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Come rispondere alla violenza - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:32

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Come rispondere alla violenza

Il bullismo, la violenza fisica e psicologica esercitata nelle scuole da uno o più membri di un gruppo nei confronti di un loro compagno che diventa la vittima designata è un problema difficile e delicato da risolvere, che esprime disagio e produce ulteriore disagio. Una soluzione a lunga scadenza può nascere da una maggiore consapevolezza dei diritti umani, del rispetto di sé e degli altri. Poter parlarne, essere ascoltati e non rimanere soli si rivela determinante

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In prima persona

L’esperienza ebbe inizio alcuni anni fa. Federico frequentava una scuola straordinaria dove la formazione era centrata sul gioco e la responsabilizzazione del bambino. Era un bambino vivace al limite della provocazione che però non aveva mai avuto problemi e quindi cresceva sicuro di sé e un tantino scatenato. Un giorno la maestra si sentì offesa da un suo gesto e lo mise, per punirlo, in classe con i bimbi più piccoli. La mortificazione fu grande, ma cercai di spiegargli che non doveva mancare di rispetto verso gli adulti e doveva imparare a controllare la sua esuberanza… Recitai Daimoku per il problema e decisi che Federico sarebbe divenuto un bambino di grande valore. Ci furono le dovute scuse e il rappacificamento, ma il problema si ripresentò e così al terzo incidente decisi di trovargli un’altra scuola, insieme ad altre mamme che avevano fatto la stessa scelta. Nella nuova classe Federico e i suoi due compagni trovarono un’accoglienza straordinaria: sorrisi, inviti e grande attenzione da parte di tutti. Mi sembrava di avere risolto il problema ma mi illudevo. Dopo qualche settimana l’atteggiamento sicuro di sé di Federico e la prontezza nel rispondere alle domande della maestra avevano suscitato molte antipatie. I nuovi compagni iniziano a prenderlo in giro. Uno dei vecchi compagni pur di non sentirsi isolato dalla classe si allea con i più prepotenti e l’altro, smette di impegnarsi in classe.
Federico mi costringe a comprare collezioni di figurine nella speranza di avere un oggetto di scambio con i nuovi compagni ma l’esperimento è fallimentare: gli rubano molte figurine e quando protesta lo accusano di essere un bamboccio piagnone. Prova a inserirsi nella squadra di calcio. Non è molto forte ma spera di farcela a recuperare un po’ del perduto prestigio. La situazione invece peggiora e anche il ragazzino più difficile della classe ne approfitta e lo prende come capro espiatorio del proprio disagio. Il passo per diventare la vittima del gruppo è breve; e in poco tempo il “cattivo” scopre che nel picchiare Federico si guadagna le risate della classe. Gli incidenti si moltiplicano e Federico mi scongiura di non parlare per timore che la situazione peggiori. Un giorno, al ritorno dal lavoro vengo a sapere che lo hanno portato in ospedale. Qualcuno gli è saltato a piè pari sulle caviglie. Vado a parlare con la maestra che, nel frattempo a parte l’ultimo grave incidente, non si era accorta di nulla. I ragazzi si coprivano fra loro e cercavano di colpirlo quando la maestra non poteva vederli.
Faccio molto Daimoku e cerco di parlare con gli altri genitori. Non possono credere che i loro cuccioli siano diventati un “branco”, si rifiutano di rimproverarli singolarmente, pretendono che tutta la classe vada ammonita, minimizzano…
Si convoca una riunione di classe e finalmente anche la mamma del ragazzino amico di Federico esprime il disagio del figlio e il problema viene a galla. La maestra mi promette che li osserverà con più attenzione.
Rifletto che anche Federico deve agire, il solo Daimoku non basta. Chiedo un consiglio a Tamotsu Nakajima che mi incoraggia nella fede e mi suggerisce di fargli praticare uno sport che gli dia coraggio e gli insegni a stare in gruppo. Si sceglie il judo. Impara così a rispettare e a farsi rispettare, ad acquisire sicurezza nei movimenti e nei rapporti con gli altri, riuscendo a imporsi, senza buttare per terra nessuno.
Ma si cresce e le situazioni cambiano: gli amici di ieri, nella competizione per le prime simpatie femminili, diventano rivali… e così Federico si ritrova con nuove difficoltà a inserirsi nel gruppo. Facendo il bilancio degli anni passati, mi sono accorta che lo sforzo che adesso potevo fare per aiutare mio figlio consisteva nell’aiutarlo a trovare occasioni per diventare indipendente, per esempio partecipare alle attività del gruppo “Saetta” [che riunisce i ragazzi dai 12 ai 17 anni presso il Centro culturale di Roma, n.d.r.]. In passato ero stata un po’ riluttante, mio marito è cattolico e notavo che non reagiva serenamente quando portavo Federico con me al Centro culturale. Alla fine l’idea che Federico sperimentasse un luogo di incontro e di gioco diverso dalla scuola e al tempo stesso formativo e basato su sani principi lo ha convinto. Ci siamo riconfermati che nessuno dei due avrebbe costretto il figlio a praticare la propria fede. Federico doveva crescere in armonia e libero di scegliere. Subito dopo la prima riunione e 45 minuti di Daimoku Federico toccava il cielo con un dito: il caro amico che lo snobbava da mesi, lo chiama e gli fa visita, e a scuola comincia ad andare meglio. Nel tempo ho appreso ad aiutare Federico senza essere invadente e lui ha iniziato a sperimentare le sfide e l’impegno nella fede, e a mietere le prime messi degli infiniti benefici della pratica buddista.

