Dal discorso del presidente della Soka Gakkai in occasione della trentatreesima riunione dei responsabili di centro
Nichiren Daishonin ci incoraggia con queste parole: «Insegna agli altri come meglio puoi, anche una sola frase o un solo verso»: possiamo aprire il cammino di kosen-rufu mondiale anche condividendo “una sola frase o un solo verso”. Tanti nuovi campioni di kosen-rufu, insieme ai giovani che si sono alzati in occasione della riunione mondiale [11 marzo], si stanno ora sfidando nello shakubuku.
Lo shakubuku è l’azione più difficile. Le cose non procedono quasi mai come abbiamo pensato o sperato, ma dialogare con gli altri costituisce il nucleo della nostra pratica buddista, il catalizzatore della nostra rivoluzione umana. Io stesso feci tanta fatica per realizzare il mio primo shakubuku. Quando ero studente universitario, un mio amico decise di praticare. Ma poi, il giorno stesso della cerimonia di consegna del Gohonzon, mi disse che ci aveva ripensato. Rinunciò proprio all’ultimo. Da quel momento per me fare shakubuku diventò ancora più difficile. Più provavo a parlare di Buddismo, più le persone si rifiutavano di iniziare a praticare.
Arrivai a pensare che non sarei mai stato in grado di farlo e continuai a pregare con questa sofferenza.
Un giorno, mentre recitavo Daimoku, improvvisamente mi resi conto: «Non sto pregando per la felicità dei miei amici. Sto facendo shakubuku in modo egoistico, per ottenere approvazione. Non lo sto facendo per gli altri!».
Da quel giorno cominciai a recitare Daimoku con l’obiettivo che gli amici a cui avrei parlato del Buddismo diventassero assolutamente felici. Dopo aver cambiato il mio modo di pregare, dissi a uno di loro: «Probabilmente tu non mi ascolterai e non inizierai a praticare…», e gli parlai del Buddismo. Invece lui, inaspettatamente, mi rispose: «Va bene, ci provo». Era la ventunesima persona a cui parlavo del Buddismo da quando quel mio primo amico aveva rinunciato. Con queste persone, in seguito, continuai a mantenere viva la relazione, e uno di loro un giorno mi disse: «Perché non hai insistito per farmi praticare all’epoca, avrei potuto iniziare molto prima!».
Il maestro Ikeda afferma: «Insegnare il potere del Buddismo agli altri è come sfidarci nel provare a spiegare l’energia atomica, le onde radio o la televisione a una persona dell’undicesimo secolo. Perciò, anche se cercate di spiegare al massimo delle vostre capacità, la gente può non comprendere. Solo quando ci prova direttamente una persona può capire quanto è meravigliosa questa pratica e finisce per domandarsi perché non ha iniziato prima. Perciò è importante coltivare le relazioni di amicizia come un tesoro, e continuare a dialogare con perseveranza, senza mai abbandonare a metà strada».
Non c’è bisogno di sentirsi angosciati riguardo ai risultati. L’importante è condividere la nostra fede con tutte le persone con cui abbiamo un legame e piantare i semi della Buddità nella loro vita. Coltivando l’amicizia come un tesoro, continuiamo a dialogare con tenacia, senza mai rinunciare. Nella nostra organizzazione un punto importante è quanti membri si stanno sfidando nel piantare i semi della Buddità.
Spieghiamo con cura perché è importante fare shakubuku e continuiamo a impegnarci insieme nel dialogare sul Buddismo.
Il mondo sta aspettando che noi discepoli condividiamo con tutti la visione del nostro maestro. Perciò trasmettiamo il Buddismo agli altri, promuoviamo le nostre riviste e facciamo crescere persone di valore.
Decidiamo di vincere in tutte le nostre attività e concludiamo questa prima metà dell’anno con un grande successo!
(14 aprile 2018)