso voto” (BS, 166)

La lezione a Montecatini
A Montecatini lo studio è stato approfondito da Antonella Gagliardi, Elena Battistini e Daniela Verduci
PRIMA PARTE. MAESTRO E DISCEPOLO
(a cura di Antonella Gagliardi)
Oggi approfondiamo tre punti chiave per realizzare kosen-rufu dal Gosho L’eredità della legge fondamentale della vita:
- La relazione maestro-discepolo, che è il pilastro su cui regge l’eredità dell’insegnamento;
- L’unità di “diversi corpi, stessa mente” (itai doshin);
- Mantenere la fede per tutta vita, ovvero la pratica personale
In questo Gosho Nichiren Daishonin scrive:
«In generale, che i discepoli di Nichiren, preti e laici, recitino Nam-myoho-renge-kyo con lo spirito di “diversi corpi, stessa mente”, senza alcuna distinzione fra loro, uniti come i pesci e l’acqua, questo si chiama eredità della Legge fondamentale della vita [Nam-myoho-renge-kyo]. In ciò consiste il vero scopo della propagazione di Nichiren. Se è così, anche il grande desiderio di un’ampia propagazione [kosen-rufu] potrà realizzarsi. Ma se qualcuno dei discepoli di Nichiren distrugge l’unità di “diversi corpi, stessa mente” sarà come chi distrugge il proprio castello dall’interno» (RSND, 1, 189)
Questa lettera venne inviata da Nichiren al discepolo Sairen-bo l’11 febbraio del 1272, durante l’esilio a Sado, e costituisce un trattato importantissimo per l’insegnamento buddista. Sairen-bo era un discepolo molto erudito, studioso di Buddismo, appartenente alla scuola Tendai, che si trovava in esilio a Sado e attratto da Nichiren si era convertito ai suoi insegnamenti. Come monaco aveva una profonda conoscenza dei principi buddisti e un grande spirito di ricerca. Nichiren gli inviò anche altri scritti, in risposta alle sue domande, tra cui Il vero aspetto di tutti i fenomeni.
In questo Gosho l’incipit riguarda proprio la questione di come sia possibile ereditare la Legge fondamentale della vita, poiché i monaci della scuola Tendai si arrogavano il diritto della trasmissione ammantandola di mistero e soprattutto sostenevano la necessità di una loro intermediazione. La prima parte del Gosho è un’ampia trattazione sul concetto di vita e morte come manifestazioni della Legge mistica.Il Buddismo di Nichiren è un insegnamento che si trasmette attraverso la relazione di maestro e discepolo, poiché è attraverso questo legame che si trasmette la Legge. A questo proposito Sensei afferma:
«L’eredità della Legge si trasmette solo attraverso le azioni di maestro e discepolo; non esiste alcuna altra misteriosa o segreta trasmissione della Legge» (BS, 166)
E nel Gosho Nichiren scrive:
«Io, Nichiren, ho cercato di risvegliare tutto il popolo giapponese alla fede nel Sutra del Loto in modo che anch’esso potesse condividerne l’eredità e conseguire la Buddità, ma invece mi hanno perseguitato in ogni modo e infine mi hanno esiliato in questa isola» (L’eredità della Legge fondamentale della vita, 190)
Da questa affermazione emerge da un lato la sua profonda compassione di volere che tutti gli esseri viventi possano conseguire la Buddità, e dall’altro il suo grande stato vitale che gli permette di accogliere le persecuzioni a cui andò incontro per realizzare questo desiderio.
Il maestro agisce senza risparmiare la propria vita. Egli affronta con il coraggio del re leone incessanti persecuzioni per permettere a tutte le persone di ottenere la Buddità. Alla base di tutto questo c’è il voto del maestro per kosen-rufu.
Nel comportamento di Sairen-bo che segue il maestro e va incontro alle persecuzioni, Nichiren riconosce il comportamento del vero discepolo. A questo proposito, nel Gosho cita dei brani del Sutra del Loto, dal cap. 23, “Precedenti vicende del bodhisattva re della Medicina”. Scrive:
«L’oro non può essere bruciato dal fuoco né corroso o spazzato via dall’acqua, mentre il ferro è vulnerabile a entrambi. Una persona saggia è paragonabile all’oro, uno sciocco al ferro. Tu sei come l’oro puro perché abbracci “l’oro” del Sutra del Loto. Un passo del sutra dice: “Il monte Sumeru è il supremo [fra le montagne], così è per questo Sutra del Loto. [È il supremo fra tutti i sutra]”. E dice anche: “La fortuna che hai accumulato […] non potrà essere bruciata dal fuoco né spazzata via dall’acqua”» (RSND, 1, 189)
La prima citazione riguarda il Sutra del Loto che è la legge suprema e insuperabile che si trova al centro di tutto, così come il monte Sumeru, il supremo tra le montagne che si trova al centro del mondo.
