La storia dell’umanità è sempre stata raccontata al maschile. È tempo di cominciare a raccontare la “storia delle donne” che, spiega Daisaku Ikeda, con i loro sforzi tenaci dietro le quinte «sono la sorgente del potere che consente a qualunque gruppo o società di sopravvivere»
Grazie a tutte le donne per i loro incessanti sforzi quotidiani.
Una volta, mentre discutevo di letteratura internazionale con Toda, citai un brano della Divina commedia di Dante Alighieri (1265-1321): «Pensa che questo dì mai non raggiorna!» (cioè non ritornerà un’altra volta, n.d.r.) (Purgatorio, XII, 84). «Ah, com’è vero, Daisaku!», disse Toda sorridendo con calore. Non scorderò mai il volto gentile e pieno di compassione del mio maestro. L’11 febbraio ricorre l’anniversario della sua nascita e sono felice di celebrare questo importante momento assieme a voi, nobili responsabili della Divisione donne giapponesi e guide del movimento di kosen-rufu provenienti da tutto il mondo.
Desidero leggere alcune perle di saggezza di vari pensatori.
Cominciamo con Xie Bingxin (1900-99, conosciuta con lo pseudonimo di Bing Xin), una grande letterata cinese con la quale io e mia moglie stringemmo una solida amicizia. Ella scrisse: «Non so proprio che mondo sarebbe se non ci fossero donne! […] Senza donne il mondo perderebbe il cinquanta per cento della sua verità, il sessanta per cento della sua bontà e il settanta per cento della sua bellezza». Che cosa sarebbe della Soka Gakkai se non ci fossero donne? Dobbiamo valorizzarle più di quanto non sia mai stato fatto prima d’ora. Spero che voi, donne del nostro movimento, coltiviate il senso profondo della vostra nobile missione. Non restate indietro, non esitate. Affermate ciò che è giusto con voce forte e chiara.
L’attivista sociale americana ed ex first lady Eleanor Roosevelt (1884-1962) disse: «Apprezzo una bella lotta e non potrei mai, a qualunque età, accontentarmi di stare in un angolo del focolare e limitarmi a guardare». Sono parole che hanno molto in comune con lo spirito della Gakkai. Lottare per qualcosa significa essere vivi. La sfida è già vittoria e fonte di felicità.
La poetessa brasiliana Cora Coralina (1889-1985) scrisse: «Il termine lotta incoraggia il debole e risveglia il forte». Tutto parte da uno spirito combattivo. È importante continuare a sforzarsi. La stagnazione è rovina, il progredire è vita. Il continuare ad avanzare prova che siamo vivi.
La signora Roosevelt inoltre affermò: «È curioso, spesso le persone che rifiutano di assumersi le responsabilità sono inclini a criticare ferocemente chi lo fa». I pigri e i disimpegnati sono sempre i critici più aspri di coloro che si fanno carico di pesanti responsabilità. Tuttavia non dovremmo prestare attenzione a critiche così sciocche, ma dovremmo continuare ad avanzare con coraggio. La vittoria appartiene a chi persevera.
La vera forza è quella interiore
La Grande Anima dell’India, il Mahatma Gandhi (1869-1948), dichiarò: «Se qualcuno dicesse che la donna è debole, gli direi che nessuna donna al mondo è debole. Sono tutte forti. Tutte quelle che hanno una salda fede nella loro religione sono forti, non deboli». La forza viene da dentro, è determinata dalla fermezza delle nostre convinzioni. È davvero forte chi è forte di spirito. Ecco perché le donne e le giovani donne che hanno fede nella Legge mistica – l’eterna, onnicomprensiva Legge dell’universo – sono le più forti di tutte. Non saranno mai sconfitte dal karma, né da qualunque genere di avversità. Sono certe di vincere e di superare qualunque sfida o difficoltà. Raggiungeranno senza alcun dubbio un meraviglioso stato vitale di vittoria che conquisterà vasta ammirazione.
