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"Compagni dall'infinito passato, creiamo insieme il 2030" - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:32

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“Compagni dall’infinito passato, creiamo insieme il 2030”

Questo è lo slogan del terzo corso nazionale della Divisione futuro italiana, che ha avuto luogo dal 15 al 17 luglio 2016. 152 amiche e amici da ogni regione d’Italia si sono riuniti al Centro culturale di Firenze, forgiando un legame che alla luce del Buddismo è in realtà eterno

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Questo è lo slogan del terzo corso nazionale della Divisione futuro italiana, che ha avuto luogo dal 15 al 17 luglio 2016. 152 amiche e amici da ogni regione d’Italia si sono riuniti al Centro culturale di Firenze, forgiando un legame che alla luce del Buddismo è in realtà eterno

«Tre giorni possono sembrare poca cosa rispetto alla durata di una vita, ma per il Buddismo ogni istante è decisivo. Da qui nasce lo spirito di ricerca che porta alla vittoria. Qual è la fonte della felicità? È avere un grande maestro di vita come Daisaku Ikeda. Chi ha un maestro può trasformare qualsiasi sofferenza in fonte di crescita. Un discepolo che lotta insieme al maestro non perderà mai». Con queste parole i responsabili nazionali della Divisione futuro hanno accolto i partecipanti, protagonisti della nuova era. Con questa consapevolezza le stelle del futuro alzano lo sguardo verso il 2030, per costruire pace e speranza in ogni circostanza.

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Credere nel Gosho e nel maestro: il benvenuto di Tamotsu Nakajima

Per quale motivo recitiamo Daimoku? Non solo per noi stessi, le nostre famiglie, per l’Italia. È troppo limitato. Noi dobbiamo recitare Daimoku per tutto il mondo, perché tutto il mondo merita di essere felice. Questo è il desiderio del Daishonin. Cerchiamo di desiderare che tutto il mondo stia bene. Quando rompiamo il guscio del piccolo io emerge un desiderio grande come quello del Daishonin, come quello del presidente Ikeda. In questo modo il Daimoku funziona veramente. Non dovete credere a me o a qualcun altro. L’importante è credere nel Gosho e nel maestro. Ognuno deve ragionare, discutere, scambiare opinioni e ascoltare. Cerchiamo di migliorarci l’un l’altro attraverso il dialogo e l’ascolto. Non esistono imposizioni. Dobbiamo avere alla base il Gosho e il maestro e imparare a dialogare tra di noi. Siate capaci di dialogare con gli altri, allora sarete bravissimi.

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Con il cuore del re leone

Breve sintesi della lezione di Gosho tenuta da Hideaki Takahashi

Durante il corso si è studiato, non a caso, il Gosho Lettera da Sado. Quando sensei fondò la Divisione scuole superiori in Giappone nel 1964, Takahashi aveva diciassette anni e frequentava il primo anno di scuola superiore. Due anno dopo, nel 1966, sensei decise di tenere una serie di lezioni sul Gosho dedicate ai giovanissimi con il desiderio di prendersi cura personalmente della loro crescita. I ragazzi furono incoraggiati ad acquistare con i loro risparmi una copia della raccolta dei Gosho.
Da quel giorno Takahashi porta quella copia sempre con sé. Il modo in cui sensei teneva queste lezioni non era a senso unico, bensì dopo Gongyo e Daimoku, chiedeva ai partecipanti di leggere e commentare uno alla volta un passo del Gosho. Il 23 aprile del 1966 iniziò la spiegazione di Lettera da Sado dicendo: «Bene! Chi vuole leggerne un pezzo?».
All’epoca Takahashi aveva un atteggiamento passivo e timido e spesso non riusciva a prendere l’iniziativa. Ma quel giorno, con coraggio, alzò la mano. Quell’allenamento gli permise di compiere un passo avanti nella sua rivoluzione umana. Lesse una delle parti più importanti del Gosho: «Solo sconfiggendo un potente nemico si può dimostrare la propria vera forza. Quando un governante malvagio si allea con preti che sostengono insegnamenti errati, per distruggere l’insegnamento corretto e liberarsi di un uomo sapiente, chi ha un cuore di leone conseguirà sicuramente la Buddità» (RSND, 1, 267).
Il presidente Ikeda sottolineò che le parole “cuore di leonesono il punto chiave del Buddismo, il punto chiave degli insegnamenti del Daishonin e il punto chiave della Soka Gakkai. Avere un “cuore di leone” significa avere un atteggiamento attivo. Quando recitiamo, il Daimoku è sempre lo stesso ma se il nostro atteggiamento è passivo, il risultato sarà piccolo; se il nostro atteggiamento è attivo, il risultato sarà sorprendente. Il vero spirito del “cuore del re leone” è quello di alzarsi da soli.
Nel futuro sicuramente bisognerà affrontare difficoltà inaspettate, sia nella vita personale che nella Soka Gakkai. In quel momento cruciale dobbiamo attingere al “cuore del re leone” e non essere mai sconfitti. Ci saranno momenti in cui i compagni di fede, gli amici, si allontaneranno, vi sentirete quasi abbandonati. Quello è il momento di mantenere alto il vessillo del Buddismo e di lottare con lo spirito di maestro e discepolo fino alla vittoria.

