Il corso nazionale donne ha visto lo svolgersi di due panel durante i quali sono stati approfonditi diversi temi legati alle attività quotidiane della Soka Gakkai. Il materiale di riferimento è stato il libro Lo splendore di chi si impegna in prima linea per kosen-rufu, dedicato in particolare alle responsabili e ai responsabili di gruppo.
In questo articolo pubblichiamo un report dei panel che si sono tenuti al Centro culturale Ikeda per la pace, a Milano
Primo panel
Coordinatrice: Adele Gerardi
Partecipanti: Stefania Camuso, Giada Garavaglia, Barbara Nieddu

Tema 1. La missione e il senso di responsabilità
Domanda 1: Cosa significa essere responsabili della Soka Gakkai?
Stefania Camuso: La missione e il senso di responsabilità sono aspetti fondamentali, e ognuna di noi ha un ruolocruciale. Il nostro è un impegno concreto che richiede dedizione e perseveranza, con un obiettivo primario ben chiaro: la felicità di tutti i membri.
Avere un forte senso di responsabilità significa basarsi su una forte preghiera e recitare Daimoku costantemente. Non perdere mai la fiducia nell’essere umano e costruire un forte senso di responsabilità nei confronti di kosen-rufu, che si può declinare in 3 punti: preghiera, impegno e perseveranza.
Il primo punto è sempre la preghiera davanti al Gohonzon. In questo modo possiamo innalzare la nostra condizionevitale e determinare di adempiere fino in fondo la nostra missione.
«Qualunque cosa accada il beneficio del Gohonzon è assoluto. Progredite dunque con fede incrollabile. Non lasciate chele emozioni abbiano la meglio su di voi» (NRU, 30, 85)
I benefici che si ottengono impegnandosi fino in fondo nelle attività della Soka Gakkai sono immensi. Chi accetta unruolo di responsabilità con la ferma convinzione che quella è la sua missione, e se ne assume la piena responsabilità impegnandosi instancabilmente per portarla a compimento, riporterà senza dubbio grandi risultati.
Andare avanti sulla strada che si è decisa senza farsi influenzare dagli altri, fino in fondo. Facendo così sarà possibile far brillare la parte migliore di noi, così come siamo. Cosa significa questo per l’organizzazione? Il presidente Ikeda scrive:
«Per quanto l’organizzazione sia importante è come uno scheletro che funge da struttura del corpo. Solamenteimpegnandoci con tutte le nostre forze nelle attività per kosen-rufu e per la felicità delle altre persone l’organizzazione diventa umana, viva e calda, tutti sperimentano gioia e noi stessi otteniamo grandissimi benefici. “Per questa ragione I responsabili non devono in alcun modo adagiarsi nel loro ruolo e trasformarsi in meri burocrati. Vi prego di gestire l’organizzazione affinché sia al servizio della felicità dei membri e di kosen-rufu, che sia basata su un atteggiamento di attenzione e di sostegno reciproco, ispirata al principio di diversi corpi, stessa mente”; solo in tal modo servirà da fonte di nutrimento e di rassicurazione per tutti» (NRU, 30, 85)
Basandosi su una forte preghiera e decidendo di adempiere fino in fondo la nostra missione, ognuna di noi può elevare la propria condizione vitale, utilizzare al meglio la nostra saggezza e agire nel modo migliore. Solo così il ruolo di responsabile acquista un profondo significato. In tal senso, la responsabilità non è altro che un trampolino di lancio versoil miglioramento e lo sviluppo dell’essere umano.
Domanda 2. Perché esiste la nostra organizzazione e quali sono i compiti fondamentali dei responsabili?
Giada Garavaglia: Il maestro Ikeda scrive:
«La missione della Soka Gakkai è rendere felice l’umanità intera, questo è l’unico motivo della sua esistenza. Non c’è niente di più nobile di una vita trascorsa avanzando assieme alla Soka Gakkai» (Lo splendore di chi si impegna in prima linea per kosen-rufu, pag. 41)
Se questa è la missione della Gakkai nel mondo, noi come responsabili abbiamo il compito di rendere felice chi ci sta intorno. Innanzi tutto un responsabile dovrebbe occuparsi dello sviluppo della fede e della crescita delle singole persone, i compiti pratici sono solo la conseguenza di questa cura alla base.
Le domande che un responsabile potrebbe porsi sono: “Come posso incoraggiare la persona che ho davanti?”, “Come posso fare emergere il suo potenziale?” e ancora: “Che cuore ho nel farlo, un cuore che vuole mostrare la propria superiorità o un cuore che mira alla sua felicità?”, “E quindi un cuore che affianca, che sostiene, che non giudica.”
Se alle volte ci si sente inadeguate, ricordiamoci che il presidente Ikeda ci ha sempre detto che ognuno di noi ha un compito preciso e che ci sono persone che soltanto noi possiamo incoraggiare. Una citazione di Sensei riassume questo spirito:
«La nostra organizzazione esiste per lodare le persone. Ogni membro della Soka Gakkai è un tesoro prezioso e inestimabile. Per questo è importante apprezzare e rispettare ogni singola persona, sostenendola con parole incoraggianti, come ad esempio: “Coraggio, impegniamoci insieme e viviamo un’esistenza meravigliosa!”» (Ibidem, pag. 24)
Sentirsi inadeguate non è di per sé un’emozione negativa, perché denota mancanza di arroganza. È importante mettersi davanti al Gohonzon costantemente per trasformare e fare emergere la saggezza giusta per confrontarsi con le altre donne in qualsiasi situazione. Questo allenamento nella Gakkai, se poi lo portiamo nella vita di tutti i giorni e nella società, ci fa diventare dei punti di riferimento e delle persone stimate.
Domanda 3. Cosa dice il maestro Ikeda dei responsabili di settore?
Barbara Nieddu: Prima di tutto vediamo insieme che cosa dice il nostro maestro sul “settore”:
«Il settore è il “porto di origine” di kosen-rufu. Proprio come le navi caricano carburante e rifornimenti in un porto prima di prendere il largo, i nostri membri partono dal settore e si riuniscono di nuovo lì per “fare rifornimento”. Nel momento in cui i nostri settori fioriscono, l’intera Soka Gakkai realizzerà grandi vittorie. Un responsabile che non ha solide radici nel settore è come una nave senza àncora che galleggia senza meta. Sono proprio i responsabili di settore a far sì che nei nostri “porti di origine” – i nostri settori – tutto proceda senza intoppi, e la loro unità costituisce un solido “frangiflutti” che protegge i membri» (Le responsabili di settore donne risplendono, NR, 848)
Questo incoraggiamento fa riflettere sul dove si trova un settore, di solito corrisponde a un quartiere o una parte di esso, oppure a un paese o più paesi: rappresenta una comunità all’interno della quale si possono stringere forti legami sia tra membri, sia con le persone che vivono in quell’ambiente. La visione di Sensei sul settore è di ispirazione per tutte le responsabili, per rinnovare la consapevolezza della loro meravigliosa missione di curare e proteggere i nostri “porti di origine”, le nostre comunità.
