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Con la stessa mente di Nichiren - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 14:53

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Con la stessa mente di Nichiren

Il fulcro intorno al quale ruotò lo studio nel 1977 fu la lezione del presidente Yamamoto sul Gosho Il vero aspetto di tutti i fenomeni, nella quale Shin’ichi scandaglia il significato di essere un Bodhisattva della Terra, la cui missione più importante è propagare il Sutra del Loto con lo stesso cuore del Daishonin

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Il fulcro intorno al quale ruotò lo studio nel 1977 fu la lezione del presidente Yamamoto sul Gosho Il vero aspetto di tutti i fenomeni, nella quale Shin’ichi scandaglia il significato di essere un Bodhisattva della Terra, la cui missione più importante è propagare il Sutra del Loto con lo stesso cuore del Daishonin

Il Nuovo Rinascimento presenta alcuni estratti dal volume 24, pubblicato sulle pagine del Seikyo Shimbun. Il testo integrale è disponibile su www.ilvolocontinuo.it

Shin’ichi [pseudonimo di Daisaku Ikeda, n.d.r.] rifletté a lungo prima di decidere quale doveva essere il Gosho da far conoscere ai membri per promuovere l’attività di studio che avrebbe contribuito certamente a creare una nuova era. Decise di iniziare con le spiegazioni su Il vero aspetto di tutti i fenomeni. Nel poscritto a quel trattato, Nichiren Daishonin scrive: «Quelle [dottrine] rivelate in questa lettera sono estremamente importanti» (RSND, 1, 342). Questa era un’indicazione precisa su questo scritto così particolare, che descrive in maniera molto approfondita l’essenza del Buddismo di Nichiren.