Gandhi disse anche: «Sapere che una donna è più di un uomo, è di per sé vera educazione». È davvero un’osservazione illuminante e sono molti anni che m’impegno a fondo per indirizzare il mondo in questa direzione. Solo perché qualcuno si è laureato presso una scuola prestigiosa non significa necessariamente che sia beneducato. Qualcuno potrebbe avere importanti credenziali accademiche e un’elevata posizione sociale, ma se discrimina le donne e le tratta con arroganza, è in realtà maleducato e ignorante. Rispettare le donne con tutto il cuore è il tratto distintivo di una persona educata e colta.
Alcuni sostengono che le donne sono oneste e sincere, mentre gli uomini possono essere disonesti e distruttivi. Le organizzazioni che danno la precedenza agli uomini e non danno valore o non rispettano le donne sono condannate a fallire. La visione tradizionale di un “gentiluomo” è quella di un uomo disposto a dare la vita per proteggere e sostenere le donne. I paesi e le società in cui prevale questo atteggiamento prospereranno. Siamo davvero entrati nell’epoca delle donne.
I responsabili esistono per sostenere i membri
Toda soleva dire: «Solo una persona veramente onesta e sincera riesce a perseverare nella pratica del Buddismo di Nichiren Daishonin. I membri della Soka Gakkai sono così, perciò dobbiamo apprezzarli». Toda ci insegnò che chi si sforza assiduamente nella fede e nella pratica dovrebbe essere rispettato e stimato come un inviato del Budda. Per questo faccio di tutto per lodare ed esprimere il mio apprezzamento ai nostri preziosi membri che sono uguali ai Budda. È necessario che i responsabili abbiano a cuore i membri della Gakkai persino più dei loro stessi genitori; è imperdonabile che li guardino dall’alto in basso, con aria di superiorità. I responsabili non devono mai cercare di dominare i membri, il loro ruolo è di sostenerli e aiutarli a crescere.
«Il primo passo – dichiarò Toda in un’altra occasione – consiste sempre nel conquistare il sostegno delle donne. Nessuna filosofia, nessuna fede può mettere salde radici nella vita quotidiana senza procedere in questo modo. Perfino l’ideale di democrazia può essere saldamente assicurato solo con un alto livello di consapevolezza da parte di donne illuminate». Toda nutriva il massimo rispetto per le donne. Kosen-rufu non esiste separato dalla realtà. Il movimento di kosen-rufu che stiamo portando avanti implica la trasformazione del nostro karma, la creazione di un’oasi di felicità nella nostra famiglia e nella nostra comunità, e la conduzione della società in una direzione più positiva. Le donne si stanno impegnando con ancor più energia per espandere il nostro movimento di Soka, stanno diffondendo ovunque la luce della comprensione e della fiducia e Toda ne sarebbe felicissimo, ne sono certo.
Nichiren Daishonin scrisse: «Così i meriti che Nichiren [il discepolo] ha acquistato propagando il Sutra del Loto ritorneranno sicuramente a Dozen-bo [Il maestro]» (SND, 4, 33). Promuovere la causa di kosen-rufu è il modo supremo di manifestare la gratitudine verso il proprio maestro. Con questo spirito ho lottato con tutto me stesso per Toda e kosen-rufu. La grande lotta per espandere il numero dei membri della nostra organizzazione che lanciai nel capitolo Kamata (nel 1952) – il punto di partenza della nostra campagna annuale di febbraio – cominciò dalla mia forte decisione, come discepolo, di realizzare concretamente il voto di Toda, lo scopo di raggiungere le settecentocinquantamila famiglie.
Nella sua commedia Come vi piace (atto secondo, scena VII), William Shakespeare (1564-1616) scrisse: «Soffia pur, vento invernale, / tu non fai certo più male / dell’umana ingratitudine». L’ingratitudine è più fredda del vento invernale, dice il bardo. Mostrare gratitudine è il comportamento umano appropriato. Lo spirito di gratitudine è più caldo e più brillante del sole primaverile.
