Ottantanove anni e quasi venti di pratica buddista, Lucia colpisce per la dolcezza e la serenità dello sguardo
Come hai iniziato a praticare il Buddismo?
Ho conosciuto il Buddismo nel 2000 grazie a mia figlia Marina che praticava già da parecchi anni. Le chiedevo di portarmi con lei alle riunioni perché mi piaceva il suono del Daimoku, però la domenica andavo a Messa, ero molto combattuta e non riuscivo a decidere. Avevo già settant’anni ed ero cattolica fin dalla nascita.
Un giorno, a causa di un affanno che mi preoccupava, scoprii di avere un’occlusione a un’arteria per cui dovevo essere operata d’urgenza. Ero molto spaventata.
Fu allora che decisi di sperimentare sul serio il potere di Nam-myoho-renge-kyo. Iniziai a recitare un’ora di Daimoku al giorno affidandomi completamente al Gohonzon, come mi diceva sempre mia figlia, e dopo una settimana arrivai in sala operatoria tranquilla e piena di fiducia.
Così mi convinsi che questa pratica faceva davvero bene alla mia vita, e decisi di ricevere il Gohonzon. Fin dall’inizio ho sempre offerto la mia casa per le riunioni, e finché ho potuto ho continuato a fare attività al Centro culturale, mi piaceva molto. Due anni dopo di me ha iniziato a praticare anche Loredana, l’altra mia figlia.
E poi cosa è successo?
A un certo punto, dopo tanti anni di matrimonio la mia favola felice con mio marito ha iniziato a incrinarsi. Sono nate delle tensioni che ci hanno portato quasi alla separazione. Ero veramente angosciata, non volevo separarmi né accettare la situazione così com’era.
Ho deciso di dedicarmi ancora di più all’attività buddista, pregavo il Gohonzon con tutto il cuore per ricostruire il mio rapporto con lui, per la sua e la nostra felicità. Poi, un giorno, mio marito mi ha detto che voleva impegnarsi per far tornare la nostra famiglia più unita di prima!
Come vivi la relazione con il maestro?
Io non ho mai incontrato sensei, ma lo conosco attraverso i video che si possono vedere al Centro culturale. Sto leggendo un libro che racconta i suoi viaggi in Europa, di quando è arrivato a Berlino e ha trovato il muro, di tutto quello che ha provato. Sento che sensei è una persona veramente buona e sincera. E ha fatto così tanto. Ho letto anche la storia di Toda, tutti e dodici i volumi de La rivoluzione umana, uno dopo l’altro, me li prestava mia figlia.
Ora, prima di addormentarmi leggo le puntate de La nuova rivoluzione umana su Il nuovo rinascimento. A casa mia facciamo gli zadankai e la riunione delle donne, a volte anche lo studio, dico sempre di sì. Sono tutti molto affettuosi con me. Martedì scorso c’erano due persone nuove e ho letto la mia esperienza.
Ho sempre fatto l’abbonamento alle riviste e l’offerta per kosen-rufu, perché penso che sia necessaria per mandare avanti l’attività.
Nel mio gruppo passano molti giovani e spesso con loro si scherza e si ride. Noi raccontiamo le nostre esperienze e loro ci trasmettono un po’ di gioventù! Io li incoraggio sempre a mettersi obiettivi concreti e a darsi un tempo per realizzarli. È importante, soprattutto all’inizio, avere la prova che il Buddismo funziona. Quando ha dichiarato di voler convertire 750.000 famiglie Toda era già malato, era stato in carcere e aveva sofferto, eppure prima di morire ha realizzato esattamente quello che aveva determinato. Mi ha molto impressionata questa storia!
Qual è stato il cambiamento più importante in questi anni?
La cosa che è cambiata di più è proprio Lucia: sono io che sono diversa!
Posso dire che sto bene, mi sento attiva, ho molta più energia. Prima di praticare mi offendevo sempre, me la prendevo per ogni cosa. Ora vedo l’aspetto positivo delle persone e qualsiasi cosa accada sono serena. Non me lo sarei mai aspettato di diventare così!
Anche quando mio marito ci ha lasciati, nel 2016, naturalmente ho sofferto, ma eravamo tutti lì a fare Daimoku per lui. Ogni tanto apriva gli occhi e gli chiedevo: «Ti stiamo disturbando?», e lui diceva di no. Si è addormentato veramente tranquillo…
Lo so che l’età va avanti, ma se riusciamo a superare la paura della morte non abbiamo più motivo di soffrire. Con il Buddismo si diventa davvero forti. Come scrive sensei: «Anche se i nostri corpi invecchiano, grazie alle attività della SGI il cuore e la mente rimangono vivaci e brillanti come il sole. Rimarremo giovani finché vivremo. Coloro che operano per la felicità degli altri e per il Buddismo rimangono vigorosi e pieni di energia» (L’età della saggezza, Esperia, 2).
Sento tanta gratitudine per il Gohonzon e per mia figlia, è stata una grande fortuna per me che lei non abbia mai smesso di incoraggiarmi!
Io ho fatto un voto nella mia vita: praticare fino alla fine dei miei giorni tenendo sempre sensei al mio fianco, dentro il mio cuore.