Leggiamo un ulteriore passo del nostro maestro sui requisiti per tutte responsabilità:
«Nella Soka Gakkai ci sono responsabili del Gruppo donne a livello nazionale, regionale, di prefettura, di quartiere, di area e capitolo. Queste distinzioni vengono attuate solo per una questione di funzioni e di ruoli all’interno dell’organizzazione, ma non indicano in alcun modo un grado maggiore o minore di fede. I requisiti fondamentali per le responsabili donne sono gli stessi a tutti i livelli: fede, forte senso di responsabilità nel dedicarsi a kosen-rufu e spirito di iniziativa. Personalmente, ritengo che ogni responsabile di settore donne sia “qualificata”, in termini di fede, per essere una responsabile nazionale del Gruppo donne. Questo è il motivo per cui la Soka Gakkai è così forte» (Ibidem, NR, 848)
Come donne, è molto importante con quale atteggiamento portiamo avanti la responsabilità per kosen-rufu e più in generale la nostra vita: parallelamente al nostro impegno per gli altri, è essenziale imparare ad accogliere e abbracciare noi stesse, e continuare ad avanzare con compassione nella nostra vita, sentendoci fiere e orgogliose degli sforzi che compiamo. Continuando a impegnarci per kosen-rufu, la nostra vita viene nutrita e si rafforza in un costante progresso invisibile che a un certo punto si manifesterà in maniera sorprendente. Il fatto di assumersi la responsabilità al 100% non significa essere sole anzi, è bellissimo sperimentare sia con i propri corresponsabili che con le persone che ricoprono altri livelli di responsabilità la condivisione, il rispetto e l’empatia. Concludo con questa frase di Sensei che incoraggia così le responsabili di settore ma può valere per tutte
«La responsabile e la vice responsabile sono unite da un legame indissolubile. Solo quando comunicano tra loro, si rispettano a vicenda, entrano in sintonia unendo i loro cuori e si impegnano insieme, possono mettere in moto gli ingranaggi della vittoria. Il ventunesimo secolo è il secolo delle donne. Portate avanti con fierezza la vostra missione di pioniere, avanzando lungo un cammino di gioia, di fiori e arcobaleni» (Ibidem, NR, 848)
Tema 2. L’attività quotidiana
Domanda 1. Nello specifico cosa deve fare una responsabile di settore?
Stefania Camuso: Sensei scrive:
«I sinonimi di negligenza nella fede sono stati definiti in questi termini: “Quando la determinazione e gli obiettivi sonovaghi e incerti; quando si fa Gongyo senza una preghiera concentrata e attività solo per abitudine, considerandoli un dovere; quando non si fa altro che lamentarsi o brontolare, quando non si prova gratitudine o gioia, né ci si emoziona; quando lo spirito di ricerca nell’aiutare gli altri è debole; quando si è negligenti nel lavoro e i propri ritmi, che dovrebbero basarsi su “fede uguale vita quotidiana” sono alterati e irregolari» (Lo splendore di chi si impegna in primalinea per kosen-rufu, pag. 27)
Dedicarsi agli amici è la molla per sconfiggere la propria negligenza e le funzioni negative. Se ci prendiamo cura della nostra organizzazione sicuramente emergeranno nuove persone di valore. Più l’organizzazione cresce e si sviluppa, più emergeranno nuovi individui capaci. Organizzazione e persone di valore sono due realtà inseparabili.
Bisogna svilupparel’abilità di trovare persone capaci, questo dipende dall’essere in grado di vedere i lati positivi degli altri e l’unico modo per sviluppare questa dote è di accrescere il proprio stato vitale. Non bisogna mai decretare che per una certa situazione o una persona non c’è nulla da fare, non bisogna criticare o giudicare gli altri in modo arbitrario perché così facendo impediamo non solo la sua crescita ma anche la nostra.
È necessario continuare a pregare coltivando nel cuore la certezza che anche quella persona sboccerà in modo meraviglioso e manifesterà la condizione vitale di Buddità.
Se un responsabile gira a vuoto questo influenzerà non solo la sua vita ma si ripercuoterà su tutti i membri.
Rafforzare l’organizzazione non significa altro che rafforzare la fede di ogni singolo praticante. Ciò si ottiene trasmettendo speranza a ogni persona facendole assaporare la gioia che si ottiene dalla fede.
Il segreto dello sviluppo è ildialogo cuore a cuore, in un incontro a due è possibile dar vita a un dialogo profondo e stimolante facendo emergere forza e potenzialità, risvegliando il desiderio di far emergere la Buddità. Abbiamo la fortuna di aver avuto un grande esempio in questo campo, che ci ha lasciato tantissimi spunti di riflessione su questo argomento: il nostro maestro.
In qualsiasi situazione abbiamo imparato che decidendo di cambiare noi per primi, cambiando il nostro stato vitale attraverso la preghiera, possiamo influenzare il nostro ambiente, in ogni gruppo o zona in cui ci troviamo possiamorealizzare una nuova vittoria per kosen-rufu.
Qual è la maggiore impresa per un essere umano? È lasciare dietro di sé altri che condividono i propri ideali.
Domanda 2. Quando gli chiedevano come la Soka Gakkai si era sviluppata così velocemente, Sensei ha sempre risposto che la chiave è sempre stata il prendersi cura di ogni singola persona. Ora che Sensei non è più fra noi, cosa significa fare questo a livello di settore?
Giada Garavaglia: Ora che Sensei non è più tra noi, il punto di partenza è fare nostro il cuore del maestro e partire da qui. Le persone sono tutte diverse e lo sono anche i loro momenti di vita, quindi sta a noi recitare per tirare fuori la saggezza per star loro vicino, non lasciando nessuno indietro.
A volte le situazioni in cui vivono le persone, o il loro atteggiamento, o carattere ci spaventano e facciamo fatica a star loro vicino, perché si lamentano, parlano con rabbia e sono pervase dalla propria oscurità. Non dobbiamo permettere alla nostra paura di non riuscire a incontrare e incoraggiare questa persona per timore di affrontarla. Con alcune persone le cose sono facili e con altre le cose sono lunghe e difficili.
La chiave sta nel cuore fiducioso e nella costanza. La fiducia che tutti possono far emergere la propria Buddità. Quando andiamo a trovare qualcuno a casa, ricordiamoci di salutare cordialmente la persona che stiamo incontrando, come pure i suoi familiari se presenti.
Se ci fossero dei bambini, ricordiamo che Sensei aveva sempre un sorriso in più per loro e scherzava sempre con loro: anche noi possiamo fare lo stesso. Ringraziamo sempre i familiari delle persone che fanno attività e offrono casa.