Fiori di speranza
Il Comitato per la pace delle donne della Soka Gakkai sta sponsorizzando dei forum sulla cultura di pace che stanno riscuotendo grande interesse in tutto il Giappone. Molti partecipanti sono stati toccati dalle esperienze che i membri hanno raccontato in queste riunioni, esperienze su come hanno trionfato sulle avversità dell’inverno della vita, basandosi sulla fede per far sbocciare i fiori della speranza nelle loro famiglie, nella comunità e nella società in genere. Gli ospiti ai forum hanno reagito in modo positivo, parlando molto bene delle belle persone che hanno trovato nella Gakkai ed esprimendo il desiderio di emulare la forza e il coraggio con cui affrontano la vita.
A uno di questi forum tenuto nella città di Kisarazu, nella prefettura di Chiba, ha partecipato in veste di relatore il professor Ako Kato dell’Università di Seiwa, un esperto di letteratura cinese. «Nel partecipare al forum odierno – ha detto Kato – sono rimasto colpito dal modo in cui le donne della Soka Gakkai non cercano solo la felicità per se stesse, ma danno un contributo attivo alla comunità. Molte donne oggi sembrano pessimiste e depresse, invece i volti delle donne della Soka Gakkai sono allegri e luminosi. Le trovo tutte belle… Cerco sempre di imprimere nei miei studenti l’importanza del credere in qualche cosa. La filosofia Soka mi ha davvero toccato, e trovo che abbia molto in comune con il Confucianesimo».
Costruire una società umana
Elise Boulding, pioniera del movimento pacifista americano con la quale ho pubblicato un dialogo, apprezza e nutre molte aspettative per le attività in favore della pace svolte dalle nostre donne. «Il potere delle donne è quello che aiuta a muovere il mondo», ha osservato, aggiungendo d’essere certa che sempre più donne si risveglieranno al proprio ruolo di costruttrici di una cultura di pace. Nel nostro dialogo parla dell’importanza di guardare la storia dell’umanità da una prospettiva femminile: «Dobbiamo raccontare la storia delle donne. Quando gli uomini vanno in guerra, le donne e i bambini vengono lasciati a casa. La storia europea mostra che gli ospedali nacquero dalle donne come modo di organizzare la cura dei bambini e dei feriti. Le donne crearono istituzioni e scuole perché avevano il tempo di insegnare ai loro figli». Le donne hanno dato contributi incommensurabili per creare una società pacifica e umana.
Abbiamo anche parlato del ruolo giocato dalle donne e dalla loro saggezza nella Confederazione Irochesi, una formazione politica che esisteva ben prima della fondazione degli Stati Uniti tra i nativi americani che vivono nella parte nord orientale dell’America. La Confederazione Irochesi, costituita da diverse nazioni di nativi americani unite da una costituzione nota come Grande legge della pace, sviluppò una società estremamente democratica e pacifica. Si dice che più tardi abbia esercitato un’influenza anche sulla visione contemporanea dei diritti umani e sulla Carta delle Nazioni Unite.
Era tradizione irochese considerare l’impatto di ogni decisione sulle successive sette generazioni. Il sistema di governo democratico Iroquois era il compimento della saggezza tradizionale forgiata nella ricerca di una prosperità e una pace durature. Nella prassi politica irochese, le donne rivestivano un ruolo importante. Per esempio, era responsabilità dei leader donne scegliere il capo delle rispettive nazioni. E se quel capo, una volta eletto, avesse fatto cattivo uso del suo potere, le donne mantenevano l’autorità di revocargli il mandato e sollevarlo dalla carica. Una volta che un uomo veniva allontanato dal potere, non poteva più ricoprire altre cariche pubbliche. Inoltre, nessuna guerra poteva essere dichiarata contro il volere delle donne. Le loro opinioni avevano una enorme influenza sulle decisioni politiche importanti della Confederazione Irochesi.