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La promessa di maestro e discepolo

Intervento di Jasmina Cipriani e Mirko Lugli, rispettivamente responsabile nazionale e vice responsabile nazionale della Divisione futuro

Quella dei futuro è stata la prima Divisione fondata nel 1964 da Daisaku Ikeda che ha sempre profuso enormi sforzi per lo sviluppo e la crescita dei suoi membri credendo fermamente nella missione unica e insostituibile di ciascuno di loro.
Quando la Divisione futuro è nata ufficialmente in Italia, nel 2012, c’erano 163 membri. Oggi sono 612 e tantissimi ragazzi e ragazze stanno praticando il Buddismo aspettando di raggiungere i sedici anni per poter entrare a far parte di questa meravigliosa organizzazione.
Anche se adesso può essere difficile da immaginare, nel 2030, fra quattordici anni, saremo i leader che contribuiranno alla società, ognuno nel campo che sceglierà, e il loro scopo sarà la felicità di tutte le persone. In che modo possiamo scoprire la nostra peculiare missione? Coltivando profondamente nel cuore e con le azioni il legame di maestro e discepolo.
Per comprendere questo legame è fondamentale leggere i romanzi La rivoluzione umana e La nuova rivoluzione umana, dove sensei narra la storia della Soka Gakkai e la relazione tra maestro e discepolo. Nella prefazione si legge: «Maestro e discepolo sono inseparabili. Quando nei miei viaggi intorno al mondo traccio il corso di un grande fiume di pace e felicità, in realtà non faccio altro che trasmettere lo spirito del mio maestro. […] Chiedo solo, dal profondo del cuore, l’affettuoso sostegno di tutti voi lettori».
Sensei conclude chiedendo il sostegno di tutti noi. Questo è un impegno che possiamo prendere e una promessa che possiamo fare al nostro maestro. Quando un discepolo fa una promessa, il maestro risponde sempre. Non importa quanto possa essere dura la vita, in ogni circostanza maestro e discepolo lottano sempre insieme e alla fine vincono.
Adesso è il momento in cui fare una nuova promessa e aprire una nuova fase della vita. Farlo tutti insieme, ognuno singolarmente con sensei, è la gioia più grande che ci possa essere.

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Brillare come un diamante
Laura Picotti, 19 anni, Verona

