Per quanto ci si impegni a dare il massimo, è basandosi sulla legge fondamentale della vita che gli sforzi daranno sicuri risultati. Inutile nascondersi dietro alle parole, inutile incolpare gli altri. Attivare Nam-myoho-renge-kyo nella propria esistenza significa percorrere la strada del cambiamento
Il Nuovo Rinascimento continua la pubblicazione del secondo capitolo del volume 26, iniziata nel numero 517 del primo agosto. Il testo integrale è disponibile anche su www.ilvolocontinuo.it
Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto
Da quando era entrato nella Soka Gakkai, Shin’ichi Yamamoto osservava il comportamento di molti responsabili anziani nella fede. Alle riunioni essi pronunciavano grandi dichiarazioni dai toni pretenziosi, ma fuori di lì facevano un consumo smodato di alcool o un uso sconsiderato del denaro e conducevano una vita disordinata. Altri responsabili avevano un atteggiamento oppressivo e creavano problemi a molti membri giovani nella fede. E altri ancora erano bravi a dare ordini agli altri, senza partecipare alle attività basilari.
Era proprio questo il motivo per cui Shin’ichi aveva promesso in cuor suo di trasformare la Soka Gakkai in un’organizzazione di cui lui e chiunque altro potessero essere orgogliosi, in modo da poter affermare: «Questa è la vera Soka Gakkai».
Se prendiamo come esempio per giustificare un nostro allontanamento dalla fede un responsabile anziano inaffidabile, siamo noi che alla fine ne usciremo sconfitti e soffriremo di più. Il fatto che le azioni di qualcun altro siano sbagliate non giustifica una reazione di questo tipo. Nel Buddismo di Nichiren Daishonin l’azione corretta è mantenere la fede qualunque cosa accada. In questo modo saremo in grado di realizzare la nostra rivoluzione umana, trasformare il nostro karma e costruire una condizione vitale di felicità.
Nichiren Daishonin scrive: «Sia che venga tentato dal bene o venga minacciato dal male, chi lascia il Sutra del Loto si condanna [a uno stato vitale di] inferno» (L’apertura degli occhi, RSND, 1, 254). L’ideale, naturalmente, sarebbe che tutti i responsabili della Soka Gakkai avessero una fede forte, un carattere straordinario e godessero di fiducia e rispetto nella società. La realtà invece è che molti responsabili stanno lottando con tutte le forze per diventare persone di questo tipo.
Quindi, anche se di tanto in tanto ci possono essere conflitti e differenze di opinione nell’organizzazione, è importante accettarsi l’un l’altro con un cuore aperto e forte, impegnandosi nel creare unità e avanzare verso la realizzazione di kosen-rufu. Questo è anche il sentiero per lo sviluppo e la crescita personali.
Il luogo della pratica buddista nell’Ultimo giorno della Legge è in mezzo alle altre persone, al centro della società con tutti i suoi problemi e tumulti. Senza lasciarci influenzare da ciò che fanno gli altri, continuiamo ad abbracciare lo spirito del maestro, mantenendo la fede nell’insegnamento corretto e impegnandoci nelle attività della Soka Gakkai, con l’obiettivo di raggiungere la Buddità in questa esistenza e realizzare la nostra rivoluzione umana.
Nel Sutra del Nirvana troviamo la parabola del ragazzo delle Montagne Nevose. Mentre si dedicava alla pratica del bodhisattva, un demone affamato gli apparve dinanzi e recitò per lui solo la metà di un verso buddista. Il ragazzo delle Montagne Nevose sentì il profondo desiderio di ascoltare il resto del verso e promise al demone di offrirgli il suo corpo se glielo avesse insegnato. Dopo che il demone ebbe recitato la seconda parte del verso, il ragazzo salì su un albero e si gettò nelle fauci del demone. In quel momento il demone assunse la sua vera forma, quella del dio Shakra, e lo accolse tra le sue braccia, lodando la sua devozione altruistica al Buddismo e predicendo che in futuro avrebbe conseguito la Buddità. In questa storia non bisogna tralasciare il fatto che il ragazzo delle Montagne Nevose pensava di donare il proprio corpo a un demone.