Ascoltare le donne
Eleanor Roosevelt ebbe un ruolo centrale nella stesura della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite. Ella osservò: «Se le donne comprendessero davvero le questioni, probabilmente parlerebbero in modo più efficace ai loro vicini di quanto non potrebbe fare qualunque uomo». Disse inoltre: «La maggior parte delle donne, […] credo, converrebbe che andare incontro alle necessità altrui non è un gran onere; è quel che rende la vita degna di essere vissuta. È forse la soddisfazione più profonda che una donna possa avere». E ancora: «Le donne oggigiorno sembrano capaci di adattarsi alle condizioni e alle idee di un mondo che cambia con maggior facilità degli uomini». Non potrei essere più d’accordo. Le donne e le madri sono la sorgente del potere che consente a qualunque gruppo o società di sopravvivere. Solo ascoltando e dando importanza alle opinioni delle donne e alle voci delle madri si possono conseguire vittoria e prosperità. Vorrei dare il via a ulteriori riforme all’interno della Gakkai, a tutti i livelli, per assicurare alle donne pari opportunità di esprimere le loro opinioni liberamente e compiutamente.
Le donne e le giovani donne operano per kosen-rufu con più impegno di chiunque altro. Non dovete restare in silenzio quando i responsabili uomini danno per scontato i vostri contributi e li sminuiscono. Spero che tutte voi, sagge donne della Soka Gakkai, facciate notare fermamente gli errori di simili individui.
La scrittrice francese George Sand (1804-76) scrisse: «Richiamare l’attenzione su un male equivale a combatterlo». Vi prego di non ignorare il male o l’ingiustizia quando la vedete. Una simile inazione vi rende complici di queste malefatte, lo insegnava anche Makiguchi. La poetessa brasiliana Cora Coralina scrisse: «Spargete semi con ottimismo, / spargete semi con idealismo, / spargete semi vibranti di pace e giustizia».
Vi prego di piantare uno dopo l’altro i semi della Legge mistica; le vostre voci briose, colme di giustizia, coraggio e compassione sono già semi supremi di pace, felicità e speranza. Conto su di voi affinché affrontiate cattiverie, malefatte e ingiustizie con saggezza, intuito e severità e apriate una strada chiara e inequivocabile alla verità e alla giustizia, per il futuro.
Il Buddismo della semina
Nel Gosho Il Sutra del Loto porta all’Illuminazione coloro che per la prima volta aspirano alla Strada, una lettera indirizzata alla monaca laica Myoho, che mantenne una solida fede per tutta la vita, il Daishonin afferma: «Dobbiamo in ogni modo insistere a insegnare il Sutra del Loto affinché possano ascoltarlo: quelli che prendono fede otterranno la Buddità, quelli che lo insultano stabiliscono la “relazione del tamburo letale” e otterranno egualmente la Buddità. Comunque sia, il seme della Buddità non esiste al di fuori del Sutra del Loto» (SND, 8, 24). Afferma inoltre: «Anche se la gente non presta ascolto o dice che non corrispondono alla propria capacità, bisogna persistere a esporre i cinque ideogrammi del titolo del Sutra del Loto, perché non esiste altra strada per conseguire la Buddità» (SND, 8, 23).
Il Buddismo del Daishonin è il Buddismo della semina. Ci sono due modi di spargere i semi della Legge mistica: facendo ascoltare l’insegnamento e accompagnando le persone a risvegliare la fede nell’insegnamento. I benefici di entrambe le attività sono enormi. Anche se le persone alle quali parlate di Buddismo lo rifiutano, avete senza dubbio piantato il seme della Legge mistica, il seme della felicità, nella profondità della loro vita. Quando arriverà il momento giusto e la capacità di quelle persone sarà matura, il seme di certo germoglierà.
Permettetemi di condividere con voi le parole della imprenditrice Helena Rubinstein (1870-1965): «Credo nel duro lavoro. Tiene lontane le “rughe della mente e dello spirito”. Aiuta la donna a mantenersi giovane». Le persone che si dedicano a qualcosa con tutto il cuore sono belle. Questo è particolarmente vero per le donne che conducono una vita di valore, dedicata al Buddismo e al benessere degli altri. Le loro vite naturalmente cominciano a risplendere d’intensità e bellezza. Le attività della Gakkai sono una sorgente di giovinezza.