Il 20 dicembre 2015 diventai membro della Soka Gakkai. In quell’occasione recitai tantissimo Daimoku affinché mio padre, che inizialmente si era mostrato contrario alle mie scelte, mi accompagnasse alla cerimonia al Centro culturale di Thiene: è stata un’emozione unica!
Dal momento che il Buddismo ci garantisce di realizzare qualsiasi nostro desiderio, mi ero posta i seguenti obiettivi: trovare un lavoro estivo, prendere la patente, concludere l’anno scolastico con la promozione e costruire un bel rapporto con mia sorella Elena e mio padre. Il presidente Ikeda afferma: «La prima cosa è pregare. Dal momento in cui preghiamo le cose iniziano a muoversi. Più buia è la notte, più vicina è l’alba» (Giorno per giorno, esperia, 15 agosto). Decisi così di partire dalla preghiera. Iniziai a portare il curriculum in varie piscine per concretizzare il mio sogno di lavorare come bagnina. Ho deciso di affidarmi completamente alla recitazione di Nam-myoho-renge-kyo per trovare non soltanto un lavoro, ma il lavoro migliore per la mia vita. Dopo una settimana mi contattarono alcune piscine. I requisiti richiesti erano superiori ai miei poiché necessitavano di due brevetti e io ne possiedo solamente uno. Ma, determinata a realizzare una grande prova concreta, ho rilanciato recitando un Daimoku colmo di convinzione per trasformare l’impossibile in possibile. Alla fine hanno deciso di riconoscere tutti i titoli in mio possesso e di accordarmi anche uno stipendio superiore a quello inizialmente stabilito.
Dopo questo bel risultato mi sono catapultata sull’obiettivo successivo e ho ottenuto la patente al primo colpo. Ma restava un punto dolente: il rapporto con mia sorella era pressoché inesistente e questa situazione mi provocava una sofferenza insopportabile. L’anno scorso lei si è ammalata e vederla in quelle condizioni mi faceva soffrire fino a scatenarmi attacchi di panico. In quel periodo ci parlavamo solo per insultarci.
Approfondendo un principio buddista che spiega che migliorandoci come esseri umani abbiamo il potere di influenzare tutto ciò che ci circonda, ho desiderato trasformare completamente la nostra relazione. Io per prima mi sforzavo di comportarmi in maniera diversa, dolce e cordiale, riconoscendo il profondo legame che condividiamo come sorelle. Cambiando io, il nostro rapporto andava man mano migliorando. La nostra relazione adesso è molto, molto diversa da prima: sentiamo un legame fortissimo, unico. Prego sempre per la sua felicità e affinché possa realizzare la sua vita. Siccome è una velista, ho recitato tanto affinché si qualificasse per i mondiali di vela, che è il sogno nel cassetto di tutti coloro che praticano questo sport. E così è stato!
Anche il rapporto con mio papà sta cambiando. Lui è una persona molto severa e pretende molto da me, non accorgendosi degli sforzi che faccio. L’anno scorso non c’era dialogo tra noi, se si rivolgeva a me era solo per urlarmi addosso, ma ora mi racconta del suo lavoro e io delle mie giornate, e anche quando mi deve fare un rimprovero non urla quasi più e cerca di farmi comprendere dove ho sbagliato.
Da questa esperienza ho imparato che la sofferenza ci permette di crescere e che le persone che ci fanno più soffrire sono indispensabili per compiere la nostra rivoluzione umana.
Quando mi è stato proposto di partecipare al corso Futuro ho subito sentito che era un’occasione preziosa per la mia vita, ma allo stesso tempo sono stata assalita dalla paura di comunicarlo ai miei genitori, che spesso mi attaccano sul Buddismo. Incoraggiata a recitare un forte Daimoku per abbattere i miei limiti, ho affrontato mamma e papà che, con mia grande sorpresa, non solo mi hanno permesso di partecipare, ma papà si è perfino offerto di pagarmi il corso!
Il nostro maestro scrive: «La cosa importante è non arrendersi nei momenti decisivi. Affrontando le sfide cruciali a testa alta e impegnandovi al massimo guadagnerete fiducia in voi stessi, una sorgente di forza per tutta la vita. […] Le persone non diventano forti in mezzo a situazioni facili e spero che, attraverso le sfide, forgiate con orgoglio e allegria una forza interiore che brilli come un diamante» (NR, 535, 5).

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Crescere con il Daimoku
Luigi Spanu,16 anni, Oristano

Sono nato in una famiglia di praticanti e da piccolo facevo Daimoku insieme ai miei genitori, senza capirne il significato; mi portavano con loro alle riunioni e assistevo a volte controvoglia a quelle che si svolgevano a casa. Crescendo ho smesso di partecipare proprio perché non sapevo bene cosa stessi praticando.
Durante gli anni delle elementari ho avuto molte difficoltà nello svolgere i compiti, e con mia madre trascorrevamo intere serate a studiare senza ottenere miglioramenti: riuscivo a stento ad arrivare alla promozione. Il mio problema principale era la scrittura, e così in prima media feci i test per scoprire se avessi problemi di apprendimento. Emerse un disturbo specifico della grafia, e da quel momento mi fu permesso di scrivere sempre in stampatello e gli insegnanti si dimostrarono più comprensivi.
Nell’aprile 2014 mio fratello maggiore cominciò a praticare e un anno dopo, il 5 maggio, anch’io iniziai a fare Gongyo tutti i giorni. Partecipai alla mia prima riunione un po’ costretto da mia madre, però mi trovai bene e ogni giovedì andavo in un gruppo diverso insieme a mio padre. Iniziai a pormi degli obiettivi e a fare sempre più Daimoku.
Come risultato quest’anno a scuola c’è stato un grande cambiamento: i miei voti che a stento arrivavano al sei, senza fare grandi sforzi sono migliorati notevolmente, ho preso molti sette e diversi otto, vado d’accordo con tutti i miei compagni e non ho mai avuto una nota disciplinare. Nel corso dell’anno mi è stato proposto di frequentare un corso per la patente europea del computer, ma i costi erano improponibili per la mia famiglia e così ho dovuto rinunciare; ma poi ad aprile hanno avviato un progetto di informatica a scuola sulla preparazione e sviluppo di applicazioni per smartphone, proprio per il biennio; mi sono iscritto e ho potuto partecipare gratis!
Inoltre, ho avuto la possibilità di parlare del Buddismo a tutta la classe e di far recitare più volte Nam-myoho-renge-kyo a mia nonna, che non perde occasione per attaccare la mia famiglia sulla pratica.
Da gennaio sto frequentando un gruppo; all’inizio eravamo in sei di cui due giovani, ma siamo cresciuti velocemente e all’ultimo zadankai di giugno eravamo in venti con quattro ospiti, di cui due giovani donne. A maggio ho compiuto sedici anni, sono diventato membro della Soka Gakkai e il giorno stesso ho potuto fare la mia prima offerta per kosen rufu!