Cerchiamo anche di far durare la visita il tempo necessario, senza dilungarsi tenendo in ostaggio una famiglia intera, anche perché spesso dilungarsi non significa raggiungere l’obiettivo della visita. Quando ci congediamo salutiamo tutti, così come avevamo fatto al nostro arrivo. Sembrano banalità, ma l’atteggiamento dei membri della Soka Gakkai deve essere sempre ineccepibile. Se ci sono persone che fanno fatica ad accoglierci per una visita, troviamo altri modi creativi per incontrarle, ma assolutamente non desistiamo. Laddove le persone fanno fatica a partecipare alle riunioni non facciamole sentire escluse. Facciamo sentir loro che va bene se possono partecipare a una sola attività al mese, non c’è nulla di male. Anzi, lodiamole per questo.
Oggi l’utilizzo dei social e dei messaggini è diventato di uso comune. Per incoraggiare veramente facciamolo di persona con una telefonata o una visita, seppur breve: questo sarà sicuramente più efficace. Ricordiamoci che Sensei ha consumato varie biciclette, scarpe e inchiostro per incoraggiare ogni singola persona! Rispetto a “illuminare con la torcia” tutte le persone che non si vedono più, il passo da superare è l’imbarazzo dell’incontro con queste persone. Non è necessario per forza obbligarle a partecipare alle attività, ma basta mantenere dei rapporti di amicizia. Questo è una delle cose che ci distingue. Sensei scrive:
«La solitudine sottrae coraggio e vitalità alle persone. Lo spirito di solidarietà tra compagni, invece, accende l’entusiasmo nella nostra vita» (Ibidem, pag. 58)
Tema 3. Lo zadankai
Domanda 1. Se ci sono ospiti si può cambiare l’argomento dello zadankai
Barbara Nieddu: Possiamo affrontare questa domanda da un punto di vista più ampio. In primo luogo soffermiamoci insieme ad approfondire l’importanza del fatto che ci siano ospiti; lo scopo della nostra pratica è la propagazione della Legge: se arrivano ospiti è una magnifica occasione!
Ogni scelta che compiamo nelle attività è volta alla creazione di valore quindi è fondamentale, attraverso il Daimoku, sviluppare saggezza in accordo con le circostanze mutevoli e avere la giusta elasticità per modificare un argomento “a favore” di persone nuove e proteggere la buona riuscita della riunione. Anche se è importante avere cura di ogni dettaglio nella costruzione di un incontro, ciò che conta è che ogni partecipante ne esca incoraggiato, rivitalizzato e desideroso di apportare il suo contributo.
Per ritornare alla domanda, come scrive Sensei:
«Si può creare un dialogo che lasci tutti soddisfatti, nel quale ognuno rafforzi la propria convinzione. Questa è la chiave. Inoltre, dialogando è possibile stringere forti legami con ogni persona, e ciò unisce i nostri cuori» (Linee guida per kosen-rufu, pag. 122)
In questa affermazione è racchiusa l’essenza delle nostre riunioni:
«È importante che anche coloro che di solito non partecipano pensino: ho fatto proprio bene a venire stasera!» (Lo splendore di chi si impegna in prima linea per kosen-rufu, pag. 38)
Domanda 2. Cosa significa preparare lo zadankai?
Stefania Camuso: Il cuore pulsante della Soka Gakkai è lo zadankai, possiamo dire che è la prima linea della nostraorganizzazione, e tutte le attività sono finalizzate a organizzare degli incontri dove è possibile realizzare un autentico scambio tra esseri umani; il tratto distintivo dei nostri incontri è sempre stato quello di avere cura per ogni singolo partecipante.
«Diffondere gli insegnamenti del Buddismo non ha lo scopo di aumentare il numero dei membri, ma di permettere atutti di diventare felici.
Per questo motivo più l’organizzazione cresce e si espande, più diventa decisivo continuare con costanza, diligenza e cura a incoraggiare e sostenere ogni singola persona, affinché possa comprendere più a fondo la legge buddista e dedicarsi alla fede e alla pratica con gioia ed entusiasmo» (Lo splendore di chi si impegna in prima linea per kosen-rufu, pag. 35)
Nel Gosho La proprietà del riso Nichiren Daishonin scrive:
«Affido a te la propagazione del Buddismo nella tua provincia. Poiché i semi della Buddità germogliano in risposta alla giusta influenza, si deve esporre l’unico veicolo» (RSND, 1, 991)
Possiamo sfruttare la settimana dell’incoraggiamento per sostenere le persone in modo che partecipino agli incontri del gruppo, in realtà tutto il mese è finalizzato agli zadankai. Se i gruppi sono gioiosi e vitali tutta la nostra organizzazionepotrà continuare a prosperare.
«Che sia una riunione di gruppo o un meeting più grande, un responsabile deve sempre incoraggiare gli altri e trasmettere lo spirito della Gakkai. […] Se la fede di un responsabile è forte e senza dubbi, durante lo zadankai riuscirà a manifestare sia il mondo di Buddità che quello compassionevole del bodhisattva” (Ibidem, pag. 37)
Domanda 3. Come possiamo rivitalizzare gli zadankai, renderli attrattivi per i giovani e fare in modo che le persone ritornino?
Giada Garavaglia: Qualche mese fa il presidente Harada ha parlato della Generazione Z (i giovani nati tra il 1995 ed il 2010):
«I giovani di oggi, bombardati dai social e dalla pubblicità, hanno due caratteristiche: il “desiderio di verità” e la “comunicazione morbida”. Ossia detestano la falsità e prediligono una comunicazione positiva» (NR, 794)
Proprio perché cresciuti con internet, questi ragazzi hanno accesso a informazioni e cercano autenticità. Il nostro atteggiamento è fondamentale nell’approccio con loro. Dobbiamo imparare a trattarli alla pari, senza tirar fuori scuse o raggiri per invitarli a una riunione. Non serve invitarli a cena o a un aperitivo per portarli a una riunione! Dobbiamo spiegare loro esattamente cosa è una riunione buddista. Attraiamo il loro interesse quando capiscono come funziona concretamente il Buddismo. Le esperienze di fede diventano fondamentali e devono essere spiegate bene, quindi non basta dire che si è realizzato qualcosa, ma come lo si è fatto.
Spesso questi ragazzi sono impegnati da un punto di vista sociale e politico, pertanto sono interessati a come la nostra organizzazione agisce nella società. Possiamo parlare dell’impegno della Gakkai per l’abolizione delle armi nucleari, l’impegno per l’adozione dell’agenda 2030, l’impegno che abbiamo con i fondi 8×1000, e di come i membri lottano attraverso la propria rivoluzione umana per la dignità e il rispetto. Il presidente Harada scrive:
«Naturalmente, la “via maestra” di kosen-rufu è eterna e immutabile. Sulla base di questa consapevolezza, è comunque necessaria la saggezza per sviluppare questa via maestra in accordo con la realtà quotidiana e rinnovare i modi di esprimerci che abbiamo utilizzato finora, così che possano adattarsi alla nuova generazione» (NR, 794)
Nel libro La forza del sorriso si legge:
«Una madre saggia è come il sole, rende possibile la crescita e la felicità dei propri figli. Una moglie saggia porta felicità a tutta la casa. Il suo sorriso è capace di dissolvere qualsiasi dissidio in famiglia. Non c’è nulla di più grande. È molto più efficace delle parole. Senza il sorriso di una moglie, la famiglia non potrà essere un’oasi tranquilla» (pag. 70)
In quanto donne Soka siamo le madri di kosen-rufu e quindi questo incoraggiamento abbraccia indistintamente tutte noi.