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Video

Togliamoci la maschera

Promeco, Ferrara

Togliamoci la maschera è un video didattico che in 50 minuti propone un’istantanea sul bullismo nella scuola media superiore, attraverso interviste con studenti e insegnanti in cui sui alternano sezioni di commento realizzate da un attore teatrale, con l’uso di maschere. Il video è inserito tra gli strumenti di intervento proposti dal progetto europeo Novas Res (NO Violenza A Scuola-Rete Europea di Scambi).
Strutturato per segmenti tematici, il video proposto, può essere proiettato da operatori e insegnanti in momenti di sensibilizzazione e formazione degli adulti, o per avviare percorsi di prevenzione o di intervento in classe o in altre strutture educative. La proiezione può essere integrata con discussioni collettive, attività cooperative, drammatizzazioni, e così via. Riflettere sulle motivazioni, sui sentimenti che si possono provare trovandosi nelle diverse posizioni (vittima o bullo), sviluppare l’empatia, cercare soluzioni insieme che possano rispettare e soddisfare i bisogni di tutti è uno strumento prezioso.
Il video può essere richiesto gratuitamente a Promeco inviando lettera, fax, e-mail a: Promeco, via F. del Cossa 18, 44100 Ferrara; fax 0532-200092; e-mail promeco@comune.fe.it

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Libro

Ho un vulcano nella pancia

E. Whitehouse, W. Pudney, ed. Ega, Torino, 1999

Mio fratello ha detto che l’ho picchiato,
ma non è vero.
Mio papà mi ha sgridato:
io mi sono arrabbiato con lui.
Quando mi arrabbio,
mi sembra di avere un vulcano nella pancia.
(L., 9 anni)

Il testo rappresenta uno strumento utile per aiutare i bambini tra i 6 e gli 11 anni ad affrontare la rabbia in modo sano, sereno, nonviolento e trovare le motivazioni per vivere senza paura dei propri sentimenti ed emozioni e costruire relazioni positive. È un ausilio per insegnanti, educatori, genitori, educatori e per tutti coloro che hanno a che fare con bambini di quest’età. Contiene giochi, storie ed esercizi pensati per incoraggiare i bambini a riconoscere la rabbia e a gestirla in modo non distruttivo. Il volume dà delle indicazioni su come aiutare i bambini a costruire una buona stima di sé, su cosa possono fare gli adulti quando un bambino è arrabbiato e su come organizzare un ciclo di incontri per imparare a esprimere e incanalare la rabbia.

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Libro

La forza della gazzella

Carmen Vasquez-Vigo, ed. Il battello a vapore Piemme Junior

La vita tranquilla degli animali della foresta viene sconvolta dall’arrivo di una tigre straniera ferocissima. Gli animali più coraggiosi si fanno avanti per sfidare la nemica, ma l’eroica spedizione composta da un leone, un leopardo, un serpente e un elefante fallisce.
Una piccola e indifesa gazzella, allora, si propone di andare dalla tigre e di riuscire a convincerla a lasciare tutti in pace. Ci riuscirà ascoltandola e parlandole gentilmente.
La favola offre ottimi spunti per mostrare come l’ascolto dei bisogni, il dialogo e la gentilezza siano i mezzi migliori per trasformare i rapporti conflittuali e ottenere ciò che si desidera. Ci suggerisce anche come il coraggio appartiene a un cuore semplice e umile e non a chi si atteggia in modo spavaldo e aggressivo.
Adatto ai piccoli ascoltatori e lettori da 3 a 8 anni.

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Quando, con i vostri soli sforzi, non potete fare in modo che le persone violente smettano di prendersela con gli altri, parlate con il preside, con un insegnante fidato, con gli studenti più grandi o con i vostri genitori. Pensate a qualche modo per migliorare la situazione. Se tutto questo non dovesse funzionare, pregate davanti al Gohonzon. Ma qualsiasi cosa accada, non dovete incolpare voi stessi se non riuscite a risolvere tali situazioni. Anche se non vi sentite di saper dire o fare niente in questo momento, è importante riconoscere che la violenza è una cosa sbagliata. Piuttosto che decidere che siete inutili, concentratevi sul vostro sviluppo personale così da poter effettuare un cambiamento positivo nel futuro. Se vi unite alla rissa e venite picchiati non risolverete nulla. Dovete trovare una soluzione a lungo termine.

Daisaku Ikeda, I protagonisti del XXI secolo
Esperia 1997, vol. 1, pag. 128

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