Lo scrittore francese Romain Rolland (1866-1944) disse: «Uno spirito giovane è affascinante». La vitalità fisica diminuisce con il tempo, ma uno spirito giovane è senza tempo. E il drammaturgo e poeta tedesco Friedrich von Schiller (1759-1805) nella sua opera su Giovanna D’Arco, La pulzella d’Orléans, scrisse: «Così certamente /come la mattina ritorna nella sua raggiante luce, / infallibilmente il giorno della verità arriverà!».
Che parole ispiratrici! Le parole che toccano davvero il cuore scaturiscono da uno spirito combattivo. Ciò che conta è avere un approccio alla vita coraggioso e positivo. Quando si sperimentano sconfitte e delusioni, frustrazioni, o malattie, le persone tendono a perdere fiducia e si fanno vincere dalla paura. Tuttavia, è proprio allora che abbiamo bisogno di fare uno sforzo cosciente per andare avanti con forza e coraggio. Quando dite a voi stesse: «La prossima volta ce la farò!» o «Migliorerò e riuscirò a farcela!», avete già vinto. Sollevate la testa, tenetela alta e continuate ad avanzare. Questa è l’essenza della fede.
Scrive il Daishonin: «Se c’è qualcuno, uomo o donna, che insegna a una persona anche una singola frase del Sutra del Loto, sappiate che egli è l’inviato del Budda» (SND, 4, 33). Una persona che trasmette la grandezza della Legge mistica e della fede a un’altra, anche brevemente, è un inviato del Budda e la sua vita sarà colma di fortuna e benefici esistenza dopo esistenza.
Nella Raccolta degli insegnamenti orali il Daishonin commenta la frase «senza il minimo timore» (SDL, 20, 357) tratta dal capitolo Il bodhisattva Mai Sprezzante del Sutra del Loto. Dice: «”Senza il minimo timore” descrive il modo in cui Nichiren e i suoi seguaci adesso pronunciano ad alta voce Nam-myoho-renge-kyo quando svolgono la pratica di shakubuku» (OTT, 156). In altri termini, l’essenza dello spirito di condividere la Legge mistica con gli altri è il coraggio. Una tale intrepida decisione interiore è all’origine di tutto: compassione, saggezza, felicità, giustizia e vittoria. Il coraggio è la spina dorsale della fede.
Trasformare il pregiudizio in rispetto
Circa settant’anni fa, Pearl S. Buck (1892-1973), la prima donna americana a vincere il premio Nobel per la letteratura, pubblicò una biografia della madre dal titolo L’esilio (The Exile: Portrait Of An American Mother). Pearl S. Buck, mentre cresceva una bambina con un grave ritardo mentale, ha scritto molte opere famose, compreso La buona terra. È famosa per il suo impegno nel promuovere la pace e per la sua franchezza contro la discriminazione, il pregiudizio e la violenza. Fu anche un ponte tra la Cina e gli Stati Uniti, insegnando inglese per un certo tempo presso l’Università di Nanchino. Uno dei suoi parenti è membro della SGI-Usa.
Pearl S. Buck nutrì profondo amore e rispetto per la madre Caroline Sydenstricker. Suo padre, Absalom Sydenstricker [Buck era il cognome del marito, n.d.t.], era un missionario cristiano. Subito dopo essersi sposati, i suoi genitori si trasferirono in Cina per condurre attività missionarie. La vita in quel paese sconosciuto fu costellata da difficoltà inimmaginabili. Dei sette figli di Caroline, tre morirono a causa di epidemie. Inoltre, a quel tempo la Cina era occupata da diverse potenze straniere, di conseguenza gli immigrati divennero i bersagli dell’odio dei cinesi e le loro vite erano spesso in pericolo.