La seconda citazione riguarda lo stato vitale di coloro che abbracciano la Legge mistica, attraverso l’analogia con il fuoco e l’acqua: l’oro puro non può essere bruciato dal fuoco, né spazzato via dall’acqua… tu sei come l’oro puro, perché abbracci “l’oro” del Sutra del Loto.
Sensei afferma:
«Coloro che abbracciano la Legge mistica possono far scaturire l’infinito potere della Buddità dalla loro vita e pertanto sono capaci di trionfare su qualunque cosa, senza essere sconfitti dalle avversità e dalla sofferenza. Abbracciare il Sutra del Loto significa provare profonda gioia vivendo la propria vita come persone piene di saggezza e come “l’oro puro”» (Eredità della Legge fondamentale della vita, pag. 111)
Poi, per chiarire lo spirito che anima maestro e discepolo e l’eterno legame karmico che li unisce, Nichiren cita, sempre dal Sutra del Loto, la “parabola della città fantasma”. E a proposito della relazione karmica formata nel passato con il suo discepolo cita la frase:
«Le persone che avevano udito la Legge dimorarono in varie terre di Budda, rinascendo di continuo insieme ai loro maestri» (SDL, 203)
Attraverso queste parole possiamo comprendere come la vita dei maestri e dei discepoli sia legata attraverso le tre esistenze di passato, presente e futuro, e si fonda sull’unico desiderio della felicità propria e degli altri. Questo è il profondo voto per kosen-rufu che le unisce.
Il maestro è colui che si impegna a far emergere nel discepolo le migliori qualità e capacità, e il discepolo riconosce e ricerca il maestro e si sente ispirato dal suo comportamento.
Ereditare la Legge fondamentale significa far emergere dalla nostra vita il potere della fede, condividendo lo stesso cuore del maestro.
Nel Sutra del Loto Shakyamuni si risveglia alla Legge e si impegna per aiutare i discepoli a fare lo stesso. Poiché la loro consapevolezza era annebbiata dall’oscurità fondamentale, non erano in grado di comprendere le spiegazioni teoriche ma riuscirono a riconoscere la Legge attraverso il suo comportamento da essere umano. Questo spiega che la Legge viene trasmessa da vita a vita. Il Buddismo non descrive il maestro come un essere sovrannaturale, altrimenti sarebbe un oggetto di culto, ma come colui che dimostra l’esistenza della Legge con l’esempio della propria umanità, dell’amore per l’altro, nel sostegno per sua la sua vittoria. Sensei afferma che l’unico “mistero” nel Buddismo è costituito dalla nostra capacità di conseguire la Buddità così come siamo, nella nostra “forma presente”.
Nichiren proclamò Nam-myoho-renge-kyo come il mezzo per manifestare la natura di Budda, e il grande voto di kosen-rufu come il fondamento della pratica buddista nell’ultimo giorno della Legge.
I tre presidenti hanno ereditato e trasmesso questo spirito attraverso il sentiero di maestro e discepolo, fondando la Soka Gakkai come organizzazione che porta avanti il mandato del Budda originale e il grande voto di kosen-rufu.
Il secondo presidente Toda dichiarò che la Soka Gakkai era più importante della sua stessa vita e la definì il “Budda Soka Gakkai”. Come spiega Sensei:
«Josei Toda con grande perspicacia intuì che questa serie di Budda potesse essere visto come un’organizzazione, una comunità armoniosa di praticanti, chiamata Tathagata Re Suono Maestoso. La durata della vita di un individuo è limitata, ma quando lo spirito fondamentale che pervade la lotta per realizzare kosen rufu si trasmette ininterrottamente dal maestro ai discepoli e questi portano avanti tali sforzi collettivamente, quel gruppo di praticanti arriva ad acquisire in modo permanente la forza vitale che caratterizza il Budda incessantemente dedito alla felicità degli esseri umani» (NRU, 30, 91)
Alla luce di tutto questo, qual è il nostro compito e il nostro impegno come responsabili e come discepole? Cosa dobbiamo fare, ora che Sensei fisicamente non è più con noi?