Nello stesso libro, Ikeda Sensei descrive tre punti chiave che il cinese Zhou Enlai aveva indicato per lo sviluppo dei giovani:
Il primo punto è “mostrare rispetto e stima nei confronti dei giovani”.
Il secondo punto è “individuare e valorizzare i giovani a cui affidare la leadership”.
Il terzo punto è “cercare di imparare dai giovani”.
La responsabilità dei giovani è di noi adulti. Sta a noi rinnovare e ricercare lo spirito giovane con il quale attirare questi ragazzi. Ci dobbiamo assumere la piena responsabilità per sviluppare la “Soka Gakkai dei giovani”.
Domanda 4. Come possiamo rendere protagonista ogni persona?
Barbara Nieddu: È importante utilizzare il periodo che precede lo zadankai per andare a trovare le persone o comunque contattarle, chi di solito partecipa, chi non riesce a farlo per vari motivi, chi al momento non sta praticando.
«Quando incontriamo gli altri e li trattiamo con calore e sincerità, mostrando fiducia e grandi aspettative verso di loro, preoccupandoci per la loro felicità e facendo del nostro meglio per aiutarli, allora si accende naturalmente in loro il desiderio di dedicarsi alla propria missione. Anche quando organizzate le attività di tutti i giorni, ricordate sempre di prendervi cura di ogni singola persona, affinché possa manifestare al meglio le sue capacità, consapevole della sua unica missione. È importante che i responsabili riflettano sempre con tutti se stessi su come creare le condizioni affinché le persone siano coinvolte e si attivino» (Linee guida per kosen-rufu, pag. 11)
Ricordiamoci che possiamo sfruttare “la settimana dello zadankai” organizzando più incontri. Sensei dice:
«È sufficiente che si incontrino anche solo due persone affinché si possa realizzare una magnifica riunione. Anche se dovesse partecipare solo un’altra persona oltre a voi, desidero che le rivolgiate parole piene di calore, come grazie per essere venuta, oppure possiamo parlare con tutta calma, e che ascoltiate con attenzione i suoi problemi e le sue opinioni» (Lo splendore di chi si impegna in prima linea per kosen-rufu, pag. 36)
Se ci sono persone che si sono appena avvicinate alla pratica, valorizziamo le loro esperienze e coinvolgiamole nel raccontarle, trasmettendo loro quanto è prezioso il loro contributo. Le visite a casa, occasioni concrete per tutti, raccontare la propria esperienza, sfidarsi nel preparare l’argomento della riunione, nella protezione, nell’aiutare un principiante a imparare Gongyo: sono tutte opportunità per stringere legami più profondi e sperimentare la gioia di agire per kosen-rufu. Il responsabile non deve farsi carico di tutto, ma coinvolgere attivamente le persone del gruppo rispettando le diverse caratteristiche di ognuno.
Secondo panel
Coordinatrice: Adele Gerardi
Partecipanti: Noriko Tanaka, Patrizia Polese, Annalisa Adorno
Tema 1. Lo shakubuku
Domanda 1. Qual è il significato profondo di fare shakubuku?
Noriko Tanaka: Alcuni membri non hanno difficoltà a fare shakubuku, mentre altri ne hanno di più. A ogni modo dobbiamo essere consapevoli. Sensei scrive:
«La Soka Gakkai è un’organizzazione dedita alla diffusione del Buddismo di Nichiren e alla realizzazione di kosen-rufusulla base degli insegnamenti del Daishonin» (NRU, vol. 25, pag. 11)
E nel messaggio per l’inaugurazione del Kosen Rufu Daiseido scrive:
«La Soka Gakkai fece la sua apparizione facendo propria la missione di realizzazione il grande voto di kosen-rufu in esatto accordo con lo spirito di Nichiren Daishonin» (NR, 526)
La Soka Gakkai nasce per propagare Nam-myoho-renge-kyo. L’azione di fare shakubuku nasce da un desiderio profondo, dal cuore compassionevole del Budda Nichiren Daishonin, per diffondere il supremo concetto di rispettare tutti gli esseri umani.
Sensei spiega:
«L’ultimo giorno della Legge è un’epoca di conflitto. Intere nazioni e singoli individui sospinti da un conflitto all’altro. La forza di rimanere in mezzo a questa furiosa corrente dei tempi risiede in una fede incrollabile nella natura di Budda, nostra e degli altri. Perché l’impulso irresistibile che conduce al conflitto sorge dall’ignoranza, la mancanza di consapevolezza o di fede che le persone possiedono la natura di Budda» (Il mondo di Gosho, pag. 502)
Fare shakubuku è come una battaglia fra la tendenza a rispettare gli esseri umani e quella a sminuirli.
Nichiren Daishonin esortava tutti i suoi discepoli a seguirlo e condividere questa nobile strada. L’essenza di shakubuku è il desiderio del Budda permette a ogni persona di raggiungere la vera felicità.
«Fare shakubuku è un’azione difficile, ma in realtà più si parla agli altri di Buddismo, più benefici si ricevono. In ciò consiste la pratica di shakubuku. È fondamentale pregare davanti al Gohonzon con serietà e sincerità per la felicità degli altri e trasmettere le proprie esperienze, gli ideali della Soka Gakkai» (Lo splendore di chi si impegna in prima linea per kosen-rufu, pag. 33
Anche se in quel momento la persona che avete di fronte non dovesse iniziare a praticare, il seme della Buddità non scomparirà mai. Siate convinti di poter ricevere lo stesso immenso beneficio. È la cosa più nobile che possiamo compiere per il bene degli altri. Ci consente di stringere dei rapporti di amicizia autentica e di forgiare dei legami forti. Inoltre, l’azione di shakubuku è la via più veloce per costruire la condizione vitale di Budda e trasformare nostro karma.
«Attraverso la pratica per sé e per gli altri (shakubuku) emerge il potere del Budda da dentro di noi e nel nostro cuore inizia a pulsare lo stato vitale dei Bodhsattva della Terra. Ci ritroviamo così colmi di gioia e del desiderio ardente di aiutare gli esseri viventi. La nostra vita, pertanto, subisce un cambiamento radicale, poiché è in questo modo che facciamo la nostra rivoluzione umana e trasformiamo il nostro karma, costruendo uno stato di felicità assoluta (NRU, vol. 25, pag. 25)
Noi siamo membri della Soka Gakkai, siamo chiamati in questa vita per realizzare il voto ereditato da Budda Nichiren Daishonin. Quando ci svegliamo questa consapevolezza, siamo Bodhisattva della Terra. Nel mondo ci sono ancora tantissime persone che soffrono e che non hanno instaurato un legame con il Buddismo, che stanno ricercando una via di uscita alla sofferenza. Continuiamo a sforzarci, piantando semi della Buddità con gioia, senza arrenderci. Tuffiamoci fra coloro che stanno soffrendo trasmettendo il messaggio che tutti hanno il diritto di diventare felici, senza lasciare indietro nessuno. La nostra passione è fare shakubuku!