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La lezione di Shin’ichi arrivò alla frase: «Se hai la stessa mente di Nichiren devi essere un Bodhisattva della Terra, e se sei un Bodhisattva della Terra, non c’è il minimo dubbio che tu sia stato un discepolo del Budda dal remoto passato» (RSND, 1, 341). Poi spiegò che: «La stessa mente di Nichiren» significa lo stesso cuore e lo stesso spirito del Daishonin.
Proseguì leggendo: «”Da quando sono nato a oggi, io, Nichiren, non ho avuto un momento di tregua: ho solo pensato a propagare il Daimoku del Sutra del Loto [Nam-myoho-renge-kyo]” (Perse­cuzione con spade e bastoni, RSND, 1, 857). Chi dedica la propria vita alla missione di kosen-rufu, con lo stesso animo, sforzandosi al massimo nella sua pratica e impegnandosi con senso di responsabilità nella Soka Gakkai, è un vero discepolo del Daishonin e un Bodhisattva della Terra. Per il Daishonin sarebbe un oltraggio essere favorevoli unicamente per il rispetto della forma.
«Il primo presidente nonché fondatore della Soka Gakkai, Tsunesaburo Makiguchi, si è dedicato alla propagazione della Legge, pur a costo della vita. Anche il secondo il presidente, Josei Toda, si è adoperato instancabilmente per kosen-rufu con “la stessa mente di Nichiren”, cioè dedicandosi completamente e senza risparmiarsi. La tradizione della pratica della Soka Gakkai è illuminata dal potere benefico del Budda e della Legge racchiusi nel Gohonzon, che vengono attivati dal potere della fede e della pratica di questi due grandi predecessori.
«In questo passo il Daishonin sta dicendo che, poiché siamo Bodhisattva della Terra, siamo anche senza dubbio “discepoli del Budda dal remoto passato” (cfr. RSND, 1, 341)».
Dal punto di vista del significato superficiale dell’insegnamento essenziale del Sutra del Loto questo equivale a dire “discepoli del Budda Shakyamuni”, che è il signore degli insegnamenti; ma dal punto di vista dell’insegnamento celato nelle profondità del sutra, questo significa “discepoli del Budda dal tempo senza inizio o del Budda dell’Ultimo giorno della Legge”, cioè Nichiren Daishonin».
Shin’ichi proseguì: «Poiché siamo Bodhisattva della Terra, poiché siamo gli eterni discepoli – i seguaci originali – del Daishonin, è con gioia che abbiamo preso il nostro posto sul palcoscenico di kosen-rufu nell’Ultimo giorno della Legge. Abbiamo una grande missione e siamo collegati direttamente con il Daishonin. Quando ci facciamo veramente carico dei problemi e delle difficoltà che incontriamo, recitando Daimoku e compiendo tutti gli sforzi possibili, animati da un profondo senso di responsabilità per kosen-rufu, lo stato vitale del Budda di Nam-myoho-renge-kyo, personificato da Nichiren Daishonin, non può che manifestarsi nella nostra vita. Anche nella mia vita, quando ci sono stati dei momenti in cui non avevo nessuno a cui chiedere aiuto e dovevo comunque andare avanti da solo, mi sono attenuto rigorosamente a questo principio».
Shin’ichi aveva la ferma convinzione, inamovibile come il monte Fuji, che la Soka Gakkai avesse sempre seguito il sentiero della fede direttamente collegata al Daishonin.
Shin’ichi scandagliò a fondo il vero significato dei Bodhisattva della Terra: «La caratteristica essenziale di un bodhisattva è il voto. Il voto dei Bodhisattva della Terra è quello di propagare il Sutra del Loto. Ecco perché è importante recitare con tutto il cuore per rea­lizzare l’obiettivo di trasmettere la felicità intorno a noi. Per essere ancora più espliciti, il Daimoku recitato senza questo tipo di decisione alla base non è il Daimoku di un Bodhisattva della Terra. Il voto del bodhisattva è traboccante della forza vitale del Budda, e ci permette di conseguenza di trionfare sulle funzioni demoniache».
Shin’ichi voleva che ogni singolo membro sperimentasse grandi benefici, fosse in grado di superare qualunque tipo di sofferenza, come una malattia o la povertà, e diventasse felice. Il voto di realizzare kosen-rufu è la chiave per esaudire qualsiasi preghiera.
Tutti noi abbiamo problemi e dispiaceri. Ma il nostro impegno per kosen-rufu è determinante per poterli superare. Per esempio, se una persona è malata e decide di guarire per avere la forza e l’energia vitale necessarie e impegnarsi poi per kosen-rufu dimostrando così agli altri il potere della pratica buddista, quel voto in realtà gli darà una forza immensa per superare la malattia.
Recitare Daimoku porta di sicuro tanti benefici. Ma quando la nostra preghiera: «Voglio vincere la mia malattia» arriva a essere permeata da un profondo senso di missione, sperimentiamo una trasformazione sostanziale nella vita, nel nostro essere: quel voto ha innescato un meccanismo per cambiare il karma. Quando recitiamo seriamente, col desiderio cioè di realizzare kosen-rufu, emerge lo stato vitale dei Bodhisattva della Terra e comincia a pulsare in noi la vita di Nichiren Daishonin: possiamo manifestare la nostra innata Buddità. Questa è una rivoluzione vera e propria della nostra condizione vitale, che rende possibile una radicale trasformazione del karma.
Inoltre, quando recitiamo e ci sforziamo di diffondere il Buddismo per vincere nelle lotte intraprese per kosen-rufu, stiamo già manifestando lo stato vitale dei Bodhisattva della Terra. Se pratichiamo in questo modo, ognuno di noi sarà in grado di superare e risolvere tutti i suoi problemi personali. Quando sorge il sole luminoso dello stato vitale dei Bodhi­sattva della Terra, il buio della sofferenza viene dissipato e siamo in grado di camminare con forza e coraggio lungo il cammino sicuro della felicità.
Giunto alla frase: «Dapprima solo Nichiren recitò Nam-myoho-renge-kyo, ma poi due, tre, cento lo seguirono, recitando e insegnando agli altri» (RSND, 1, 341), Shin’ichi sottolineò l’importanza di avere quel tipo di fede coraggiosa che porta a prendere l’iniziativa.
«In tutte le epoche, l’atteggiamento di prendere l’iniziativa è il principio cardine e immutabile di kosen-rufu. Il Daishonin, Makiguchi e Toda si sono tutti alzati da soli, prendendo l’iniziativa con coraggio. Questo è lo spirito del Buddismo e il cuore di un vero campione Soka. In concreto, l’atteggiamento di alzarsi da soli significa che ciascuno di noi si assume la piena responsabilità di diffondere la Legge mistica in famiglia, nel suo ambiente e nella società. Tutti noi abbiamo relazioni con familiari, parenti e amici che ci stanno a cuore. Dal punto di vista della Legge mistica, questi rapporti rappresentano il luogo della nostra missione perché sono profondi i legami che ci legano con la vita di tutti loro. Ognuno di noi deve sentirsi l’unica persona responsabile di propagare la Legge mistica esattamente nel posto dove si trova: questo è ciò che rende così importante il principio di alzarsi da soli. Dovremmo ricordare che noi siamo qui e ora gli inviati di Nichiren Daishonin. E, come Bodhisattva della Terra, dobbiamo stare in piedi sulle nostre gambe, impegnandoci ognuno nel proprio ambiente. Non dimenticate mai che questo è l’unico modo per rea­lizzare kosen-rufu.