Dobbiamo ricercare il maestro nel nostro cuore, ognuno dei nostri tre maestri è stato ispirato dal comportamento dell’altro. Sensei scrive del suo maestro Toda:
«Toda era una persona d’incomparabile coraggio. Essere suo discepolo mi ha aiutato a superare qualsiasi momento di tristezza e autocommiserazione […] Il mio cuore ardeva della gioia straordinaria di poter lottare al suo fianco» (Maestro e discepolo, Esperia, pag. 27)
Personalmente, tutte le volte che ho sentito tristezza nel cuore ho ricercato il cuore del mio maestro, mi sono sentita incoraggiata dalle sue parole e dal suo esempio, mi sono chiesta come avrebbe agito al mio posto! Abbiamo la fortuna di avere come lascito un vero patrimonio al quale attingere e mettendo al centro delle nostre vite il Gohonzon, l’unità tra noi e la Soka Gakkai possiamo condurre un’esistenza piena di gioia e forza vitale per non arrenderci di fronte agli ostacoli e alle difficoltà.
Concludo con le parole di Sensei tratte dal volume 25 La nuova rivoluzione umana, sono un punto fermo per me nell’attività:
«Aggiunse che un punto essenziale per lo sviluppo futuro della Soka Gakkai a Kumamoto era la capacità di far crescere individui capaci. A riguardo spiegò: “Le persone capaci non emergono senza sforzi consapevoli. È solo attraverso l’impegno dei responsabili dediti alla formazione di persone capaci che i nuovi membri diventano consapevoli del loro grande potenziale e della loro missione. Le persone sono l’elemento cruciale che serve a far crescere altre persone”» (NRU, 25, 281)
SECONDA PARTE. ITAI DOSHIN
(a cura di Elena Battistini)
Finora abbiamo visto che la relazione maestro e discepolo è l’asse portante del Buddismo di Nichiren, e che una pratica basata sulla non dualità di maestro e discepolo è il fulcro, la chiave per l’eredità della Legge.
Successivamente, nella sua lezione Sensei chiarisce la fondamentale importanza di un gruppo di discepoli che si uniscono sulla base dello spirito di “diversi corpi, stessa mente”, affinché la Legge possa continuare a fluire per l’eterno futuro. Scrive:
«L’eredità della Legge si trasmette solo attraverso le azioni di maestro e discepolo; non esiste nessuna misteriosa o segreta trasmissione della Legge. Allo stesso tempo un’organizzazione unita nella fede in base al principio di “diversi corpi, stessa mente” è assolutamente necessaria per far sì che ogni persona possa mantenere saldamente la propria pratica buddista e permettere a innumerevoli altre persone in tutto il mondo e nel futuro di trasformare il karma e portare avanti la rivoluzione umana. Quando ci uniamo con lo stesso spirito del nostro maestro come discepoli che condividono il suo cuore, e ci impegniamo con i nostri compagni di fede in unità di intenti, l’eredità della Legge fondamentale di vita e morte può essere trasmessa a tutte le persone. Perciò il grande voto di kosen-rufu si può realizzare solo combinando gli sforzi concreti basati sulla non dualità di maestro e discepolo con un’organizzazione unita nella quale i membri si impegnino insieme con lo spirito di “diversi corpi, stessa mente”» (BS, 166, 67)
Quindi, la realizzazione di kosen-rufu può essere garantita solo se si combinano questi due aspetti: gli sforzi basati sulla non dualità di maestro e discepolo, e un gruppo di discepoli fortemente uniti fra loro, ovvero una organizzazione.
Questo sia per mantenere salda la propria pratica individuale, sia per garantire la trasmissione della Legge alle persone in tutto il mondo e nelle epoche successive.
Questa consapevolezza spinse Makiguchi a fondare la Soka Kyoiku Gakkai, nel 1930, con il desiderio che i membri, mettendo in pratica gli insegnamenti del Buddismo di Nichiren, contribuissero attivamente alla trasformazione della società.
Tuttavia, quando durante la Seconda guerra mondiale i membri furono fortemente perseguitati dalle autorità militariste praticamente tutti abbandonarono la fede mettendo a rischio la realizzazione di kosen-rufu.
Per questo nell’intraprendere la ricostruzione della Gakkai, Toda sapeva benissimo che questa volta ogni singolo membro doveva forgiare una fede in grado di non soccombere ad alcuna persecuzione e dovevano esser fortemente uniti e coesi per creare un’organizzazione fortissima e impedire alle funzioni demoniache di rompere nuovamente l’armoniosa unità dei credenti.
Era quindi fondamentale che alla base dell’organizzazione pulsasse lo spirito di itai doshin, di “diversi corpi, stessa mente”.