Domanda 2. Esiste solo un modo per fare shakubuku?
Patrizia Polese: Il maestro Ikeda scrive:
«Il Buddismo del Daishonin è il “Buddismo della semina”. Nel momento in cui si stabilisce un legame karmico, anche minimo, con Nam-myoho-renge-kyo, i semi della Buddità non potranno più scomparire e un giorno germoglieranno rigogliosi. Di conseguenza la felicità e la buona fortuna di “coloro che diffondono la Legge”, di “coloro che mettono in pratica l’insegnamento buddista”, ovvero di coloro che creano questi preziosi legami tra le persone e il Budda, sono incalcolabili» (Lo splendore di chi si impegna in prima linea per kosen-rufu, pag. 34)
Non esiste un solo e unico modo per fare shakubuku, perché siamo tutti diversi. Tuttavia, possiamo tenere presenti alcuni punti importanti e sfidarci di fare shakubuku e farlo continuamente. Poiché il nostro è il Buddismo della semina, non dobbiamo preoccuparci dell’effetto in quel momento, se la persona inizia o meno a praticare, se accoglie più o meno bene il nostro incoraggiamento, stiamo ponendo una causa: quella di permettere alla persona davanti a noi di instaurare una connessione con la Legge mistica.
L’altro aspetto importante è tenere presente chi abbiamo davanti, tirar fuori la saggezza necessaria per capire gli altri fino in fondo, conoscerne il cuore. Naturalmente tutto ciò parte dalla preghiera per la felicità delle persone che abbiamo intorno e che incontriamo nella nostra vita. Questa decisione sincera davanti al Gohonzon sicuramente ci porterà a dire le parole giuste e a fare le azioni più efficaci. Permettendoci di compiere questa azione con gioia e allegria, nonostante lo sforzo.
Inoltre, lo shakubuku non può essere visto solo come un’azione rivolta agli altri, ma è parte essenziale della nostra pratica corretta poiché fa parte della nostra lotta contro l’oscurità fondamentale inerente alla vita.
Da questo punto di vista, fare shakubuku è un’espressione concreta della nostra fede nell’esistenza della natura di Budda in noi e negli altri.
È parte integrante della nostra rivoluzione umana, per questo non ci stanchiamo di sottolinearne l’importanza e ci chiediamo continuamente come possiamo migliorarci in questo. In tal senso, l’obiettivo nazionale dell’anno scorso e di questo nuovo, uno shakubuku giovane con Gohonzon in ogni gruppo, ci ha messo davanti a una grande sfida, prima di tutto con i nostri limiti.
Tutto si svolge prima di tutto dentro di noi, nella profondità del nostro cuore, come dice Sensei:
«Praticare shakubuku è rispondere all’appello di coronare insieme le nostre vite di eterna vittoria» (Il mondo del Gosho, Esperia, pag. 517)
In occasione di una grande campagna di shakubuku, quella di Yamaguchi del 1956, condotta dal nostro maestro, Sensei incoraggia in questo modo a fare shakubuku:
«Il fatto che una persona che ha sentito parlare di Buddismo scelga di abbracciarlo o meno non vi riguarda. Ciò che importa è con quante persone condividiamo il Buddismo spinti dal desiderio sincero di vederle felici. […] Provate a fare shakubuku a una persona. Se non va a buon fine, provate con altre due. Se ancora non funziona, provate con tre, cinque, dieci. E se ancora non va, allora fate shakubuku a venti persone. Se nessuno si dimostra interessato, provate con trenta o quaranta. Il punto sta nel continuare a fare shakubuku con convinzione e un alto stato vitale. Tutti i vostri sforzi si tradurranno in benefici e buona fortuna, e trasformerete il vostro karma» (NRU, 25, 110)
Domanda 3. E se non riesco a fare shakubuku? Cosa fare?
Annalisa Adorno: A tutte noi sarà capitato di non riuscire a fare shakubuku o di avere la sensazione di non essere in grado di far sì che le persone a cui parliamo del Buddismo inizino a praticare e ricevano il Gohonzon. Sensei scrive:
«La cosa più importante è pregare con la determinazione di trasmettere all’altro il nostro cuore sincero (…). Non bisogna essere impazienti di vedere risultati; più si parla agli altri della pratica più si estende la rete dei legami tra Budda» (Lo splendore di chi si impegna in prima linea per kosen-rufu, pag. 32)
La promessa del Daishonin è che, insegnando agli altri la Legge mistica, saremo in grado di trasformare il nostro karma e conseguire senza alcun dubbio la Buddità. Il Budda desidera che “tutte le persone accedano alla via suprema, e acquisiscano rapidamente il corpo del Budda”: queste sono le parole che pronunciamo quando facciamo Gongyo. Dobbiamo ricordarci che il nostro il è “Buddismo della semina”, ciò significa che nel momento in cui parliamo agli altri, anche se non iniziano a praticare creiamo comunque un legame e i semi che abbiamo piantato prima o poi germoglieranno.
Il nostro maestro disse a un praticante preoccupato perché nonostante avesse più volte parlato ai suoi amici del Buddismo, non avevano deciso di unirsi alla Soka Gakkai:
«È importante che le cose accadano naturalmente. Tutti i suoi sforzi per far conoscere agli altri il Buddismo del Daishonin le torneranno indietro come fortuna. Che l’altra persona cominci a praticare oppure no, lei sta tuttavia creando le cause per conseguire la Buddità» (NRU, 13, 157)
Più che mai adesso, che Sensei non è più fisicamente con noi, diamo inizio ad un’ondata di shakubuku senza precedenti, estendendo la rete di legami tra Budda per cambiare il karma dell’umanità. Questo è il regalo più grande che possiamo fare al nostro maestro.
Tema 2. La pratica corretta
Domanda 1. Cosa si intende per pratica corretta?
Noriko Tanaka: Tutti noi dobbiamo essere consapevoli che la Soka Gakkai è l’unica organizzazione che ha ereditato lo spirito di Nichiren Daishonin e mette in pratica correttamente il suo insegnamento: fede, pratica e studio. I nostri maestri ci hanno dimostrato la veridicità di questa pratica con il loro esempio e proprio per questa ragione il Buddismo attualmente è praticato in 192 paesi. Nichiren Daishonin scrive:
«Se hai la stessa mente di Nichiren, devi essere un Bodhisattva della terra» (Il vero aspetto di tutti i fenomeni, RSND, 1, 341)
Praticare come Nichiren Daishonin significa sforzarsi di praticare così come ci insegna nel Gosho.