È una lezione sul fatto che mentre approfondiamo la Legge con spirito di ricerca, non dovremmo lasciarci influenzare dalla condizione sociale o dal carattere di un’altra persona. Anche se colui che offre l’insegnamento fosse un demone o altro, il sentiero per l’ottenimento della Buddità si trova nel ricercare la Legge con tutti se stessi e nel perseverare, senza lasciarsi sviare da nulla.
Un altro aneddoto buddista, che appare nel Trattato sulla grande perfezione della saggezza di Nagarjuna, racconta la parabola del brahmano che mendica gli occhi. In un’esistenza passata Shariputra, uno dei discepoli di Shakyamuni noto per essere primo nella saggezza, stava praticando la via del bodhisattva impegnandosi nell’offerta dell’elemosina, quando un brahmano apparve e gli chiese uno dei suoi occhi. Shariputra rispose strappandosi un occhio e offrendoglielo, ma questi, invece di ringraziarlo, dopo averlo annusato dichiarò che l’occhio puzzava, vi sputò sopra, lo gettò a terra e infine lo schiacciò. Shariputra ne fu sconvolto. Pensò che «persone del genere sono difficili da salvare!» e alla fine abbandonò la pratica del bodhisattva.
Gli esseri umani si impegnano e si sentono incoraggiati a lavorare ancora di più solo quando ricevono riconoscimenti o sono lodati per le loro azioni dalle persone che li circondano. È compito di un responsabile mettere in luce, lodare e incoraggiare coloro che si stanno impegnando con serietà e coraggio. Tuttavia, anche se non veniamo lodati o adeguatamente apprezzati, è importante non provare rancore verso i responsabili e gli altri membri, o perdere l’entusiasmo, poiché questo cancella benefici e fortuna e ci porta a interrompere la nostra crescita.
La pratica buddista, in altri termini, è una battaglia contro “l’unico male interiore”, la nostra oscurità fondamentale. Le funzioni demoniache utilizzano ogni mezzo possibile per minare l’entusiasmo e distruggere la fede di una persona che si impegna con coraggio nella pratica buddista. Ci possono anche essere momenti in cui una persona si chiede: «Perché solo io devo soffrire così tanto?»; ma niente rimane invisibile davanti al Gohonzon. Alla luce della legge di causa ed effetto, maggiore è lo sforzo che si compie per la Legge mistica, maggiore sarà la buona fortuna che si accumulerà nella propria esistenza.
Con il nuovo sistema basato sui capitoli, l’unico elemento che poteva ostacolare il progresso nella seconda fase di kosen-rufu era l’invidia e la gelosia tra i compagni di fede. Ecco perché Shin’ichi desiderava individuare le cause profonde ed eliminarle alla radice.
Egli continuò: «Per quanto insistiamo a parlare dell’insegnamento corretto e delle dottrine del Buddismo di Nichiren, se proviamo gelosia gli uni verso gli altri, se ci calunniamo e odiamo l’un l’altro, stiamo tradendo nel cuore lo spirito del Daishonin. Questa è una grave offesa. Vi prego di non dimenticare mai questo punto.
«Gli esseri umani sono creature emotive. Ci saranno inevitabilmente momenti in cui dovremo svolgere delle attività insieme a qualcuno che potrebbe non piacerci o con cui potremmo non andare d’accordo. In questi casi bisogna recitare Daimoku seriamente per diventare capaci di creare unità, instaurare un buon legame e rispettare quella persona. Nel farlo riuscirete a trasformare la vostra stessa condizione vitale. Se noi cambiamo, allora riusciremo a creare unità con chiunque. La cosa più importante è avere relazioni armoniose. Questa è la chiave dell’amicizia e dell’intesa tra compagni di fede. Di conseguenza si proverà la gioia della fede e la vittoria nella vita».
I responsabili di prefettura, riuniti al Centro culturale di Ehime, ascoltavano Shin’ichi con molta attenzione e con espressioni serie.
«Su un piano diverso – continuò Shin’ichi – la vita può essere descritta come una lotta con il proprio karma. Molte persone si lamentano del proprio karma, lasciano che prenda il controllo su di loro e alla fine si arrendono a esso. Ma finché avremo fede nel Buddismo di Nichiren Daishonin, non esisterà karma che non riusciremo a trasformare.