Nel Gosho più volte Nichiren sottolinea come l’unità di itai doshin sia fondamentale per realizzare tutti gli scopi. Scrive:
«Quando fra le persone prevale lo spirito di diversi corpi stessa mente esse realizzeranno tutti i loro scopi» (Diversi corpi, stessa mente, RSND, 1, 550)
e poi:
«Sebbene Nichiren e i suoi discepoli siano pochi di numero, poiché hanno lo spirito di diversi corpi stessa mente, realizzeranno sicuramente la loro grande missione di propagare ampiamente il Sutra del Loto» (Ibidem)
Quindi l’unità basata sullo spirito di itai doshin è la chiave per la vittoria in ogni nostra attività ed è l’unica strada per la realizzazione di kosen-rufu mondiale. Senza un’armoniosa comunità di credenti che ereditano la Legge facendola fluire per l’eterno futuro, è impossibile realizzare kosen-rufu.
Sappiamo anche che kosen-rufu, nell’epoca attuale, corrisponde alla lotta del Budda contro le funzioni demoniache, quindi è chiaro che le funzioni demoniache mirano a rompere l’unità dei credenti.
Questo punto non dobbiamo dimenticarlo mai: studiare il principio di itai doshin è fondamentale per decidere in modo assoluto di non svolgere mai una funzione di questo tipo.
Come sappiamo, itai significa “diversi corpi”, quindi diversi modi di essere, diversi ruoli, diverse nazionalità, culture, diversi caratteri, ecc.
Doshin significa “stessa mente”, o stesso cuore, in generale significa condividere obiettivi comuni. In particolare per noi si riferisce al condividere il grande voto di kosen-rufu del nostro maestro.
Sensei scrive:
«“Diversi corpi”, che potrebbe anche essere tradotto come “diversità”, significa rispettare le personalità e le qualità uniche di ognuno, mentre “stessa mente” significa avere lo stesso intento, mirare allo scopo comune di kosen-rufu», (NRU, 30, 164)
Quindi una organizzazione che si basa sullo spirito di itai doshin comprende persone del tutto differenti fra loro che si rispettano profondamente e il cui cuore, o scopo, tende nella stessa direzione. Sensei scrive ancora:
«Le mura dei vecchi castelli giapponesi sono costruite con pietre di varie forme e dimensioni; queste differenze permettono alle pietre di incastrarsi e sostenersi a vicenda rendendo le mura più forti. Lo spirito di “diversi corpi, stessa mente” non crea solamente un’unità più forte, ma consente anche a ciascuno di noi di esprimere al massimo il nostro potenziale e dare piena espressione ai nostri talenti e abilità» (Ibidem)
In una organizzazione di questo tipo le differenze diventano valore, si armonizzano, ognuno può manifestare al meglio le proprie caratteristiche contribuendo a rendere l’insieme più ricco e completo.
Questo permette a ogni singolo, e al gruppo stesso, di manifestare il massimo potenziale e di assolvere la sua missione.
Nella teoria è tutto molto chiaro, quasi banale, ma se ci soffermiamo a riflettere su quante volte attorno a noi le persone si allontanano o smettono di praticare proprio a causa di problemi relazionali, anche con i propri responsabili, ci accorgiamo che tanto banale forse non è.
Andare oltre soprattutto quando i punti di vista sulle cose sono molto differenti, non è facile. Nichiren lo sapeva bene e per questo la sua è una vera e propria esortazione a superare le normali differenze e a diventare inseparabili come i pesci e l’acqua. Sensei a questo proposito scrive:
«Innanzitutto la parola “distinzione” contenuta nella frase “senza alcuna distinzione fra loro” indica i sentimenti di antagonismo, discriminazione ed egoismo che sorgono dalla tendenza a vedere se stessi separati e slegati dagli altri, dai vari fenomeni o dagli eventi; questa tendenza impedisce di creare empatia e comprensione. Una mente centrata sul proprio sé non potrà mai accedere all’eredità del Budda» (L’eredità della Legge fondamentale della vita, 94)
Quindi ho provato a rileggere la frase di Gosho in questi termini:
«In generale, che i discepoli di Nichiren, preti e laici, recitino Nam-myoho-renge-kyo con lo spirito di “diversi corpi stessi mente”, senza alcun sentimento di antagonismo, discriminazione fra loro ed egoismo, uniti come i pesci e l’acqua, questo si chiama eredità della Legge fondamentale della vita»
Mi colpisce molto che, messa in questo modo, la parola “nessuna distinzione” che ho sempre visto come qualcosa fuori di me a indicare un generico “nessuna differenza”, diventa qualcosa di molto concreto.
È l’esortazione a riconoscere questi sentimenti che possono sorgere dentro di noi quando ci relazioniamo con gli altri, perché siamo umani, ma che allo stesso tempo vanno combattuti perché sono manifestazione dell’attaccamento al nostro piccolo io.
Per fare questo è fondamentale prima di tutto riconoscere nella nostra vita la tendenza che deriva dall’oscurità a sentirsi separato dagli altri, dai vari fenomeni e dagli eventi.