Ma Caroline Sydenstricker era una donna d’animo nobile, non si lasciò scoraggiare dalle numerose prove che la afflissero e si sforzò con scrupolo di aiutare i cinesi. Si rese utile in molti modi: aprì un piccolo dispensario per mamme e bambini e istituì una classe per insegnare a leggere. Ascoltava con empatia le tragiche storie delle donne cinesi, diventando per loro una madre devota, una sorella e un’amica. Queste donne in cambio nutrivano per lei un grande affetto e le si raccoglievano attorno. Quello fu un periodo felice e soddisfacente della sua vita. Caroline, come scrive Buck, era certa di una cosa: «Che doveva fare il possibile per aiutare chiunque le si avvicinasse e avesse bisogno: i suoi bambini, i suoi vicini, i suoi domestici, i passanti». Ricordando la vitalità della madre, Buck dice: «Era la persona più umana che avessimo mai conosciuto e la più complessa, nella sua pronta compassione, nei suoi scoppi di ilarità».
La grande umanità di Caroline trasformò l’ostilità e il pregiudizio di chi le stava intorno in fiducia e rispetto. Per quanto difficili potessero essere le circostanze, risplendette sempre come il caldo sole della famiglia. Buck scrive: «Questa sua voce chiara ebbe sempre in sé un tono di trionfo, a dispetto della vita oscura e rumorosa che premeva su di noi». Qualunque cosa accadesse, sua madre era determinata ad affrontare ogni avversità a testa alta, e quella decisione, dice Buck, le dava «pace nel cuore e nella mente».
Caroline sorrideva sempre e aveva un piacevole senso dell’umorismo, ricorda la figlia. Nonostante le sue giornate fossero fitte di impegni, si prendeva sempre il tempo per leggere: «Non c’era niente che segretamente le piacesse di più di un buon romanzo, perché era umana nel profondo del cuore e le vicende della gente la interessavano più di qualunque altra cosa». Allo stesso tempo paragonava i giornali volgari alla spazzatura, dichiarando: «Non voglio ficcare immondizia in testa più di quanto non voglia mettere spazzatura in bocca». Grazie all’influenza della madre, afferma Pearl S. Buck, lei e i suoi fratelli e sorelle «si formarono presto un gusto per le cose migliori».
Nei suoi ultimi anni di vita, costretta a letto dalla malattia, Caroline disse: «Ricorda solo che il mio spirito non è piegato. Non ho paura […] morirò con gioia e trionfo: in un qualche modo andrò avanti». Questo era il fiero grido di vittoria di una donna onorevole la cui opera umanitaria in Cina abbracciò quattro decadi. Pur avendo superato assieme così tante difficoltà, Buck sottolinea di non aver mai visto la madre spaventata o timorosa. Alla fine de L’esilio, afferma con profonda stima: «Ma se lei giudicava di non aver fatto abbastanza nella propria vita, per noi, coloro tra i quali era vissuta, che vita fu!». Pearl S. Buck scrive inoltre: «La richiesta c’è, l’opportunità aspetta. Sta alle donne adesso guardare a se stesse e a quella porta aperta». Niente è più forte di una rete di donne illuminate.
La forza della solidarietà
La nostra cara amica Rosa Parks (1913-2005), madre del Movimento americano per i diritti civili, disse: «Dobbiamo imparare a lavorare insieme. Nessuno può lottare da solo in modo efficace per la giustizia». La solidarietà è forza. Come afferma il Daishonin: «Cento o mille persone possono senza dubbio realizzare il loro scopo se hanno un’unica mente» (Itai doshin, BS, 116, 26). Tenendo in cuore questa frase, lavoriamo mano nella mano e continuiamo ad avanzare in unità. Ho dato tutte le mie energie e i guadagni personali a sostegno della Soka Gakkai e dei suoi preziosi membri, in modo da costruire una solida base per kosen-rufu. Stiamo cominciando l’ultima fase per garantire quella base. Dobbiamo condurre una “rivoluzione della responsabilità” in modo da garantire forza e crescita durevole alla Gakkai.