«Un’auto non si muove se non accendete il motore. Ma una volta che lo accendete, potete girare a destra o a sinistra, in base ai vostri desideri. Allo stesso modo, mettendo in funzione il motore della fede, potete superare le montagne di problemi e avversità, trasformare tutte le offese passate e il karma stesso, e infine avanzare con gioia lungo il sentiero della vita che avete scelto. Lottiamo! Vinciamo! Creiamo tutti insieme una storia vittoriosa nella nostra esistenza!». Shin’ichi parlò come se si stesse rivolgendo ai nuovi responsabili di capitolo.
La sera del 18 gennaio – il terzo giorno in cui Shin’ichi era nella prefettura di Ehime – l’evento principale fu la riunione commemorativa che celebrò il diciottesimo anniversario della fondazione del capitolo Matsuyama.
Quel giorno, dopo le 12, Shin’ichi si recò in un supermercato a Matsuyama con il responsabile della regione di Shikoku, Seitaro Kumegawa, e alcune responsabili della Divisione donne della prefettura di Ehime. Visitare un supermercato può aiutare a capire la vita delle persone del luogo. Osservando quali sono i prodotti più venduti si possono conoscere i gusti della popolazione in quella regione e comprendere l’andamento dell’economia locale. Shin’ichi, mettendo a paragone i prezzi di quella regione con i prezzi di un qualunque altro luogo, desiderava anche capire quanto costasse in generale vivere a Matsuyama.
Quando Shin’ichi scese dall’auto e si avviò verso il supermercato, vide una donna anziana che vendeva shiokara (seppie fermentate) e alghe kombu su una bancarella vicina all’ingresso del supermercato. Essendo pieno inverno, la donna sembrava soffrire per il freddo, nonostante avesse una sciarpa avvolta intorno alla gola e un’altra sulla testa e intorno alle guance. Shin’ichi si diresse verso la bancarella della donna.
«Deve sentire freddo!», le disse.
Lei rivolse a Shin’ichi uno sguardo sorpreso.
«Vorrei acquistare alcune cose da lei», aggiunse poi scegliendo diversi prodotti.
L’anziana sorrise con occhi scintillanti. Shin’ichi la ringraziò. Quando lei gli rivolse un inchino, le disse: «Non prenda il raffreddore! La prego di prendersi cura di sé e di rimanere in buona salute!». Poi entrò nel supermercato.
Ogni volta che scambiamo parole amichevoli con qualcuno, anche se si tratta di un estraneo, riusciamo ad accorciare la distanza tra i nostri cuori. Quando Shin’ichi vedeva qualcuno tremare per il freddo mentre lavorava, per lui era naturale rivolgere a quella persona qualche parola gentile, che fosse o meno un membro della Soka Gakkai. Ogni volta che incontrava qualcuno che era nel pieno della lotta, dalle labbra gli uscivano parole spontanee di incoraggiamento.
L’umanesimo non è un modo speciale di vivere, ma il semplice atto di immedesimarsi nei sentimenti degli altri, incoraggiare coloro che si stanno impegnando duramente o stanno soffrendo e condividere le gioie con coloro che sono felici. L’umanesimo si trova dentro il cuore degli esseri umani.
Dopo il supermercato, Shin’ichi si recò direttamente verso la periferia di Matsuyama, a Doi-machi, per far visita a Naokazu Hanyu, che era stato il primo responsabile dell’area di Matsuyama.
In qualità di responsabili, Naokazu e sua moglie Misako avevano svolto un ruolo centrale per il movimento di kosen-rufu a Matsuyama, facendo crescere numerose persone di valore. Gestivano in città un’attività familiare di successo dove vendevano tessuti per kimono e godevano di ampia fiducia nella comunità locale. La loro casa a Doi-machi, un grande edificio in stile giapponese che ricordava un castello, veniva utilizzata per molte attività della Soka Gakkai. Shin’ichi volle andare a far visita ai coniugi Hanyu per esprimere il proprio apprezzamento e lodarli per la dedizione e il continuo impegno.
Naokazu era un uomo di cinquantotto anni dal fisico corpulento e le sopracciglia severe. Il suo aspetto rifletteva una personalità forte e affidabile. Al termine della Seconda guerra mondiale si trovava in Manciuria (Cina nordorientale): dopo essere riuscito a fatica a tornare incolume in Giappone, aprì dal niente un negozio di stoffe.