Noi pratichiamo proprio per illuminarci al fatto che siamo tutti entità di Nam-myoho-renge-kyo e in definitiva la fede non è che una lotta per trasformare il nostro cuore fortemente egoista, incentrato sul piccolo io, in un cuore capace di comprendere la vita degli altri e anche la loro visione della vita.
Coltivare sentimenti come la gelosia, l’invidia o l’antagonismo, equivale a cedere alla propria debolezza, ad aprire la porta alla sfiducia, a creare una distanza tra noi e l’altro che può diventare una spaccatura nella quale può insinuarsi il demone che mira a rompere il nostro samgha armonioso.
Durante la Seconda guerra mondiale i membri non resistettero alle pressioni e alla repressione da parte del governo militarista, e questo li portò ad abbandonare la fede.
Apparentemente può sembrare che la causa fosse esterna, ma in realtà abbandonarono a causa della loro stessa paura, fu la loro debolezza ad aprire la porta al demone del sesto cielo mettendo fortemente a rischio la sopravvivenza dell’organizzazione.
Tutti noi dovremmo essere in grado di riconoscere come si manifesta la debolezza nella nostra stessa vita: può essere gelosia, rabbia, paura e può cambiare sempre faccia, ma alla fine l’origine è sempre la stessa, l’oscurità fondamentale.
Se ne siamo consapevoli, possiamo decidere di illuminare queste funzioni con un forte Daimoku facendone l’occasione per accrescere ancora di più il nostro stato vitale e per costruire una decisione invincibile.
Se da una parte senza “nessuna distinzione” significa superare il proprio egocentrismo, allo stesso tempo dovremmo coltivare legami basati su profondo rispetto reciproco, ovvero diventare uniti come i pesci e l’acqua. Sensei scrive:
«Il Daishonin dice anche che dobbiamo “diventare uniti come i pesci e l’acqua”. Questo significa renderci conto che siamo collegati gli uni agli altri in modo indissolubile, in quanto amici e praticanti del Buddismo di Nichiren; è fondamentale rispettarci e sostenerci a vicenda sulla base di questa consapevolezza» (NRU, 30, 164)
Diventare “uniti come i pesci e l’acqua” significa dunque coltivare legami che si basano su un profondo rispetto e apprezzamento reciproco. Questo, afferma successivamente Sensei, nasce dalla consapevolezza che non è un caso se siamo qui tutte insieme in questo momento. Siamo collegati gli uni agli altri in modo indissolubile dal voto fatto di lottare insieme per kosen-rufu.
«Non è affatto una coincidenza se in questo momento stiamo praticando insieme il Buddismo di Nichiren. Uniti da profondi legami sin dal remoto passato, siamo apparsi in questa travagliata epoca dell’Ultimo Giorno della Legge per adempiere al voto che abbiamo fatto molto tempo fa. Quando ognuno di noi si risveglierà al fatto di essere qui oggi a causa di quel legame karmico dal lontano passato, stringeremo tra noi forti legami e daremo il via a una potente forza trainante che aprirà la strada a kosen-rufu» (NRU, 30, 164)
Quando realizzeremo questo allora saremo davvero in grado di superare ogni differenza e di stringerci intorno al nostro stesso nobile obiettivo, generando quella forza propulsiva capace di disperdere ogni oscurità, di far fronte a ogni attacco del demone del sesto cielo e vincere su ostacoli e persecuzioni.
Di contro, cedere all’emotività, a pensieri di antipatia o peggio desiderare di non avere nulla a che fare con un altro membro, arrivando a non partecipare alle attività, significa soccombere alla nostra oscurità.
È naturale che spesso si vengano a creare situazioni difficili, a tutti è capitato, ma non dobbiamo assolutamente permettere che il verme cresca all’interno delle viscere della nostra organizzazione, perché se questo dovesse accadere, se i demoni prendessero il controllo della nostra vita, non solo ostacoleremmo kosen-rufu ma potremmo allontanarci dalla Soka Gakkai impedendo a noi stessi di diventare felici, e questo non dobbiamo assolutamente permetterlo!
Il presidente Ikeda scrive:
«Il mondo ideale del Buddismo è un mondo in cui tutti si rispettano e si incoraggiano a vicenda, e hanno caldi legami cuore a cuore basati sulla comprensione e la cura reciproca. Turbare l’armoniosa comunità dei credenti equivale a sbarrare e a distruggere il proprio cammino verso la Buddità. È l’azione dei “vermi nati dal corpo del leone stesso che possono cibarsene” (cfr. La scelta del tempo, RSND, 1, 518) o di “chi distrugge il proprio castello dall’interno” (RSND, 1, 190)» (BS, 166, 70).
Ognuno di noi è infinitamente prezioso. Ognuno di noi ha il diritto di essere felice.