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Sessione di domande ?? e risposte !!

Le risposte di Asa Nakajima, Hideaki Takahashi, Anna Conti e Tamotsu Nakajima ad alcune domande dei partecipanti

Potreste raccontare un incontro con sensei?

Anna Conti: Ho iniziato a praticare nel 1982 e il presidente Ikeda era venuto in Italia l’anno precedente. Tutti trasmettevano quell’incontro con sensei e incoraggiavano a recitare Daimoku con l’obiettivo che tornasse il prima possibile. Dalla sua visita era partita un’ondata di shakubuku incredibile. Io ho iniziato subito a sentire questo forte legame con lui.
Avevamo pochissimo materiale sul quale studiare, Il Nuovo Rinascimento era nato in quello stesso anno, dunque leggevo con avidità tutto ciò che c’era a disposizione. Questo è stato il mio primo incontro con sensei, attraverso le sue guide e i racconti di chi l’aveva incontrato.
Nel 1986 ho partecipato a un corso in Giappone durante il quale lo abbiamo incontrato più volte. La cosa che mi è rimasta nel cuore è stata la sua profonda umanità e semplicità. Era chiaro che ciò che desiderava di più era la felicità di ognuno di noi. Un giorno ci chiesero di scrivere le nostre determinazioni. Io senza pensarci un secondo ho promesso di praticare tutta la vita e di seguire per sempre sensei. Questa promessa mi ha sostenuto tantissimo nei momenti più difficili.
Qualche anno dopo, durante un corso giovani della SGI, abbiamo avuto l’occasione di fare Gongyo con il presidente Ikeda e di ricevere un suo incoraggiamento. Mentre parlava sentivo il suo sguardo severo, come quello di un padre buono che mi incoraggiava a cambiare ancora di più, a lottare più forte contro la mia oscurità. Tornata da quel corso, passata l’euforia, è emersa in me una sofferenza profonda, un’inquietudine. Sentivo come se tutto ciò che avevo fatto fino ad allora fosse andato in fumo, non contasse più. Allora ho sentito che quello era il momento di fare un passo avanti, perciò ho deciso di fare tre ore di Daimoku al giorno fino a che il dolore non si sarebbe sciolto del tutto. Dopo trentacinque giorni quella sofferenza è scomparsa e non si è ripresentata mai più.
Nel ’92 e nel ’94 il presidente Ikeda è tornato in Italia. Con lui abbiamo fatto la riunione giovani italiana e il Festival mondiale dei giovani per la pace, a Milano. Durante la prima del Festival erano presenti sensei e la signora Kaneko. Alla fine dello spettacolo, entrambi ci hanno raggiunto sul palco, insieme a Roberto Baggio e a sua moglie Andreina. Sensei ha iniziato a suonare i vari strumenti divertendosi con noi. Il suo intento è sempre quello di dare gioia e creare ricordi profondi in ogni persona.
Noi possiamo incontrare sensei ogni volta che leggiamo una sua guida: nel momento in cui cerchiamo nei suoi incoraggiamenti una risposta, il nostro cuore diventa un tutt’uno con quello del maestro.

A volte i responsabili adulti tendono a escludere i giovani dalle decisioni importanti. Come possiamo cambiare questa tendenza?