Lavorava dalle sei del mattino alle dieci di sera. Qualche volta usciva in bicicletta per cercare di vendere la merce. Lavorava davvero con impegno, con la convinzione che determinazione e sforzo fossero tutto ciò che contava. Egli cercava sempre la perfezione in ogni cosa. Quando le scarpe non erano perfettamente allineate nell’atrio, o se trovava la polvere sul pavimento di casa, rivolgeva grida rabbiose ai familiari. Di conseguenza la moglie Misako e i tre figli temevano di farlo agitare ed erano costretti a vivere sempre con i nervi tesi. Sicuramente non era una casa piena di allegria.
Nel 1962 Misako sentì parlare per la prima volta del Buddismo di Nichiren da sua sorella. Quando espresse il desiderio di entrare nella Soka Gakkai, Naokazu le disse: «La religione è per i deboli. La religione è l’oppio dei popoli. Sono io che procuro il cibo sulla tavola, giusto? Se vuoi venerare qualcosa, venera me!».
Tuttavia Misako insistette per poter praticare il Buddismo. Prima di allora non aveva mai insistito su niente, e Naokazu alla fine cedette alle sue preghiere sincere. Il modo più efficace per convincere gli altri è dimostrare la serietà del nostro impegno. Le parole sincere hanno il potere di frantumare anche una roccia. Anche Naokazu decise di entrare a far parte della Soka Gakkai, volendo scoprire di persona cosa attraesse la moglie.
Anche se Naokazu si era unito alla Soka Gakkai, non faceva quasi mai Gongyo. Diversi mesi dopo la sua adesione, un giorno d’inverno, stava guidando tra le montagne sotto una neve leggera per andare a riscuotere delle fatture. Era una strada di montagna stretta, perciò era necessario fare molta attenzione alle auto provenienti dalla direzione opposta. Avendo fretta, Naokazu premette sull’acceleratore. Proprio in quel momento un grande pullman apparve oltre la curva di fronte a lui. Naokazu schiacciò subito sul freno, ma l’auto si girò di traverso e iniziò a scivolare sulla strada gelata. Non riusciva a fermare la macchina e oltre il ciglio della strada c’era un profondo burrone.
«Nam-myoho-renge-kyo!», gridò d’istinto. Pensò che sarebbe precipitato oltre quel ciglio e serrò le mani al volante. Incredibilmente l’auto si fermò proprio al limite, a poca distanza dal ciglio del dirupo. Era intontito per lo spavento e non riusciva a muovere nessuna parte del corpo, ma dopo alcuni momenti, ancora terrorizzato, aprì la portiera con attenzione e si gettò rotolando per terra.
«Sono salvo! Il Daimoku mi ha protetto… Ho sempre vissuto pensando che l’unica cosa in cui potevo credere ero io, ma in quel momento non avevo nessun mezzo… non potevo fare niente».
Questo evento imprevisto rese Naokazu profondamente consapevole che c’erano cose nella vita che non si potevano controllare con la semplice determinazione e lo sforzo personale.
Per vedere veramente l’effetto benefico della propria determinazione e del proprio impegno, è necessario conoscere il sentiero corretto nella vita. Un numero infinito di persone è infelice pur impegnandosi di continuo alla ricerca della felicità. Solo quando ci basiamo sulla Legge fondamentale della vita, quella determinazione e quell’impegno produrranno risultati.
«Ho recitato Nam-myoho-renge-kyo e mi sono salvato. Forse è una coincidenza, ma questo fatto non può essere liquidato con leggerezza», pensò Naokazu. Anche se nutriva ancora dei dubbi, decise di applicarsi con maggiore serietà alla pratica buddista. Avendo un carattere per natura ostinato e tenace, recitò Daimoku con serietà e si impegnò con dedizione nelle attività della Gakkai.
Poco tempo dopo Naokazu trasformò il negozio di stoffe in un’attività dedita esclusivamente ai tessuti per kimono. Si impegnò giorno dopo giorno sia nel lavoro che nella pratica buddista. La sua attività commerciale cominciò a prosperare in modo costante ed egli poté vedere come i risultati dei suoi sforzi nella recitazione del Daimoku e nella propagazione del Buddismo si stavano manifestando nei suoi affari.