Kosen-rufu è la realizzazione della felicità di ogni persona, siamo tutti fondamentali a questo scopo. Ognuno di noi ha la possibilità unica di arrivare a determinate persone con la propria vita e di fare loro shakubuku.
Quindi siamo doppiamente importanti, sia per noi stessi che per la felicità di altre persone, per questo è fondamentale far fronte alla nostra oscurità in ogni sua manifestazione.
In che modo? Costruendo una fede fortissima che si basa sullo stesso desiderio assoluto di Nichiren e dei tre maestri di realizzare kosen-rufu.
Questo richiede una decisione assoluta, richiede un voto! Il voto di lottare per sempre accanto a Sensei e di continuare a proteggere in eterno la Soka Gakkai, il voto di realizzare kosen-rufu, qualsiasi cosa accada.
Allo stesso tempo, agire con lo stesso spirito dei nostri maestri concretamente significa alzarci in piedi da soli, assumendoci la piena responsabilità delle zone dove facciamo attività:
«La fede di “alzarsi in piedi da soli” è ciò che rende possibile l’incrollabile unità di “diversi corpi, stessa mente”. Una vera unità non è possibile se abbiamo un atteggiamento passivo o irresponsabile e se facciamo fare il lavoro più difficile o faticoso agli altri pensando che non ci riguardi e che se ne occuperà qualcun altro. Dobbiamo rispondere alle parole del Daishonin “Affido a te la propagazione del Buddismo nella tua provincia” (Le proprietà del riso, RSND, 1, 991) alzandoci in prima persona nella nostra comunità e nel luogo in cui ci troviamo adesso» (BS, 166, 71)
Ricordo che diversi anni fa, durante un corso mondiale giovani in Giappone, fu chiesto a un responsabile come agire per creare concretamente l’unità, e lui rispose: “Siate il perno attorno al quale si costruisce l’unità”.
Grazie all’approfondimento di questa lezione ho capito che essere quel “perno” significa che, a prescindere dalle circostanze esterne, a prescindere da ciò che fanno gli altri, non retrocedo di un solo passo rispetto al voto di realizzare la mia missione per kosen-rufu agendo in prima persona e prendendomi cura della Soka Gakkai, fossi anche l’ultima praticante rimasta.
La nostra è davvero la meravigliosa organizzazione che ha ereditato il mandato del Budda e che ha la missione di realizzare kosen-rufu. Noi siamo il Budda Soka Gakkai!
Il Budda Soka Gakkai è già proiettato verso la realizzazione di kosen-rufu e vincerà sicuramente, su questo non c’è dubbio: rimanendo nell’orbita dell’organizzazione, qualsiasi cosa accada, possiamo garantire a noi stessi di vincere e diventare assolutamente felici
Sta a noi fare in modo che tutti i membri nelle nostre zone rimangano ancorati al nostro samgha invincibile, perché ognuno di loro deve diventare felice.
Perciò decidiamo di essere ognuna quel “perno” attorno al quale creare una forte unità basata sullo spirito di itai doshin, in cui ognuno possa far risplendere le proprie meravigliose caratteristiche.
Prendiamoci cura di ogni membro affinché tutti possano sentirsi pienamente parte di questo movimento e non lasciamo che qualcuno possa pensare di se stesso che non è abbastanza apprezzato!
Facciamo sì che ogni persona si senta apprezzata e valorizzata a partire da noi stesse, e preghiamo insieme mantenendo al centro il pilastro della relazione con Sensei, affinché questa Legge meravigliosa, in grado di rendere tutti felici, possa continuare a fluire in eterno.
TERZA PARTE. Mantere la fede per tutta la vita
(a cura di Daniela Verduci)
Quest’ultima parte del Gosho si concentra sull’atteggiamento corretto per riuscire a mantenere la fede tutta la vita.
Sairen-bo ha posto una domanda molto importante: come si fa ad ereditare la Legge fondamentale della vita?
La risposta di Nichiren a questa domanda non prevede che ci sia una particolare capacità per questo, ma piuttosto un atteggiamento da adottare attraverso la nostra fede che ci permetta di far fluire la Legge fondamentale esistenza dopo esistenza.
Nichiren scrive:
«Pratica con la convinzione che solo Nam-myoho-renge-kyo è l’eredità trasmessa da Shakyamuni e Molti Tesori al Bodhisattva Pratiche Superiori» (RSND, 1, 189)
La nostra vita è limitata e perciò è molto importante stabilire subito il modo corretto di praticare, perché da questo atteggiamento dipende la nostra vittoria eterna. Uno dei punti fondamentali citati da Nichiren è praticare con “convinzione”.