Quando le persone si trovano in una posizione elevata e cessano di essere stimolati e consultati da coloro che li circondano, spesso diventano arroganti e corrotti e cercano di farsi belli agli occhi degli altri. I responsabili della Soka Gakkai devono esercitare una ferrea autodisciplina per evitare tutto questo. Qualunque cosa accada, i responsabili devono agire nell’interesse dell’organizzazione e dei suoi membri.
Se emergessero dei responsabili arroganti e interessati solo al proprio tornaconto, è vitale che lo diciate con franchezza e li correggiate. E i responsabili devono incoraggiare i membri a dire quel che hanno in mente. Se i responsabili opprimono i membri della Soka Gakkai, allontanano le persone capaci. Il primo presidente della Soka Gakkai Tsunesaburo Makiguchi insisteva a dire che l’organizzazione doveva essere guidata dal basso verso l’alto. I responsabili non devono semplicemente parlare ai membri o impartire loro ordini. È vitale che i membri condividano apertamente le loro opinioni con i responsabili. Solo quando prevarrà una simile atmosfera la nostra organizzazione farà nuovi progressi.
Il coraggio di parlare
«Il silenzio non è prudenza, è codardia», ammoniva la poetessa spagnola e attivista per i diritti umani Conceptión Arenal (1820-93). Non c’è ragione di esitare. Evitare di parlare con franchezza è codardia. Niente cambierà mai in meglio a meno che non diciate quel che deve essere detto. Spero che voi leviate la vostra voce per cambiare sempre in meglio e rimproveriate a fondo qualunque responsabile corrotto. Questo è estremamente importante per stabilire una solida base per il futuro della Gakkai.
L’attivista americana per i diritti civili Virginia Durr (1903-99) dichiarò: «Mi sembra che la tolleranza del male abbia prodotto del male ancora peggiore». Ed era sua ferma convinzione continuare a lottare, a qualunque costo, contro coloro che commettono ingiustizie.
I membri della SGI sono persone piene di fiducia e buon cuore. Di conseguenza, ci sono sempre individui scaltri e ambigui pronti ad avvantaggiarsene. Vi prego di non lasciarvi mai sviare da queste persone. Non siate sciocchi e non permettete che costoro la facciano franca. È vitale essere inflessibili nella lotta contro l’ingiustizia e la corruzione, altrimenti le persone buone e oneste soffriranno. Bisogna mantenere una offensiva vigorosa contro gli individui corrotti e senza scrupoli. Questa è la più alta forma di giustizia; è il bene più grande. È anche importante agire velocemente e in modo deciso in questa lotta. Esitare aiuta solo a diffondere il male. Non trascurate i minimi segnali ammonitori. I leader devono lottare con risolutezza per preservare il regno puro della Soka Gakkai. Alcuni hanno conquistato importanza sociale grazie al sostegno della Gakkai, solo per poi essere consumati dall’ambizione e dal proprio tornaconto e rivoltarsi e tradire i loro compagni di fede. Seneca, il filosofo e oratore dell’antica Roma, disse: «L’ingratitudine è, certo, un vizio nefando, è intollerabile».
Ho passato la vita a lottare contro simili ingrati, proteggendo allo stesso tempo Toda e lavorando per trasformare in realtà tutti i suoi ideali e i suoi progetti. Così come in cielo c’è un unico sole, ho lottato negli anni con la convinzione che per me c’è un solo maestro, e quello è Toda. Ho trionfato su tutti gli ostacoli e gli avversari che hanno cercato di bloccare il cammino a kosen-rufu. Ecco perché la Gakkai ha prosperato ed è cresciuta fino a diventare l’organizzazione che è oggi.