Nel nostro tempo si può dire “praticare prendendo sempre il modello di Ikeda Sensei”.
Il Buddismo espone il principio di non dualità di maestro e discepolo, che esprime la volontà di avanzare insieme verso lo stesso obiettivo.
Per questo, imparare da Nichiren Daishonin e da Sensei è la via più diretta per conseguire la Buddità e fare la propria rivoluzione umana. Non c’è bisogno di inventare nulla e neanche di dare interpretazione personali.
Il primo punto è la fede. È importante manifestare la fede nel Gohonzon in ogni momento della vita quotidiana, non solo quando siamo davanti al Gohonzon. Con una fede basata sul Gohonzon trionferemo su qualsiasi difficoltà.
«Nichiren Daishonin afferma che la chiave è recitare Nam-myoho-renge-kyo con la mente che crede, in altre parole recitare Nam-myoho-renge-kyo con la convinzione che ognuno e ognuna di noi è incarnazione supremamente nobile della Legge mistica» (BS, 240, 35)
Il punto cruciale è credere davvero che la nostra vita sia l’incarnazione di Nam-myoho-renge-kyo e, attraverso il Daimoku, unirci al cuore di Sensei.
Fare Daimoku rivolto al voto di kosen-rufu è la preghiera del Bodhisattva della Terra. Questo Daimoku recitato con un cuore sincero è direttamente collegato al Budda e fa emergere lo stato di Buddità, ci permette di ottenere la saggezza del Budda e il coraggio del re leone, per superare tutti tipi di difficoltà e trasformare il nostro karma in missione. Tutto inizia dalla direzione del cuore e dalla determinazione che abbiamo mentre recitiamo Daimoku.
Un altro punto è la pratica, per sé e per gli altri.
«Il Buddismo di Nichiren Daishonin si fonda sulla pratica per sé e sulla pratica per gli altri. La pratica per sé e la pratica per gli altri sono come le due ruote di un carro. Quando ci impegniamo in entrambe, il sentiero della buddità si apre davanti a noi» (Linee guida per kosen-rufu, pag. 68)
Sensei ci ha lasciato molte guide in cui parla della pratica per gli altri e ritroviamo tantissimi suggerimenti per migliorare la nostra attività.
Non c’è forza più grande dell’incoraggiamento. Se abbiamo avuto successo nella propagazione, è proprio perché ci siamo costantemente dedicati a incoraggiare le persone. Il termine “incoraggiare” in giapponese significa “il potere di diecimila”.
«Spero che tutti i responsabili servano e sostengano i membri in mia vece. Praticare il Buddismo significa aiutare gli altri a condurre vite soddisfacenti e realizzate. Quindi i responsabili devono essere estremamente sensibili ai bisogni degli altri: di che cosa ha bisogno questa persona in questo momento? È stanca? Ha fame? C’è qualcosa che vorrebbe dire? Qualcosa di cui ha necessità di discutere?» (La saggezza del Sutra del Loto, vol. 3, pag. 416)
Sensei in tutte le occasioni è riuscito a incoraggiare ogni persona che ha incontrato, dando a ciascuno grande attenzione e curando ogni persona, senza escludere nessuno.
«Quando incontro qualcuno, faccio del mio meglio per incoraggiarlo fino in fondo. Anche se dovesse trasferirsi nel più remoto angolo della terra o dovesse prendersi una breve pausa nella fede, io continuerei a fare tutto ciò che posso per incoraggiarlo. Il mio desiderio è che tutti coloro che stanno pensando di abbandonare la fede possano godere, insieme a me, dei portentosi benefici della Legge mistica, anche se ciò volesse dire portarli in braccio o sulle spalle, o trascinarmeli dietro» (Ibidem, pag.417)
Non dimentichiamo ciò che ci ha trasmesso Sensei. Ora, al suo posto, facciamo sì che tutti i membri dei nostri settori diventino felici. Questo meraviglioso percorso porterà con sé anche una grande trasformazione della nostra condizione vitale.
Domanda 2. Perché è così importante studiare il Buddismo?
Patrizia Polese: Lo studio del Buddismo è parte integrante della nostra pratica corretta, poiché grazie allo studio del Gosho e delle guide del nostro maestro possiamo approfondire la nostra fede. Studiare i princìpi buddisti ci permette di vedere chiaramente la strada da percorrere e, soprattutto nei momenti cruciali, ci consente di superare i nostri dubbi e la nostra confusione. Inoltre, esso è direttamente collegato allo spirito di ricerca, cioè quel desiderio di non fermarsi a quanto raggiunto, ma continuare ad approfondire e sperimentare continuamente e sempre di più i benefici di una vita basata sul Buddismo.
«Aprendo il Gosho veniamo irradiati dalla luce della speranza. Studiando il Gosho emergono coraggio e saggezza, e il grande spirito del Daishonin pulsa nella nostra vita. In ciò risplende la scintilla della fede per superare qualsiasi difficoltà. […] Toda diceva ai responsabili “Proprio quando siete stanchi è necessario leggere il Gosho. Anche una frase o due. Attraverso il Gosho possiamo trasformare la nostra condizione vitale» (Lo splendore di chi si impegna in prima linea per kosen-rufu, pag. 56)
«Non è possibile comprendere a fondo il Buddismo senza lo spirito di ricerca che arde nel cuore. Il fatto di conseguire la Buddità dipende dalla fede basata sullo spirito di “non lesinare la propria vita”. Senza spirito di ricerca verso il punto d’origine -il legame maestro-discepolo- la Legge mistica non potrà pulsare nelle nostre vene e non arriverà al nostro cuore. (…) Pertanto, è fondamentale che i responsabili mantengano sempre un atteggiamento umile nel ricercare la Legge e che ricerchino guide sul modo corretto di praticare» (Ibidem, pag. 54)
È importante sottolineare l’importanza delle nostre riviste, poiché è proprio lì che troviamo le guide sul modo corretto di praticare, per questo incoraggiamo sempre le persone a fare l’abbonamento e a sviluppare sin dall’inizio questo spirito di ricerca e questa solidità delle radici di fede che derivano dallo studio.
Il significato profondo della diffusione delle riviste della Soka Gakkai in tutto il mondo sta nel desiderio di salvare tutti gli esseri viventi, come scrive Nichiren nel Gosho Lettera a Renjo:
«È attraverso l’uso di parole, dette e scritte, che il Budda salva gli esseri viventi» (RSND, 2, 7)
E ancora:
«Queste parole scritte sono la mente del Budda in forma differente» (RSND, 1, 75)
«La ragione alimenta la fede e la fede è alla ricerca della ragione”, dichiarava il presidente Toda. In altre parole, se approfondite la conoscenza razionale, cioè dei principi buddisti, anche la vostra fede ne sarà approfondita. E, quando approfondite la fede, anche la vostra comprensione dei princìpi buddisti diviene più profonda. Il cuore umano sbanda facilmente. Anche la gioia più viva e vibrante col passare del tempo tende a raffreddarsi. È un triste dato di fatto, ma una volta che le persecuzioni sorgono, la gente comincia a nutrire dubbi sulla fede. […] Lo studio, quindi, illumina la via che dovremmo seguire dal punto di vista della fede in quanto seguaci del Buddismo» (Linee guida per kosen-rufu, pag. 72)
Domanda 3. Come mai Nichiren Daishonin nel Gosho ringrazia sempre per le offerte ricevute? E per noi qual è il significato dell’offerta?