A cosa si riferisce questa convinzione? Si riferisce al fatto di credere profondamente che non c’è nessuna differenza tra ognuna di noi oggi riunite qui, il Budda e la Legge mistica, e che tutte le fasi di vita e morte non sono che funzioni di Nam-myoho-renge-kyo.
L’altro punto importante è quello di raccogliere la nostra fede risoluta come se ci trovassimo a vivere nel nostro ultimo istante di vita. Questo ci permetterà di avere una fede salda e corretta e vivremo senza rimpianti.
In altre parole, ciò che ci permette di stabilire la Legge fondamentale nella nostra vita è perseverare nella pratica buddista.
«L’eredità del Sutra del Loto fluisce nella vita di coloro che non lo hanno mai abbandonato in nessuna esistenza, nel passato nel presente e nel futuro» (Ibidem)
Nichiren è stato un vero esempio di questo atteggiamento convinto e perseverante in quanto, praticando come essere umano che vive in questo mondo di sofferenza, ha stabilito i meriti della pratica e della Buddità incarnando la Legge di causa ed effetto nella sua vita.
In Lettera a Niike il Daishonin sottolinea l’importanza di mantenere la perseveranza nella fede dicendo:
«Sviluppa sempre più la tua fede fino all’ultimo momento della tua vita, altrimenti avrai dei rimpianti. Per esempio, il viaggio da Kamakura a Kyoto dura dodici giorni: se viaggi per undici giorni e ti fermi quando ne manca uno solo, come puoi ammirare la luna sopra la capitale?» (RSND, 1, 911)
Ognuna di noi qui oggi ha un forte legame, creato nelle vite passate, con il Sutra del Loto e questa è la principale causa che ci ha permesso di incontrare la pratica buddista anche in questa vita in modo che ci sia assicurato il conseguimento della Buddità anche nelle esistenze future. In questo momento preciso in cui stiamo approfondendo lo studio buddista stiamo ponendo la causa per trasformare positivamente la nostra vita nelle tre esistenze di passato, presente e futuro.
Questo è un punto importante di cui avere consapevolezza, il qui e ora del nostro momento presente in cui possiamo incidere delle cause profonde che cambieranno non solo il nostro futuro, ma anche le sofferenze del passato. Nel trattato L’Apertura degli occhi il Daishonin cita il funzionamento della casualità nelle tre esistenze:
«Se vuoi comprendere le cause create nel passato guarda gli effetti che si manifestano nel presente. E se vuoi conoscere gli effetti che si manifestano nel futuro guarda le cause del presente» (RSND, 1, 261)
Da ciò si capisce che nulla è più importante di questo momento presente e della fede con la quale possiamo determinare un grande cambiamento nella nostra vita. Se nel momento presente compiamo azioni basate sulla Legge possiamo trasformare qualunque karma del passato, anche il più terribile, e godere di immensa felicità anche nelle vite future. In breve, nel momento presente qui e ora possiamo creare le cause per la nostra felicità eterna. Questo è il cuore di questo insegnamento: al di là della sofferenza, se ci sfidiamo nel momento presente e pratichiamo questo buddismo con convinzione e ottimismo sicuramente cambieremo il nostro futuro in meglio.
«Per tutta la vita, Nichiren ha mantenuto il voto di mettere in grado tutte le persone di ottenere l’illuminazione e di realizzare una società dove tutti possano vivere felici e in pace, di realizzare cioè la grande aspirazione del Sutra del Loto. Egli infuse la sua fede nel Sutra del Loto e nel Daimoku di Nam-myoho-renge-kyo, recitandolo e insegnandolo agli altri senza risparmiare la propria vita» (L’eredità della Legge fondamentale, lezione di Daisaku Ikeda, Esperia, pag. 138)
Fin qui abbiamo visto quanto è importante il nostro atteggiamento; allora perché la fiamma della pratica buddista si può estinguere facilmente?
Il presidente Ikeda spiega che gli esseri umani sono per loro natura deboli e vulnerabili, e fanno fatica a disperdere la propria oscurità innata. Tuttavia, ognuno ha anche la capacità di far emergere la propria Buddità diventando consapevole del potere fondamentale insito nella propria vita e in quella degli altri.
Quando le persone entrano in contatto con la vita vittoriosa di Nichiren, è come se aprissero un canale in cui è possibile ereditare questa consapevolezza e scoprire il proprio illimitato potenziale.
In questo modo praticare il Buddismo diventa rivitalizzante e conduce la nostra vita verso la vittoria.
Può capitare che la sofferenza che ci troviamo ad affrontare sia troppo grande e siamo portati a considerarla come la nostra vera realtà, ma dal punto di vista della natura originaria e intrinseca di vita e morte, la sofferenza che stiamo vivendo è solo un sogno.