Così come insegna il Budda
Ne Il vero aspetto di tutti i fenomeni il Daishonin scrive: «Esercitati nelle due vie della pratica e dello studio. Senza pratica e studio, non può esservi Buddismo. Devi non solo perseverare tu, ma anche insegnare agli altri. Sia la pratica che lo studio devono sorgere dalla fede» (SND, 4, 235). Avanziamo con coraggio e gioia come ci esorta a fare il Daishonin, seguendo il sentiero della fede, della pratica e dello studio e, lungo la strada, incoraggiamo la crescita di tante persone di talento. Condividere il Buddismo con gli altri è estremamente difficile. Ma anche se non si vedono risultati immediati, non c’è ragione di scoraggiarsi. Toda disse: «Permettere alle persone di liberarsi dalla sofferenza, eternamente e radicalmente, è uno sforzo straordinario che non si può compiere con motivazioni ordinarie. Nessun compito è più importante o più impegnativo». Continuiamo a impegnarci con gioia, fiducia e allegria, per coinvolgere le persone in un dialogo che allarghi la sfera della felicità, della speranza e della pace, fieri di portare avanti la più nobile e sacra opera del Budda.
In una lettera alla monaca laica Sennichi, il Daishonin scrive: «Rafforza la tua fede ora più che mai. Chiunque insegni la verità del Buddismo è destinato a incontrare l’odio di uomini, donne, preti e monache. Lascia che ti odino. Affida la tua vita agli aurei insegnamenti del Sutra del Loto, del Budda Shakyamuni, di T’ien-t’ai, di Miao-lo, di Dengyo e di Chang-an. Questo è il modo di praticare correttamente secondo gli insegnamenti del Budda» (Gli argini della fede, SND, 4, 217).
Qualunque ostacolo si incontri, non dobbiamo scoraggiarci o arretrare. Quando entriamo in sintonia con lo spirito risoluto del Daishonin, emerge dalla nostra vita un coraggio illimitato. Dobbiamo avanzare in accordo con gli scritti e con gli aurei insegnamenti del Daishonin. «Praticare correttamente secondo gli insegnamenti del Budda» è il sentiero sicuro verso la vittoria.
La primavera non può essere lontana
Qui in Giappone fa ancora molto freddo e sto recitando seriamente per la salute e la sicurezza dei membri della nostra organizzazione che vivono nelle zone bloccate dalla neve. Come dice il noto poeta inglese Shelley (1792-1822): «Se viene l’inverno, potrà la primavera essere lontana?».
Ne L’apertura degli occhi, il Daishonin scrive: «Vedendo un fiore si può predire l’arrivo della primavera» (SND, 1, 169). Nell’inverno della vita, se avanziamo con il Buddismo del sole nel cuore, il calore della primavera arriverà di certo. È famosa la frase del Daishonin: «Quelli che credono nel Sutra del Loto sono come l’inverno, che si trasforma sempre in primavera. Non ho mai visto né udito di un inverno che si sia trasformato in autunno, né ho mai sentito di alcun credente del Sutra del Loto che sia rimasto un comune mortale» (SND, 4, 209). La vita è una lotta, una lotta che dobbiamo vincere. E il Daishonin promette che il Buddismo del sole ce lo permetterà. Quando ognuno di voi fa sbocciare nella vita il fiore profumato della vittoria, la primavera della speranza arriverà.
Toda disse: «Gli ostacoli servono per metterci alla prova e allenarci, quindi sono come un istruttore di judo che scrolla i propri allievi per fortificarli. Se affrontate ogni ostacolo pronti a fronteggiarlo e decisi a vincere, riuscirete a superare le difficoltà più impegnative». Disse anche che «il Buddismo del Daishonin assicura che coloro che hanno maggiormente sofferto diventeranno le persone più felici. Spero che tutti voi mostriate una prova tangibile del fatto che l’inverno si trasforma sempre in primavera». Aggiunse poi: «Far conoscere il Buddismo agli altri individualmente, è il modo sicuro di realizzare kosen-rufu. È anche una formula che si concilia appieno con gli ideali democratici. Può sembrare la strada più faticosa, ma è la via più sicura. Ogni onda ne solleva un’altra finché diventano migliaia e decine di migliaia di onde. Ecco come si realizza kosen-rufu». Stiamo avanzando proprio come ci ha insegnato.
Infine, desidero farvi dono delle parole di Ralph Waldo Emerson (1803-82) il pensatore del Rinascimento americano che spesso ricorreva nelle mie discussioni con Toda: «Ogni giorno è il più bel giorno dell’anno».