Annalisa Adorno: Ikeda Sensei scrive:
«Le offerte per kosen-rufu sono diverse dalle altre offerte che vengono fatte nella società: esse devono sempre partire dalla fede. Finché le offerte si basano su una forte fede, riceverete sicuramente benefici incalcolabili e la lode di Nichiren Daishonin» (Lo splendore di chi si impegna in prima linea per kosen-rufu, pag. 43)
L’atto stesso di ringraziare non ci deve sorprendere, dovrebbe essere un’azione del tutto naturale che esprime il corretto comportamento di un essere umano. Sensei scrive:
«Il comportamento universalmente rispettoso del Bodhisattva Mai Sprezzante incarna l’insegnamento del Sutra del Loto, che espone il vero intento del Budda: mettere in grado tutte le persone di conseguire la Buddità. Il comportamento delle persone che incarnano questo beneficio è la prova concreta della grandezza della Legge mistica. E sicuramente il loro comportamento è caratterizzato dal rispetto per gli altri» (Gli insegnamenti della Vittoria, I tre tipi di tesori, pag. 292)
Nelle lettere indirizzate ai suoi discepoli, il Daishonin per prima cosa ringrazia per le offerte ricevute.
Fin dai tempi di Shakyamuni, la tradizione richiedeva che i monaci consacrati alla Legge venissero concretamente sostenuti dai laici.
Diversamente dagli altri, per Nichiren non è un obbligo essere mantenuto dai laici e si rivolge ai suoi discepoli con parole di sincero ringraziamento, descrivendo ogni singolo dono. Il Daishonin cambia il modo di concepire l’offerta, dandole un ulteriore significato, non più rivolta al mantenimento del monaco ma alla propagazione della Legge mistica. Pertanto, il Daishonin non dà mai per scontata la gratitudine e la sincerità dimostrata dai suoi discepoli nel fare offerte al Budda. Fare l’offerta vuol dire, per noi discepoli, realizzare la volontà del Daishonin, contribuendo alla prosecuzione del movimento di kosen-rufu. In tal senso le offerte erano e sono destinate al Budda. Niente può avere maggior valore o recare benefici più grandi.
Anche noi attraverso l’offerta per kosen-rufu sosteniamo la Soka Gakkai, l’organizzazione che sta portando avanti il desiderio del Budda dell’Ultimo giorno della Legge, Nichiren Daishonin. Grazie al nostro contributo possiamo mantenere in vita il frutto degli sforzi dei nostri tre maestri, in modo che il movimento di kosen-rufu si diffonda in eterno, preservando l’intenzione originaria di Nichiren Daishonin.
Tema 3. L’unità e l’importanza di far crescere successori
Domanda 1. Nel messaggio agli italiani del 2018, Sensei chiarisce che itai di itai doshin, significa “mettere in luce”. Cosa intende dire?
Noriko Tanaka: L’unità è uno dei concetti fondamentali della nostra pratica buddista e anche Sensei continua incoraggiarci a realizzarla. L’unità non viene dall’esterno, ma nasce dalla decisione di ciascuno.
Nel messaggio inviato in occasione della nuova partenza dell’Italia nel 2018, Sensei scrive:
«Siate la colonna della speranza nella società» (NR, 636
E spiega:
«Perché la SGI è riuscita a sviluppare la sua rete di Bodhisattva della Terra in 192 paesi e territori del mondo? Perché ha promosso il movimento di kosen-rufu con l’unità della fede basata su itai doshin, proprio come scrive il Daishonin: “Quando fra le persone prevale lo spirito di itai doshin, esse realizzeranno tutti i loro scopi”. Itai significa mettere in luce l’individualità di ciascuno, doshin significa unire il cuore basandosi sulla fede e portare avanti kosen-rufu in questo modo. Per far ciò è necessario uno spirito di ricerca puro e sempre rinnovato, in modo da mantenersi dentro il flusso della corrente fondamentale Soka»
- Itai (diversi corpi) significa mettere in luce l’individualità di ciascuno, valorizzare le caratteristiche di ogni persona, incoraggiando i nostri compagni di fede a far emergere l’infinito potenziale. Superando le diversità fra noi, riconoscendo che siamo tutti diversi.
- Doshin (stessa mente) significa unire il cuore fra di noi e cercare sempre di unirci al cuore del maestro.
«Per ottenere l’unità dobbiamo realizzare la nostra rivoluzione umana. Non possiamo creare unità senza superare l’egoismo e l’egocentrismo. Quale è il primo requisito per realizzare l’unità nel mondo della Soka Gakkai? Il fatto che tutti basino la propria fede sulle solide fondamenta di maestro e discepolo e lottino insieme per kosen-rufu. L’essenza dello spirito di “diversi corpi, stessa mente” ovvero dell’unità di intenti, si trova prima di tutto nella ricerca dello spirito di non dualità di maestro e discepolo e nel mettersi in azione in accordo con la visione del maestro» (NRU, 25, 24)
Tutti noi stiamo portando avanti la nostra rivoluzione umana, quindi all’interno dei gruppi o dei settori si possono verificare incomprensioni, scontri di opinione diverse, approcci poco sensibili e senza cura nei confronti dei membri, che spesso danneggiano i buoni rapporti costruiti e l’armonia.
Occorre sforzarsi di uscire dal piccolo io facendo la nostra rivoluzione umana, che significa trasformare il nostro cuore basato su interessi personali in un cuore determinato a realizzare kosen-rufu. Preghiamo insieme per unire il cuore e realizzare lo sviluppo del nostro settore.
Durante un corso in Giappone la signora Kasanuki ha raccomandato a ogni responsabile di sintonizzarsi con il cuore di Sensei prima di incontrarsi e dialogare, per evitare inutili scontri che portano solo disagio ai membri. Sensei dice che è importante avere il cuore rivolto alla realizzazione di kosen-rufu e non agli interessi personali.
«Quale è la chiave per creare l’invincibile unità di itai doshin? Prima di tutto è sostenere il grande ideale del maestro, ovvero kosen-rufu, facendo il nostro voto, e impegnarsi continuamente basandoci sulle preghiere e azioni condivise in perfetta unità con il maestro. Significa unire saldamente i nostri cuori come ingranaggi in perfetta sincronia, come la comune determinazione» (NR, 763)
Dove c’è l’unità, c’è la vittoria e c’è la felicità.