Nichiren afferma che “le illusioni e i desideri sono illuminazione” e che “le sofferenze di nascita e morte sono nirvana”: qual è lo stato mentale che ci fa percepire le sofferenze come nirvana?
Questo stato vitale corrisponde al conseguimento della Buddità nella forma presente.
Attraverso il potere della forte e incrollabile fede che sviluppiamo recitando Nam-myoho-renge-kyo possiamo attivare le funzioni trasformatrici della vita. Anzi, le sofferenze diventano il motore per attivare questo potere di trasformazione e per farci sperimentare la vera gioia.
Nichiren è stato un esempio vivente di come si affrontano le funzioni demoniache della vita e di come vivere in modo vittorioso. Infatti scrive:
«Sono sopravvissuto persino alla persecuzione di Tatsunokuchi e sono uscito illeso da altre grandi persecuzioni. Adesso il re demone del sesto cielo deve essere molto scoraggiato» (Ibidem, pag. 141)
Afferma che è riuscito a scoraggiare il re demone del sesto cielo!
Con il suo esempio ci insegna qual è la chiave per ereditare la Legge, per praticare in modo corretto conducendo una vita straordinaria.
«Sii fermamente deciso a risvegliare il grande potere della fede e recita Nam-myoho-renge-kyo con la preghiera che la tua fede continui a essere ferma e corretta anche nel momento della morte; non cercare mai un modo diverso da questo per ereditare la Legge fondamentale di vita e morte» (Ibidem, pag. 145)
Il Buddismo di Nichiren è l’insegnamento per trasformare concretamente la nostra vita. Dobbiamo credere fermamente che abbiamo il potere di trasformare il “veleno in medicina” ovvero qualsiasi avversità in fonte di felicità assoluta.
«Il Daishonin sembra dirci: “risvegliati all’infinito potere che possiedi!”, recita Daimoku con la ferma convinzione che puoi realizzare una vita meravigliosa, colma di grande soddisfazione!”, “questo è di per sé la vera eredità”» (Ibidem, pag. 147)
Anche i tre maestri Soka hanno affrontato ogni sorta di difficoltà proprio come è avvenuto a Nichiren. Il presidente Makiguchi fu imprigionato per difendere gli insegnamenti del Buddismo nella sua epoca, durante la Seconda guerra mondiale, e la maggior parte dei responsabili non sopportò le dure persecuzioni da parte del governo militarista e abbandonò la fede.
Josei Toda nel luglio del 1945, terminata la sua lotta solitaria in prigione durante la quale si era risvegliato alla missione di Bodhisattva della Terra, decise di ricostruire la SGI in un paese devastato dalla guerra.
La sua determinazione era di costruire un’organizzazione di persone invincibili.
Questo tipo di discepoli si sarebbero manifestati uno dopo l’altro con la stessa fede e lo stesso senso di missione del maestro, determinati a fare progredire kosen-rufu. Il presidente Ikeda scrive:
«Toda era un esempio nell’arte di essere se stessi così come si è. Esteriormente era una persona comune, sotto tutti gli aspetti, ma la sua mente era intensamente concentrata sullo sviluppo della Soka Gakkai. Il suo senso di responsabilità per kosen-rufu rispecchiava il suo maestoso stato di illuminazione» (Ibidem, 155)
Il nostro maestro, Ikeda Sensei, faceva parte di questo gruppo di discepoli invincibili, e adesso questi discepoli invincibili siamo noi che attraverso le nostre difficoltà quotidiane portiamo avanti il nostro impegno per realizzare la pace.
Quando sono stata coinvolta nel comitato di questo corso così importante per lo sviluppo di kosen-rufu in Italia non mi sentivo all’altezza, perché stavo vivendo un periodo molto difficile della mia vita lavorativa. Dopo la scomparsa del nostro maestro, però, ho deciso che non mi sarei fermata a questa sofferenza e ho accolto gli obiettivi e gli impegni dell’attività con spirito rinnovato. Lungo questo percorso di studio, Daimoku e attività, ho sentito che la vittoria dipende da me e da nessun altro e adesso sono sicura che nulla può fermarmi nel realizzare la felicità.
Concludo con una poesia del presidente Toda che si trova incisa anche su un monumento nel cortile del Kosen-rufu Daisedo:
Il viaggio per propagare
la Legge mistica è lungo.
Incoraggiamoci a vicenda
e avanziamo insieme«Noi maestri e discepoli Soka viviamo insieme, lottiamo insieme e ci impegniamo insieme per adempiere al grande voto di kosen-rufu. Eternamente insieme attraverso le tre esistenze di passato, presente e futuro, uniti con un solo cuore» (BS, 166)