«Nella vita di tutti i giorni è normale far conoscere agli altri il Buddismo ma è qualcosa di estremamente impegnativo: infatti proprio chi ci sta intorno ci conosce così bene che sarebbe inutile fingere o bluffare. Quindi, l’unica cosa che possiamo fare è impegnarci con sincerità, tenacia e una grande passione cercando di mostrare la prova concreta. Questi sforzi equivalgono alla vera essenza della pratica buddista. Questo passo del Gosho afferma inoltre che la realizzazione di kosen-rufu verrà dalla gente, non sarà mai dovuta alle autorità. La forza motrice di kosen-rufu si trova solo nell’ispirare le persone a dialogare tra di loro».
Facendo riferimento a un brano tratto da Il vero aspetto di tutti i fenomeni dove si legge: «Provo una gioia senza limiti anche se adesso sono in esilio» (RSND, 1, 342), Shin’ichi prese lo spunto per descrivere lo stato vitale della felicità assoluta.
«Nichiren Daishonin era in esilio e viveva in mezzo a enormi difficoltà e indicibili sofferenze. Fu anche minacciato, la sua vita era in pericolo e non sapeva se e quando qualcuno lo avrebbe assalito. In genere, una persona al suo posto si sarebbe sentita disperata, senza speranza, addirittura la maggior parte della gente avrebbe considerato la sua situazione come una disgrazia vera e propria. Tuttavia, questo è un modo di vedere le cose dalla prospettiva della felicità relativa. La condizione vitale del Daishonin traboccava invece di una gioia e una felicità salde e incrollabili. Questo è lo stato vitale della felicità assoluta.
«Di solito quello che si intende per felicità corrisponde alla salute, al benessere economico, all’amore e alla stima degli altri. Molte persone sembrano godere di simili situazioni, eppure non sono veramente felici, anzi, spesso sono ansiose e tormentate. Questa è la felicità relativa, e come tale è passeggera.
«Non importa quanto un individuo possa essere ricco, può comunque ridursi in povertà nell’arco di una notte a causa di cambiamenti sociali improvvisi. La persona apparentemente più sana al mondo può restare vittima di un grave incidente o ammalarsi all’improvviso. E quando si invecchia, tutti andiamo incontro a problemi fisici.
La felicità relativa dipende dalle circostanze esterne e quando esse cambiano anche quel tipo di felicità può facilmente crollare. Inoltre, anche se potessimo esaudire ogni nostro desiderio la felicità che si prova quando otteniamo qualcosa di nuovo è comunque momentanea. Anche l’estremo attaccamento alla ricchezza può rendere una persona povera nello spirito.
Come osservò il filosofo svizzero Carl Hilty (1833-1909): “Può essere davvero una disgrazia quando essa [la ricchezza] fa emergere l’arroganza, l’inerzia, l’ozio, l’avarizia e la grettezza”.
«Molte persone maturano e migliorano quando ricercano con costanza di raggiungere qualsiasi forma di felicità relativa come la ricchezza, lo status sociale, la salute e il successo. Attraverso una forte fede, anche noi che sosteniamo il Buddismo, che ci mette nella condizione di realizzare tutti i desideri, possiamo concretizzare i nostri obiettivi, dando così prova del potere della fede. Tuttavia, la vera felicità, la felicità indistruttibile, non si identifica con la felicità relativa, ma con quella assoluta».
Shin’ichi lo sottolineò con una convinzione che non lasciava spazio ai dubbi: «La felicità assoluta non è semplicemente un’estensione o un accrescimento della felicità relativa. All’apparenza si può essere abbastanza sfortunati, in termini di felicità relativa, ma si può godere di fatto di una felicità assoluta, radicata nel nostro essere. Ne è un esempio lo stato vitale di Nichiren Daishonin, quando dichiarò: “Provo una gioia senza limiti” (RSND, 1, 342).
«La felicità assoluta non è sottoposta alle circostanze esterne, che sono tra l’altro in costante evoluzione; si tratta piuttosto di un senso di appagamento e soddisfazione nella profondità della nostra vita, che emerge quando ci muoviamo per adempiere alla missione che ci siamo liberamente scelti. Qui il punto cruciale è che la nostra missione deve essere in accordo con la Legge eterna e immutabile che permea l’intero universo. In definitiva, il modo per costruire la felicità assoluta è risvegliarsi alla propria missione per kosen-rufu e dedicare la propria vita al grande voto».
Quando dedichiamo la vita a kosen-rufu, l’immenso stato vitale dei Bodhisattva della Terra e del Budda sgorga da dentro di noi. Così, anche se ci troviamo in esilio o in prigione, oppure stiamo affrontando una malattia, nessuna di queste circostanze potrà angosciarci e saremo in grado di godere di uno stato vitale di gioia e appagamento sconfinati. Questa è la felicità assoluta.
I membri che si sforzano seriamente nella fede e nella pratica hanno avuto solo un assaggio di quella che è la felicità assoluta. Quando condividono le loro esperienze con gli altri, ardono della stessa passione dei Bodhi­sattva della Terra, sperimentando di conseguenza uno stato vitale di gioia, forza e soddisfazione, anche se in quel momento possono essere poveri o malati. Quando incontrano persone che non desiderano conoscere il Buddismo, disdegnano la Soka Gakkai o ne disprezzano i membri, percepiscono la desolazione interiore di tali individui, che magari abitano anche in splendide ville, e provano il desiderio sincero di mostrare loro il percorso della vera felicità. Questo è il grande cammino che porta alla felicità assoluta.

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Giorno dopo giorno, senza mai perdere un istante, Shin’ichi leggeva il Gosho e rifletteva a lungo sulle parole del Daishonin. Alle varie riu­nioni a cui partecipava, incoraggiava i membri citando anche frasi degli scritti del Daishonin.
Non può accadere niente di positivo se si impartiscono ordini senza poi agire in prima persona e attingendo alla sua fede Shin’ichi si sforzò di sollevare un’ondata di entusiasmo attraverso lo studio della filosofia buddista.

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