Domanda 2. In tutte le guide che Sensei ha dato ai membri italiani, ci esorta a creare unità. Perché?
Patrizia Polese: L’unità è la condizione necessaria per la vittoria e la realizzazione, come è scritto nel Gosho:
«Quando fra le persone prevale lo spirito di “diversi corpi, stessa mente”, esse realizzeranno tutti i loro scopi, mentre se hanno “uno stesso corpo e diverse menti” non possono ottenere niente di notevole» (RSND, 1, 550)
Le parole del Budda originale sono molto chiare e precise: non c’è un’alternativa o una via di mezzo, va assolutamente perseguita, per realizzare, per crescere, insomma per portare avanti kosen-rufu. Ma come si realizza l’unità di cui si parla nel Buddismo?
«Lo spirito di unità tra le persone si forma sulla base del rispetto della personalità di ognuno, per offrire coraggio e speranza condividendo felicità e sofferenza. La cooperazione e l’unità di “diversi corpi, stessa mente” si realizzano quando, basandosi sul rispetto delle singole individualità, le persone si uniscono con la determinazione di lavorare insieme per il nobile scopo di kosen-rufu. Questo tipo di unità si basa sull’autonomia individuale quindi ognuno può utilizzare pienamente la propria personalità e il proprio stile, che servirà a rafforzare l’intero gruppo. Prendiamo ad esempio le mura di un antico castello giapponese, la solidità deriva dall’essere costruite con pietre di forme differenti” (Lo splendore di chi si impegna in prima linea per kosen-rufu, pag. 49)
Anche questo aspetto è una decisione personale, non riguarda gli altri, dipende esclusivamente dalla determinazione di compiere fino in fondo la propria rivoluzione umana. L’unità di cui parla il Buddismo non ha niente a che vedere con la simpatia o l’amicizia, che talvolta può anche esserci tra compagni di fede, ma deriva direttamente dal legame col maestro. Agire sulla base del voto di seguire il maestro ci permetterà naturalmente di creare unità con i nostri compagni fede, fratelli e sorelle dall’infinito passato, senza farci condizionare dal nostro ego, dalle nostre emozioni e dalle diversità.
«Per favore, nella vostra terra del Rinascimento continuate a far fiorire giardini di kosen-rufu ricchi di meravigliosi benefici grazie ai buoni rapport tra voi, all’aiuto reciproco e alla splendida armonia nella diversità, proprio come il ciliegio, il prugno, il pesco e il susino selvatico”» (NR, 636)
Domanda 3. Come possiamo far crescere persone di valore e successori per kosen-rufu? E come possiamo creare una “Soka Gakkai dei giovani”?
Annalisa Adorno: Il maestro Ikeda scrive:
«Prima di tutto bisogna pregare, kosen-rufu non è altro che la realizzazione del volere del Budda. È il lavoro e l’opera del Budda, perciò non è possibile che non emergano i Bodhisattva della Terra in tutto il mondo. Pertanto non si tratta di mancanza di persone capaci, si tratta di non riuscire a vederle […]. La Gakkai è un castello formato di persone di valore. Questo era l’appello del maestro Toda. L’unico modo è trasmettere lo spirito della Gakkai» (Lo splendore di chi si impegna in prima linea per kosen-rufu, pag. 59)
Dare l’esempio per primi è il modo migliore per far crescere persone di valore, così anche noi diventeremo persone di valore.
Individuare successori e farli crescere significa allargare sempre di più la nostra rete in modo da far avanzare kosen-rufu, anche solo di un passo.
Mirando al centenario della fondazione della Soka Gakkai, nel 2030, ci impegneremo in questo scopo, così da poter promettere al nostro maestro che il futuro della Soka Gakkai è al sicuro. Sensei ci ha chiesto di impegnarci per richiamare tanti giovani Bodhisattva della Terra e creare una nuova e giovane Soka Gakkai. Ciò significa realizzare un ambiente talmente gioioso da attirare sempre più giovani, che nel 2030 saranno i protagonisti del nostro movimento. La Gakkai è un esempio di società ideale, che tende ad allargarsi sempre di più, pertanto è determinante che quello che impariamo all’interno della nostra organizzazione, come l’accoglienza, gli incoraggiamenti e la protezione, siano riprodotti anche nei nostri ambienti quotidiani, come la famiglia, il lavoro e gli amici.
Ogni persona è un Bodhisattva della Terra che un giorno emergerà per realizzare la propria missione.
L’esperienza e il sostegno di noi responsabili più anziani saranno determinanti per sostenere i più giovani nella fede, aiutandoli in modo che spontaneamente si risveglino alla propria missione.
«Spero che siate di mente aperta e che aiutiate i più giovani a diventare persino migliori di voi. Per far questo dovete guidarli con l’esempio. Il vostro spirito e le vostre azioni saranno di ispirazione per gli altri» (NRU, 10, 38)
Il nostro movimento si è sviluppato così tanto grazie ai responsabili che con sincerità hanno recitato Daimoku perché i loro successori, non solo potessero prendere il loro posto, ma diventassero migliori di loro.
«I metodi per educare e far crescere persone di valore cambiano coi tempi. Non dovreste cercare di allenare i membri più giovani nello stesso modo in cui hanno cresciuto voi. Questa è l’epoca della lode e dell’incoraggiamento È necessario riconoscere con attenzione gli sforzi delle persone, apprezzarli ed elogiarli. Questo darà loro coraggio e alimenterà in loro l’aspirazione a migliorare» (NRU, vol. 25, pag. 135)
È essenziale riconoscere accuratamente l’impegno dei giovani con parole educate e gentili nei loro confronti, lodando ogni loro azione, così saranno portati a migliorare, arricchendo la loro vita.
Il maestro Ikeda racconta che quando all’età di diciannove anni incontrò per la prima volta il maestro Toda, la sua voce era calda e familiare, come quella di un padre affettuoso. Gli chiese quanti anni avesse e poi gli disse di sentirsi libero di dire ciò che voleva.
Il maestro Ikeda sentì nel suo cuore di potersi fidare, senza alcun dubbio quell’uomo sarebbe diventato il suo maestro e decise di lottare al suo fianco. Con queste parole il nostro maestro ci indica quale sia il modo giusto per accogliere i giovani Bodhisattva della Terra.
Nell’ultima riunione di centro il presidente Harada ci incoraggia cosi:
«Non importa quanto cambiano i tempi, lo spirito di maestro e discepolo non deve mai cambiare»
In altre parole, non importa quanti anni siano passati, ognuno di noi non deve mai dimenticare nemmeno per un istante che Ikeda Sensei è il suo punto di origine e deve continuare a lottare con uno spirito giovane, con quella “scintilla negli occhi” che riflette il nostro voto di vivere come suoi discepoli.
In questo modo, potremo espandere una “Soka Gakkai giovane” in tutto il mondo e continuare a trasmettere questo suo spirito nel futuro, per l’eternità.
