Il capitolo Affidamento è sulla trasmissione da maestro a discepolo. È il capitolo di “maestro e discepolo di kosen-rufu”, per realizzare l’ampia propagazione nell’Ultimo giorno della Legge. Il Budda affida ai discepoli il compito di diffondere la Legge e i discepoli promettono solennemente di propagarla. Tutto dipende dalla sincerità con cui il discepolo accetta e mette in pratica anche una sola parola del maestro (cfr. Saggezza, 3, 189). Si dice che la mente di un individuo sia attraversata da otto milioni e quattromila pensieri in un singolo giorno. Quante volte pensiamo a kosen-rufu, al Gohonzon, alla Soka Gakkai e ai nostri amici membri in una giornata? E quante azioni stiamo intraprendendo o tralasciando a questo fine? Questo determina il nostro stato vitale (ibidem, 190).
Il completamento della cerimonia di trasmissione
La saggezza del Sutra del Loto, volume 3, capitolo XXII: Affidamento (brani scelti da pag. 203 a pag. 212)
La pratica per sé e per gli altri
Il concetto di dedicare la propria vita (in sanscrito namas) a Myoho-renge-kyo include i due significati di ritornare alla Legge mistica e agire basandosi sulla Legge mistica.
Ritornare alla Legge mistica corrisponde alla pratica per sé, basare le proprie azioni sulla Legge mistica corrisponde alla pratica per gli altri. Entrambe sono essenziali, sono come i due movimenti di rotazione e di rivoluzione di un pianeta. Solo integrando la pratica per sé con la pratica per gli altri ci sincronizziamo col ritmo dell’universo. Più progrediamo nella pratica per sé e più la pratica per gli altri si sviluppa. E col progresso della pratica per gli altri, la pratica per sé si approfondisce.
Riguardo alla propagazione, il presidente Toda diceva: «La chiave è pregare sinceramente il Gohonzon. Non c’è nessun altro modo di diffondere il Buddismo!». Dobbiamo pregare perché gli altri percepiscano il nostro sincero desiderio che diventino felici (pag. 207).
Dedicare la vita
Aiutando gli altri a diventare felici, noi stessi diventiamo felici. Questo è anche un principio psicologico. Come possono coloro che si dibattono nelle sofferenze dell’inferno e hanno perso il desiderio di vivere trovare una via d’uscita?
Se una persona pensa soltanto ai propri problemi, sprofonderà sempre più nella disperazione; andando invece da qualcuno che sta soffrendo a sua volta per dargli una mano, riacquisterà la volontà di vivere. Agire motivati dalla preoccupazione per gli altri ci permette di risanare la nostra stessa vita.
Aiutando gli altri, aiutiamo noi stessi. Questo indica la non dualità dell’io e degli altri. In questo senso, quando facciamo shakubuku a una persona dovremmo ringraziarla umilmente. […]
Ai giorni nostri, tutti sembrano pensare che sforzarsi per il benessere dei nostri simili sia una causa persa. Viviamo in un mondo dove la sola menzione della carità e della compassione talvolta suscita una cinica derisione. È difficile immaginare quanta sofferenza stia causando alla società questa arroganza (pag. 209).