Asa Nakajima: Escludere i giovani è grave. Non c’entra niente da quanto uno pratica. Questo tipo di atteggiamento è lontano dagli ideali di kosen-rufu e della Soka Gakkai. Noi facciamo attività insieme, uomini, donne, giovani uomini e giovani donne. Quando è il momento di decidere è importante recitare molto Daimoku per creare valore per i membri. Dobbiamo fare Daimoku per decidere di maturare un cuore vicino a quello di sensei. I giovani dovrebbero rispettare e ascoltare gli adulti che hanno più esperienza di loro. Gli adulti viceversa devono rispettare le opinioni e le nuove idee dei giovani. Questo rispetto è kosen-rufu. Non ci dovrebbe mai essere litigio tra le quattro Divisioni. Ogni giorno parliamo di kosen-rufu, di pace nel mondo… e poi litighiamo? Dobbiamo imparare a dialogare, parlare tranquillamente, dobbiamo risvegliare il motivo per cui facciamo attività. Dialogare non è chiacchierare, ma ascoltare le opinioni altrui con rispetto. Bisogna creare un clima gioioso, perché dove c’è gioia c’è unione.

Come possiamo far emergere lo spirito del “cuore del re leone” quando recitiamo Daimoku?

Hideaki Takahashi: Non è facile riuscirci. Penso che abbiate già sentito l’espressione “ruggito del re leone”. Quando fate Daimoku sentite di avere una voce come il ruggito del re leone? Questo non vuol dire fare Daimoku a voce alta, ma indica un atteggiamento determinato e convinto. Spesso prendiamo una decisione, ma poi non è facile mantenerla. Il punto è perseverare. Non è facile continuare e riuscire costantemente a fare sforzi. Se mi baso sulla mia pratica personale, che porto avanti da cinquantaquattro anni, posso affermare che il punto cruciale è la sincerità.
Il 16 luglio del 1966, durante il primo corso delle scuole superiori, sensei dichiarò di aver piantato in ognuno di noi, suoi giovanissimi discepoli, il seme di maestro e discepolo e che da quel momento lo sviluppo di quel seme sarebbe dipeso solo da noi. La nostra sincerità avrebbe determinato tutto.
Dieci anni fa, nel 2006, sensei mi affidò la responsabilità della SGI europea e mi incoraggiò a mettere al primo posto la sincerità e a farne il mio motto personale, così da far sviluppare il movimento di kosen-rufu in Europa. Subito ho iniziato a recitare Daimoku e a riflettere sul significato di questa guida e ho preso la decisione di recitare due ore di Daimoku ogni mattina. Non è sempre facile, questa è la mia sfida personale, il mio modo di rispondere al maestro.
Da allora ci sono stati giorni in cui non ci sono riuscito, però ho continuato a mantenere questo obiettivo. È sempre una sfida. Per me questo significa recitare Daimoku basato sullo spirito di non dualità di maestro e discepolo.
Per favore trovate il vostro modo di rispondere a sensei. Ognuno è libero di decidere, di scegliere il proprio modo.

Come posso incoraggiare gli altri se io per prima sono scoraggiata?

Tamotsu Nakajima: Conoscete la frase sulla strategia del Sutra del Loto? L’unica strategia è quella del Daimoku. Prima noi cerchiamo tanti modi per risolvere le cose e poi pensiamo al Daimoku; invece bisogna usare la strategia del Sutra del Loto prima di ogni altra.
In base alla nostra esperienza sappiamo che col Daimoku risolviamo. Ma un conto è se abbiamo un desiderio, un altro è se abbiamo preso una decisione. Io faccio Daimoku per prendere una decisione, non per risolvere. Il punto è decidere per kosen-rufu, questo crea fortuna. Se abbiamo fortuna il problema è già risolto. Se non lo risolviamo è perché non abbiamo fortuna. Nichiren lo diceva anche a Shijo Kingo: quando esauriamo la fortuna non risolviamo i problemi e neanche gli altri ci seguono. Ciò che crea la fortuna è fare shakubuku, parlare agli altri del Buddismo, così risolviamo velocemente. Certo, è difficile! Perciò facciamo Daimoku per fare shakubuku. Prima di qualsiasi cosa bisogna recitare Daimoku. Quando c’è un problema facciamo Daimoku. Quando siamo felici facciamo Daimoku. Per ogni cosa andiamo davanti al Gohonzon e facciamo Daimoku. Provate!

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La promessa fatta al maestro alla fine del corso

«Promettiamo di ereditare lo spirito del maestro attraverso lo studio di tutti i volumi della Rivoluzione umana e della Nuova rivoluzione umana. Incarnandone lo spirito e senza risparmiarci, lo trasmetteremo alle future generazioni continuando sempre a impegnarci per il benessere delle persone e dell’umanità e per migliorare il mondo»

Corso nazionale Div. futuro

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